Topolino #2975
Tanto per cominciare devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito da
Zio Paperone e il custode dell'oblio (Panaro/Panaro): Carlo Panaro nel mio personale sentire, negli ultimi anni ha realizzato storie dallo stampo sempre molto classico, con risultati che a volte ho giudicato molto positivi, a volte buoni, a volte non molto riusciti. E se la storia della scorsa settimana non mi pareva avesse molto mordente e mi aveva lasciato poco soddisfatto, stavolta lo sceneggiatore firma un'avventura godibile, con un'atmosfera mistery davvero azzeccata all'interno di un plot molto attirevole. In tutto questo, sempre molto buone le caratterizzazioni dei personaggi, Zio Paperone su tutti, e rilevo anch'io una certa velocità nella risoluzione del mistero, che rischia di semplificare troppo una storia che aveva invece un buon spunto di complessità, ben orchestrato nella prima parte della storia e forse "accelerato" troppo nel finale. Adeguati al tenore della storia di disegni di Ottavio Panaro.
Carina
la storia dei Bassotti a firma Camerini/Lucci, in cui viene sviluppata intelligentemente un'idea non originalissima, e supportata dai disegni di questo Andrea Lucci di cui ho visto poco, ma quel poco mi è sempre piaciuto, e anche stavolta non si smentisce.
Fino all'ultima frittella (Bosco/Mazzarello) è la prima storia della serie
Vignette Golose che mi ha davvero divertito, mentre il razzy award del numero se lo piglia
la storia di Minni: un Macchetto sottotono che scrive una storia svogliata, dove ci sono giusto 2 momenti un po' ironici in una trama poco interessante e priva di guizzi. A peggiorare la situazione i disegni di Asteriti, il cui stile era assolutamente peculiare negli anni '80 ma che negli ultimi anni, per quello che è il mio gusto, altro non è se non un'amalgama di linee e colori in cui non è sempre facile riconoscere i personaggi e le ambientazioni. Questo in tutte le storie recenti che gli ho visto disegnare, e questa di Minni non fa eccezione, presentando tavole come pag. 84 che fatico ad apprezzare.
La palma dell'albo, comunque, va assegnata senza tema a Marco Gervasio, a cui occorre davvero tributare omaggi e complimenti per la serie "fantomatica" degli ultimi 4 numeri, un progetto che vede la luce in un periodo particolarmente roseo ed illuminato della testata e che si pone come una delle serie più interessanti degli ultimi tempi.
Le strabilianti imprese di Fantomius - Ladro gentiluomo è prima di tutto una testimonianza della passione e della "nerditudine" di Marco verso Paperinik, le sue origini e la sua essenza e verso il fumetto Disney in generale, ed è il culmine (per ora, voglio sperare e augurare all'autore) della sua operazione su Paperinik e il suo universo. Avendo modo di operare su di un terreno vergine come la Paperopoli degli anni '20 e come il personaggio di Fantomius, quasi tutto da inventare, Gervasio ha scritto 4 storie davvero riuscite, in cui anche il suo stile di disegno pare essersi affinato, trovando un perfetto bilico tra le influenze cavazzaniane e un tipo di disegno personale e riconoscibile, un equilibrio seriamente apprezzabile e che, nonostante gli anni di attività del disegnatore, non sempre ho trovato con questa freschezza, anzi. E' un piacere trovare quindi Gervasio in grande spolvero tanto ai testi quanto ai disegni, e
Brutfagor non fa eccezione. Non sto qui col bilancino a dire se è la migliore o la peggiore della serie, mi limito a dire che mi è piaciuta molto, che Belfagor lo conosco solo di fama, che Poirot invece lo conosco nelle sue diverse incarnazioni: premesso questo, trovo che per il numero di tavole a disposizione l'autore abbia fatto un gran bel lavoro, armonizzando bene tempi e soluzioni dando alla storia il giusto ritmo, cosa che non è così scontata nelle sceneggiature. Il mistero su Brutfagor rimane inevitabilmente stritolato dallo spazio ristretto, ma per quello che serviva da questa figura direi che è stato sufficiente. Perché Brutfagor è un espediente narrativo, il colpo della settimana se vogliamo, importante e motore della storia ma nulla più. Hercule Paperot è il vero motivo di interesse per me, al di là della mia passione per la creatura di zia Agatha, perché sto godendo come un riccio a immaginare gli scenari futuri in cui Fantomius dovrà sfidare (perché è quello, che gli piace fare, e lo dimostra perfettamente proprio con il belga) tanto Pinko quanto Paperot, dove però quest'ultimo ha sicuramente qualche asso in più nella manica rispetto al collega paperopolese.
Una mitologia papera, ambientata negli anni '20, che mischia influenze da Diabolik con Lupin, Fantomas, Agatha Christie... I miei complimenti, sig, Gervasio