Finita anche questa.
Tante cose da dire, già dette altrove, poco sensato ripeterle tutte.
Parto dai tre nuclei abbozzati tempo fa:
max brody ha scritto:Capolavoro. Cinema. Lost 2.
Lost 2.
C'è chi trova odioso vedere
Lost in ogni cosa. Probabilmente ha anche ragione.
In questo caso, però, basta guardare la serie per capire che è veramente Lost 2.
E', in estrema sintesi, un serial sulla narrazione, come era quello di Lindelof&Cuse. Che travalica un genere per metterceli tutti, perché tanto quel che conta è l'
esperienza dello spettatore.
I personaggi di WW rappresentano i "tipi" di spettatore, esattamente come i personaggi di Lost. Uno su tutti: il personaggio di Ed Harris, che è sostanzialmente il buon, vecchio Locke, con tanto di doppiatore in comune.
Il parco di divertimenti, che corrisponde al labirinto, che corrisponde al serial stesso, è per definizione un luogo in cui gente eterogenea si adatta a modo suo al contesto. Dove può cercare sé stesso oppure passare il tempo. Come un'isola.
In cosa si differenzia da Lost? Beh, quello è più vecchio e questo è più nuovo, per cominciare. Una simile banalità trova la sua ragion d'essere ricordata nel momento in cui ci si accorge che Lost era comunque una
serie tv, mentre WW è un
film a puntate.
Cambia anche un poco la gestione dei riferimenti: Lost era un mischione di un sacco di robe, WW è ufficialmente il remake di un vecchio film/brand e si mantiene nell'alveo dell'opera originale, limitandosi ad aggiornare il worldbuilding e lo stile (è dunque un remake "giusto" e riuscito). Quindi il rapporto uomo-robot rimane sempre il perno della narrazione, ma il modo in cui viene narrato varia e si adatta a varie tipologie di gusti, compresi quelli di chi non ama questo tipo di fantascienza.
Cinema.
Com'è ormai noto, il concetto di serie tv "vecchia scuola" è ormai sorpassato. Stagioni di 20 e passa puntate sono un ricordo che trascolora nella leggenda e oggi i serial sono di fatto film a puntate.
WW è un film a tutti gli effetti, a puntate. Di più: è un KOLOSSAL a puntate. Perlomeno all'inizio (l'ingresso nel parco nel secondo episodio è Spielberg puro). Successivamente l'aspetto epico, avventuroso e "cinematografico" viene un po' sacrificato e nell'ultimo episodio degrada parzialmente nell'hollywoodata recente (come i Nolan-1 recenti, direi) alla film per adulti giovani.
Eccelle invece nelle sequenze statiche e dialogiche, un paio delle quali rappresentano in un certo senso la perfezione stilistica. C'è una scena pazzesca (e truffaldina) nel terzo episodio talmente ben fatta da avermi tratto in inganno e portato a fare una sega mentale a cui mi sono poi affezionato.
Capolavoro.
E' un capolavoro, alla fin della fiera? No, e in effetti la mia era una sparata.
Per i motivi descritti più sopra, ognuno vedrà WW a modo suo. Come in un parco divertimenti c'è chi preferisce le montagne russe chi i labirinti di specchi e chi girovagare a caso, così ciascuno apprezzerà di più l'uno o l'altro aspetto: i misteri, la filosofia, la recitazione, la location, la scrittura, le musiche, i nudi integrali, o tutto questo assieme, o solo alcune di queste cose.
Per i miei gusti il lato avventuroso, come dicevo, non è stato del tutto sviscerato. Era inevitabile, in un certo senso: con soli dieci episodi era ovvio che l'answer mode sarebbe subentrato presto (e questo, per chi vuole, può essere un ulteriore pregio). Avrei voluto più "West", più esplorazione. Qualche soddisfazione tuttavia l'ho avuta: l'ingresso di William e Logan nel parco è francamente memorabile. E non sono mancati altri bei momenti:
il culo di Charlotte quella casa nel bosco,
le tette di Maeve le camminate nel deserto, qualunque cosa facesse Bernard, il finale epicone.
I misteri, si diceva, sono di stampo lostiano. In altri tempi sarebbe stato necessario un Diario dei Misteri da aggiornare settimanalmente. Oggi, con il precedente di Lost sul groppone e queste mezze stagioni che hanno preso il posto di quelle intere, appassionarsi a livelli maniacali può apparire risibile. Eppure è quel che è successo: teorie su teorie,
siti fasulli veri con cenni di Experience, come fossimo nel 2006. In realtà tutto quel che accade, dalla macrotrama principale alle varie svolte narrative, è facilmente intuibile. Tant'è che le teorie poi confermate sono state tra le prime ad affermarsi. Difetto? Questione di punti di vista. Per me sì e no. Sì perché beh, spiazzante è meglio; no perché per me nei parchi conta di più l'esperienza complessiva che la singola attrazione.
La filosofia asimoviana dei robot umani. Un aspetto molto importante - ma non fondamentale, a mio parere - che dà il meglio di sé in alcuni monologhi di Hopkins e di Wright e nella recitazione degli attori.
La recitazione degli attori. Ad alti livelli, unitamente agli effetti speciali. Le "mosche sull'occhio immobile" sembrano cose facili da fare, oggigiorno, ma quel che conta è il risultato. Qui hanno una resa pazzesca. I momenti più alti sono infatti quelli in cui gli attori "fanno i robot". Di altissima fattura.
Il cast funziona e le perplessità per i "minori" svaniscono subito. Le due vecchie glorie naturalmente fanno presenza semplicemente essendoci, e in più Harris si muove pure. Le nordeuropee sono bonazze assurde, Rodrigo Santoro gigiona che è un piacere, Thandie Newton è nel ruolo della vita, Evan Rachel Wood pure (credo), Jimmi Simpson mi ci sono identificato (e cosa chiedere di più), gli occhi di Ben Barnes sono spaventosi. Ma le vere star della stagione a mio avviso sono Jeffrey Wright e Roberto Draghetti. Bernard è un personaggio che rimane impresso e un po' mi spiace che Dolores e MiB ne offuschino la fama.
In ogni caso stiamo parlando di personaggi ben modellati e iconici, dal più importante al più sfigato.
Musiche e
ambienti. Povere ma giuste. Gradevoli all'orecchio e all'occhio. La mia teoria del labirinto=[spoiler]laboratori[/spoiler] pare saltata, ma vedremo. Il worldbuilding è solo all'inizio. E io voglio vedere quel posto da una prospettiva differente.
Le composizioni di Rawadi non sono molte, e si sentono poco, ma accipicchia se catturano. La soundtrack è figa più per gli arrangiamenti a parer mio e comunque funziona.
Scrittura. Nolaniana. Passa dal pregevole al forzato all'ottimo come un niente. Mi dà la stessa impressione di
PoI: quando c'ha voglia è sopraffina, quando si stufa si nota subito.
I nudazzi. Hai voglia. Piselloni e fighette a pioggia. Tette d'ogni forma e dimensione. Thandie Newton gira interi episodi in vesti naturiste. Eppure... neppure si nota. E'... natura, appunto. (un'orgiazza c'è, ma roba che oggi è per bambini)
Il passato e il futuro. Il film di Chrichton viene valorizzato come nei più riusciti "remake in continuity": retcon di fatto, ispirazione per il presente. Buona parte della storyline principale riguarda il passato, un passato quasi "astratto" e divenuto leggenda, e non mancano un paio di marveliani momenti con Hopkins giovane.
Quanto al futuro, il worldbuilding stesso fatto di parchi e labirinti prevede più possibilità per gli sviluppi futuri, e quindi per la struttura stessa della serie. La prossima stagione potrebbe essere semplicemente la prosecuzione della prima (come sarebbe giusto, visto il finale, sebbene l'attesa di due anni non sia salutare nell'era della fretta), oppure una storia autonoma (con un altro parco, e sarebbe giusto anche questo), ma più probabilmente sarà un ibrido. Una nuova specie, decisa a soppiantare le precedenti? Lo vedremo. Ma se è
Lost 2, le possibilità di riuscita sono buone.