Ok, lo so, sono passati mesi, ma ora recupero tutto quanto vidi al Festival e ho lasciato in sospeso.
Byousoku 5 Centimeters
Da Makoto Shinkai, autore in passato de
La Voce delle Stelle (un OAV celebre in Giappone per essere stato realizzato INTERAMENTE da una sola persona, mantenendo una qualità elevata), questo film ha conquistato il Premio principale di questa edizione del FFF. Meritato? Sì.
Takiki e Akari sono due ragazzi delle elementari, abituati a trasferirsi continuamente per via delle loro famiglie, che si ritrovano a condividere la stessa classe per l'intero sesto anno delle elementari. Progressivamente tra i due si sviluppa un sentimento di affetto reciproco, che però i ragazzi non riusciranno ad esprimere; tutto questo fino a quando le distanze non li separeranno nuovamente, costringendoli a una vera e propria dissea per potersi incontrare un'altra volta. E poi, continuare la propria vita l'uno distante dall'altro.
Il film è diviso in tre episodi, ognuno ambientato in un diverso periodo, sviluppando la storia con un intreccio narrativo particolare che si diverte a viaggiare avanti e indietro nel tempo.
Buona parte della vicenda è narrata attraverso i pensieri e le sensazioni dei due protagonisti, che riflettono in voice-off su quanto stanno vivendo, dando così un accento particolare all'introspezione emotiva dei due.
The Pixar Story
Documentario sulla PIXAR che tratteggia tutto quanto serva per effettuare un dipinto dello studio d'animazione, non limitandosi solo a una cronaca degli eventi, ma catturandone anche il lato umano grazie a una regia dotata di cuore e capace di catturare diverse sfaccettature.
Il documentario si divide sommariamente in tre parti.
La prima è un accenno di storia, dagli albori del cinema d'animazione, passando poi allo sviluppo della tecnologia che permetterà la nascita della computer graphic.
La seconda parte ripercorre i primi esperimenti di Lassater, le fatiche, i licenziamenti, le collaborazioni e i primi risultati ottenuti: interessante la presenza di due cortometraggi realizzati da Lassater alla Cal Arts, uno su una lampada che rompe la lampadina e la sostituisce (forse anteprima di Luxo Jr.?) e l'altro su un bambino che ha incubi sui mostri (puzza di Monsters. & Co.?). Folgorato da Tron, Lassater cominciò un progetto su un film in CG di un tostapane coraggioso, ma dato che costava come un film in 2D, il lavoro fu bloccato: i produttori infatti vedevano l'animazione al computer unicamente come un modo per risparmiare. Ma grazie al cielo c'è papà George Lucas, che crede nellla fusione tra arte e tecnologia, e finanzia gli studi sulla CGI.
La terza parte va da Toy Story in poi ed è una sorta di summa dei contenuti speciali dei DVD, con qualche retroscena sulle realizzazioni dei film, dei cortometraggi, ma soprattutto sul modo di lavorare alla Pixar, sempre ricco di entusiasmo e in un ambiente serio ma estremamente gioviale. Si toccano anche i momenti di crisi, la riscrittura di Toy Story 2 praticamente daccapo, arrivando fino alla fusione Disney/Pixar.
Un buon documentario, che si focalizza più sul lato umano che su quello tecnico, testimoniando che sono ancora le macchine ad essere al servizio dell'anima, e non viceversa.
Nocturna
Una delle proiezioni migliori del Festival: un lungometraggio d'animazione in 2D come non se ne vedevano da tempo, con animazioni molto buone e dei personaggi straordinari. Il character design è eccezionale, al livello dei film Disney: ogni personaggio ha una gamma di espressioni veramente impressionante, sfortunatamente escludendo il protagonista.
La storia è quella di Tim, un bambino che vive in orfanatrofio e ha paura del buio; una notte Tim si sveglia e scopre che tutte le stelle sono scomparse, proprio per colpa della sua paura. Per cercare di superarla, Tim dovrà combattere contro tizi malvagi, troverà compagni che lo aiuteranno, e scoprirà una città notturna con un'atmosfera caratteristica, popolata da spiriti rubacalzini, spettinatrici di bambini, e altri che inducono i bambini a fare la pipì a letto nel sonno. Ma l'amico più grande per Tim sarà il pastore di gatti, una sorta di mentore/geniodellalampada di turno, che si occupa di gestire i felini sui tetti, animali che hanno un ruolo importante nei meccanismi della città notturna.
Davvero una gradita sorpresa, un riuscito tentativo di rendere credibile una città così particolare, di cui si percepisce la vitalità anche al di fuori delle vicende del lungometraggio.
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Gamera The Brave
Gamera ha sempre sofferto della sindrome del fratello minore. Godzilla è stato il primo, Godzilla è più forte, Godizilla è più amato, Godzilla ha più film all'attivo, Godzilla ha avuto il suo bel remake hollywoodiano.
Gamera deve quindi cercare di riprendersi, e per differenziarsi dal bestione verde, il bel tartarugone pone l'acceleratore su ciò che l'ha sempre caratterizzato, ovvero il rapporto coi bambini.
Gamera infatti è considerato il paladino dei bambini. Sì, davvero.
Nonostante sia un mostro distruttivo, ha sempre legato con la popolazione giapponese infantile, fin dai primi film: eccolo quindi in questa nuova incarnazione, ch più di ogni altra assomiglia a ET. Un bambino infatti trova l'uovo di Gamera e quando questo si schiude, decide di allevare personalmente la tartarughina; come avviene per Elliot e l'extraterrestre di Spielberg, anche il piccolo Toru troverà sempre più difficile celare il suo nuovo amico, soprattutto con l'aumentare delle dimensioni e la comparsa dei suoi poteri.
Il film, anche se rivolto a un target giovane, si lascia vedere piacevolmente: alcune scene coi bambini risultano melense, senza mai eccedere, anche se per noi occidentali qualche trashata qua e là fa capolino. Non mancano però momenti divertenti, e la battaglia finale, per un nerd che non aveva mai visto al cinema un film di mostri giapponesi, è stata più esaktante di quanto potessi mai credere, nonostante gli effetti speciali dozzinali.