[Alexandre Dumas (padre)] Opere

Qui è dove si parla di storie, di storie che parlano di cose che magari non sono successe davvero ma che potrebbero anche o che sono successe tanto tempo fa. Quel che è certo è che spesso ci toccano più di quanto non facciano le storie vere di cui siamo testimoni tutti i giorni.
  • Sul Sollazzo è IT qualsiasi forma di arte mediatica, appunto :)
  • Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo) 1844-1845

    Edmond Dantes, giovane e promettente capitano di marina, viene falsamente accusato di bonapartismo da due rivali in amore e in carriera e rinchiuso come ergastolano nella terribile prigione del Castello d’If. Qui incontra l’abate Faria, che in quattordici anni lo istruisce e contribuisce alla sua rocambolesca fuga. Dantes assume quindi l’identità del conte di Montecristo e, diventato ricchissimo, si dedica alla vendetta contro chi gli ha rovinato la vita.
    Il conte di Montecristo, puro romanzo d’appendice, rappresenta il capolavoro di Dumas e uno delle massime opere della letteratura mondiale. Il libro di divide nettamente in due parti: una prima più corta, ma più dilatata nel tempo, che racconta della prigionia di Dantes, del rapporto con l’abate Faria e della sua fuga; una seconda, più lunga ma più delimitata nel tempo e nello spazio, ambientata prevalentemente a Parigi in cui è dominante la vicenda del misterioso Conte di Montecristo e della sua vendetta. I critici hanno spesso preferito la prima parte, più compatta, all'infinita e a tratti ripetitiva seconda parte; credo che le due parti siano però indivisibili, pur nel loro contrasto: alle avventura frenetiche della prima parte (la fuga, l’approdo con i contrabbandieri all'isola di Montecristo), si contrappongono gli scenari urbani apparentemente tranquilli della seconda parte; alla purezza di Dantes si contrappone la disillusione del Conte di Montecristo. La vendetta, uno dei sentimenti umani più archetipici, è una delle grandi protagoniste della vicenda: ma c’è spazio anche per il perdono, la carità e l’amore. Una vicenda pienamente “umana”, irreale nelle sue esagerazioni ma concretamente reale nei personaggi in cui ognuno di noi si può identificare: è questo quello che permette al Conte di Montecristo di elevarsi al di sopra degli altri romanzi di Dumas.

    Trama: 5/5
    Personaggi: 5/5 (Edmond Dantes e le sue identità, Abate Faria, Mercedes Mondego).
    Indice di binge reading: 5/5 con lode (record personale con 300 pagine lette consecutivamente).
    Assenza di dumassate*: 4/5 (qualche storia d’amore patetica).

    Voto finale: 4,75/5
    Voto medio Anobii: 4,61


    P.S.: attenzione che del Conte di Montecristo, e più in generale di tutte le opere di Dumas, esistono varie versioni e traduzioni, più o meno complete. Consiglio quindi di riferirsi a questa ottima pagine: https://laefe.wordpress.com/2011/04/18/ ... read-this/.

    * per dumassate si intendono i difetti tipici del nostro autore, ovvero ripetizioni, storie d’amore strappalacrime stereotipate, personaggi abbandonati senza motivazioni apparenti.
    Ultima modifica di cianfa88 il martedì 09 ottobre 2018, 13:17, modificato 2 volte in totale.
    Assurancetourix
  • Le storie di vendetta fanno sempre molta presa e quella del Conte di Montecristo è una delle più note. Le riduzioni e trasposizioni sono tante, ce n'è pure una con Paperino protagonista. La mia preferita, seppur ovviamente non fedelissima al romanzo, è la parodia musicale del Quartetto Cetra, con Virgilio Savona nei panni del conte, che conosco quasi a memoria. Credo che sia stato attraverso di essa che anni fa ho conosciuto per la prima volta le vicende di Edmond Dantès. Tempo fa era sul tubo, poi l'hanno tolta forse per problemi di copyright.

    Alcune delle canzoni:

    La nomina a capitano

    Il ritorno a Marsiglia

    La pazzia di Gérard de Villefort

    Tra i liberi adattamenti ho un ricordo positivo anche della serie animata Gankutsuō.

    Prima o poi dovrei provare a leggere il romanzo anche se faccio sempre fatica a leggere un libro quando conosco già sviluppi e finale.
  • Ciclo dei moschettieri


    1. I tre moschettieri (Les Trois Mousquetaires) 1844

    Il romanzo più famoso di Dumas? Indubbiamente. Il romanzo migliore? Un’opera eccellente, ma non la sua migliore. In realtà, al contrario di quello che si può pensare, “I tre moschettieri” è una delle opere più atipiche di Dumas. Atipica in quanto siamo davanti alla più pura forma di romanzo d’appendice (con molti elementi presi dal romanzo picaresco), mentre la maggior parte delle opere dell’autore francese sono di carattere molto più storico. Abbiamo sì elementi da romanzo storico (la nascita dell’assolutismo monarchico con il debole Luigi XIII e del suo primo ministro cardinale di Richelieu, l’assedio de La Rochelle, ultima roccaforte degli ugonotti) ma il libro altro non è che un susseguirsi di mirabolanti avventure vissute dagli invincibili protagonisti. d’Artagnan, l’astuzia, Aramis, la sottigliezza, Athos, la nobiltà, e Porthos, la forza bruta, sono esseri mitizzati e praticamente invulnerabili, in grado di vincere ogni duello, di interferire nella politica della Francia dell’Inghilterra, di fare colazione su un prato sotto tiro delle pallottole nemiche. Protagonisti i cui lati negativi, che emergeranno nei romanzi successivi, sono appena abbozzati e rappresentano l’esempio irraggiungibile del perfetto gentiluomo, coraggiosissimo e sprezzante del pericolo.

    Anni ‘20 del 1600. D’Artagnan, giovane quascone di nobiltà decaduta, si reca a Parigi per provare a entrare nel corpo dei moschettieri, le mitiche guardie personali del re. Qui conosce i moschettieri Athos, Porthos e Aramis, diventa loro amico e amante di una dama di compagnia dell’infelice regina Anna d’Austria. I quattro diventeranno quindi protettori della regina, difendendola dalle trame ordite dal cardinale di Richelieu e dalla perfida Milady di Winter.

    L’enorme successo del romanzo è senza dubbio dovuto all’iconicità dei protagonisti (i personaggi più famosi delle letteratura?), in cui è così facile immedesimarsi, e al fascino delle avventure che essi vivono. Alla fine lascia però meno presa sul lettore, a causa anche della mancanza di una vera e propria trama; lo stile di Dumas è ancora abbastanza acerbo e manca la sensazione di stare vivendo un vero e proprio spaccato di storia reale, come avverrà nei suoi romanzi storici.
    Probabilmente è stato letto un po’ da tutti: è comunque la miglior base di partenza per addentrarsi nell’opera di Dumas. Quindi rileggetelo (alla fine è uno dei romanzi più corti) e via poi con gli altri romanzi.


    Trama: 3/5
    Personaggi: 5/5 (i moschettieri, il potente ma leale Richelieu, la cattivissima Milady,).
    Indice di binge reading: 4/5
    Assenza di dumassate: 4/5 (libro relativamente corto senza particolari divagazioni ma qualche storia d’amore forzata).

    Voto finale: 4/5
    Voto medio Anobii: 4,26


    2. Vent'anni dopo (Vingt ans après) 1845

    “Vent’anni dopo” è un romanzo di transizione. Scritto poco dopo “I tre moschettieri”, il libro si pone a metà del guado tra un romanzo d’appendice e un romanzo storico, peccando però di equilibrio tra i due generi ed ereditandone i maggiori difetti mostrandone poco i pregi: mancano le avventure scoppiettanti dei Tre Moschettieri e la parte storica è purtroppo esposta in maniera abbastanza confusionaria. Abbiamo scene comunque di assoluto impatto, come l’esecuzione del re d’Inghilterra e la lotta finale nella Manica; ma il merito migliore del libro è aver accentuato i caratteri negativi dei protagonisti, qui finalmente più vulnerabili e anche battibili. Ne deriva un romanzo cupo, in cui i moschettieri sono soprattutto dei vendicatori, ancora coraggiosi eroi ma non più giovani idealisti e in cui l’età che avanza fa emergere caratteri umani come l’ambizione.

    Siamo quindi nel 1648. Luigi XIII e Richelieu sono morti da pochi anni, il giovane re Luigi XIV è troppo giovane e quindi il governo è in mano ad Anna d’Austria è in particolare al primo ministro il cardinale Mazzarino, la cui politica fiscale porta allo scoppio della rivolta della fronda ad opera dei borghesi e della piccola nobiltà. La carriera di d’Artagnan é ferma: la promessa da parte di Mazzarino di nominarlo capitano lo induce ad aderire a una causa per la quale non crede molto e si mette a cercare Athos Porthos e Aramis, che si sono dimessi dal corpo dei moschettieri, e si sono ritirati nelle loro tenute di campagna. La situazione si complica, per un po’ i quattro amici sono su fazioni opposte ma alla fine si riuniscono in Inghilterra dove è scoppiata la rivoluzione guidata da Oliver Cromwell e combattono il figlio di Milady di Winter, desideroso di vendicare la madre.

    Abbiamo digressioni storiche e romanzi-nel-romanzo, dialoghi brillanti e momenti di tensione: il tutto però non molto ben dosato e ne esce un romanzo abbastanza frammentato, il peggiore del ciclo dei moschettieri. Un piccolo passaggio a vuoto fondamentale però nell’evoluzione di Dumas, che porterà a quella mirabile opera che è “Il visconte di Bragelonne”.

    Trama: 4/5
    Personaggi: 3/5 (l’unico nuovo degno di nota è Mazzarino).
    Indice di binge reading: 4/5
    Assenza di dumassate: 4/5 (romanzo-nel-romanzo del duca di Beaufort abbastanza inutile).

    Voto finale: 3,75/5
    Voto medio Anobii: 4,16



    3. Il visconte di Bragelonne (Le Vicomte de Bragelonne) 1848-1850

    Il periodo 1845-1850 è il più prolifico di Dumas, nel quale scrive i suoi romanzi più famosi e nel quale racconta praticamente tutta la storia di Francia dal 1550 alla rivoluzione francese di fine ‘700. Dalla pubblicazione di Vent’anni dopo ci sono solo pochi anni, ma più di dieci romanzi. Il cambiamento di genere è definitivo. Siamo lontani dal romanzo d’appendice dei Tre Moschettieri, il genere del Visconte di Bragelonne è pienamente quello del romanzo storico: è un romanzo lunghissimo, pieno di personaggi e digressioni, con la costante presenza di Dumas narratore onnisciente che commenta e divaga, muove i suoi burattini storici a suo piacimento anche stiracchiando la Storia qua e là. I moschettieri sono invecchiati male, ormai sono sessantenni nostalgici che non si accorgono che il mondo intorno a loro è cambiato: non siamo più nella Francia di Richelieu, dove le iniziative personali di coraggiosi gentiluomini potevano salvare lo Stato, ma in quella di Luigi XIV, il Re Sole, monarca assoluto che tutto controlla e tutto dispone; lo Stato è lui, non c’è più spazio per le avventure romantiche dei giovani moschettieri, non è più come ai tempi della loro giovinezza. Ma i moschettieri non l’hanno capito, e ormai i loro difetti superano le loro qualità (che differenza con i superuomini del primo libro della serie!): d’Artagnan è lacerato tra la fedeltà verso un modello di nazione in cui non crede e l’amicizia verso gli altri moschettieri; Athos ormai vive solo nel figlio, il visconte di Bragelonne del titolo, e la sua misantropia lo isola da tutti; l’ambizione di Aramis è fuori controllo, e non esita a servirsi dei suoi amici per i suoi scopi; Porthos non è altro che un comico gigante dalla forza esagerata, che non si accorge che tutti lo manipolano e lo usano. Proprio per questo sono però umani, ed è questo ultimo libro a renderli dei veri personaggi a tutto tondo e non delle semplici mitizzazioni.

    Impossibile sintetizzare la trama di un libro dai mille rivoli e dalle mille storie lungo 2000 pagine. Essenzialmente si può dividere in tre grandi parti: d’Artagnan e Athos che vanno in Inghilterra ad aiutare il re Carlo II, la struggente storia d’amore tra Bragelonne e Louise de La Vallière, con il re Luigi XIV nel ruolo di terzo incomodo, il tentato colpo di stato ordito da Aramis, Porthos e dal ministro delle finanze Fouquet con la famosa vicenda della maschera di ferro.

    Tutte queste storie sono però interconnesse, e alla fine ne esce fuori un vero capolavoro, un magnifico affresco della Francia tardo seicentesca, nel quale tutte le storie dei personaggi si intersecano tra di loro, con storie d’amore per una volta potenti e credibili, dilemmi personali e politici, senza dimenticare le avventure dei moschettieri. Dumas al suo meglio, ormai pienamente consapevole della sua abilità di narratore. Un degno finale per la saga dei tre moschettieri.
    Se conoscete vagamente la storia attraverso quella spazzatura del film con Di Caprio, buttate via i vostri ricordi che il libro è completamente diverso.


    Trama: 5/5
    Personaggi: 5/5 (Luigi XIV, Bragelonne, i moschettieri maturi e moltissimi altri).
    Indice di binge reading: 5/5
    Assenza di dumassate: 4/5 (prima parte leggermente scollegata).

    Voto finale: 4,75/5
    Voto medio Anobii: 4,18



    Voto medio finale del Ciclo dei Moschettieri: 4,17
    Voto medio finale Anobii del ciclo dei Moschettieri: 4,20
    Assurancetourix
  • Ciclo degli ultimi Valois

    Nel cosiddetto Ciclo degli ultimi Valois o delle Guerre di religione Dumas ci porta nel periodo della seconda metà del XVI secolo, in cui la Francia è dilaniata da una terribile guerra civile tra i cattolici (sostenuti dalla monarchia) e gli ugonotti protestanti (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_di ... e_francesi). La storia è principalmente narrata dal punto di vista della casa regnante dei Valois, che si estinguerà proprio durante questo periodo dando via alla dinastia dei Borboni. Purtroppo il ciclo rimane incompiuto e si ferma intorno al 1585, senza mostrare l'ascesa al trono di Enrico IV di Borbone (e il periodo 1585-1620 rimarrà l'unico della storia recente di Francia a non essere stato descritto da Dumas).

    Tra i grandi cicli di Dumas, devo dire che questo è quello un po' più deludente. Il suo stile è in transizione, siamo nel pieno del passaggio dai romanzi "cappa e spada" ai romanzi più "storici": l'autore ha un po' di difficoltà a trovare equilibrio tra il racconto delle storie d'amore e le lotte politiche estremamente intricate. Solo il primo romanzo è facilmente reperibile: per gli ultimi due esistono delle ottime traduzione semiamatoriali che si possono acquistare su amazon, oppure delle vecchie edizioni probabilmente tagliate che sconsiglio. Ancora una volta il terzo romanzo del ciclo è probabilmente il migliore.



    1. La Regina Margot (La Reine Margot) 1845

    La Regina Margot è il romanzo più famoso del ciclo, anche grazie a numerose trasposizioni cinematografiche che hanno contribuito al mito della dissolutezza della Regina Margherita. Il romanzo si apre con il matrimonio di Margherita di Valois (sorella del re cattolico Carlo IX) con Enrico di Navarra (il futuro Enrico IV e capo degli ugonotti), orchestrato dalla madre Caterina de' Medici con intenti pacificatori, a cui poco dopo segue il massacro delle Notte si San Bartolomeo in cui migliaia di ugonotti convenuti a Parigi per il matrimonio vengono uccisi dal partito cattolico capeggiato da Enrico di Guisa. Tutto il romanzo è un susseguirsi di intrighi politici alternati al racconto dell'amore di Margot con il nobile La Mole. Spiccano sugli altri i personaggi di Caterina de' Medici, la regina madre che cerca di impedire il compimento della profezia secondo la quale i Valois si estingueranno con i suoi figli; Enrico di Navarra, intelligente e furbo, capace di adattarsi ad ogni situazione pur di riuscire ad arrivare al potere; il tremebondo Carlo IX, assillato dalla mancanza di eredi e soggiogato dalla madre. Il romanzo scorre bene, la maggior parte dell'azione si svolge nel palazzo delle Tuileries con un effetto claustrofobico. Le storie d'amore sono abbastanza stereotipate, ma interessante è la relazione tra Margot e suo marito Enrico: non si amano, ma sono persone intelligente e formano una sorta di alleanza in modo da resistere alle trame degli altri membri della famiglia che si vogliono sbarazzare dell'ambizioso Enrico.

    Trama: 4/5
    Personaggi: 4/5 (Caterina de' Medici, la regina Margot, Enrico di Navarra).
    Indice di binge reading: 3/5
    Assenza di dumassate: 4/5 (storie d’amore un po' strappalacrime).

    Voto finale: 3,75/5
    Voto medio Anobii: 4,01


    2. La dama di Monsoreau (La Dame de Monsoreau) 1846

    Dopo la morte di Carlo IX, è salito al trono il fratello Enrico III di Valois. Più deciso del fratello, riesce un po' ad emanciparsi dall'ingombrante madre Caterina de' Medici, ma è sfinito dal perdurarsi delle Guerre di Religione e dalla lotta sotterranea che lo vede contrapposto agli ambiziosi Enrico di Guisa e Enrico di Navarra, capi rispettivamente del partito cattolico e del partito protestante (scontro che sfocerà qualche anno più tardi nella Guerra dei Tre Enrichi). Inoltre, deve fronteggiare le trame del fratello minore, Francesco di Valois, che desidera spodestare il fratello maggiore. Le questioni politiche si intrecciano come sempre con storie d'amore: protagonista è infatti Madame de Monsoreau e il suo amore con il nobile Bussy, contro il geloso marito di lei e del principe Francesco che è innamorato di lei.
    Probabilmente uno dei libri peggiori di Dumas. Se la parte "politica" è come sempre abbastanza interessante e coinvolgente (merito dell'ottimo personaggio di Chicot, buffone di corte e "agente segreto" per la protezione di Enrico III e dei suoi brillantissimi dialoghi), questa volta la storia d'amore è troppo stereotipata e la maggior parte del romanzo si perde dietro ai tentativi dei amanti di incontrarsi di nascosto dal marito e dal principe con passaggi noiosi e ripetitivi.
    Al di là di questo problema, rimane una lettura interessante soprattutto dal punto di vista storico e necessaria per arrivare al terzo libro della serie, che è probabilmente il migliore.

    Trama: 3/5
    Personaggi: 3/5 (Chicot).
    Indice di binge reading: 3/5
    Assenza di dumassate: 3/5 (estenuanti storie d'amore).

    Voto finale: 3/5
    Voto medio Anobii: 3,93


    3. I Quarantacinque (Les Quarante-Cinq) 1847

    Sono passati vari anni e siamo verso il 1785. Enrico III di Valois non ha figli ed è debole di salute. Chi sarà l'erede al trono di Francia? Il debole e inadeguato fratello minore Francesco di Valois? Oppure il potentissimo Enrico di Guisa, capo dei cattolici francesi? Senza dimenticare l'ambizioso Enrico di Navarra, l'ambiguo capo dei protestanti che però sembra pronto a convertirsi al cattolicesimo e ad essere designato da Enrico III come erede legittimo. In un clima paranoico, in cui tutti non fanno altro che complottare, Enrico III (con il prezioso aiuto del fido Chicot) decide di istituire il corpo dei "Quarantacinque" formato da nobili gentiluomini disposti a tutto per la protezione del re. La storia segue uno di questi gentiluomini, Ernauton de Carmainges, con i suoi amori e la partecipazione agli intrighi politici.
    Nel libro abbiamo numerose scene di elevato livello: Chicot che va in missione da Enrico di Navarra e Margot, il personaggio Frate Gorenflot, capo dei reazionari cattolici ma burattino nelle mani di Chicot, la parte finale con la morte di Francesco di Valois.
    Lo stile di Dumas si sta evolvendo rapidamente ed è già più capace di gestire i tempi dei vari personaggi, che come abitudine stanno in scena per qualche capitolo per poi tornare magari in modo imprevisto centinaia di pagine dopo. La descrizione storica è più accurata, nel senso che non si limita ad una descrizione dei fatti ma si interroga anche sulle cause e sulla motivazione delle varie parti.
    Il finale è abbastanza aperto ed è un peccato che non siano stati scritti i seguiti. Non è chiaro sul perché Dumas abbia abbandonato il progetto, ma è un gran peccato perché l'autore aveva seminato bene in questi primi romanzi e la storia dell'ascesa al trono di Enrico di Borbone e del suo assassinio da parte degli ultracattolici è una delle parti più interessanti della storia di Francia.

    Trama: 4/5
    Personaggi: 4/5 (Chicot, Gorenflot, Francesco di Valois).
    Indice di binge reading: 4/5
    Assenza di dumassate: 4/5 (qualche personaggio che appare e scompare senza apparente motivo).

    Voto finale: 4/5
    Voto medio Anobii: 4,13



    Voto medio finale del Ciclo degli ultimi Valois: 3,58
    Voto medio finale Anobii del ciclo degli ultimi Valois: 4,02
    Assurancetourix
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