Topolino # 2861
Fin dalla copertina questo numero grida il suo essere in qualche modo speciale, meritorio di essere comprato anche da chi, come me, da qualche anno non compra più regolarmente il settimanale.
Ma Gagnor, dopo la stupenda prova di
Quacklight, è autore da tenere sempre d'occhio, specie se abbinato a Cavazzano. Se poi il Cavazza disegna il Trio con lo stile anni '30, è un valore aggiunto!
Vedere il tratto inconfondibile del Maestro tratteggiare Topolino coi calzonzini e le pupille a torta, Pippo dinoccolato e primigenio e Paperino col becco lungo mi dà sempre una grande emozione: le precedenti prove di questo tipo in
Topolino presenta: La Strada,
Paperino e l'insolito remake,
Topolino in: L'ultimo Caso e anche in
Paperino e l'Oscar del centenario erano sempre state ottime storie non solo sotto il profilo dei disegni ma anche come storia, in qualche modo importante e significativa per "scomodare" i protagonisti nel loro look degli anni d'oro.
A mio modesto parere, nemmeno la storia di Gagnor fa eccezione.
Topolino e il Surreale Viaggio nel Destino (Gagnor/Cavazzano) è una storia dolce, poetica e onirica (come Pippo
). E' corta, vero, ha solo 20 tavole. Ma questo non mina assolutamente la bellezza e l'anima di questa storia. Gagnor fa un triplo omaggio, chiaramente sentito anche leggendo la genesi che l'ha portato ad ideare la trama: a Salvador Dalì e alla sua arte, a Walt Disney e al mondo di fantasia che ha saputo creare, e a
Destino - cortometraggio splendido nato dall'unione artistica di questi due geni del '900, che insieme a tante altre perle contribuisce IMHO ad assurgere l'animazione al rango di arte vera e propria, alta e importante.
Non stanco di questo, Gagnor valorizza anche il medium fumetto in questa avventura, omaggiando Cavazzano e omaggiando il Trio, cioè la fantasia e l'avventura più genuini targata Disney e incarnata nelle personalità splendidamente assortite di Paperino, Topolino e Pippo. La storia dà una sorta di fantasiosa spiegazione al fatto che
Destino sia stato completato solo nel 2003, ma la cosa più importante è che attraverso una storia omaggio come questa lo sceneggiatore abbia saputo comunicare ai lettori (o almeno a me, e fortemente) la magia che la Disney sprigiona da ogni poro da sempre, mostrando che è la stessa che salta fuori da un'opera d'arte nel senso più classico del termine. Inoltre la sceneggiatura non è priva di riferimenti colti alla cultura Disney e a battutine deliziose e divertenti.
Cavazzano fa splendidamente la sua parte disegnando in modo magnifico il look anni '30 dei Trio e non di meno anche gli scenari surreali da dipinto di Dalì.
Da apprezzare le pagine redazionali di approfodndimento su Dalì e sulla storia, con tanto di interviste a Gagnor e Cavazzano.
Il resto del numero impallidisce.
Una buona storie è
Zio Paperone e le Ombre Gialle (Cimino/Amendola), una classica avventura ciminiana che per quanto ripeta più o meno il solito clichè, chissà come mai, riesce sempre a essere una spanna sopra agl altri, grazie all'inserimento di un paio di battutine azzecate e a un uso ottimo dei 5 Paperi come molti altri se lo scordano. Peccato per Amendola ai disegni, non più quello degli anni '80-'90 purtroppo, anche se qui mi pare migliore dell'ultima sua storia che vidi.
Molto buona, attuale e divertente
I Bassotti e la settimana della buona creanza (Cabella), forse non originalissima specie nel finale ma Cabella imbastisce una buona storia da un ottimo spunto.
Nella sua brevità
Pico e la cultura informatica (Ambrosio/Meloni) è abbastanza divertente, una breve senza pretese che svolge il suo compito appieno.
Un poco deludente
Paperino, Paperoga e il caso strano del pastrano (Macchetto/Della Santa) ma lol per i guanti da arrampicatori sociali! ;D
Caso a parte per Archimede e la propulsione idroflottante (Figus/Gula) che è difficile da valutare. Da un lato è bello vedere una storia che parte da un semplice collaudo e sgorga in un'avventura più ampia. Dall'altro tirare ancora in ballo Atlantide e Mu mi sembra assurdo, e il finale ammoscia il tutto ancor di più. Però i disegni di Ettore Gula non deludono mai, anzi!
Numero da avere, insomma, per la
prima storia, che vi farà viaggiare con la fantasia dentro ai mille orizzonti dell'arte e della magia che sa sprigionare da chi artista lo è dentro, e anche dai personaggi che da decenni interpretano la commedia dell'arte nostrana in modo sempre duttile e differente, come dimostra anche questa gemma, dal finale malinconico e struggente.