[WDAS #25] Taron e la Pentola Magica
Inviato: sabato 31 dicembre 2005, 11:27
Film passato quasi inosservato alla sua uscita in Italia ed insuccesso commerciale tra i più pesanti mai subiti dalla Disney, Taron e la Pentola Magica (The Black Cauldron, 1985) è tuttavia un'opera fondamentale nel processo di "transizione generazionale" tra la "vecchia guardia" degli animatori disneyani e le nuove leve già impegnatesi in Le Avventure di Bianca e Bernie e soprattutto in Red & Toby.
Il progetto di Taron giunse in un momento difficile per la Disney. Nella prima parte degli anni '80 la casa di produzione passò nelle mani di un nuovo gruppo dirigente, capitanato dall'ormai famigerato Michael Eisner, con Frank Wells alla guida di quella che sarebbe diventata la "The Walt Disney Company". Un'illuminata decisione affidò il reparto animazione direttamente a Roy E. Disney, cosa che secondo molti fu alla base della rinascita anni '90.
Durante questi tumulti dirigenziali Taron era in piena lavorazione. La fresca ambizione dei giovani animatori, che finalmente erano autorizzati a sentirsi liberi da timori reverenziali nei confronti dei "grandi vecchi", non fu sostenuta da un'adeguata pianificazione produttiva. Come risultato, i vari team di artisti comunicarono male e scarsamente tra di loro; e gli apporti di talenti come Andreas Deja, Tim Burton e John Lasseter (giusto per far capire vagamente quali fossero le potenzialità artistiche in campo) si persero in un fumoso mare d'incomprensioni e disguidi.
Quali rappresentanti della nuova dirigenza, Katzenberg e Disney vollero visionare la pizza di produzione di Taron prima di iniziare la distribuzione. Si misero le mani nei capelli. Disney era sconvolto: giudicò la storia tetra, con un secondo tempo sconclusionato che portava ad un finale insoddisfacente. Katzenberg prese in mano la situazione e rimontò personalmente la pellicola. Ma alla fine tagliò solo due o tre minuti di film, senza poter effettuare altre modifiche sostanziali.
Tratto dai libri de "La Saga di Prydain" dello scrittore Lloyd Alexander, Taron segnò comunque un'importante incursione disneyana nel genere fantasy. Nonostante una certa stereotipicità e mancanza di spessore dei personaggi, il film ha senz'altro un appeal visivo che dimostra chiari segni di evoluzione di stile: ad esempio nella compiutezza del segno grafico, decisamente meno appesantito dal processo Xerox, nell'oscura suggestività delle ambientazioni, nei tocchi quasi horror delle situazioni legate al re Cornelius e al suo castello. Appare inoltre per la prima volta la CG, che la Disney aveva precedentemente sperimentato in maniera pervasiva nel film "live action" Tron. Prima degli ingranaggi del Big Ben in Basil, una delle prime creature sintetiche dell'animazione disneyana fu la "pallina" di Eilonwy...
I problemi di sceneggiatura e coordinamento non passarono inosservati, venendo castigati dalla fredda accoglienza da parte di publico e critica. Il pesante insuccesso fu tuttavia forse un'importate "lezione" per le nuove menti della Disney, in vista della pianificazione di nuovi progetti e della scelta di nuove storie. E non è certo un caso che il film successivo, Basil, brilli proprio per la sua leggerezza e la sua semplicità, qualità legate ad una suggestività d'ambientazione finalmente ben sposata con le esigenze di sceneggiatura. Le energie creative erano state calibrate: era aperta la strada per i successi del decennio successivo.
Interessante, anche se non sempre al massimo delle potenzialità dell'autore, la colonna sonora di Elmer Bernstein, compositore poliedrico già allievo di Aaron Copland. Da sottolineare l'assoluta mancanza di canzoni.