La situazione del fumetto in Italia

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Questo sì che è un argomento interessante! In effetti la situazione del fumetto in Italia forse non è così rosea come si potrebbe pensare, e il punto di vista delgi aumenti dei prezzi non è secondario. Ormai aumenta tutto in Italia, ma nel mio piccolo vedo che rat-man e Tutto Rat-man è passato da poco tempo da 2,20 a 2,50 euro, e da 3,00 a 3,30 euro. I Maestri Disney oro è passato da un paio d'anni da 7,90 a 8,00 euro. PK Reloaded è diminutio dal Frittole solo perchè era una ristampa... forse è per questo cher sempre più spesso si allegano fumetti ai quotidiani, per ammortizzare i prezzi... oppure per involgiare a leggerli e sperare che i lettori dei quotidiani amino così tasnto quei fuemtti da sborsare i soldi per comprali nelle versioni tradzionali...ma c'è da chiedrsi se gli aumenti ci sono a causa di un calo di vendite, e se questa motivazione sta alla base di numerose chiusure in casa Disney (Pk-Reloaded, Mega, Imperdibili, Giganti, MM, X-Mickey...) e se fosse, se i sollazzatori (cioè in generale gli amanti del genere fumetto stiano calando in Italia...
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Se è per questo, anche in ambito manga si stanno verificando una serie di aumenti di prezzo scandalosi...
    Perchè pirati si nasce, e all'arrembaggio si va, con la bandiera che sventola, per dire "siamo qua!".
  • Afnews propone un interessante spunto di riflessione riguardo questo argomento:

    http://www.afnews.info/public/afnews/ne ... 79305,.htm

    Una retrospettiva interessante sull'editoria a fumetti oggi in Italia, con esempi e riferimento anche all'inizaitiva barksiana del Corriere della Sera.
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  • Franz, in un altro topic, ha scritto:
    max brody, nello stesso topic in cui Franz ha quotato, ha scritto: In realtà io rispondevo a Franz, secondo il quale (se ho ben capito, ma può essere che non abbia capito, aspetto il link che ci ha promesso) se i 'critici' non vedono il buono di Disney e Bonelli è colpa di Disney e Bonelli che sono conservatori, mentre secondo me è colpa dei 'critici' (e il conservatorismo di Disney e Bonelli, ponendo che siano conservatori al 100%, secondo me non è un male in sé).
    secondo me è un male anche al 50%, ma comunque :P Avevo scordato di cercarti il link, ma l'ho trovato ora ora: http://www.lospaziobianco.it/36599-esse ... tto-italia
    Questo mi sembra il topic buono per proseguire la discussione.

    In realtà avevo già letto il link del Franz qualche tempo fa: è interessante, anche se non credo che "difficilmente si possa non concordare", perché in generale i punti sono un po' ondivaghi e si riferiscono più che altro a case editrici piccole o mediopiccole. Si può concordare nello specifico dei singoli punti.
    Infatti il primo punto non mi interessa e, onestamente, credo debba interessare solo a chi lavora in una casa editrice. Un editore è un imprenditore, e se non è in grado di farsi notare, e quindi non vende, perde e chiude. Questo interessarsi dei lettori alle sorti degli editori può avere una funzione affettiva ma finisce lì. Il lettore imho deve espletare un'altra funzione, che non è quella corporale ma quella riflessiva. Come diceva Lavi-Schroeder, la critica oggi fa cagare. Allorché ho aggiunto: la critica di mestiere fa cagare, il recensore da rivista che fa quello e basta, o quella del supercritico che viviseziona l'opera vignetta per vignetta (o rigo per rigo, o fotogramma per fotogramma). Per me la funzione critica ha senso se si basa su un equilibrio (indefinibile) fra passione e ragione, e in questo senso per me è ottima la trovata tutta sollazziana delle "rece da discutere": stabilisce (pochi) paletti indiscutibili; promuove la discussione e non la presunzione di verità, non a caso questo è un forum e non un blog; dato che nessuno percepisce uno stipendio per le rece che si scrivono qui, si può essere certi di leggere qualcosa (che sia condivisibile o meno) scritto con la passione e la competenza giuste, q.b.. In generale la regola migliore è quella del prendersi sul serio ma non troppo. I lettori che si pongono dubbi sulla qualità degli uffici stampa degli editori si prendono troppo sul serio.

    [Per divagare un po'. Io capisco che il fumetto sia stato disprezzato e ostacolato per anni da censori politici, moralisti, ecc., e che, una volta liberatisi di quei paletti esterni, gli operatori del fumetto abbiano cominciato a cercare le cause della propria svalutazione all'interno. Non avevano e non hanno torto. Ma dire che il fumetto è poco considerato in primis per colpa di chi il fumetto lo fa e lo legge mi sembra poco sensato. Secondo me la 'colpa' principale è di chi il fumetto nemanco lo legge e lo disprezza per partito preso, o di chi lo leggeva ma non lo legge più per paura di essere messo al bando. Quelle persone che disprezzano, magari nascondendo il disprezzo, i fumetti e poi guardano beatamente i film coi supereroi, per me sono il male principale del fumetto. E queste persone esistono, non si sono ancora estinte; io ne ho due in casa.]

    Gli altri punti ci possono stare. La qualità dei traduttori e dei letteristi è però una questione che riguarda gli editori medio-piccoli: Bonelli e Panini, per dirne due, non hanno difetti sotto questo aspetto. Forse io parlerei più di cura editoriale. Un grosso editore ha una buona cura editoriale, uno medio-piccolo no (il primo ha più redattori, il secondo meno). Ho scritto ieri che il libro sull'Omino Bufo contiene imperfezioni (c'è una striscia stampata due volte e un'intera prefazione riportata anche sul primo risguardo, così da averla doppia. A che pro?). Della Star Comics so per certo che la cura editoriale è pari quasi a zero e che gli autori sono lasciati in balia di loro stessi. D'altronde se un albo viene 'chiuso' due settimane prima della stampa, e quindi un autore ha solo un mese per fare tutto quello che dev'essere fatto dopo i disegni (chiamiamola la postproduzione), è chiaro che poi ci si trova in edicola albi con errori di battitura, di ortografia, con un lettering freddo: la fretta è cattiva consigliera. Bonelli 'chiude' gli albi due mesi prima della stampa, e lì sono ormai abituati a preparare gli albi con enorme anticipo. (Così il lettore può lamentarsi perché il numero di ottobre, già pronto ad agosto, non riporta nulla sulla morte dell'editore, ma questa è un'altra storia).

    I premi fumettistici. Anche qui: da non autore poco me ne cale. In genere sono decisi da chi lavora nell'ambiente e meglio così che qualche superpartes che di fumetto non conosce un fico.
    A pelle concordo con i due punti, meno categorie ma rigide darebbero maggiore risalto e renderebbero i premi più ardui da conquistare e meritori di maggior riconoscimento.
    Concordo anche con il punto 5, in linea di principio, ma onestamente non ricordo 'ste enormi polemiche e non vedo enormi culti della personalità (nemmeno Recchioni). C'é un po' la tendenza a ingigantire le cose, da parte dei lettori e di chi campa sulla divulgazione fumettistica. Ma tutto fa spettacolo. E in fondo anche i fumettisti sono personaggi pubblici, e se litigano in pubblico, sono affari loro e di chi specula sui loro litigi. In televisione litigano tutti, e non è che la tv perda spettatori per questo. Se due fumettisti che litigano provocano agli amanti dei fumetti orrore e raccapriccio, basterebbe ignorare i due fumettisti in questione.

    Ihmo i punti più importanti, perché generici e non limitati al caso specifico, sono i punti 4,9,10.
    Penso anch'io che ci vorrebbe una maggiore cultura umanistica da parte di chi scrive, sia fumetti che apparati critici vari. Per cultura umanistica non mi riferisco solo alla mera grammatica (la lingua è mutevole e quello che oggi è un errore magari fra quarant'anni non lo sarà) ma più in generale alla capacità di mantenere una certa coerenza e al tempo stesso di sapersi adeguare agli stili più disparati. Più si è colti, più si è - di solito - eclettici.
    Chiaro che le biblioteche si procurano soprattutto quello che i lettori vogliono (o sembrano volere). Proprio per questo un autore eclettico può avere maggiori chances di entrare nell'elite dei fumetti bibliotecari: se scrive qualcosa di buono per un personaggio mainstream (che in biblioteca c'é di sicuro) magari riesce a trainare anche la sua produzione di nicchia (ma questo discorso vale anche per le vendite).
    Qui, però, entra in gioco il bibliotecario, figura spesso arcigna e scorbutica ma che dovrebbe essere, se non il primo, almeno il secondo promotore del materiale disponibile nell'austero edificio. Il bibliotecario (la biblioteca, per traslato) dovrebbe avere una funzione 'educativa', dovrebbe fornire spunti, suggerire (discretamente) percorsi di lettura, ecc.ecc. In quante biblioteche si fanno queste cose? Poche.
    Lo stesso dovrebbe fare anche il venditore: non foss'altro per guadagnare lettori. Ma i venditori di libri e fumetti (come tutti i venditori di qualcosa) preferiscono lamentarsi della crisi piuttosto che ingegnarsi e chiedersi cosa farebbe PdP al posto loro.

    Nulla di tutto ciò è però risolvibile se prima non si risolve il punto 10: il fumetto è visto ancora come subalterno a cinema e letteratura.
    Il guaio principale è che è proprio così, il fumetto è 'cinema letterario' (secondo una nota definizione del sottoscritto). L'unica soluzione che ho è smettere di definire una buona sceneggiatura di fumetto come una sceneggiatura cinematografica, e dei bei dialoghi, o delle belle didascalie, come "letteratura", e cominciare a chiamarli coi loro nomi: una bella sceneggiatura e dei bei dialoghi e basta. Un grande fumetto non è "letteratura", è un grande fumetto. O almeno così dovrebbe essere, secondo me.
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto: Nulla di tutto ciò è però risolvibile se prima non si risolve il punto 10: il fumetto è visto ancora come subalterno a cinema e letteratura.
    Il guaio principale è che è proprio così, il fumetto è 'cinema letterario' (secondo una nota definizione del sottoscritto). L'unica soluzione che ho è smettere di definire una buona sceneggiatura di fumetto come una sceneggiatura cinematografica, e dei bei dialoghi, o delle belle didascalie, come "letteratura", e cominciare a chiamarli coi loro nomi: una bella sceneggiatura e dei bei dialoghi e basta. Un grande fumetto non è "letteratura", è un grande fumetto. O almeno così dovrebbe essere, secondo me.
    :clap: :clap: :clap:
    Standing ovation, davvero, per questo paragrafo conclusivo. Sono pienamente d'accordo.
    In generale, anche su quanto hai scritto prima. Direi che il tuo discosro è un valido contraltare all'articolo dello Spazio Bianco (che ha fatto discutere in modi sottilmente polemici su altri lidi). Dove l'articolo da LSB è incentrato su un punto di vista "interno", come hai giustamente notato tu, il tuo post affronta più attentamente l'esterno del mondo del fumetto, con osservazioni corrette. Insomma, sono due lati della stessa medaglia, validi entrambi.
    La questione delle polemiche tra autori, per esempio, la vedo più come te che come l'articolo. Questo per il fatto che IMHO gli scontri e le civil war interne al mondo delle nuvolette attrae morbosamente tanto quanto accade in altri ambiti umani, come la tv (che da anni ci campa su 'ste cose) o come il calcio. Una parte del mondo nerd non è immune a questa cosa, e quindi un Recchioni che litiga su twitter con Marco Marcello Lupoi non penso allontani gente dal fumetto, ma semplicemente attirerà morbosamente alcuni e lascerà indifferenti altri, quelli che rinnegano il culto dell'autore sostenendo il potere delle opere.
    Sul fronte polemiche, poi, c'è chi come Fumetto d'Autore che ci campa abbondantemente.
    max brody ha scritto:dato che nessuno percepisce uno stipendio per le rece che si scrivono qui,
    Sappi che sfondi una porta aperta, caro mio... non farmelo ricordare troppe volte ;_;
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  • Io sono in generale uno che, di fronte a un problema, prima di dare le colpe agli altri si fa un esame di coscienza per vedere se per caso la colpa non sia sua, quindi mi trovo perfettamente d'accordo con l'articolo dello Spazio Bianco, e totalmente in disaccordo col post di Max. E vabbè.
    Il popolo bue non è stupido, ma volubile, cioè ha bisogno di stimoli. C'è chi cerca e c'è chi trova. Noi non siamo buoi e cerchiamo, il popolo che è bue si prende quello trova. Se le librerie gli fanno trovare i libri di Fabio Volo, quelli si leggeranno Fabio Volo. Quindi se il popolo bue non legge fumetti è perché non li trova, e quei pochi che trova sono gli stessi che trovava trent'anni fa, da cui l'equazione generalizzata "fumetti = per bambini".
    Segnala Tito Faraci che oggi su Fatto Quotidiano c'era una recensione del suo Linea di sangue (l'ultimo romanzo a fumetti Bonelli, uscito un mese fa IN EDICOLA monocopia). Un lettore del Fatto Quotidiano (intellettualoide comunellista con la barba e la giacca di tweed, non un bue) che venisse stuzzicato da quella recensione, prima di arrivare a capire come ordinare l'arretrato di un fumetto Bonelli si sarà già scordato cosa sta facendo e perché, e andrà invece in libreria a prendere l'ultimo saggio di qualche professorone ugualmente barbuto e giaccuto che non faticherà a trovare. E l'intellettualoide non è un bue. Figuriamoci il bue.

    Ma la cosa che mi stupisce di più è questa rivendicazione di ignoranza alla Celentano: "fatevi meno pippe mentali, comprate quello che vi piace, non comprate quello che non vi piace, non rompete il gazo a chi non vi vuole sentire, a torto o a ragione".
    Interessarsi al dietro le quinte non vuol dire farsi le pippe mentali/prendersi sul serio, vuol dire voler capire, cercare motivi soliti per cui dovrei sprecare tempo e denaro per certe creazioni di certa gente piuttosto che cert'altra.
    Non per riportare il flame pure qua ma mi fa cascare le braccia vedere che il Sollazzo ha abbracciato la filosofia della acriticità (non solo fra i lettori del Topo, ma adesso pure Max Brody e Bramo!). Se si decide di abbandonare le recensioni in favore della discussione, ma poi la discussione non può superare certi limiti sennò diventa un "prendersi sul serio", allora siamo punto e a capo: avremo tanta discussione ma piatta e insipida quanto un'accozzaglia di recensioni sconnesse.
    Se una cosa ci piace nel profondo ovviamente non va né repressa né nascosta, ma quanto meno va capita, spiegata (spiegata a se stessi, in primis. Poi se ti iscrivi a un forum si deduce che la vuoi spiegare anche agli altri).

    Poi non facciamo demagogia sui paroloni. Se in passato ho usato paroloni come "Letteratura", o confronti sproporzionati è per venire incontro alle limitate capacità cerebrali degli ascoltatori (cit. :P), ovvero sulla cronica necessità di ESEMPI che hanno certi bei figurini di questo forum. Che, poi si scopre, non volevano esempi (cioè riduzioni, semplificazioni) per capire meglio, ma per avere qualcosa di più facile da attaccare, scordandosi il resto di un intervento lungo e seriamente argomentato e liquidarlo come "pippa mentale".
    Se io dico che un grande fumetto è letteratura, e tu dici che un grande fumetto è un grande fumetto, stiamo sostanzialmente dicendo la stessa cosa. L'unica differenza, deplorevole, è che nel rifiutare quell'analisi (la mia, o quella di quel post di LSB, o di altri che "si prendono sul serio") tu metti le mani avanti per poter dare del "grande fumetto" anche ciò che non lo è, dando così legittimazione a delle "passioni" altrimenti imbarazzanti. Da lì a giudicare le cose con argomenti tipo "è una sensazione di pancia" il passo è breve.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Franz ha scritto: Ma la cosa che mi stupisce di più è questa rivendicazione di ignoranza alla Celentano: "fatevi meno pippe mentali, comprate quello che vi piace, non comprate quello che non vi piace, non rompete il gazo a chi non vi vuole sentire, a torto o a ragione".
    Interessarsi al dietro le quinte non vuol dire farsi le pippe mentali/prendersi sul serio, vuol dire voler capire, cercare motivi soliti per cui dovrei sprecare tempo e denaro per certe creazioni di certa gente piuttosto che cert'altra.
    Non per riportare il flame pure qua ma mi fa cascare le braccia vedere che il Sollazzo ha abbracciato la filosofia della acriticità (non solo fra i lettori del Topo, ma adesso pure Max Brody e Bramo!). Se si decide di abbandonare le recensioni in favore della discussione, ma poi la discussione non può superare certi limiti sennò diventa un "prendersi sul serio", allora siamo punto e a capo: avremo tanta discussione ma piatta e insipida quanto un'accozzaglia di recensioni sconnesse.
    Caro Franz, ma io sono d'accordo con quanto dici. Solo che secondo me tu hai equivocato il senso di questa frase di max:
    max brody ha scritto:Come diceva Lavi-Schroeder, la critica oggi fa cagare. Allorché ho aggiunto: la critica di mestiere fa cagare, il recensore da rivista che fa quello e basta, o quella del supercritico che viviseziona l'opera vignetta per vignetta (o rigo per rigo, o fotogramma per fotogramma). Per me la funzione critica ha senso se si basa su un equilibrio (indefinibile) fra passione e ragione, e in questo senso per me è ottima la trovata tutta sollazziana delle "rece da discutere": stabilisce (pochi) paletti indiscutibili; promuove la discussione e non la presunzione di verità, non a caso questo è un forum e non un blog; dato che nessuno percepisce uno stipendio per le rece che si scrivono qui, si può essere certi di leggere qualcosa (che sia condivisibile o meno) scritto con la passione e la competenza giuste, q.b.. In generale la regola migliore è quella del prendersi sul serio ma non troppo. I lettori che si pongono dubbi sulla qualità degli uffici stampa degli editori si prendono troppo sul serio.
    Innanzitutto max dice "troppo sul serio", e lo collega a un esempio estremo, quello del discorrere sugli uffici stampa.
    Per quanto sia un'operazione a cui molte volte non mi sono sottratto, condivido il fatto che da lettore ignaro di certi processi criticare certe azioni di una casa editrice, il lavoro del suo ufficio stampa rischia di far dire le peggio castronerie. Perfino adesso che per vari motivi ho modo di capire un po' meglio anche queste cose più tecniche.
    Insomma, non posso entrare nella testa di max ma io avevo inteso la sua frase come un inno alla discussione sana, che non vuol dire mettere paletti perchè ognuna affronta la critica fumettistica o le discussioni su questi temi dall'angolazione che preferisce. Non penso che il buon max intendesse dire "parliamo con chiacchiere da bar e basta" perchè altrimenti sì che mi dissocerei.
    Ma tra le chiacchiere da bar e certi eccessi da cospirazionisti/saccenti che si leggono in giro c'è una zona centrale, quella in cui si discute di un fumetto e magari lo si recensisce in modo "colto" (vari riferimenti ad altre opere e autori, confronti con quanto fatto dall'autore precedentemente ecc) senza dimenticare la passione.
    Insomma, non è un abbracciare l'acriticità: è un essere saggiamente obiettivi. Non penso ci sia bisogno di costruire chissà quale metafisica per dimostrare o dimostrarsi che quel qualcosa che ho comprato è valso la spesa. Ogni post sul Sollazzo fa questa cosa (o il suo contrario nel caso di delusioni) anche senza toni aulici, ma semplicemente giudicando serenamente cosa è piaciuto e cosa no, e perchè, di una certa opera.
    Anche perchè onestamente questa "critictà" o "attenzione" che tu sposi, che sulla carta è sicuramente una bella cosa, se portata all'estremo rischia di rovinare le proprie esperienze nerdistiche perchè si fruirà di qualcosa sempre con la paura che ci sia la magagna, lo sputtanamento, il "non è quello che ci vogliono far credere e che tutti, incredibilmente, credono". Ed è un processo abbastanza inquietante.
    Franz ha scritto:Se io dico che un grande fumetto è letteratura, e tu dici che un grande fumetto è un grande fumetto, stiamo sostanzialmente dicendo la stessa cosa. L'unica differenza, deplorevole, è che nel rifiutare quell'analisi (la mia, o quella di quel post di LSB, o di altri che "si prendono sul serio") tu metti le mani avanti per poter dare del "grande fumetto" anche ciò che non lo è, dando così legittimazione a delle "passioni" altrimenti imbarazzanti. Da lì a giudicare le cose con argomenti tipo "è una sensazione di pancia" il passo è breve.
    Qui proprio non ho capito, Franz. Perchè accanirti su una cosa più che legittima detta da Max, riportando pur sottilmente in auge il flame su "Topolino"?
    Max ha semplicemente osservato, correttamente a mio parere, che spesso quando il fumetto assurge agli onori della cronaca perchè viene recensito su un quotidiano nazionale o in un servizio alla TV se gli si fanno complimenti questi avvengono sempre tenendo come metro di paragone altri medium più blasonati tra l'opinione pubblica. Indi per cui, letteratura e cinema. Ogni volta che diciamo che una tal vignetta ha un taglio cinematografico, inconsciamente mettiamo il medium fumetto in posizione subalterna al cinema. Ogni volta che sosteniamo che quella sceneggiatura è degna di un romanzo, è Letteratura, riteniamo che in generale il fumetto non abbia la stessa dignità di un libro.
    Oh, magari lo facciamo inconsciamente, io stesso devo aver usato più volte questi modi di dire senza pensare minimamente che il fumetto sia inferiore ad altre arti narrative e figurative, anzi! Però proprio perchè a livello inconscio dimostra quanto la scarsa considerazione sociale che ha il fumetto oltre allo svago disimpegnato nella società permei il giudizio di tutti noi.
    E alla fine lo sai meglio di me, il perchè gli editori per vendere i fumetti in libreria devono dire che sono graphic novel, anche se è un termine che vuol dire tutto e niente ma che magicamente rende accettabile l'acquisto del fumetto da parte del lettore da libreria.
    Quindi il discorso del dire che è un fumetto è un gran bel fumetto serve a ridare al medium quella dignità di cui gode così poco, nonostante negli ultimi anni la situazione sembra migliorata leggermente.
    Tutto il discorso sul legittimare fumetti brutti o sul difendere le cose "di pancia" ce lo vedi solo tu, in quelle parole.
    Franz ha scritto:Io sono in generale uno che, di fronte a un problema, prima di dare le colpe agli altri si fa un esame di coscienza per vedere se per caso la colpa non sia sua, quindi mi trovo perfettamente d'accordo con l'articolo dello Spazio Bianco, e totalmente in disaccordo col post di Max. E vabbè.
    Il popolo bue non è stupido, ma volubile, cioè ha bisogno di stimoli. C'è chi cerca e c'è chi trova. Noi non siamo buoi e cerchiamo, il popolo che è bue si prende quello trova. Se le librerie gli fanno trovare i libri di Fabio Volo, quelli si leggeranno Fabio Volo. Quindi se il popolo bue non legge fumetti è perché non li trova, e quei pochi che trova sono gli stessi che trovava trent'anni fa, da cui l'equazione generalizzata "fumetti = per bambini".
    Eppure sempre più librerie hanno il reparto fumetti, e sempre meno sacrificato. Certo, magari con l'escamotage delle fascette con scritto graphic novel, come detto sopra, ma il fumetti è presente e anche con robe recenti, non solo con vecchiume (che pure ha la sua importanza).
    Ti copincollo quanto scrissi mesi fa sul mio blog:
    Paradossalmente è proprio il mio amico a portarmi, una settimana fa, la prova di quel che dico: era in una libreria dove un rappresentante cercava di convincere il proprietario a tenere in negozio una graphic novel. Il negozioante non volle sentire ragioni, e portò un esempio concreto del perchè: aveva in negozio numerose copie di I Quattro Fiumi, prima graphic novel della scrittrice di romanzi Fred Vargas. Molti fan della scrittrice comprarono a occhi chiusi il libro, per poi accorgersi che era un fumetto e quindi riportarlo indietro chiedendo la restituzione dei soldi.
    Per farti capire che puoi anche metterglie sotto al naso, certe cose, ma la cultura per conoscere e apprezzare certe cose non si può fermare lì. Perchè allo stato attuale se al lettore comune metti vicino Fabio Volo e Alan Moore egli sceglierà Volo.
    Facciamo i colti? Se metti vicino Umberto Eco/Stefano Benni/Niccolò Ammaniti/Primo Levi e Alan Moore/Joe Sacco/Art Spiegelman/Gipi/Makkox, cosa sceglierà il lettore anche con una certa cultura generale ma non sul fumetto?

    Per chiudere, sue simpatici articoli in generale sullo stato del fumetto in Italia, secondo due argomenti diversi:
    Diego Cajelli di qua, Francesco Settembre di là.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Nessuno loda gli eccessi (eccesso di leggerezza e eccesso di approfondimento), e personalmente nemmeno li pratico, nonostante quello che si crede. Parlare di uffici stampa non vuol dire parlare di filosofia metafisica. Se il tema è "come sono visti i fumetti in Italia", gli uffici stampa sono parte in causa, non si può ignorarli. E' come quando si parlava del famigerato "marketing" della Disney americana. Non posso inventarmi altre cause per non sembrare troppo serio, se la causa è quella...
    Il tema in questo caso prescinde dai contenuti delle specifiche opere, quindi l'approccio a questo tema non può essere quello del lettore semplice. Sarebbe come dire "Watchmen è un capolavoro, quindi non c'è nessun problema". Se Watchmen è un capolavoro ma è tradotto male, nelle riviste generaliste non se ne parla, nelle librerie è introvabile (non lo è, sto solo facendo un esempio), allora il problema c'è e dobbiamo parlare di quello (come è nostro dovere di appassionati che cercano di capire perché sono appassionati di una cosa che la maggioranza della gente ignora o persino rifiuta).
    Quando si fa il paragone con il cinema o la letteratura è solo per evidenziare un indice di popolarità. Dire che il cinema o la letteratura sono diversi/migliori dai fumetti è opinabile. Dire che sono più popolari è un fatto innegabile. Sono sicuro che né Max né Bramo vogliono ghettizzare il fumetto o subordinarlo alle altre arti, ma sostenere una tesi come quella che illustrava Brody PORTA a questi effetti collaterali. Max non li ha previsti, ma c'è qualcuno più cattivo che se ne approfitterà.
    Poi ovviamente ho fatto un collegamento mentale, che sarà venuto in mente solo a me, con altre discussioni sollazziane che erano tipici esempi di come qualcuno approfitta di questi effetti collaterali e rivendica la celentanizzazione del mondo nerd: "le pippe non ti fare, lasciaci giocare" :rap:
    Non criticavo Max: lo mettevo in guardia :P

    Quanto all'esempio di Fred Vargas: 1) non avevo idea che fosse uscita una sua graphic novel! 2) non seguo più il tuo blog da secoli e il motivo è che non mi compare più nell'aggregatore... cambiamenti nel feed rss? controllerò. E comunque se sfruttassi di più G+ e twitter non avremmo di questi problemi 3) è desolante ascoltare di una situazione come quella, ma di certo il minimo che si può fare è comunque spingere per la diffusione dei fumetti.
    Certo, magari con l'escamotage delle fascette con scritto graphic novel, come detto sopra, ma il fumetti è presente e anche con robe recenti, non solo con vecchiume (che pure ha la sua importanza).
    qui mi riferivo più alle edicole, dove si trovano i bonellidi, che non si evolvono da decenni. E quelle poche evoluzioni (romanzi, miniserie) arrivano in poche copie. E cmq più che bonellidi diciamo che ci si trovano praticamente solo Bonelli. Io mi riferisco sempre al mio caso di edicoletta di provincia. Ma i comuni di provincia sono molti di più dei capoluoghi di provincia, quindi sono un indicatore importante.

    Comunque, gli uffici stampa non li ho tirati in ballo io. Prima nemmeno sapevo che le case editrici di fumetto avessero pure loro un ufficio stampa. La questione l'ha tirata in ballo quell'articolo di LSB quando è uscito. E mi pare uno spunto molto interessante per capire meglio la situazione.
    Francesco Settembre ha scritto:Vedi quanta affluenza di pubblico ha Lucca Comics: tutta quella gente, durante l’anno, dove li compra i fumetti?
    EH. PROPRIO. EH. Non è una domanda retorica, caro Settembre, è una domanda senza risposta. Io se ho comprato qualche fumettone quest'anno è stato:
    - raramente su Amazon.it, dove solo poche "graphic novel" di pochi editori sono in vendita
    - dolorosamente sugli store online come il suo o quella chiavica invereconda di Hovistocose.it pagando cifre astronomiche di spedizione
    - sprecando 20 euro di benzina per una capatina di due ore alla fiera più vicina, che nel mio caso è Romics [beh oddio, in effetti mi è più vicino proprio il suo Narniafumetto, ma la compagnia ce l'ho solo a Roma, e quest'anno m'ha pure dato buca :$!@: ]
    - tramite Breda che mi ha comprato Lewis & Clark a Milano e ancora non riusciamo a incontrarci per farmelo dare.

    Comprare fumetti per me è letteralmente un'impresa.
    Questa è la situazione, caro Settembre. Ecco dove li compro i fumetti io durante l'anno: A CASA DEL DIAVOLO CHE VI SI PORTA, alle fumetterie, ai distributori e agli uffici stampa e all'anima deli mejo mortacci vostra, vi odio tutti :muori: :muori: :bat: :bat: :bat: :grrr: :grrr: :grrr: :fire: :fire: :cazz: :cazz:

    I'm :solly:, ora mi ricompongo.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • E io che pensavo che con la marchetta al Sollazzo fosse chiaro il mio pensiero :P .

    Bramo ha colto al volo: mai e poi mai direi di discutere solo in stile bar, o peggio, di non discutere affatto. Non che io abbia qualcosa in contrario alle discussioni disimpegnate (soprattutto se goliardiche) ma l'esempio del Sollazzo mi sembrava chiaro: per me un post forumistico ben argomentato è meglio di una recensione da blog o rivista; l'ideale (o meglio, il miglior compromesso) è una recensione seria (argomentata, documentata, scritta con passione, ecc.) accompagnata da una discussione. Mi pare che sia quello che viene fatto qui. Poi se non vi piace il nome "recensione" chiamatelo "post ben argomentato", comunque il senso è quello. Non una semplice 'discussione', parola spesso usata (non da Franz!! Specifico, sennò pensa male) per giustificare il vuoto (le chiacchiere da bar); e nemmeno un elenco di recensioni fini a sé stesse; l'ideale è una via di mezzo, come si fa qui.
    Quindi, lungi da me abbracciare l'acriticità: è proprio l'esatto contrario, che voglio abbracciare. Spero che la seconda marchetta sia bastata a farmi capire :P

    Ora, parlare degli uffici stampa non compete ai lettori. Che non vuol dire che i lettori non ne possano parlare. Certo che possono, e devono, se gli va di parlarne. Ma devono rendersi conto che sono solo lettori e, da esterni alle case editrici, non possono cambiare le cose, e pertanto le loro discussioni rimarranno di fatto pippe mentali.
    A meno che i lettori non vogliano tutti lavorare nel mondo del fumetto, e cambiarlo dall'interno.
    Ma dall'esterno non è che si possa fare granché. Si può solo parlare di quello che si ha in mano, cioé i prodotti finiti. Se si conosce qualche autore, si può fare pressione affinché recepisca qualche istanza (sempre che lui voglia recepire), ma in questo caso bisogna già essere specializzati sull'opera di quell'autore e magari radunati in forum/fanclub specifico. Poi si può parlare anche in generale di tutto il resto, ma dev'essere chiaro che si rimarrà nell'alveo delle 'quattro chiacchiere'.
    Qui arriva LSB e dice: -oggi discutiamo dei mali del fumetto. Io ne ho 11, e voi?-
    Mi pare che nessuno gli abbia ancora risposto. (A parte noi tre). Ci sarà un motivo :arramp:


    Il punto è: io, da semplice lettore, nemmeno troppo colto, qual sono, cosa posso fare per far sì che il fumetto non sia più ghettizzato, ma trattato alla pari di cinema e letteratura (seppure, di fatto, sia effettivamente un medium che è una via di mezzo fra i due)? L'unica risposta che ho trovato è: cominciare, nel mio piccolo, a non considerarlo e a non farlo considerare agli altri come un medium subordinato ai due. Come realizzo con i fatti questo bel proposito? Ad esempio non usando metafore esagerate. E se qualcuno approfittasse della mia candida innocenza (ma chi?), beh, sappia che io sono un buon incassatore e, comunque, non sono proprio un santarellino :bat:
    (comunque non ho capito quale minaccia graverebbe sulla popolazione fumettistica se la mia tesi fosse legge: siccome io equiparo il fumetto alle altre arti il fumetto si sente inferiore e va dallo psicanalista? Quindi devo continuare a dire che è inferiore? ::S: )
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    Ottimo lavoro.
  • Franz ha scritto:Se Watchmen è un capolavoro ma è tradotto male, nelle riviste generaliste non se ne parla, nelle librerie è introvabile (non lo è, sto solo facendo un esempio), allora il problema c'è e dobbiamo parlare di quello (come è nostro dovere di appassionati che cercano di capire perché sono appassionati di una cosa che la maggioranza della gente ignora o persino rifiuta).
    Qui nessuno dice si può discutere solo di cose entro il proprio orticello. La cosa è più sottile, e l'ha spiegato anche max qui sopra: puoi anche parlare, volendo, del fatto che gli uffici stampa non fanno bene il loro lavoro. Ma tu parli in questo modo di cose che non conosci, dinamiche particolari che seguono regole di cui tu sei all'oscuro. In sostanza, rischi di dire cazzate. Forse forse io posso affrontare meglio l'argomento, che per il lavoro che faccio gli uffici stampa li vivo e li faccio, ma perfino io mi sbilancio poco. Perchè al contrario della critica fumettistica che facciamo su stili di sceneggiatura, disegni, edizioni, citazioni, riferimenti ecc quando si affrontano temi di cui si sa meno si rischia di parlare di aria fritta.
    Franz ha scritto:Quando si fa il paragone con il cinema o la letteratura è solo per evidenziare un indice di popolarità. Dire che il cinema o la letteratura sono diversi/migliori dai fumetti è opinabile. Dire che sono più popolari è un fatto innegabile. Sono sicuro che né Max né Bramo vogliono ghettizzare il fumetto o subordinarlo alle altre arti, ma sostenere una tesi come quella che illustrava Brody PORTA a questi effetti collaterali. Max non li ha previsti, ma c'è qualcuno più cattivo che se ne approfitterà.
    Scusami, non ho capito come sia possibile che sostenendo che non bisogna subordinare il fumetto a cinema e letteratura ma occorre riconoscergli la sua identità particolare si arrivi a ghettizzare il fumetto. Io direi che questa tesi mia e di max porta all'esatto contrario.
    Franz ha scritto:Quanto all'esempio di Fred Vargas: 1) non avevo idea che fosse uscita una sua graphic novel! 2) non seguo più il tuo blog da secoli e il motivo è che non mi compare più nell'aggregatore... cambiamenti nel feed rss? controllerò. E comunque se sfruttassi di più G+ e twitter non avremmo di questi problemi 3) è desolante ascoltare di una situazione come quella, ma di certo il minimo che si può fare è comunque spingere per la diffusione dei fumetti.
    Sullo spingere per la diffusione dei fumetti sono d'accordo. Anzi, in realtà direi spingere sulla cultura del fumetto, far capire alla gente l'arte intrinseca a questo medium. La diffusione dei fumetti viene di conseguenza.
    Sul blog, anche io non lo seguo più da secoli :P
    Sui feed rss non so che dirti, per queste cose prego rivolgersi al mio avvocato, il Dottor Breda. Comunque fra poco darò un'inversione di tendenza alla mia vita da blogger...
    Franz ha scritto: Comunque, gli uffici stampa non li ho tirati in ballo io. Prima nemmeno sapevo che le case editrici di fumetto avessero pure loro un ufficio stampa. La questione l'ha tirata in ballo quell'articolo di LSB quando è uscito. E mi pare uno spunto molto interessante per capire meglio la situazione.
    Vedi sopra. Sì, sono uno spunto interessante. Ma parlandone si discute per buona parte su terreno fragile e inconsistente.
    Lol, va bene che il loro lavoro pare non esserci, in alcuni casi, ma come potevi pensare che colossi come Panini o BD o altri no avessero un ufficio stampa? Ce l'hanno le piccole realtà di tip societario, figurati...
    Franz ha scritto: Comprare fumetti per me è letteralmente un'impresa.
    Questa è la situazione, caro Settembre. Ecco dove li compro i fumetti io durante l'anno: A CASA DEL DIAVOLO CHE VI SI PORTA, alle fumetterie, ai distributori e agli uffici stampa e all'anima deli mejo mortacci vostra, vi odio tutti :muori: :muori: :bat: :bat: :bat: :grrr: :grrr: :grrr: :fire: :fire: :cazz: :cazz:
    Lollonissimo. :rotfl:
    Comunque le edicole sono un discorso a parte. Trovi quelle fornitissime di fumetti e quelle che è tanto se hanno "Topolino" e Tex. Ma di fatto l'edicola no è specializzata in fumetti, primariamente commercia quotidiani e riviste. Che poi io l'abbia sempre vista nella mia infanzia come la casa del fumetto è un altro paio di maniche. Che poi la Bonelli e la Disney stesse l'abbiano eletta come loro luogo principale di diffusione è un'obiezione più sensata, invece, nel caso l'avessi pensata: in effetti dà da pensare, ma io finora infatti difficilmente ho trovato un'edicola senza uscite Bonelli o Disney.
    Resta il fatto che l'edicola sta alla televisione come la fumetteria sta allo scaricare/il dvd per le serie tv.La fumetteria è il vero luogo per comprare fumetti, e con l'aiuto di internet non è così difficile procurarsi quanto serve anche nei piccoli centri, non nel 2011.
    La domanda di Settembre su Lucca era più sottile, IMHO: io ci ho colto un'allusione al fatto che Lucca Comics ha fatto il pienone quest'anno, il record di presenze che hanno fatto diventare la manifestazione la terza più grande e importante al mondo. Ma tutta questa fiumana di gente cosa fa durante l'anno? Perchè se fosse attiva e presente nell'acquisto e nel commento di fumetti come quando invade Lucca in questi 4/5 giorni il fumetto nel nostro paese godrebbe di maggior stima, fama e rispetto. Insomma, come quando chiedendo in giro pareva che nessuno avesse votato Berlusconi e puntualmente però vinceva le elezioni. :P
    Sulla distribuzione da fumetteria e da edicola, comunque, ci sarebbe da fare un topic a parte, così come sulla diffusione delle fumetterie sul suolo italico.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • A-ha! Ora si svelano gli altarini sulla questione degli uffici stampa... qui c'è sotto un gomblotto lobbystico-corporativo, Bramo s'è sentito tirato in causa!
    Bramo, salvati finché sei in tempo. Io con dei PR ci ho avuto a che fare in vari contesti e non è bella gente. Traggo un esempio molto indicativo da un'episodio dei Simpson che sta andando ossessivamente in onda su Fox questa settimana: Lisa viene corrotta con tre magnifici pony tanto carucci, ma quando lei li rifiuta questi diventano dei mostri assetati di sangue. Eccoli, gli uffici stampa.
    Comunque la questione è semplice: sulla stampa si parla di fumetti? No. Deduzione logica maliziosa: gli uffici stampa non sanno fare il loro lavoro / son lì solo perché qualcuno ha detto che pure l'azienda più smandruppata un ufficio stampa deve averlo sennò non è cuul. Deduzione logica garantista: beh forse gli editori di fumetti avranno pensato che per il loro business così focalizzato sulle nicchie di aficionados non ci fosse bisogno di spendere ulteriori risorse per un ufficio stampa e per la ricerca di nuovi lettori.

    Cmq l'altarino più inquietante che si scopre in realtà è che, come al solito, sotto a queste discussioni c'è un tappetino di diffidenza nei miei confronti come fossi uno che apre la bocca è da fiato su tutto senza sapere di cosa parla. Facciamo che invece di degnarvi di una risposta come ho fatto finora, me ne frego e continuo a fare come mi pare, eh? Sempre fin quando gli Amministratori/Moderatori/Piùomenotuttitantoèuguale non decidono di bannare, come è loro diritto insindacabile.
    Anzi, in realtà direi spingere sulla cultura del fumetto, far capire alla gente l'arte intrinseca a questo medium. La diffusione dei fumetti viene di conseguenza.
    Questo è un ragionamento 1.0, vecchio come le campagne antidroga con la canzone di Nek. Perché la gente cambi abitudine bisogna mostrargli che le conviene. Intanto bisogna mettere in chiaro che ci stiamo rivolgendo a chi già legge libri. Perché se vogliamo convertire al fumetto chi proprio non legge per niente stiamo freschi. E per chi già legge libri (cosa che non è garanzia di intelligenza e buon senso) bisogna che a dirgli quant'è bello un fumetto ci sia uno che già gli ha fatto scoprire quanto sono belli i libri. E' questo che si intende quando si dice che la Letteratura si dovrebbe occupare di fumetti.
    Il problema è che la Letteratura (la Critica, le Riviste) si dovrebbe occupare di un sacco di cose, e non è che se le va a cercare: va tirata per la giacchetta. E questo è il lavoro degli uffici stampa. O no?
    Difficilmente la Letteratura potrà consigliare ai suoi adepti di andare a comprare robe in edicola o in fumetteria. E qui sta il compito di editori, distributori e esercenti (librerie). Chiedere e produrre materiale autoconclusivo (che sia un romanzo, che sia una raccolta, che sia una storia breve) e di facile reperibilità. O no?
    Scusami, non ho capito come sia possibile che sostenendo che non bisogna subordinare il fumetto a cinema e letteratura ma occorre riconoscergli la sua identità particolare si arrivi a ghettizzare il fumetto.
    E' controintuitivo, ma ci puoi arrivare, confido in te :P Ho già scritto tutto prima. Poi un giorno ce lo racconteremo dal vivo, seduti davanti a un caminetto e sorseggiando brandy.

    Quanto al Settembre, non penso che con quella domanda sottintendesse quello che hai spiegato tu. Non può seriamente credere che l'affluenza di Lucca sia un campione statistico rilevante della popolazione italiana. Che a Lucca ci sia un'affluenza di 150.000 persone sarà pure un record, ma rimane comunque lo 0,2% della popolazione. Ci sono minoranze molto più consistenti che vengono ignorate da La Società e da Le Istituzioni.
    La sua domanda io invece l'ho interpretata come una critica (e autocritica), sul fatto che il sistema che regge la produzione e distribuzione di fumetti in italia non è adeguata alla richiesta (che è pure limitata e di nicchia, pensa tu come stanno messi...).
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Franz ha scritto: Comunque la questione è semplice: sulla stampa si parla di fumetti? No. Deduzione logica maliziosa: gli uffici stampa non sanno fare il loro lavoro / son lì solo perché qualcuno ha detto che pure l'azienda più smandruppata un ufficio stampa deve averlo sennò non è cuul. Deduzione logica garantista: beh forse gli editori di fumetti avranno pensato che per il loro business così focalizzato sulle nicchie di aficionados non ci fosse bisogno di spendere ulteriori risorse per un ufficio stampa e per la ricerca di nuovi lettori.
    La deduzione funziona, fino a un certo punto. Anch'io osservando le realtà che citi tu penso che gli uffici stampa potrebbero e dovrebbero fare di più. Ed è vero che invece si concentrano soprattutto nella propria nicchia di nerd e lettori di fumetti. E questa dà moto perpetuo a un loop infinito che vede il fumetto letto e conosciuto sempre dai soliti.
    Ma il punto è che probabilmente questi uffici stampa avranno le loro buone ragioni. Che noi non conosciamo, non essendo del mestiere e non avendo a disposizione i dati e le competenze di questi signori. Non agiscono alla cazzo volontariamente, mi pare chiaro: per quanto sia lollosa e iconografica l'immagine di queste persone in ufficio che si lanciano aeroplanini di carta (un po' come gli sceneggiatori de Gli Occhi del Cuore, per intenderci ;) ), io penso che loro lavorino in base a un criterio. Che noi alla luce dei risultati visibili possiamo non condividere, ovviamente. Ma in alcuni casi comunque io vedo che la cosa si muove anche su lati più ampi: un Faraci che trasforma in fumetto un romanzo di Baricco ha avuto una eco anche sui quotidiani, almeno nello spazio delle recensioni. E la Disney, per fare un esempio flammoso ma calzante, con la De Poli si sta muovendo tantissimo sul fronte della comunicazione verso i lettori generalisti, emettendo comunicati stampa in occasione di restyling (che ha avuto anche una conferenza stampa, ricordiamolo) e in occasione di storie o iniziative che toccano argomenti di pubblico interesse come i 150 anni dell'unità d'Italia, l'anno della chimica ecc. proprio in un'ottica di giornale che sia il più possibile di tutti.
    E' poco? Sì, se teniamo l'ottica proprio dei quotidiani e televisioni. L'attenzione verso queste realtà pop sarebbe anche secondo me da aumentare, ma ripeto, ci saranno precisi calcoli che muovono le azioni di chi non punta o non punta abbastanza su questo aspetto.
    In fondo è la cosa che diceva Settembre parlando dei tour degli autori nelle fumetterie, per niente sponsorizzati dalle rispettive case editrici quando invece per i libri è tutta un'altra cosa. Fortunatamente ci sono casi in cui si va in controtendenza.
    Ah, non è che tutti devono avere un'ufficio stampa perchè è cuul: tutti o quasi lo hanno perchè anche se per noi non lavorano in modo ottimale è il gancio indispensabile per esistere in una qualunque fetta di mercato.
    Franz ha scritto:Cmq l'altarino più inquietante che si scopre in realtà è che, come al solito, sotto a queste discussioni c'è un tappetino di diffidenza nei miei confronti come fossi uno che apre la bocca è da fiato su tutto senza sapere di cosa parla. Facciamo che invece di degnarvi di una risposta come ho fatto finora, me ne frego e continuo a fare come mi pare, eh? Sempre fin quando gli Amministratori/Moderatori/Piùomenotuttitantoèuguale non decidono di bannare, come è loro diritto insindacabile.
    Nessuno ti vieta di fare come ti pare. E non vedo il motivo del continuo invocare le alte sfere ogni volta per darti legittimità nei tuoi interventi. E' un forum, e per quanto alcuni interventi possano diventare leggermente accesi a volte, si è sempre in un contesto di amicizia e simpatia.
    Non c'è diffidenza verso di te. Se dico che secondo me non sei stato intellettualmente onesto intendo che in quella particolare affermazione secondo me hai trascurato di prendere in considerazione determinati elementi in modo da sostenere in modo fazioso la tua tesi. Ciò non vuol dire che ti consideri intellettualmente disonesto sempre, ma solo in quella particolare occasione e solo secondo me, che potrei anche sbagliarmi. Se in questo caso ho detto che si rischia di parlare di cose che non si conoscono non è un giudizio verso di te, ma un semplice ricordare che quando si va a parlare di ambienti lavorativi particolari, che esulano dal produrre fumetti o altro ma vanno nel campo della loro pubblicizzazione e diffusione, possiamo anche emettere giudizi ma a meno di non bazzicare nell'ambiente non si hanno elementi per affrontare serenamente l'argomento. Poi magari invece tu hai un amico che lavora da anni in un ufficio di pubbliche relazioni e quindi di certe dinamiche ne sai a pacchi e parli a ragion veduta, ma se non lo specifichi io non posso che ipotizzare che tu parli solo osservando i risultati ma senza avere i mezzi per capire cosa li ha prodotti e perchè.
    Quindi, nessun pregiudizio su di te ;)
    Franz ha scritto: Questo è un ragionamento 1.0, vecchio come le campagne antidroga con la canzone di Nek. Perché la gente cambi abitudine bisogna mostrargli che le conviene. Intanto bisogna mettere in chiaro che ci stiamo rivolgendo a chi già legge libri. Perché se vogliamo convertire al fumetto chi proprio non legge per niente stiamo freschi. E per chi già legge libri (cosa che non è garanzia di intelligenza e buon senso) bisogna che a dirgli quant'è bello un fumetto ci sia uno che già gli ha fatto scoprire quanto sono belli i libri. E' questo che si intende quando si dice che la Letteratura si dovrebbe occupare di fumetti.
    Il problema è che la Letteratura (la Critica, le Riviste) si dovrebbe occupare di un sacco di cose, e non è che se le va a cercare: va tirata per la giacchetta. E questo è il lavoro degli uffici stampa. O no?
    Difficilmente la Letteratura potrà consigliare ai suoi adepti di andare a comprare robe in edicola o in fumetteria. E qui sta il compito di editori, distributori e esercenti (librerie). Chiedere e produrre materiale autoconclusivo (che sia un romanzo, che sia una raccolta, che sia una storia breve) e di facile reperibilità. O no?
    Sì e no. Sì quando dici che tirare per giacchetta dovrebbe essere quello il lavoro degli uffici stampa. Eccome se lo è. Ma ne ho già detto qui sopra: tutto dipende dai ragionamenti e dalle intenzioni degli editori e degli uffici stampa stessi.
    Sul fatto che il ragionamento sia vecchio, dissento: la campagna antidroga con "la vita rimane la cosa più bella che ho" è vecchia, ok, ma perchè probabilmente pensata da persone non più giovani e quindi colpisce poco il target di riferimento, purtroppo. Errore tipico.
    Il mio ragionamento è diventato vecchio ma rimane valido, invece: la qualità è quella che sulla lunga distanza paga. La convenienza invece è momentanea. Quindi è ovvio che ti serve il nome di Baricco (per tornare all'esempio precedente) per attirare l'attenzione della stampa generalista: il nome di una personalità riconosciuta che dica qualcosa anche a chi non bazzica solo l'ambito di appartenenza della personalità stessa è una base importante su cui puntano gli uffici stampa, e così anche le fascette coi commenti di personaggi celebri (king su American Gods, Paolini -_- su Shannara ecc, per andare sulla letteratura). O anche le copertine o ancora le fascette che ricordano che "da questa graphic novel è stato tratto il film di tal dei tali", ma questi sono sempre appigli agli altri linguaggi narrativi che inevitabilmente sminuiscono la dignità intrinseca del fumetto.
    Per quanto riguarda il produrre materiale autoconclusivo apposta per smerciarlo nelle librerie di varia, mi pare inutile: esistono già centinaia di prodotti di quel tipo, senza bisogno di crearli ad hoc con una forzatura.
    Franz ha scritto:
    Scusami, non ho capito come sia possibile che sostenendo che non bisogna subordinare il fumetto a cinema e letteratura ma occorre riconoscergli la sua identità particolare si arrivi a ghettizzare il fumetto.
    E' controintuitivo, ma ci puoi arrivare, confido in te :P Ho già scritto tutto prima. Poi un giorno ce lo racconteremo dal vivo, seduti davanti a un caminetto e sorseggiando brandy.
    Sì, ma guarda che adesso ci conto, eh. Il brandy lo offro io, ma il caminetto metticelo tu :P
    Franz ha scritto:Quanto al Settembre, non penso che con quella domanda sottintendesse quello che hai spiegato tu. Non può seriamente credere che l'affluenza di Lucca sia un campione statistico rilevante della popolazione italiana. Che a Lucca ci sia un'affluenza di 150.000 persone sarà pure un record, ma rimane comunque lo 0,2% della popolazione. Ci sono minoranze molto più consistenti che vengono ignorate da La Società e da Le Istituzioni.
    La sua domanda io invece l'ho interpretata come una critica (e autocritica), sul fatto che il sistema che regge la produzione e distribuzione di fumetti in italia non è adeguata alla richiesta (che è pure limitata e di nicchia, pensa tu come stanno messi...).
    La mia in effetti era un'ipotesi personale, ma non nego che sia sbagliata. In effetti forse ri riferiva più propriamente a quello che dici tu, anche perchè è in linea con tutto quello di cui ha parlato nell'intervista.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Vai al cinema e spendi 10 euro, vai a farti l'aperitivo ( a Milano ) e sono altri 10 euro, ma se devi spendere 10 euro per una rivista a fumetti son troppi.
    Gli albi bonelli e bonellidi dovrebbero costare almeno 5 euro.

    La crisi economica ha indubbiamente influito, però se consideriamo che il mercato dei videogame e consolle varie è in crescita, ecco che è facile intuire dove vanno i soldi. Un ragazzino è felice quando spende 10 euri per comprare un videogame usato da gamestop ed è convinto di star spendendo pochissimo. Poi si lamente se paga 3 auro un fumetto NUOVO, non usato.

    Questa è la cultura dominante...siam morti. :muori:
  • Hai ragione, ma non sarei così duro col mondo dei videogiochi, perché difatto un (bel) videogioco quanto dura in mano a un bambino? Forse pure dei mesi, per cui si può ben capire come un'esperienza immersiva e protratta nel tempo venga preferita ad un fumetto che si legge in mezz'ora. E venga considerata meritevole di una decina di euro.
  • Franz ha scritto:Questo è un ragionamento 1.0, vecchio come le campagne antidroga con la canzone di Nek. Perché la gente cambi abitudine bisogna mostrargli che le conviene. Intanto bisogna mettere in chiaro che ci stiamo rivolgendo a chi già legge libri. Perché se vogliamo convertire al fumetto chi proprio non legge per niente stiamo freschi. E per chi già legge libri (cosa che non è garanzia di intelligenza e buon senso) bisogna che a dirgli quant'è bello un fumetto ci sia uno che già gli ha fatto scoprire quanto sono belli i libri. E' questo che si intende quando si dice che la Letteratura si dovrebbe occupare di fumetti.
    Non lo so. Chi non legge niente potrebbe leggere più facilmente un fumetto di un libro, secondo me. Per il tempo che ci impiegherebbe, per i disegni, ecc.
    giac- ha scritto:Gli albi bonelli e bonellidi dovrebbero costare almeno 5 euro.
    Io son d'accordo con tutto il discorso, ma preferisco pagarli ancora meno di 5 euro :P
    [che poi, Martin Mystère costa già 4,70 euro, spin-off e supplementi vari idem sono sempre poco sotto i 5]

    Bonelli aveva una sua filosofia di vita, mi sembra giusto rispettarla. Certo, sarà dura farlo e prima o poi cederà anche la SBE. Ma sarà un "tradimento".
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    Ottimo lavoro.
  • La situazione del fumetto in Italia non è rosea anche per via di certe convinzioni...
    Per esempio quelle espresse da un giornalista del Fatto Quotidiano che viene confutato dal blog Fumettologicamente -_- .
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Tristezza. :bush:

    Il tutto è però un buon esempio di quel che dicevo più sopra: la funzione critica, oggi, ha senso solo se espletata su internet. (Anche se Marani è un linguista e ne faceva una questione linguistica; ma come fai ad articolare qualcosa di sensato in dieci righe per inserto di quotidiano?)

    p.s.: ma novel è "romanzo" o "novella"? E deciditi, Crusca! :P
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • Ho i brividi.
    E' un po' come quelli che dicono che Google+ è una città fantasma, avendoci sbirciato dentro solo un paio di volte e provando antipatia per gli esaltati che lo celebrano. Purtroppo è questo il tipo di gente che può scrivere sui giornali. Noi ci dobbiamo limitare a rosicare nei blog e nei forum :(
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Ho seguito la discussione, ma non mi andava mai di rispondere.
    Risposta n° 1. In ogni caso volevo dire che io faccio l'addetto stampa per una microscopica casa editrice e per quanto mi stia sul cazzo come lavoro purtroppo mi rendo conto di come sia difficile senza i famosi contatti giusti. È un problema andare a tirare la giacchetta alla critica non avendo idea di quale sia la stanza in cui la critica si riunisce. Senza contare che spesso pensi di esserci e invece ti ritrovi con un sonoro calcio nel culetto.
    Risposta n° 2. Oltre all'ufficio stampa, da poco ho iniziato a bazzicare il campo della distribuzione lavorando per Bookrepublic, che è un distributore di ebook. Mi rendo conto come gli editori, a meno che non siano Mondadori o RCS o non si vadano ad intaccare contratti per sconti e promozioni, siano piuttosto "immaturi" - se mi concedete il termine. Gli editori di medie/piccole dimensioni mi sembrano che abbiano capito tutto fuorché come funziona la distribuzione, almeno quel che non riguarda il fare arrivare in libreria i propri libri. Non che io ne sappia a pacchi, però cominciando a lavorarci dall'interno... E basta, mi so' scocciata di scrivere.
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