[Nicolas Philibert] Essere e Avere
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I migliori documentari sono girati attraverso un'altalena tra pianificazione e caso, che li rende più speciali di un normale film.
Nicholas Philibert, sensibile regista francese di documentari, aveva intenzione di seguire il lavoro e i progressi di una classe di bambini che frequentano ua scuola elementare, condividendone assieme al pubblico i tentativi, i successi e lo scoraggiamento. Trovare la scuola giusta però era un'impresa titanica, perchè richiedeva una classe con un numero non troppo elevato di alunni, un'aula abbastanza grande da poter contenere la troupe e i macchinari necessari alle riprese, un maestro disposto a partecipare, e se possibile un'ubicazione di montagna per donare un'affascinante sfondo alle vicende quotidiane dei bambini. Philibert iniziò un pellegrinaggio in lungo e in largo per la Francia visitando più di 300 paesini, fino alla scoperta di una scuola in grado di raccontare molto più di quanto fosse nelle intenzioni iniziali del regista: nel cuore dell'Auvergne, in un piccolo borgo montano con circa 200 abitanti, un maestro insegna a 13 bambini che vanno dall'asilo alla quinta elementare e che convivono nella stessa aula per l'intero anno scolastico. Questo range d'età più ampio consente di mostrare la crescita parallela dei bambini, osservando l'apprendimento di come si scrivono le lettere, ai più piccoli, e la matematica e la geometria più complessa ai più grandi; anche le sensibilità sono differenti e qualche volta sono i più grandi ad aiutare i più piccoli, in un processo di collaborazione molto più educativo delle nozioni insegnate comunemente. Ogni bambino ha poi la sua particolare storia: c'è il monello che risulta adorabile dal primo istante, la ragazzina più introversa che fatica a relazionarsi con gli altri, il bambino col padre malato... La cinepresa cattura l'intero anno scolastico, tra dettati, ricreazioni, gite, litigi, pianti, risate ma non si limita a rimanere all'interno delle quattro mura della "scuoletta" (come la chiama il maestro, per distinguerla dalle grandi scuole di città), esplorando per un po' di tempo anche la vita dei bambini una volta usciti dall'aula, con i genitori che li aiutano a fare i compiti, ognuno con il proprio differnete approccio. Ma il ritratto del paese, con fattorie, mucche, e bambini che aiutano nel lavoro, è un elemento importante nell'ottica del film, una sorta di "anteprima" del mondo in cui saranno immersi gli alunni una volta terminata la scuola, un mondo dove alcuni di loro già si prendono alcune responsabilità, e che in futuro gli apparterrà. Un paese abitato per lo più da ex-alunni del maestro di scuola, arrivato in quel paesino 20 anni prima, e da allora ha cresciuto come una grande chioccia più generazioni di bambini.
E l'insegnante è un altro grande motore del film: un insegnante di altri tempi, fermamente motivato nella sua professione, che insegna a cucinare una frittata con lo stesso impegno con cui insegna a contare, pronto a creare un legame speciale con ognuno dei suoi studenti, adottando comunque un atteggiamento autorevole, ma non autoritario; la sua classe è sempre calma, mai un urlo, mai delle grida per cercare di riprendere un bambino. Una calma che permea tutto il film, con un montaggio pronto a stare fermo su un inquadratura anche per più minuti, se si sta cercando di ragionare sul motivo del litigio tra due bambini, e che insegue il trascorrere del tempo senza la smania di mostrare; un'operazione sicuramente complessa, dato che in medi per ogni minuto che vediamo è stata scartata mezz'ora di girato. La fretta eil chiasso appartengono alla città (ne abbiamo infatti una breve comparsa quando la scolaresca va in gita alle scuole medie del paese più grande), non in un paesino che vive in funzione dell'allevamento e delle colture, i cui ritmi non sono affatto frenetici, ma per ogni cosa ci si può prendere il tempo necessario.
Il tempo, un altro grande motore di Essere e Avere. Il tempo che scorre, durante il quale i ragazzi crescono e imparano. Il tempo di esperienza che separa i piccoli dai grandi, ma che un giorno permetterà ai primi di sostituirsi ai secondi in un cerchio della vita. Il tempo nella "scuoletta" che rimane ai più grandi prima di andare alle medie e abbandonare la realtà in cui hanno vissuto negli ultimi anni.
Ma soprattutto il tempo che rimane al maestro prima di abbandonare la scuola e andarsene in pensione. L'ora in cui l'insegnante abbandonerà la cattedra si avvicina esoneramente, e più di una volta nel corso dell'anno ripensa a quanti bambini ha cresciuto nel corso di 35 anni di professione, al significato del suo lavoro, e a cosa mai potrà fare una volta terminata. Essere costretto a girare pagina lasciando un'attività tanto amata: non dovrà afforntare solo il dolore che si ripete annualmente di lasciare (chi per i 3 mesi estivi, chi per sempre dato che passa alle medie) quelli che, in un certo modo, sono stati un po' figli suoi, ma dovrà anche lasciare un modo di vivere, il piacere di plasmare giovani menti per permettere loro di crescere, e allo stesso tempo crescere insegnando e rapportandosi con essi.
Nell'inquadratura che chiude il film, con il maestro sulla soglia della porta che rimane a guardare i bambini che si allontanano al termine dell'anno scolastico, è impressa su pellicola uno dei momenti più potenti emotivamente che io ricordi: la gioia di vederli andare via, più grandi e più istruiti, compiaciuto anche per il merito di questa evoluzione, ma anche il dolore di sentirsi solo, svuotato, e inutile da quel punto in poi della vita dei ragazzi.
E non è finzione, è vita vera.
Essere e Avere sono i verbi ausiliari alla base della grammatica, i primi che vengono insegnati a scuola, ma come dice il regista "nel titolo potete vederci tutte le metafore che volete".
La sua natura è piuttosto ambigua: documentario per nascita, ma in alcuni momenti vicino a un film scritto a tavolino per potenza delle immagini, fotografia, e significato che ogni inquadratura può contenere.
Nelle tartarughe (animali che per costituzione hanno bisogno di calore e si muovono lentamente) che si aggirano solinghe per l'aula vuota mentre fuori imperversa la tempesta, con un mappamondo riverso a terra, si possono benissimo rivedere i bambini che in quell'aula, protetti dalle difficoltà della vita esterna, imparano a procedere lentamente, un passo alla volta, per crescere.
I genitori che bruscamente chiudono il portello dello scuolabus, sanciscono l'inizio dell'anno scolastico recidendo il cordone ombelicale che teneva i bambini legati alla casa natia.
Il regista dimostra un'abilità nella costruzione di un documentario a mio parere ineguagliabile, riuscendo a conquistare la fiducia della classe, per poi trovare al momento delle riprese sempre la distanza giusta, fisica e psicologica, dai bambini e dal maestro.
Una volta visto un film simile, viene da chiedersi perchè i grandi registi perdono tempo a imbastire storie quando potrebbero uscire e cercare di catturare il mondo reale come fa Philibert, un mondo dove il piccolo Jojo è meglio di un qualunque De Niro o Pacino.
Un'opera sensibile, commovente, divertente, profonda.
Un capolavoro.
Deboroh, grazie!
Vidi questo bellissimo documentario due estati fa, venne trasmesso dalla Rai in seconda serata. Mi trovavo in casa con la mia fidanzata e si stava facendo zapping, io ero stanco (probabilmente da una giornata al mare) e per nulla intenzionato a fare le ore piccole, anzi si stava per spegnere la tv e andare a dormire, quando incappammo nel film appena iniziato. Bastarono pochi istanti e ci innamorammo del maestro francese, dalla sua eterogenea classe di bambini e delle loro piccole/grandi avventure scolastiche. Il caldo estivo e il richiamo di Morfeo non riuscirono dal distoglierci di vedere tutto il documentario che ci ha fatto divertire ed emozionare come mai avrei immaginato. Non solo per la bellezza della spontaneità dei bambini, dai più piccoli a più grandi, ma anche per quell'uomo e per i suo straordinario relazionarsi con i suoi alunni, insegnando loro molto di più delle semplici materie scolastiche. Eravamo estasiati dalla semplicità e dall'efficacia dei suoi metodi di insegnamento, e più volte ci siamo ritrovati a commentare quanto sarebbe stato bello se da bambini si fosse potuta frequentare una scuola con un insegnante simile.
E sono d'accordo, la straordinaria cornice di quella campagna francese, con i suoi colori, i suoi suoni, i suoi profumi, è un elemento importantissimo, visto anche che nella bella stagione i bambini si ritrovano a fare lezione all'aperto. Emozionantissima la parte finale, nella quale i bambini più grandi manifestano tutta la loro tristezza per dover abbandonare la scuola e il loro amato maestro, il quale si prodiga nel consolarli e nel far capire loro che sarà bello anche frequentare le medie, quando in cuor suo anch'egli è triste per il distacco dai suoi piccoli alunni.
Al termine della visione eravamo commossi ed emozionati dalla visione di questo capolavoro.
Successivamente mi accorsi che per il fatto di esserci i primi minuti, non conoscevo il titolo. Lo trovai dopo una ricerca sul web, riproponendomi di approfondire l'argomento, ma poi la cosa finì nel dimenticatoio. Fino ad oggi, quando recuperandomi i post ancora da leggere della sezione "Cinema" ho aperto questa discussione; come ho visto le immagini postate in apertura, i miei occhi si sono subito illuminati.
Vidi questo bellissimo documentario due estati fa, venne trasmesso dalla Rai in seconda serata. Mi trovavo in casa con la mia fidanzata e si stava facendo zapping, io ero stanco (probabilmente da una giornata al mare) e per nulla intenzionato a fare le ore piccole, anzi si stava per spegnere la tv e andare a dormire, quando incappammo nel film appena iniziato. Bastarono pochi istanti e ci innamorammo del maestro francese, dalla sua eterogenea classe di bambini e delle loro piccole/grandi avventure scolastiche. Il caldo estivo e il richiamo di Morfeo non riuscirono dal distoglierci di vedere tutto il documentario che ci ha fatto divertire ed emozionare come mai avrei immaginato. Non solo per la bellezza della spontaneità dei bambini, dai più piccoli a più grandi, ma anche per quell'uomo e per i suo straordinario relazionarsi con i suoi alunni, insegnando loro molto di più delle semplici materie scolastiche. Eravamo estasiati dalla semplicità e dall'efficacia dei suoi metodi di insegnamento, e più volte ci siamo ritrovati a commentare quanto sarebbe stato bello se da bambini si fosse potuta frequentare una scuola con un insegnante simile.
E sono d'accordo, la straordinaria cornice di quella campagna francese, con i suoi colori, i suoi suoni, i suoi profumi, è un elemento importantissimo, visto anche che nella bella stagione i bambini si ritrovano a fare lezione all'aperto. Emozionantissima la parte finale, nella quale i bambini più grandi manifestano tutta la loro tristezza per dover abbandonare la scuola e il loro amato maestro, il quale si prodiga nel consolarli e nel far capire loro che sarà bello anche frequentare le medie, quando in cuor suo anch'egli è triste per il distacco dai suoi piccoli alunni.
Al termine della visione eravamo commossi ed emozionati dalla visione di questo capolavoro.
Successivamente mi accorsi che per il fatto di esserci i primi minuti, non conoscevo il titolo. Lo trovai dopo una ricerca sul web, riproponendomi di approfondire l'argomento, ma poi la cosa finì nel dimenticatoio. Fino ad oggi, quando recuperandomi i post ancora da leggere della sezione "Cinema" ho aperto questa discussione; come ho visto le immagini postate in apertura, i miei occhi si sono subito illuminati.