39. Topolino e il Mondo Che Verrà
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 72 (16 + 19 + 20 + 17)
Topolino #2721-2722-2723-2724
E scatta il capolavoro, ma quello vero, che si dipana in lungo e in largo e in quattro meravigliosi capitoli che raccontano finalmente una signora storia, libera da qualsiasi costrizione, senza limiti di respiro e numero di tavole. Casty si ritrova tra le mani la possibilità di impostare la sua personale saga, in un periodo in cui in Topolino si fa un grande uso di storie a puntate, spesso e volentieri di qualità modesta. Ma Casty fortunatamente ci risparmia l'iniziativa fuffona, pretestuosa, ammiccante e trendy, proponendoci una vera e propria Storia, dalla trama articolata e mai prima d'ora tanto complessa. Una storia che rinuncia alla tendenza in voga di legare tra loro con un filo posticcio tante storielle autoconclusive, ma le cui quattro parti scandiscono quattro diverse fasi di un unico racconto organico.
Insomma mai così complesso, ma anche mai così ossequioso del passato, visto che la storia decide di disegnarsela lui adottando il suo stile scarpagottfredsoniano. E se non bastasse lo stile grafico e narrativo, ecco arrivare i pezzi grossi: Eta Beta nelle file dei buoni, e la Spia Poeta come grande Cattivo. Il primo l'avevamo già visto nella Neve Spazzastoria e conferma qui il suo esser tornato fortunatamente alle origini, dopo decenni di cattivo utilizzo: addirittura la sua genialità ammanatata di flemma è pure di più rispetto alla sua precedente apparizione. Per quanto riguarda il secondo, ritorna dritto dritto dalla splendida storia a strisce Topolino e la Spia Poeta, dove in piena guerra fredda non si faceva alcuno scrupolo a tradire e AMMAZZARE i suoi stessi compagni, salvo poi morire lui stesso annegato dal peso delle sue medaglie. Non c'è da meravigliarsi se Casty abbia deciso di ignorare il ritorno della Spia Poeta, avvenuto negli anni 90, per mano di Asteriti, dove una spia rediviva passava dalla parte del bene e chiedeva a Topolino di trovargli un lavoro onesto, combinando tanti pasticci. Una storia così svilente rovinava e rendeva inservibile quello che era l'avversario di Topolino più pericoloso, forse anche più di Macchia Nera, e l'unico visto finora che senza farsi troppi problemi ricorreva all'omicidio esplicito. Ecco quindi una Spia Poeta più fedele all'originale, sia nella caratterizzazione che nella grafica, magari non un assassino - del resto i tempi non lo permettono più - ma un traditore sì, e anche bello grosso.
Numeri Misteriosi è il capitolo più corto. In sole sedici tavole, Casty fornisce un degno prologo agli avvenimenti, incuriosendo quanto basta il lettore. E' dalla lettura conseguenziale dei quattro capitoli, poi, che si capiranno svariate cose che una lettura frammentata dalla cadenza settimanale aveva contribuito a far dimenticare. E da qui si vede la grande cura, la perizia di un Casty che riesce a condensare in poche pagine un numero sufficente di incentivi, e di indizi: gli oscuri riferimenti nei dialoghi nella base artica, la reticenza del professor Gutenabend durante l'intervista di Minni e quel paio di occhialetti che spuntano dalla sua libreria. E infine il ruolo di un Topolino più spaesato che mai, che ricorda non poco il lettore alle prese con i molteplici elementi non spiegati di questo primo capitolo, e che si fa trascinare nell'avventura stavolta proprio da Minni, che da elemento attivo si trasformerà in donzella da salvare, senza però far perdere per un solo istante l'interesse di Topolino verso la sua persona, e riappropriandosi di un ruolo antico che decenni di indagini con Basettoni avevano fatto accantonare.
L'Ombra del Passato senza più reticenze mette in tavola tutte le carte, le tematiche e gli indizi della storia. Vengono posti tutti i quesiti ed entrano in scena quelli del NISBA capeggiati da un Eta Beta, che nelle intenzioni originarie di Casty avrebbe dovuto avere qui il suo ritorno e non nella Neve Spazzastoria. Divertentissime le scene al NISBA, dove si sprecano le gag (il Gedicom!) e dove vengono per la prima volta menzionati il progetto "Mondo Che Verrà", il satellite, i quattro giganti e l'Inusitania, che sarà il teatro della terza parte. Sul finale si riveleranno anche altri personaggi come Bonomox e il manageriale Nicko, ma soprattutto la Spia Poeta, che prima era stata solo accennata attraverso indizi, che di certo non ingannerebbero mai l'esperto ma potrebbero aver incuriosito a sufficienza il lettore bambino, incentivandolo a cercarsi la storia di Gottfredson. Divertentissimo inoltre l'atteggiamento dei superiori di Eta Beta, che lo aiutano di nascosto per non incorrere in incidenti diplomatici. Unico neo di questa parte è Topolino che anche solo per preparare il terreno per la riuscitissima gag del fantasma vestaglia (lol!) afferma di non credere ai fantasmi, cosa alquanto improbabile da sentirgli dire dopo le tonnellate di storie (anche classicissime!) a tema, e anomala specialmente per un Casty, che ha fatto della continuità narrativa una delle sue regole fondamentali.
I Segreti dell'Inusitania svela infine ogni mistero. Durante la trasferta di Eta Beta e Topolino nello staterello mitteleuropeo dell'Inusitania (che nel nome è una splendida citazione a Romano Scarpa), abbiamo modo di conoscere Silvy, l'ennesima ragazzina-spalla di Topolino, che va ad affiancarsi ad Eurasia, Estrella e Uma nella galleria di donne di Casty. Dopo due topine e una volpicina abbiamo un'umana, ancor più tenera e sbarazzina di loro, che ormai determina quello che si può chiamare un vero e proprio stilema castyano. Viene poi il colloquio col re Bonomox che spiega per filo e per segno il progetto Mondo Che Verrà che si mostra un concentrato di idee originali e geniali. La denumeratropia e l'equazione del mondo, oltre a ricordare molto lo stile di Lost, si rivelano spunti nuovi, che fanno un figurone narrati sulle pagine di un Topo, ormai troppo spesso relegato a siparietti comico-demenziali. E non è finita, visto che dopo i piani del buon Bonomox vengono nell'ordine svelati quelli del nipote degenere Nicko (mitiche le due Italie!) e infine quelli assai più cruenti della Spia Poeta, che fugge e getta le basi per la battaglia finale dell'ultimo capitolo.
La Minaccia sul Mondo rappresenta, infine, un unicum nel fumetto Disney di questi ultimi anni. Una battaglia finale lunga diciassette tavole è qualcosa di mai visto sin dai tempi delle lunghe sequenze d'azione con cui Scarpa soleva chiudere le sue primissime storie. E adesso che siamo abituati a vedere le lotte concludersi in due vignette, ci fa strano vedere come a suo tempo Pietro e Mickey usassero scazzottarsi e rincorrersi per pagine e pagine, tra una gag e un momento di pathos, intrattenendo a sufficienza il lettore, come se si trattasse di un film. Per avere il tempo (e lo spazio) per poterci restituire una vera battaglia ad ampio respiro, Casty si occupa di sbrigare ogni chiacchiera nel capitolo precedente, lasciandosi così il campo sgombro per la costruzione del suo personalissimo climax d'azione. Climax che vede Topolino e Eta Beta atterrare sull'aereo-dirigibile della Spia, e la guardia reale dell'Inusitania intraprendere una battaglia aerea come si deve nel tentativo di salvare il mondo. Una vera e propria guerra, quindi, che non toglie spazio alle gag visive: bellissima Minni che apre la porta delle cucine in faccia alla Spia, o Eta Beta che tranquillissimo annoda l'antenna con una chiave inglese. E si vedono qua e là alcune influenze miyazakiane: nella battaglia nei cieli, nelle avventure "fisiche" di Topolino e Minnie, perennemente aggrappati l'un l'altro e nella presenza dei quattro giganti. Un misto tra Laputa, Nausicaa e Porco Rosso con il finale di Conan, oserei dire. E niente male pure il finale con l'inquietante vignetta della mano della Spia Poeta, che a sorpresa salta fuori dall'acqua e il discorso "pacioso" di Bonomox.
Passato, presente e futuro del fumetto Disney si incontrano così in un lavoro dalla qualità eccelsa, che si teme potrebbe non vedere mai più la luce sulle pagine di Topolino, in cui sembra starsi facendo largo una tipologia ben differente di saga, o storia a puntate. Topolino e il Mondo Che Verrà è un'immane opera, che si spera proprio non debba essere l'ultima dell'autore, ormai sempre più lontano dalle pagine di Topolino. Certo, come testamento creativo è una meraviglia, un monumento a quanto Casty ha fatto in questo lustro di attività Disneyana, nonchè un modo di chiudere in bellezza una carriera. Ma di Casty, di Faraci e di altri autori Disney che prendano seriamente questa tipologia molto particolare di fumetto, c'è un grande bisogno laggiù in Disney dove ci si sta sbilanciando sempre più verso lo humor, a scapito di altri generi. Rimane apprezzabile il fatto che a questa storia sia stata dedicata la copertina, non nell'albo di esordio (lì c'era Papertotti, sigh) ma nel successivo, segnale che questa tipologia di fumetto Disney potrebbe godere ancora di un certo appoggio. In attesa di qualcos'altro di Castyano, che possa essere prodotto in questo 2008, sospendo la retrospettiva.
Casty
Speriamo che prima o poi si decida a pubblicare la sua trilogia con Atomino Bip Bip...credo che sarà un capolavoro!
Devo veramente dare ragione a Grrodon... Però (c'è un però) in alcune storie sembra che cada in alcuni schemi fissi, come in "Topolino e gli effetti della disastrometa", dove la situazione catastrofica della Terra che smette di girare si risolve grazie al fortunato atterraggio (non che sia colpa sua: spesso è una situazione costretta dalla logica della storia, o per non allungare una storia che diverrebbe troppo lunga).
Nonostante questo, Casty è e rimarrà un grande!!!
PS Ggrodon non mi bannare... amici come prima?
Nonostante questo, Casty è e rimarrà un grande!!!
PS Ggrodon non mi bannare... amici come prima?
Ultima modifica di gil grissom il mercoledì 02 luglio 2008, 19:02, modificato 1 volta in totale.
"2 cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana... Ma della prima non sono sicuro..." A.Einstein
Perdonalo, non parla l'evroniano!Grrodon ha scritto:Ggrodon?
Temo la tua ira..... PERDONO!!!!!!!
X la fretta mi sbaglio a digitare....
X la fretta mi sbaglio a digitare....
"2 cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana... Ma della prima non sono sicuro..." A.Einstein
La prossima storia dovrebbe essere "Topolino e le miniere di fantametallo", con Eurasia Tost,. Sarà disegnata da Casty?
40. Topolino e il Grande Pippunga
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 38
Topolino # 2753, Settembre 2008
Dopo mesi e mesi di latitanza dal suo capolavoro Il Mondo Che Verrà, ecco quindi ritornare l’ottimo Castellan, ancora una volta come autore completo, di una storia che pare faccia parte delle giacenze dello scorso anno. La lunghissima assenza e l’acquolina in bocca lasciata dalla sua saga con la Spia Poeta hanno però aumentato a dismisura le aspettative, impedendo a questa storia di essere gustata appieno. Sarà a causa dello spunto di base che non è affatto originale, visto che tira in ballo una sorta di Pippo gigantesco che parodizza King Kong, con tanto di produttore cinematografico senza scrupoli alle calcagna. Ma al di là di questi cliché Casty ha modo di mettersi in mostra comunque, con un utilizzo simpaticissimo dei personaggi, Gambadilegno in primis, una quantità di ottime gag e un colpo di scena finale tutt’altro che telefonato. La lunga assenza però è anche servita a far saltare subito all’occhio una caratteristica del Casty autore completo che altrimenti poteva esser data per scontata: il modo personalissimo di comporre il disegno nella vignetta. Le sequenze con Pippunga che batte la testa nella serra, o che usa le auto come pattini, alcune battute di Gambadilegno visualizzate inducono ad una riflessione. Come già si disse in passato, Casty è un narratore e lo è sia nella sceneggiatura che nel disegno: quando poi le due cose si fondono e fa l’autore completo ecco creare quel non so che che rende la storia unica, autoriale, un qualcosa a sé. La rende, a differenza di altre mille storie Disney prodotte in massa con accoppiamenti artistici randomici, un vero e proprio Fumetto.
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 38
Topolino # 2753, Settembre 2008
Dopo mesi e mesi di latitanza dal suo capolavoro Il Mondo Che Verrà, ecco quindi ritornare l’ottimo Castellan, ancora una volta come autore completo, di una storia che pare faccia parte delle giacenze dello scorso anno. La lunghissima assenza e l’acquolina in bocca lasciata dalla sua saga con la Spia Poeta hanno però aumentato a dismisura le aspettative, impedendo a questa storia di essere gustata appieno. Sarà a causa dello spunto di base che non è affatto originale, visto che tira in ballo una sorta di Pippo gigantesco che parodizza King Kong, con tanto di produttore cinematografico senza scrupoli alle calcagna. Ma al di là di questi cliché Casty ha modo di mettersi in mostra comunque, con un utilizzo simpaticissimo dei personaggi, Gambadilegno in primis, una quantità di ottime gag e un colpo di scena finale tutt’altro che telefonato. La lunga assenza però è anche servita a far saltare subito all’occhio una caratteristica del Casty autore completo che altrimenti poteva esser data per scontata: il modo personalissimo di comporre il disegno nella vignetta. Le sequenze con Pippunga che batte la testa nella serra, o che usa le auto come pattini, alcune battute di Gambadilegno visualizzate inducono ad una riflessione. Come già si disse in passato, Casty è un narratore e lo è sia nella sceneggiatura che nel disegno: quando poi le due cose si fondono e fa l’autore completo ecco creare quel non so che che rende la storia unica, autoriale, un qualcosa a sé. La rende, a differenza di altre mille storie Disney prodotte in massa con accoppiamenti artistici randomici, un vero e proprio Fumetto.
41. Topolino e la Jellamolecola
Testi: Casty
Disegni: Enrico Faccini
Tavole: 34
Topolino #2757, Settembre 2008
Incontro tra due grandi del fumetto Disney. Ritorna Casty a breve distanza dal Pippunga, stavolta non come autore completo ma con i disegni di Faccini. Ed è un felice connubio, che mette in luce quanto i loro due stili, la loro estetica, la loro stessa visione del mondo Disney sia simile. Non ci aveva mai fatto caso nessuno, proprio perché Faccini si mimetizzava occupandosi più spesso dei paperi, in maniera bislacca e innovativa, mentre Casty, giocando a portare avanti la vecchia scuola era sempre sembrato un classicista. E invece le basi dei due autori sono le stesse, dall’amore per la stramberia all’ispirazione scarpiano/gottfredsoniana, base grafica di entrambi. Fino a giungere ad un elemento comune che poteva sembrare ancor meno evidente, ma che qui emerge prepotentemente: il modo di comporre la vignetta, di organizzarsi lo spazio e di dare ai disegni quel feeling narrativo di cui si era parlato in occasione del Pippunga. In soldoni, la storia sembra quasi disegnata da Casty, fatta eccezione per quelle dentature un po’ troppo vistose, probabilmente un tentativo fallito di accrescere ulteriormente la mimesi con il Gottfredson anni 50.
Non di sola mimesi però vive la storia, che racconta una trama allegra, e interessante. Memorabile la presenza del C.A.S.P.I.T.E.R.I.N.A., dato che è anche l’esclamazione prediletta di Topolino nell’animazione. Non rientra certo tra i gialli Castyani più imprevedibili (il colpevole viene suggerito subito), ma è più che altro un’avventura assurda, fantasiosa e spensierata, che fa un grande uso dell’humor paradossale, con alcuni tocchi di stile. Del resto chi si immaginava che so Topolino venissero tirate in ballo le leggi di Murphy?
Testi: Casty
Disegni: Enrico Faccini
Tavole: 34
Topolino #2757, Settembre 2008
Incontro tra due grandi del fumetto Disney. Ritorna Casty a breve distanza dal Pippunga, stavolta non come autore completo ma con i disegni di Faccini. Ed è un felice connubio, che mette in luce quanto i loro due stili, la loro estetica, la loro stessa visione del mondo Disney sia simile. Non ci aveva mai fatto caso nessuno, proprio perché Faccini si mimetizzava occupandosi più spesso dei paperi, in maniera bislacca e innovativa, mentre Casty, giocando a portare avanti la vecchia scuola era sempre sembrato un classicista. E invece le basi dei due autori sono le stesse, dall’amore per la stramberia all’ispirazione scarpiano/gottfredsoniana, base grafica di entrambi. Fino a giungere ad un elemento comune che poteva sembrare ancor meno evidente, ma che qui emerge prepotentemente: il modo di comporre la vignetta, di organizzarsi lo spazio e di dare ai disegni quel feeling narrativo di cui si era parlato in occasione del Pippunga. In soldoni, la storia sembra quasi disegnata da Casty, fatta eccezione per quelle dentature un po’ troppo vistose, probabilmente un tentativo fallito di accrescere ulteriormente la mimesi con il Gottfredson anni 50.
Non di sola mimesi però vive la storia, che racconta una trama allegra, e interessante. Memorabile la presenza del C.A.S.P.I.T.E.R.I.N.A., dato che è anche l’esclamazione prediletta di Topolino nell’animazione. Non rientra certo tra i gialli Castyani più imprevedibili (il colpevole viene suggerito subito), ma è più che altro un’avventura assurda, fantasiosa e spensierata, che fa un grande uso dell’humor paradossale, con alcuni tocchi di stile. Del resto chi si immaginava che so Topolino venissero tirate in ballo le leggi di Murphy?
La Meraviglia l'ha già postata Pacuvio nel topic delle news, ma per completezza la metto anche qui.
42. Topolino e il Signore dei Pupazzi
Testi: Casty
Disegni: Massimo De Vita
Tavole: 35
Topolino #2779, Febbraio 2009
Soggetta ormai da tre anni a un'estrema diluizione, rispetto ai fasti delle annate 2004 e 2005, la produzione di Casty diventa difficilmente giudicabile ora come ora. Il Signore dei Pupazzi, pur non essendo fra le storie migliori dell'autore, rientra però nella sua altissima media qualitativa. Sembrano finiti i tempi in cui al ritmo di una storia ogni due settimane Andrea Castellan teneva alta la qualità e l'interesse verso il settimanale, alternando capolavori a belle storie. Ed è quindi facile rimanere delusi da queste rare apparizioni, specie dopo le lunghe attese che a volte durano anche un trimestre.
Ma a conti fatti, Casty si riconferma un grande autore anche nei peggiori frangenti, riuscendo a inserire chicche, trovatine e elementi interessanti in ogni sua storia, adottando la filosofia di lavoro dei suoi ispiratori, da sempre molto generosi quando si trattava di divertire il lettore. La storia non è solo una trama, ma tutto ciò che ci sta intorno, il modo che hanno i protagonisti di reagire agli eventi, le stramberie che sembrano messe lì tanto per ridere ma che in realtà hanno la funzione di farsi ricordare. Tutto, nell'approccio di Casty, contribuisce ad evitare quella sorta di stato catatonico che può prendere il lettore all'ennesima storia su un ennesimo cliché. I nomi stessi dei personaggi della storia, quelli che in altri casi sarebbero destinati a svanire nell'oblio dopo una letta veloce, rimangono qui impressi quel tanto che basta per risvegliare l'attenzione di chi legge: Baloq, Vitruvian, l'Andromimo, Pestalfior sono nomi simpatici, allegri e soprattutto originali, ennesimo esempio di quanto possa essere vivace lo stile narrativo dell'autore.
La storia in questione vede Topolino e Pippo intrufolarsi quasi di prepotenza in un giallo che vede confrontarsi due ex-soci di un azienda produttrice di giocattoli, con differenti punti di vista e filosofie produttive. E pur andando a parare su elementi già visti (l'organizzazione criminale, l'esercito di robot), la storia riesce a mantenere la sua verve giocosa e puramente castyana fino all'ultima vignetta, permeata di ottimismo puramente Disneyano. Tornano dopo tantissimo tempo i disegni di De Vita, che era dai tempi delle prime storie da autore completo di Casty che non collaborava con lui. E pur conservando la sua impronta stilistica, è notevole come De Vita rispetti sacralmente lo schema compositivo mutuato dallo storyboard di Casty. Un modo di organizzare lo spazio nella vignetta molto sapiente, che in virtù della sua "compostezza" riesce sempre ad essere rilassante e a focalizzare sul giusto elemento l'interesse del lettore, evitando certi guazzabugli estremamente chiassosi e tondeggianti che ormai sembrano essere diventati il marchio di fabbrica di buona parte della produzione Disney odierna.
Testi: Casty
Disegni: Massimo De Vita
Tavole: 35
Topolino #2779, Febbraio 2009
Soggetta ormai da tre anni a un'estrema diluizione, rispetto ai fasti delle annate 2004 e 2005, la produzione di Casty diventa difficilmente giudicabile ora come ora. Il Signore dei Pupazzi, pur non essendo fra le storie migliori dell'autore, rientra però nella sua altissima media qualitativa. Sembrano finiti i tempi in cui al ritmo di una storia ogni due settimane Andrea Castellan teneva alta la qualità e l'interesse verso il settimanale, alternando capolavori a belle storie. Ed è quindi facile rimanere delusi da queste rare apparizioni, specie dopo le lunghe attese che a volte durano anche un trimestre.
Ma a conti fatti, Casty si riconferma un grande autore anche nei peggiori frangenti, riuscendo a inserire chicche, trovatine e elementi interessanti in ogni sua storia, adottando la filosofia di lavoro dei suoi ispiratori, da sempre molto generosi quando si trattava di divertire il lettore. La storia non è solo una trama, ma tutto ciò che ci sta intorno, il modo che hanno i protagonisti di reagire agli eventi, le stramberie che sembrano messe lì tanto per ridere ma che in realtà hanno la funzione di farsi ricordare. Tutto, nell'approccio di Casty, contribuisce ad evitare quella sorta di stato catatonico che può prendere il lettore all'ennesima storia su un ennesimo cliché. I nomi stessi dei personaggi della storia, quelli che in altri casi sarebbero destinati a svanire nell'oblio dopo una letta veloce, rimangono qui impressi quel tanto che basta per risvegliare l'attenzione di chi legge: Baloq, Vitruvian, l'Andromimo, Pestalfior sono nomi simpatici, allegri e soprattutto originali, ennesimo esempio di quanto possa essere vivace lo stile narrativo dell'autore.
La storia in questione vede Topolino e Pippo intrufolarsi quasi di prepotenza in un giallo che vede confrontarsi due ex-soci di un azienda produttrice di giocattoli, con differenti punti di vista e filosofie produttive. E pur andando a parare su elementi già visti (l'organizzazione criminale, l'esercito di robot), la storia riesce a mantenere la sua verve giocosa e puramente castyana fino all'ultima vignetta, permeata di ottimismo puramente Disneyano. Tornano dopo tantissimo tempo i disegni di De Vita, che era dai tempi delle prime storie da autore completo di Casty che non collaborava con lui. E pur conservando la sua impronta stilistica, è notevole come De Vita rispetti sacralmente lo schema compositivo mutuato dallo storyboard di Casty. Un modo di organizzare lo spazio nella vignetta molto sapiente, che in virtù della sua "compostezza" riesce sempre ad essere rilassante e a focalizzare sul giusto elemento l'interesse del lettore, evitando certi guazzabugli estremamente chiassosi e tondeggianti che ormai sembrano essere diventati il marchio di fabbrica di buona parte della produzione Disney odierna.
Anche se nota grazie ad altri lidi, è doverosa la segnalazione anche qui, nel thread di quella geniale mente che si noma Casty:
http://www.papersera.net/papersera/IntervistaCasty2.php
http://www.papersera.net/papersera/IntervistaCasty2.php
L'ho letta e, che dire... Casty è già nell'olimpo dei miei autori Disney preferiti, ma dopo aver letto quest'intervista (dalla quale traspare l'amore e la competenza per i pesonaggi disneyani)... lo è ancora di più!
Ho trovato poi molto bella e azzeccata la definizione di "disegn-attori" per Gotffredson, Barks e Scarpa.
Ho trovato poi molto bella e azzeccata la definizione di "disegn-attori" per Gotffredson, Barks e Scarpa.
43. Topolino e le Borbottiglie di Avaloa
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 35
Topolino # 2798, Luglio 2009
Dopo mesi di silenzio torna ad essere pubblicata una storia di Casty, che si presenta elegantemente disegnata da lui, e con una splash page che sembra omaggiare lo stile di Rodolfo Cimino. Sembra infatti dedicata al grande autore questa storia, a partire dal nome del bis bis di Pippo, Romino Cidolfo, che fa avviare la trama. Senza dubbio uno dei migliori parti del Castellan, che ultimamente si era visto di rado sulle pagine del settimanale ma che complice la stagione estiva e l'uscita tradizionale del gadget con conseguente superesposizione del settimanale permette una maggior densità di belle storie. La storia è infatti strepitosa, con una trama poetica e fantasiosa che vede Topolino e Pippo giungere in una terra in cui gli abitanti comunicano tramite musica, che viene immagazzinata all'interno delle "borbottiglie" del titolo. I due, caratterizzati al meglio, se la devono vedere con un usurpatore, e nel far questo Casty dimostrerà una volta di più come sia possibile integrare armoniosamente la tecnologia all'interno del mondo Disney, senza risultare ridondanti. La tecnologia è grande protagonista anche dell'inizio della storia, in cui si ha modo di avvertire l'affettuosa assenza di Minni tramite il navigatore satellitare personalizzato con la sua voce. Tra 200 metri, gira a sinistra...e pensami un po'! è un perfetto esempio di gag "buona" alla Casty che fa capire quanto calore ci sia nei suoi personaggi e nel suo modo di raccontare, figlio di una poetica genuina e fiabesca. Ma poi pagina dopo pagina è tutto un florilegio di trovatine, finezze, gag bonarie come ad esempio Pippo che racconta le imprese dello zio attraverso tre balloon illustrati e poi per spararla grossa li combina insieme con le mani, per non parlare dell'entusiasmo dello stesso Pippo nel partire all'avventura. Graficamente parlando poi siamo dalle parti del capolavoro, e se non bastano le espressioni di Topolino e Pippo a rendersene conto si prenda il varano, grosso, minaccioso eppure disneyano, o lo schema compositivo di una qualsiasi vignetta, sempre ordinato chiaro e nel contempo dinamico e ricco di appeal. La cura profusa nella realizzazione si estende anche al finale agrodolce, che rimanda un po' alla poetica reginelliana nel sancire la divisione tra il nostro mondo e quello di Avaloa, costretto a scandire il proprio tempo in ottave. Insomma tanta fantasia, un trattamento egregio per i personaggi, una buona dosa di allegria e positività accompagnate da una resa grafica accattivante fanno di questa storia il prototipo della storia Disney perfetta, che al termine della lettura avrà divertito il lettore, scaldandogli anche un po' il cuore.
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 35
Topolino # 2798, Luglio 2009
Dopo mesi di silenzio torna ad essere pubblicata una storia di Casty, che si presenta elegantemente disegnata da lui, e con una splash page che sembra omaggiare lo stile di Rodolfo Cimino. Sembra infatti dedicata al grande autore questa storia, a partire dal nome del bis bis di Pippo, Romino Cidolfo, che fa avviare la trama. Senza dubbio uno dei migliori parti del Castellan, che ultimamente si era visto di rado sulle pagine del settimanale ma che complice la stagione estiva e l'uscita tradizionale del gadget con conseguente superesposizione del settimanale permette una maggior densità di belle storie. La storia è infatti strepitosa, con una trama poetica e fantasiosa che vede Topolino e Pippo giungere in una terra in cui gli abitanti comunicano tramite musica, che viene immagazzinata all'interno delle "borbottiglie" del titolo. I due, caratterizzati al meglio, se la devono vedere con un usurpatore, e nel far questo Casty dimostrerà una volta di più come sia possibile integrare armoniosamente la tecnologia all'interno del mondo Disney, senza risultare ridondanti. La tecnologia è grande protagonista anche dell'inizio della storia, in cui si ha modo di avvertire l'affettuosa assenza di Minni tramite il navigatore satellitare personalizzato con la sua voce. Tra 200 metri, gira a sinistra...e pensami un po'! è un perfetto esempio di gag "buona" alla Casty che fa capire quanto calore ci sia nei suoi personaggi e nel suo modo di raccontare, figlio di una poetica genuina e fiabesca. Ma poi pagina dopo pagina è tutto un florilegio di trovatine, finezze, gag bonarie come ad esempio Pippo che racconta le imprese dello zio attraverso tre balloon illustrati e poi per spararla grossa li combina insieme con le mani, per non parlare dell'entusiasmo dello stesso Pippo nel partire all'avventura. Graficamente parlando poi siamo dalle parti del capolavoro, e se non bastano le espressioni di Topolino e Pippo a rendersene conto si prenda il varano, grosso, minaccioso eppure disneyano, o lo schema compositivo di una qualsiasi vignetta, sempre ordinato chiaro e nel contempo dinamico e ricco di appeal. La cura profusa nella realizzazione si estende anche al finale agrodolce, che rimanda un po' alla poetica reginelliana nel sancire la divisione tra il nostro mondo e quello di Avaloa, costretto a scandire il proprio tempo in ottave. Insomma tanta fantasia, un trattamento egregio per i personaggi, una buona dosa di allegria e positività accompagnate da una resa grafica accattivante fanno di questa storia il prototipo della storia Disney perfetta, che al termine della lettura avrà divertito il lettore, scaldandogli anche un po' il cuore.
44. Topolino e il Fantasma di Cleopatra
Testi: Casty
Disegni: Silvio Camboni
Tavole: 30
Topolino # 2801, Luglio 2009
Ecco di nuovo Casty a distanza di sole tre settimane dall'ultima storia. Segno che si vuole riservare ai mesi estivi il meglio della produzione Topoliniana. Però stavolta è un Casty minore, che racconta una storia un bel po' sottotono, rispetto alla sua sfavillante media. Di sicuro non è una storia priva di motivi d'interesse, come il fatto che veda Topolino accompagnato da Indiana Pipps e Pluto. E' la prima volta che Indiana viene utilizzato da Casty, molto più incline a creare personaggi femminili nuovi per questo tipo di ruoli. Ma anche lo stesso variare dei comprimari che affiancano Topolino è uno dei pregi dell'autore che qui si cimenta con un personaggio per lui nuovo, ricordandosi tralaltro anche del fin troppo fumettisticamente sottoutilizzato Pluto. La trama non è niente di che e vede l'inedito terzetto sventare una truffa a base di finte apparizioni fantasmatiche, una cosa alla Scooby Doo che poi si scoprirà essere architettata dal solito Gambadilegno. Ma anche in una storia minore Casty riesce comunque a infilare le sue solite finezze, che sono la sua inconfondibile firma: ad esempio il fatto che Gamba non sia l'unico colpevole, o lo stratagemma a base di cellulare che Topolino usa per risolvere la situazione, il tormentone con Indiana innamorato...di Cleopatra e il finale poetico e un po' inquietante con la finestra temporale tra i due personaggi. I disegni di Camboni nella loro compostezza quasi francese si sposano bene con la chiarezza dei layout di Casty e il prodotto che ne deriva è come al solito molto raffinato. Insomma, nella sua umiltà questa piccola storia rappresenta l'ennesimo esempio di come si possa mantenere buona la qualità media del topo senza eccessivi sforzi.
Testi: Casty
Disegni: Silvio Camboni
Tavole: 30
Topolino # 2801, Luglio 2009
Ecco di nuovo Casty a distanza di sole tre settimane dall'ultima storia. Segno che si vuole riservare ai mesi estivi il meglio della produzione Topoliniana. Però stavolta è un Casty minore, che racconta una storia un bel po' sottotono, rispetto alla sua sfavillante media. Di sicuro non è una storia priva di motivi d'interesse, come il fatto che veda Topolino accompagnato da Indiana Pipps e Pluto. E' la prima volta che Indiana viene utilizzato da Casty, molto più incline a creare personaggi femminili nuovi per questo tipo di ruoli. Ma anche lo stesso variare dei comprimari che affiancano Topolino è uno dei pregi dell'autore che qui si cimenta con un personaggio per lui nuovo, ricordandosi tralaltro anche del fin troppo fumettisticamente sottoutilizzato Pluto. La trama non è niente di che e vede l'inedito terzetto sventare una truffa a base di finte apparizioni fantasmatiche, una cosa alla Scooby Doo che poi si scoprirà essere architettata dal solito Gambadilegno. Ma anche in una storia minore Casty riesce comunque a infilare le sue solite finezze, che sono la sua inconfondibile firma: ad esempio il fatto che Gamba non sia l'unico colpevole, o lo stratagemma a base di cellulare che Topolino usa per risolvere la situazione, il tormentone con Indiana innamorato...di Cleopatra e il finale poetico e un po' inquietante con la finestra temporale tra i due personaggi. I disegni di Camboni nella loro compostezza quasi francese si sposano bene con la chiarezza dei layout di Casty e il prodotto che ne deriva è come al solito molto raffinato. Insomma, nella sua umiltà questa piccola storia rappresenta l'ennesimo esempio di come si possa mantenere buona la qualità media del topo senza eccessivi sforzi.
Segnalo a tutti la nascita di questo minisito (con trailer!) dedicato alla prossima storia di Casty, Topolino e l'isola di Quandomai! :-)
http://thequandomaisite.altervista.org/
http://thequandomaisite.altervista.org/
Bello il sito di Casty! Ma rimarrà solo dedicato a Quandomai, oppure verrà aggiornato in occasione di storie di ampio respiro?
45. Topolino e l'Incubo Orbitale
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 36
Topolino # 2810, Ottobre 2009
Dopo qualche mese di latitanza ritorna Casty con una storia scritta e disegnata da lui, che si merita persino la copertina. E si torna a respirare l'aria di buono dell'inconfondibile suo stile: Casty è capace di carezzare i suoi personaggi nel tratteggiarne sia l'aspetto grafico (e il Casty disegnatore migliora sempre più!) che i caratteri, dipingendoli in modo positivo, non stucchevole ma sempre divertito. L'intera sequenza iniziale a casa di Topolino potrebbe essere l'ideale manifesto stilistico castyano: tutti i personaggi riuniti davanti alla televisione che ridono, scherzano e si prendono bonariamente in giro. C'è realismo, c'è voglia di prendere sul serio questi personaggi, di considerarli persone e non semplici macchiette sterotipate. Raramente tra Topolino e Pippo c'è un'amicizia così realistica, raramente si può dire che Topolino e Minni sembrino davvero fidanzati, eppure Casty concependo tridimensionalmente le sue storie, ragionando con semplice bonarietà, riesce a dare questo effetto da tempo dimenticato. E questo è il punto di partenza fondamentale: poi c'è anche la storia, come sempre ben curata, ricca di momenti di azione, di colpi di scena e anche di gag: stavolta Casty porta Topolino su una stazione spaziale insieme a un manipolo di vip, con lo scopo di testare il luogo in quanto futuro centro di vacanza. Ovviamente la cosa sfuggirà di mano, a causa dell'intromissione di un Macchia Nera in borghese, con ambizioni dittatoriali. Ecco, nel caso dei cattivi vale il discorso inverso: mentre i buoni vengono ritratti con un sentito realismo, con i cattivi Casty gioca. Non li sminuisce, non li mette in burletta ma si diverte a renderli veramente cattivi, nei limiti delle possibilità date dal registro adottato dalla storia. Qui siamo dalle parti del burlesco sicché Macchia Nera toglie di mezzo tecnici e operai spedendoli ai tropici (geniale) e si vendica contro Topolino puntando il raggio contro la sua casa. Cosa che si scoprirà in maniera piuttosto sadica solo nell'ultima tavola...o almeno così era prima che la storia venisse modificata per esigenze redazionali e il finale venisse commutato in una più banale festicciola di bentornato per Topolino.
Ovviamente non sarebbe una storia di Casty se gli spunti si esaurissero qui, e infatti ecco che ognuno dei vip coinvolti mostra una sua caratterizzazione assai umoristica (divertente il cambio repentino di atteggiamento della giornalista) ed ecco che una marea di vignette trasudano gag inaspettate (celiberrimo!). Insomma, l'ennesima storia di Casty che si rivela un manuale per fare buon fumetto Disney.
Testi: Casty
Disegni: Casty
Tavole: 36
Topolino # 2810, Ottobre 2009
Dopo qualche mese di latitanza ritorna Casty con una storia scritta e disegnata da lui, che si merita persino la copertina. E si torna a respirare l'aria di buono dell'inconfondibile suo stile: Casty è capace di carezzare i suoi personaggi nel tratteggiarne sia l'aspetto grafico (e il Casty disegnatore migliora sempre più!) che i caratteri, dipingendoli in modo positivo, non stucchevole ma sempre divertito. L'intera sequenza iniziale a casa di Topolino potrebbe essere l'ideale manifesto stilistico castyano: tutti i personaggi riuniti davanti alla televisione che ridono, scherzano e si prendono bonariamente in giro. C'è realismo, c'è voglia di prendere sul serio questi personaggi, di considerarli persone e non semplici macchiette sterotipate. Raramente tra Topolino e Pippo c'è un'amicizia così realistica, raramente si può dire che Topolino e Minni sembrino davvero fidanzati, eppure Casty concependo tridimensionalmente le sue storie, ragionando con semplice bonarietà, riesce a dare questo effetto da tempo dimenticato. E questo è il punto di partenza fondamentale: poi c'è anche la storia, come sempre ben curata, ricca di momenti di azione, di colpi di scena e anche di gag: stavolta Casty porta Topolino su una stazione spaziale insieme a un manipolo di vip, con lo scopo di testare il luogo in quanto futuro centro di vacanza. Ovviamente la cosa sfuggirà di mano, a causa dell'intromissione di un Macchia Nera in borghese, con ambizioni dittatoriali. Ecco, nel caso dei cattivi vale il discorso inverso: mentre i buoni vengono ritratti con un sentito realismo, con i cattivi Casty gioca. Non li sminuisce, non li mette in burletta ma si diverte a renderli veramente cattivi, nei limiti delle possibilità date dal registro adottato dalla storia. Qui siamo dalle parti del burlesco sicché Macchia Nera toglie di mezzo tecnici e operai spedendoli ai tropici (geniale) e si vendica contro Topolino puntando il raggio contro la sua casa. Cosa che si scoprirà in maniera piuttosto sadica solo nell'ultima tavola...o almeno così era prima che la storia venisse modificata per esigenze redazionali e il finale venisse commutato in una più banale festicciola di bentornato per Topolino.
Ovviamente non sarebbe una storia di Casty se gli spunti si esaurissero qui, e infatti ecco che ognuno dei vip coinvolti mostra una sua caratterizzazione assai umoristica (divertente il cambio repentino di atteggiamento della giornalista) ed ecco che una marea di vignette trasudano gag inaspettate (celiberrimo!). Insomma, l'ennesima storia di Casty che si rivela un manuale per fare buon fumetto Disney.
46. Topolinia 20802
Testi: Fausto Vitaliano, Alberto Savini, Giorgio Salati
Disegni: Marco Ghiglione, Giuseppe Dalla Santa, Casty, Lorenzo Pastrovicchio
Tavole: 149 (38+35 +36+40)
Topolino nn #2811- 2812 - 2813 - 2814, Ottobre/Novembre 2009
Con Topolinia 20802 lo staff di Topolino sperimenta un rinnovamento radicale per il personaggio, cambiandone in parte lo status quo. Topolino adesso si trasferisce in centro città, in un quartiere di cui non ha dimestichezza: l'obiettivo è renderlo più umano, più simpatico agli occhi di un mondo che ormai l'ha bollato come perfettino. Inoltre, come lo stesso Vitaliano afferma, il fatto che il cap di questo quartiere sia palindromo significa che Topolino può tornare alla vecchia realtà ogni volta che vuole, senza che questo invalidi le storie di altri autori che non si uniformeranno alla grande novità. Si comincia con una storia in quattro episodi che descrive l'arrivo di Topolino in questa nuova realtà, desideroso di prendere il patentino giornalistico per regolarizzarsi un po', dopo una vita passata a vivere avventure in modo del tutto casuale. I nomi coinvolti fanno ben sperare: c'è Vitaliano ad orchestrare il tutto, che si immagina infonderà quel pizzico di cattiveria tutta sua, ma che verrà poi mediata dall'abilità di altri sceneggiatori più tranquilli come il Savini, vecchia gloria, e il promettente Salati che più di una volta ha dimostrato di avere a cuore la credibilità dei personaggi. Tra i disegnatori pure c'è una commistione di stili, infatti ad aprire le danze c'è Ghiglione, seguito poi dallo stile retrò di Dalla Santa, da quello innovativo di Pastrovicchio e dal grandissimo Casty, qui per la seconda volta alle prese con una sceneggiatura non sua. Diciamo subito che le premesse non convincono subito: non semberebbe esserci la necessità di trasportare Topolino in una nuova realtà per restituirgli credibilità, specie visto che molti bravi autori hanno dimostrato di poter fare ottime storie con lo status quo di cui disponevano, inoltre l'esperimento di trasportare Topolino in una realtà diversa, più grande, era già stato compiuto con quel capolavoro malconcluso di MM by Faraci e Artibani, e quindi questo a prima vista appare più come un doppione. Inoltre non fila molto come cosa, il fatto che Topolino non sia mai stato veramente in centro città se non pochissime volte, che non sappia prendere la metropolitana, che debba per forza trasferirsi: insomma andrebbe bene se questa non fosse Topolinia, ma siccome lo è risulta piuttosto arduo credere che il grande avventuriero Topolino si senta alla scoperta di un nuovo mondo...nella sua stessa città. Messo da parte però lo scetticismo iniziale dovuto ad una premessa un po' stramba, e prendendola per quel che di fatto è, e cioè un mero espediente narrativo, il risultato non è malvagio.
Il primo episodio, disegnato da Giglione, può far storcere il naso qua e là per certi particolari grafici un po' tirati via: non va dimenticato però che Ghiglione è prima di tutto un illustratore da copertina e che il suo scarso dinamismo in una storia a fumetti l'aveva già dimostrato in Urk. Prese da sole però molte vignette risultano piacevoli e dinamiche, anche se si riscontra un problema generale di inchiostrazione. Per il resto il primo capitolo è semplicemente introduttivo: i personaggi vengono presentati bene anche se la mancanza di avvenimenti di un certo valore fa ancora pesare la premessa poco credibile.
Il secondo episodio è invece realizzato da Savini, abile a dare credibilità ai personaggi, e Dalla Santa, che pur non brillando come ai tempi delle Fantaleggende, ci restituisce una performance carezzevole. Ci si addentra nella storia, si inizia a conoscere meglio i personaggi, i vari direttori del giornale e ci scappa pure una citazione a Giuseppe Tubi, per veri intenditori. Buona l'idea di utilizzare Minni e quindi il vecchio mondo per instradare correttamente Topolino in questa nuova avventura e i dubbi iniziano ad essere messi da parte data la resa molto simpatica di questo progetto.
Il nostro bravo Casty giunge nel terzo episodio e dà un'ottima prova di sé, adattando il suo stile delicato alla situazione. Situazione che precipita visto che in questo episodio, dopo il climax in cui lui si è definitivamente adattato al nuovo scenario, arriva la crisi, e serve quindi uno stile come quello Castyano per far provare al lettore una certa empatia con Topolino che triste e deluso non può che ispirare tenerezza. L'episodio è curioso anche solo per la presenza di Brenda, personaggio femminile come i tanti che Casty affianca a Topolino e che neanche a farlo apposta salta fuori proprio nell'episodio a lui affidato. Ma ci sono anche altre chicche, come il brufolo che spunta fuori a Topolino e la scena in cui chiede il permesso al capo, che ricorda non poco quella sorta di surreale incomunicabilità che nelle storie di Gottfredson c'era tra Topolino e i suoi vari capufficio che di volta in volta lo spiazzavano trattandolo male e bene a seconda dei momenti.
Infine abbiamo la riscossa di Topolino, e viene il turno di Pastrovicchio, quello stesso Pastrovicchio spesso e volentieri inflazionato con saghe tipo Wizards of Mickey, quello stesso Pastrovicchio che è una commistione di retrò e modernità, di Gottfredson e di manga, di bravura e approssimazione...almeno a giudicare dalla seconda vignetta di pagina 37 con un Gambadilegno assai sproporzionato. Per quanto riguarda il finale della storia non è affatto male, con Topolino che riesce a farsi valere dopo un momento di sconforto proprio grazie ad abilità e conoscenze che aveva nella vecchia vita. Viene infatti tirato in ballo il vecchio Gambadilegno, che ormai non fa paura più a nessuno, ma non è l'unico tocco nostalgico: riappare Tubi, che aveva fatto un cameo nel secondo episodio, e che qui ha una gag tutta sua in cui mostra di conoscere e ricordarsi di Topolino. Cosa dopo tutto questo tempo stia facendo è poco chiaro, e va bene così, perchè alla fine della sua avventura il personaggio si redimeva e quindi è bene vederlo fare il maneggione, ma senza sbilanciarsi più di tanto.
Insomma pur non partendo da premesse esaltanti (cambio di status quo forzato, grande città già vista, giornalismo inflazionato, poca credibilità etc) Topolinia 20802 si dimostra una piacevole ventata di aria fresca, un impegno della redazione a dare al settimanale una lettura diversa, interessante, senza arruffianamenti gratuiti in stile Doubleduck, Ultraheroes o Wizards of Mickey, ma con un po' di sostanza genuina. A quanto pare la seconda saga vedrà la partecipazione di Tito Faraci, che per il ciclo è una sorta di parente indiretto. E il cerchio si chiude.
Testi: Fausto Vitaliano, Alberto Savini, Giorgio Salati
Disegni: Marco Ghiglione, Giuseppe Dalla Santa, Casty, Lorenzo Pastrovicchio
Tavole: 149 (38+35 +36+40)
Topolino nn #2811- 2812 - 2813 - 2814, Ottobre/Novembre 2009
Con Topolinia 20802 lo staff di Topolino sperimenta un rinnovamento radicale per il personaggio, cambiandone in parte lo status quo. Topolino adesso si trasferisce in centro città, in un quartiere di cui non ha dimestichezza: l'obiettivo è renderlo più umano, più simpatico agli occhi di un mondo che ormai l'ha bollato come perfettino. Inoltre, come lo stesso Vitaliano afferma, il fatto che il cap di questo quartiere sia palindromo significa che Topolino può tornare alla vecchia realtà ogni volta che vuole, senza che questo invalidi le storie di altri autori che non si uniformeranno alla grande novità. Si comincia con una storia in quattro episodi che descrive l'arrivo di Topolino in questa nuova realtà, desideroso di prendere il patentino giornalistico per regolarizzarsi un po', dopo una vita passata a vivere avventure in modo del tutto casuale. I nomi coinvolti fanno ben sperare: c'è Vitaliano ad orchestrare il tutto, che si immagina infonderà quel pizzico di cattiveria tutta sua, ma che verrà poi mediata dall'abilità di altri sceneggiatori più tranquilli come il Savini, vecchia gloria, e il promettente Salati che più di una volta ha dimostrato di avere a cuore la credibilità dei personaggi. Tra i disegnatori pure c'è una commistione di stili, infatti ad aprire le danze c'è Ghiglione, seguito poi dallo stile retrò di Dalla Santa, da quello innovativo di Pastrovicchio e dal grandissimo Casty, qui per la seconda volta alle prese con una sceneggiatura non sua. Diciamo subito che le premesse non convincono subito: non semberebbe esserci la necessità di trasportare Topolino in una nuova realtà per restituirgli credibilità, specie visto che molti bravi autori hanno dimostrato di poter fare ottime storie con lo status quo di cui disponevano, inoltre l'esperimento di trasportare Topolino in una realtà diversa, più grande, era già stato compiuto con quel capolavoro malconcluso di MM by Faraci e Artibani, e quindi questo a prima vista appare più come un doppione. Inoltre non fila molto come cosa, il fatto che Topolino non sia mai stato veramente in centro città se non pochissime volte, che non sappia prendere la metropolitana, che debba per forza trasferirsi: insomma andrebbe bene se questa non fosse Topolinia, ma siccome lo è risulta piuttosto arduo credere che il grande avventuriero Topolino si senta alla scoperta di un nuovo mondo...nella sua stessa città. Messo da parte però lo scetticismo iniziale dovuto ad una premessa un po' stramba, e prendendola per quel che di fatto è, e cioè un mero espediente narrativo, il risultato non è malvagio.
Il primo episodio, disegnato da Giglione, può far storcere il naso qua e là per certi particolari grafici un po' tirati via: non va dimenticato però che Ghiglione è prima di tutto un illustratore da copertina e che il suo scarso dinamismo in una storia a fumetti l'aveva già dimostrato in Urk. Prese da sole però molte vignette risultano piacevoli e dinamiche, anche se si riscontra un problema generale di inchiostrazione. Per il resto il primo capitolo è semplicemente introduttivo: i personaggi vengono presentati bene anche se la mancanza di avvenimenti di un certo valore fa ancora pesare la premessa poco credibile.
Il secondo episodio è invece realizzato da Savini, abile a dare credibilità ai personaggi, e Dalla Santa, che pur non brillando come ai tempi delle Fantaleggende, ci restituisce una performance carezzevole. Ci si addentra nella storia, si inizia a conoscere meglio i personaggi, i vari direttori del giornale e ci scappa pure una citazione a Giuseppe Tubi, per veri intenditori. Buona l'idea di utilizzare Minni e quindi il vecchio mondo per instradare correttamente Topolino in questa nuova avventura e i dubbi iniziano ad essere messi da parte data la resa molto simpatica di questo progetto.
Il nostro bravo Casty giunge nel terzo episodio e dà un'ottima prova di sé, adattando il suo stile delicato alla situazione. Situazione che precipita visto che in questo episodio, dopo il climax in cui lui si è definitivamente adattato al nuovo scenario, arriva la crisi, e serve quindi uno stile come quello Castyano per far provare al lettore una certa empatia con Topolino che triste e deluso non può che ispirare tenerezza. L'episodio è curioso anche solo per la presenza di Brenda, personaggio femminile come i tanti che Casty affianca a Topolino e che neanche a farlo apposta salta fuori proprio nell'episodio a lui affidato. Ma ci sono anche altre chicche, come il brufolo che spunta fuori a Topolino e la scena in cui chiede il permesso al capo, che ricorda non poco quella sorta di surreale incomunicabilità che nelle storie di Gottfredson c'era tra Topolino e i suoi vari capufficio che di volta in volta lo spiazzavano trattandolo male e bene a seconda dei momenti.
Infine abbiamo la riscossa di Topolino, e viene il turno di Pastrovicchio, quello stesso Pastrovicchio spesso e volentieri inflazionato con saghe tipo Wizards of Mickey, quello stesso Pastrovicchio che è una commistione di retrò e modernità, di Gottfredson e di manga, di bravura e approssimazione...almeno a giudicare dalla seconda vignetta di pagina 37 con un Gambadilegno assai sproporzionato. Per quanto riguarda il finale della storia non è affatto male, con Topolino che riesce a farsi valere dopo un momento di sconforto proprio grazie ad abilità e conoscenze che aveva nella vecchia vita. Viene infatti tirato in ballo il vecchio Gambadilegno, che ormai non fa paura più a nessuno, ma non è l'unico tocco nostalgico: riappare Tubi, che aveva fatto un cameo nel secondo episodio, e che qui ha una gag tutta sua in cui mostra di conoscere e ricordarsi di Topolino. Cosa dopo tutto questo tempo stia facendo è poco chiaro, e va bene così, perchè alla fine della sua avventura il personaggio si redimeva e quindi è bene vederlo fare il maneggione, ma senza sbilanciarsi più di tanto.
Insomma pur non partendo da premesse esaltanti (cambio di status quo forzato, grande città già vista, giornalismo inflazionato, poca credibilità etc) Topolinia 20802 si dimostra una piacevole ventata di aria fresca, un impegno della redazione a dare al settimanale una lettura diversa, interessante, senza arruffianamenti gratuiti in stile Doubleduck, Ultraheroes o Wizards of Mickey, ma con un po' di sostanza genuina. A quanto pare la seconda saga vedrà la partecipazione di Tito Faraci, che per il ciclo è una sorta di parente indiretto. E il cerchio si chiude.
Signori, è successo!
Casty si apre ai paperi, e in quest'intervista dice di aver appena terminato una sceneggiatura con... Paperone (una storia alla Barks, per intenderci)!
Afferma inoltre che per lui è stata un'esperienza molto divertente e spera di realizzare altre storie con i paperi nel futuro, anche se il suo preferito rimane e rimarrà ovviamente Mickey Mouse.
Dal canto mio, è una notizia fantastica, lo desideravo da secoli ed è successo. Non vedo l'ora!
PS: mi sembrava opportuno segnalarlo sul topic dell'autore più che sulle News.
Casty si apre ai paperi, e in quest'intervista dice di aver appena terminato una sceneggiatura con... Paperone (una storia alla Barks, per intenderci)!
Afferma inoltre che per lui è stata un'esperienza molto divertente e spera di realizzare altre storie con i paperi nel futuro, anche se il suo preferito rimane e rimarrà ovviamente Mickey Mouse.
Dal canto mio, è una notizia fantastica, lo desideravo da secoli ed è successo. Non vedo l'ora!
PS: mi sembrava opportuno segnalarlo sul topic dell'autore più che sulle News.