Dylan Dog Color Fest #6 - Femmes fatales
Inviato: sabato 30 aprile 2011, 12:41
Acciuffato il sesto Color Fest, trasudante estrogeni da ogni pagina.
Non va bene. E non è colpa delle donne, perché tanto non andavano bene nemmeno i precedenti Color Fest.
La copertina è di Laura Zuccheri, in prestito da Julia (qui il suo blog, con alcuni disegni da ). Bel concept, e una gran bella schiena che rimarrà negli annali.
La villa degli amanti
di Vanna Vinci
Nonostante lo stile intravisto nell'anteprima facesse ben sperare, questo racconto è deludente sotto ogni aspetto, narrativo e estetico. Nei disegni le pose più movimentate riescono spesso male, mentre si salvano pochi primi piani davvero particolari. Fa sempre un bell'effetto vedere disegni e colori dello stesso autore, ma non basta a salvare questa storia. Narrativamente poi è abbastanza insulsa. Forse poteva riuscire meglio sul formato lungo, mentre così viene sacrificata moltissimo la procedura di "indagine" tipica dei casi di Dylan Dog.
La camera chiusa
testi di Rita Porretto e Silvia Mericone
disegni di Simona Denna
La migliore del numero, secondo me (ma sempre relativamente). Il tipico soggetto che è adatto al formato breve e che nella serie regolare sarebe risultato un brodo allungato. DyD entra in una stanza e non riesce più a uscirne. Attraversando la porta, rientra sempre nella stessa stanza. Buttandosi dalla finestra, idem. Rompendo il muro, idem. E per di più non è solo. E' spiato dai palazzi di fronte, e viene visitato da loschi figuri da incubo. Peccato per il finale che è il peggiore possibile. Sì, quello. Avete indovinato.
Ottimi disegni, per un Dylan in preda a gradi sempre diversi di follia.
La predatrice
testi di Paola Barbato
disegni di Lola Airaghi
Con la Barbato si torna all'omicidio nudo e crudo. Niente pippe oniriche e surreali. Solo una serial killer follemente innamorata di Dylan Dog (che ricambia). Bella storia, bei disegni. Siamo nella norma.
Tagli aziendali
testi di Chiara Caccivio
disegni di Valentina Romeo
Altra versione surreale/parallela del nostro Dylan, che ha appeso l'incubo al chiodo e ha messo su famiglia, lavorando da impiegato in una azienda sita in un paese dal nome che è palesemente un acronimo. E non per caso. Il tutto prende poi una deriva horror apocalittica, genere che non mi ispira granché anche se ci si trova molta roba buona (nella letteratura, nei fumetti, nel cinema). La storia è infarcita di citazioni alla "continuity" dylandoghiana, tanto infarcita da arrivare a didascalie asteriscate che rasentano il ridicolo (in due vignette consecutive due rimandi a tre vecchi numeri del DyD regolare)..
Non va bene. E non è colpa delle donne, perché tanto non andavano bene nemmeno i precedenti Color Fest.
La copertina è di Laura Zuccheri, in prestito da Julia (qui il suo blog, con alcuni disegni da ). Bel concept, e una gran bella schiena che rimarrà negli annali.
La villa degli amanti
di Vanna Vinci
Nonostante lo stile intravisto nell'anteprima facesse ben sperare, questo racconto è deludente sotto ogni aspetto, narrativo e estetico. Nei disegni le pose più movimentate riescono spesso male, mentre si salvano pochi primi piani davvero particolari. Fa sempre un bell'effetto vedere disegni e colori dello stesso autore, ma non basta a salvare questa storia. Narrativamente poi è abbastanza insulsa. Forse poteva riuscire meglio sul formato lungo, mentre così viene sacrificata moltissimo la procedura di "indagine" tipica dei casi di Dylan Dog.
La camera chiusa
testi di Rita Porretto e Silvia Mericone
disegni di Simona Denna
La migliore del numero, secondo me (ma sempre relativamente). Il tipico soggetto che è adatto al formato breve e che nella serie regolare sarebe risultato un brodo allungato. DyD entra in una stanza e non riesce più a uscirne. Attraversando la porta, rientra sempre nella stessa stanza. Buttandosi dalla finestra, idem. Rompendo il muro, idem. E per di più non è solo. E' spiato dai palazzi di fronte, e viene visitato da loschi figuri da incubo. Peccato per il finale che è il peggiore possibile. Sì, quello. Avete indovinato.
Ottimi disegni, per un Dylan in preda a gradi sempre diversi di follia.
La predatrice
testi di Paola Barbato
disegni di Lola Airaghi
Con la Barbato si torna all'omicidio nudo e crudo. Niente pippe oniriche e surreali. Solo una serial killer follemente innamorata di Dylan Dog (che ricambia). Bella storia, bei disegni. Siamo nella norma.
Tagli aziendali
testi di Chiara Caccivio
disegni di Valentina Romeo
Altra versione surreale/parallela del nostro Dylan, che ha appeso l'incubo al chiodo e ha messo su famiglia, lavorando da impiegato in una azienda sita in un paese dal nome che è palesemente un acronimo. E non per caso. Il tutto prende poi una deriva horror apocalittica, genere che non mi ispira granché anche se ci si trova molta roba buona (nella letteratura, nei fumetti, nel cinema). La storia è infarcita di citazioni alla "continuity" dylandoghiana, tanto infarcita da arrivare a didascalie asteriscate che rasentano il ridicolo (in due vignette consecutive due rimandi a tre vecchi numeri del DyD regolare)..