Re: Classico Disney #49: La Principessa e il Ranocchio
Inviato: giovedì 07 gennaio 2010, 12:43
Bellissimo, un gradevolissimo tuffo nel passato che fa sembrare nulli i tanti anni di "vuoto" a base di 3D o di film in 2D usciti in periodo non natalizio. Sembrava davvero di essere tornati ai tempi dei primi anni '90 e questa è una cosa che mi è piaciuta moltissimo.
La storia l'ho trovata molto originale, nel suo reinterpretare sapientemente in modo nuovo una vicenda già nota, e ho trovato la narrazione davvero ben fatta, ricca di ironia ma anche di momenti romantici, poetici e toccanti, tra cui appunto la già citata [spoiler]morte di Ray, inaspettata quanto volete ma anche molto d'effetto[/spoiler].
Un applauso per l'ambientazione, originalissima e azzeccatissima. Per un fan di questo tipo di musica come me è stato davvero un piacere immergersi nelle paludi e le rumorose città della Louisiana, con il loro jazz e il loro blues, e ho beccato immediatamente e apprezzato moltissimo le citazioni ad artisti storici del genere, come Louis Armstrong (ricalcato nella figura del coccodrillo) e Ray Charles (la lucciola). Rumorosa, viva, allegra la città, romantica, avventurosa e mistica la palude, l'ambientazione di La principessa e il ranocchio mi è piaciuta davvero tanto, così come anche i personaggi.
Tiana è una protagonista forte, indipendente, simpatica e molto umana, che mi è subito entrata nel cuore, mentre Naveen è un principe spocchioso e divertente, di cui mi sono appassionato alla crescita interiore tra una gag e l'altra.
Pollice in su anche per il cattivo Dr. Facilier, divertente e carismatico come non se ne vedevano da tempo (mi ha riportato ai tempi di Ade e Jafar, con una spruzzatina di Rasputin di "Anastasia", e ciò è bene), per il buffissimo Lawrence, che aveva una varietà di espressioni abnorme , per la simpaticissima nonnina voodoo, ma soprattutto per i due comprimari animaleschi, la lucciola Ray, che ho trovato un personaggio molto bello e profondo, e per il coccodrillo Louis, la cui varietà di espressioni comiche era una lista lunghissima e che non poco mi ha divertito.
Da elogiare, anche tutto il resto dei personaggi di secondo piano, come il grande e bonario La Bouf e la sua spassosissima figlia viziata Charlotte, che m'ha fatto morire dal ridere, i genitori di Tiana che invece mi hanno commosso, il trio di scalcinati cacciatori che volevano catturare i due protagonisti-rane...
Mi credete se vi dico che ho apprezzato persino le comparse, come il complesso che appariva ripetutamente, il cuoco del ristorante o la gente che passava per strada? Erano personaggi di una genuinità e di un brio unici, che mi hanno dato davvero una sensazione di calore, di piacevole nostalgia, tutti quanti.
In questo variopinto caleidoscopio di personalità si innesta una storia narrata con piglio da maestri, animata in un 2D nostalgico e sapiente che ricorda di tanto in tanto i dipinti dello stile liberty e narrata con l’ausilio di musiche briose dal ritmo jazz che si adattavano benissimo all’atmosfera delle vicende (e han fatto bene ad affidarle a Randy Newman, di cui ricordo le ottime sonorità jazz anni ’50 che diede a Monsters, Inc.). Forse i brani cantati non li ho apprezzati particolarmente. Non che fossero brutti, anzi, ma mancava quel “pezzo forte”, il “Son of man” di turno, che ti faceva uscire dal cinema cantandolo a squarciagola, ma, beh, non si può avere tutto dalla vita, e in fondo va già benissimo così.
Apprezzabilissime le svariate citazioni presenti, come il serpente della vecchia strega voodoo che era uguale a Kaa del Libro della Giungla, Lawrence che era una via di mezzo tra Nathaniel di Come d’incanto e Re Luigi del Libro della Giungla, i vari carri di Carnevale dedicati a film Disney, le tazzine della Bella e la Bestia che fanno ancora una volta capolino, Charlotte vestita come Cenerentola e La Bouf come Bluto di Animal House…
Molto buono anche il doppiaggio italiano, che, contrariamente alla tendenza degli ultimi tempi (di cui Astroboy è l’esempio più lampante e anche peggiore) non presenta quasi nessun “vip”, ad eccezione di Luca Laurenti che però era già avvezzo al doppiaggio e non è stato strombazzato da nessuna parte (e peraltro è stato irriconoscibile e davvero bravo), ma solo professionisti degni della miglior scuola romana come una splendida e simpatica Domitilla D’Amico, uno spocchioso Francesco Pezzulli, un divertentissimo Pino Insegno con reminescenze dell’ultimo Obelix, un istrionico Luca Ward e piacevolissime conferme come Graziella Polesinanti e Roberto Stocchi.
E’ curioso come, peraltro, anche il doppiaggio originale non mi pare abbia tutti questi vipponi (e se ce li ha non sapevo che fossero vip! ), ad eccezione del solo John Goodman, che peraltro fa La Bouf, che dirà tre battute in tutto, quindi non si può strombazzare la sua presenza. E poi c’è il mitico Jim Cummings che non manca mai e che sicuramente avrà caratterizzato Ray in maniera divertente come tutti i personaggi Disney da lui precedentemente doppiati con successo.
Una piccola perla dal sapore nostalgico in mezzo ad un mercato soffocato da film troppo videogiochi e troppo poco d’animazione (ma il problema di trovarmi davanti a un videogioco e non a un film lo avverto anche con le pellicole live action, ultimamente, soprattutto a quelle in Blue Ray), che mi è piaciuta davvero molto e che sicuramente vedrò una seconda volta in futuro.
L’unico rammarico, forse, è quello di averla vista con un amico e non con mamma, papà e sorellina come ai vecchi tempi, e che lo storico cinema King di Palermo, dove tradizionalmente si guardavano tutti i film Disney di Natale durante l’infanzia, non lo abbia programmato per far spazio a De Sica, ma vabbè, io intanto le mie soddisfazioni me le son prese lo stesso! Promosso a pieni voti!
La storia l'ho trovata molto originale, nel suo reinterpretare sapientemente in modo nuovo una vicenda già nota, e ho trovato la narrazione davvero ben fatta, ricca di ironia ma anche di momenti romantici, poetici e toccanti, tra cui appunto la già citata [spoiler]morte di Ray, inaspettata quanto volete ma anche molto d'effetto[/spoiler].
Un applauso per l'ambientazione, originalissima e azzeccatissima. Per un fan di questo tipo di musica come me è stato davvero un piacere immergersi nelle paludi e le rumorose città della Louisiana, con il loro jazz e il loro blues, e ho beccato immediatamente e apprezzato moltissimo le citazioni ad artisti storici del genere, come Louis Armstrong (ricalcato nella figura del coccodrillo) e Ray Charles (la lucciola). Rumorosa, viva, allegra la città, romantica, avventurosa e mistica la palude, l'ambientazione di La principessa e il ranocchio mi è piaciuta davvero tanto, così come anche i personaggi.
Tiana è una protagonista forte, indipendente, simpatica e molto umana, che mi è subito entrata nel cuore, mentre Naveen è un principe spocchioso e divertente, di cui mi sono appassionato alla crescita interiore tra una gag e l'altra.
Pollice in su anche per il cattivo Dr. Facilier, divertente e carismatico come non se ne vedevano da tempo (mi ha riportato ai tempi di Ade e Jafar, con una spruzzatina di Rasputin di "Anastasia", e ciò è bene), per il buffissimo Lawrence, che aveva una varietà di espressioni abnorme , per la simpaticissima nonnina voodoo, ma soprattutto per i due comprimari animaleschi, la lucciola Ray, che ho trovato un personaggio molto bello e profondo, e per il coccodrillo Louis, la cui varietà di espressioni comiche era una lista lunghissima e che non poco mi ha divertito.
Da elogiare, anche tutto il resto dei personaggi di secondo piano, come il grande e bonario La Bouf e la sua spassosissima figlia viziata Charlotte, che m'ha fatto morire dal ridere, i genitori di Tiana che invece mi hanno commosso, il trio di scalcinati cacciatori che volevano catturare i due protagonisti-rane...
Mi credete se vi dico che ho apprezzato persino le comparse, come il complesso che appariva ripetutamente, il cuoco del ristorante o la gente che passava per strada? Erano personaggi di una genuinità e di un brio unici, che mi hanno dato davvero una sensazione di calore, di piacevole nostalgia, tutti quanti.
In questo variopinto caleidoscopio di personalità si innesta una storia narrata con piglio da maestri, animata in un 2D nostalgico e sapiente che ricorda di tanto in tanto i dipinti dello stile liberty e narrata con l’ausilio di musiche briose dal ritmo jazz che si adattavano benissimo all’atmosfera delle vicende (e han fatto bene ad affidarle a Randy Newman, di cui ricordo le ottime sonorità jazz anni ’50 che diede a Monsters, Inc.). Forse i brani cantati non li ho apprezzati particolarmente. Non che fossero brutti, anzi, ma mancava quel “pezzo forte”, il “Son of man” di turno, che ti faceva uscire dal cinema cantandolo a squarciagola, ma, beh, non si può avere tutto dalla vita, e in fondo va già benissimo così.
Apprezzabilissime le svariate citazioni presenti, come il serpente della vecchia strega voodoo che era uguale a Kaa del Libro della Giungla, Lawrence che era una via di mezzo tra Nathaniel di Come d’incanto e Re Luigi del Libro della Giungla, i vari carri di Carnevale dedicati a film Disney, le tazzine della Bella e la Bestia che fanno ancora una volta capolino, Charlotte vestita come Cenerentola e La Bouf come Bluto di Animal House…
Molto buono anche il doppiaggio italiano, che, contrariamente alla tendenza degli ultimi tempi (di cui Astroboy è l’esempio più lampante e anche peggiore) non presenta quasi nessun “vip”, ad eccezione di Luca Laurenti che però era già avvezzo al doppiaggio e non è stato strombazzato da nessuna parte (e peraltro è stato irriconoscibile e davvero bravo), ma solo professionisti degni della miglior scuola romana come una splendida e simpatica Domitilla D’Amico, uno spocchioso Francesco Pezzulli, un divertentissimo Pino Insegno con reminescenze dell’ultimo Obelix, un istrionico Luca Ward e piacevolissime conferme come Graziella Polesinanti e Roberto Stocchi.
E’ curioso come, peraltro, anche il doppiaggio originale non mi pare abbia tutti questi vipponi (e se ce li ha non sapevo che fossero vip! ), ad eccezione del solo John Goodman, che peraltro fa La Bouf, che dirà tre battute in tutto, quindi non si può strombazzare la sua presenza. E poi c’è il mitico Jim Cummings che non manca mai e che sicuramente avrà caratterizzato Ray in maniera divertente come tutti i personaggi Disney da lui precedentemente doppiati con successo.
Una piccola perla dal sapore nostalgico in mezzo ad un mercato soffocato da film troppo videogiochi e troppo poco d’animazione (ma il problema di trovarmi davanti a un videogioco e non a un film lo avverto anche con le pellicole live action, ultimamente, soprattutto a quelle in Blue Ray), che mi è piaciuta davvero molto e che sicuramente vedrò una seconda volta in futuro.
L’unico rammarico, forse, è quello di averla vista con un amico e non con mamma, papà e sorellina come ai vecchi tempi, e che lo storico cinema King di Palermo, dove tradizionalmente si guardavano tutti i film Disney di Natale durante l’infanzia, non lo abbia programmato per far spazio a De Sica, ma vabbè, io intanto le mie soddisfazioni me le son prese lo stesso! Promosso a pieni voti!