Neil Gaiman: Nessun dove
In una settimana ho finito questo libro di Neil Gaiman. L’ho divorato, e ne sono tutt’ora affascinato a catturato, da quanto la narrativa di questo autore mi prende.
La trama è un continuo giocare con il lettore. O meglio, un prenderlo in giro. E io sono cascato in ogni singolo trappola che Gaiman ha teso nel libro. I voltafaccia dei personaggi, chi è veramente buono e chi no, chi tradisce chi, che interessi ha quest’altro… una gamma di personaggi così incredibili e ben rappresentati, ma nel contempo così ambigui da poter cambiare sotto i tuoi occhida un momento all’altro, e quando accade sai che la cosa era sotto i tuoi occhi ma non l’avevi vista. La scrittura di questo magnifico inglese ti ha abbacinato, e non hai visto la verità. Tu sai che qualcosa è diverso da come ti viene presentato, te lo dice l’atmosfera, e allora ti metti a pensare a cosa non quadri, ma quello che intuisci è solo quello che Neil Gaiman voleva farti intuire. Diabolico.
Diabolico come prendere un giovane uomo qualunque, farlo trasferire a Londra, e fargli vivere un’avventura fuori dalla sua più fervida immaginazione. Aiutando una ragazza malmessa riversa per strada, Richard Mayhew (il protagonista, appunto) non immagina neppure in quale assurda realtà sta per andare a cacciarsi. E’ solo il “la” che lo porterà a scoprire che la Londra che conosce così bene (e che Gaiman stesso penso conosca) non è la sola esistente, ne esiste un’altra, sotterranea, misteriosa, formata da strani individui e dagli emarginati del nostro mondo che “cadono nelle fenditure”. La Londra di Sotto. Lì, dove si trovano abili giochi di parole che riescono comunque a essere capiti nella traduzione italiana (Knightsbridge che si trasforma in Nightbridge nel mondo di Sotto, tanto per dirne una), che avvicinano le due Londre, fanno capire che i due mondi convivono ma che la gente di sopra non può vedere quelli di Sotto.
Qui Richard incontrerà Lady Porta, il Marchese di Carabas, i terribili Mister Croup e Mister Vandermar, addirittura un angelo, l’Angelo Islington. E ovviamente la Bestia… E tanti, tanti altri comprimari assurdi, pericolosi, pazzeschi… Unendosi un po’ per caso, un po’ per via delle circostanze a questi personaggi, Richard contribuirà nella ricerca di chi ha voluto uccidere la famiglia di Porta e a capire quale piano vi si cela dietro.
A completare il quadro della magnificenza di questo libro, c’è l’ironia. L’autore è abile a mettere l’imbranato protagonista in gag lollose, e fargli dire battute o pensieri che mi hanno fatto sorridere, e anche alcune frasi di Mister Croup sono da antologia. Servono a spezzare la tensione in modo intelligente, non risultando fuori luogo.
La trama è quindi quanto di più entusiasmante ci possa essere, Gaiman pesca da varie mitologie e le colloca tutte insieme nella Londra di Sotto, creando un mondo parallelo plausibile e affascinante.
[Neil Gaiman] Nessun dove
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Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Segnalo che questo romanzo imprescindibile lo potrete trovare fino al 30 settembre a metà prezzo nella sua edizione rivista dall'autore, cioè a euro 4.90.
Cosa fate ancora lì, fiondatevi in libreria e date qualche soldo alla Fanucci, che se li merita!
E pigliatevi questo bellissimo libro fantasy, che ve lo meritate!
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Qualcuno, che magari ha letto entrambe le versioni, mi sa dire se effettivamente questa "revisione" vale la pena?
Perchè io avrei già Nessundove in un'edizione abbastanza bella, e mi scoccerebbe pigliarmi 'sta robetta tascabile...
Perchè io avrei già Nessundove in un'edizione abbastanza bella, e mi scoccerebbe pigliarmi 'sta robetta tascabile...
Guarda, io l'ho comprato al volo ieri sera in libreria perchè il romanzo lo lessi in prestito dalla biblioteca e da tempo lo volevo comprare perchè l'ho amato così tanto da volerlo nella mia libreria personale.DeborohWalker ha scritto:Qualcuno, che magari ha letto entrambe le versioni, mi sa dire se effettivamente questa "revisione" vale la pena?
Perchè io avrei già Nessundove in un'edizione abbastanza bella, e mi scoccerebbe pigliarmi 'sta robetta tascabile...
Appena avrò tempo lo rileggerò molto volentieri, ma dubito che anche per allora saprò dirti le differenze che intercorrono tra le due versioni, visto che sono passati già un paio d'anni dalla mia prima lettura del romanzo...
All'inizio di questa edizione, comunque, ci sono due pagine di prefazione firmate da Neil Gaiman: a un certo punto scrive
E la copertina riporta le prime righe di tale prefazione,Neil Gaiman ha scritto:Questa versione di Nessun Dove, assemblata dalle diverse stesure del libro con l'aiuto di Pete Atkins della casa editrice Hill House, mette insieme l'edizione originale uscita nel Regno Unito e quella edita negli Stati Uniti; dalle due ho eliminato alcune parti di troppo, e ho creato quella che, spero, sarà l'edizione definitiva, nonchè causa di grandi emicranie per i bilbiografi.
Altro, almeno per ora, non so dirti.Anche se avete già letto Nessun Dove, potete star certi che non avete mai letto questa versione da me rivista e ampliata
Però io, se avessi già in passato comprato un'altra edizione del romanzo, difficilmente avrei preso questa solo per questi rimaneggiamenti. Però è anche vero che adesso, per 5 euro...
Per la cronaca, comunque, l'edizione che lessi dalla biblioteca era questa
mentre quella rimaneggiata è questa
che si può considerare "tascabile" fino a un certo punto: non sarà cartonata, ma la copertina ha le alette e ed è anche bello alto
Per curiosità, tu che edizione hai Deb?
(PS. esiste anche la versione a fumetti, del romanzo, giusto per la cronaca)
Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Questa:
Io ho questa, cartonata:
e mi sa che so' finite, mo'
e mi sa che so' finite, mo'
“DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”
Bramo mi hai convinto, lo cercherò... ma se il libro non convincerà me ti verrò a pescare... scherzo... o forse no...
Lol! Addirittura! Guarda, secondo me ti piacerà e anche tanto, spero di non sbagliarmi... ma nel caso, alla fine ci avrai perso "solo" 5 euro - è uno dei motivi per cui mi sono fiondato qui a pubblicizzare questa offertona vantaggiosissima, di modo che più gente potesse essere attirata dal comprare e leggere il romanzo - , mi pare un buon investimento dal momento che Gaiman hai già avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo, e che questo romanzo in particolare ha solo pareri positivi in questo topicIcnarf ha scritto:Bramo mi hai convinto, lo cercherò... ma se il libro non convincerà me ti verrò a pescare... scherzo... o forse no...
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Ho riletto questo romanzo, nella sua versione rimaneggiata di cui si è parlato nei post qui sopra.
Per quanto riguarda il dubbio di Deb sulla necessità o meno di avere questa "director's cut", penso di poter affermare a cuor leggero che possedendo già un'edizione precedente non è assolutamente necessario avere questa. Per quanto ricordo io dalla lettura fatta tre anni fa, i cambi presenti qui non sono nulla di sconvolgente, non cambia il finale nè ci sono differenze nella narrazione. Quello che risalta di più è la soppressione del secondo prologo (quello dove venivano presentati Mister Croup e Mister Vandemar in Toscana, che adesso invece ci vengono presentati direttamente quando compaiono durante l'azione de primi capitoli), prologo che comunque viene pubblicato alla fine del libro per dare all'edizione un'aria di completismo e di "absolute". Poi forse si nota una maggiore descrizione dei luoghi di Londra, retaggio dell'edizione che Gaiman aveva ritoccato per la pubblicazione del libro in America dove i lettori avrebbero potuto avere difficoltà a inquadrare la geografia in cui si svolgono gli eventi. Per il resto niente di che.
Ma ribadisco con foga che chi non ha mai letto questo romanzo e/o chi non lo possiede, dovrebbe iniziare a provvedere in tal senso, anche se ormai da un mesetto la promozione dei 5 euro è finita. 10 euro è un prezzo comunque ragionevole per accaparrarsi un libro magnifico, quello che ancor oggi reputo come una delle cose migliori che ho letto di Neil Gaiman. E quest'edizione, per quanto tascabile, è comunque un bel brossurato resistente con tanto di alette e copertina lucida, e anche alto (a differenza, per esempio, dei tracagnotti Oscar BestSellers).
Mi sono sorpreso di come mi ricordassi bene lo svolgersi della storia nonostante il tempo passato dalla prima lettura, ma ciò conferma solo che il libro mi era rimasto nel cuore per la sua qualità e per l'abilità di Gaiman come scrittore. Mi è piaciuto tantissimo ritornare a girovagare per Londra Sotto in compagnia di Richard, di Porta, del Marchese De Carabas e di tutti i variopinti e strambi personaggi con cui l'autore ha popolato il mondo fantastico che ha creato sotto la capitale dell'Inghilterra: il fascino di immaginare una città parallela a Londra, sotterranea, con tutte le sue regole e le sue atmosfere fantasy, che rende reali i vario giochi di parole che sono racchiusi nei nomi delle fermate della metropolitana e dei monumenti cittadini, è immenso, e il lettore si ritrova a ridere nei momenti più divertenti e a spaventarsi in quelli più pericoli. Ci si affeziona a tutti i personaggi, perfino a quelli più negativi, perchè tutti hanno una caratterizzazione ottima e non solo funzionale alla storia.
Una lettura perfetta per chi ama il fantasy, le belle avventure e quelle storie che hanno un che di favole per adulti, cosa in cui Gaiman è maestro indiscusso.
Per quanto riguarda il dubbio di Deb sulla necessità o meno di avere questa "director's cut", penso di poter affermare a cuor leggero che possedendo già un'edizione precedente non è assolutamente necessario avere questa. Per quanto ricordo io dalla lettura fatta tre anni fa, i cambi presenti qui non sono nulla di sconvolgente, non cambia il finale nè ci sono differenze nella narrazione. Quello che risalta di più è la soppressione del secondo prologo (quello dove venivano presentati Mister Croup e Mister Vandemar in Toscana, che adesso invece ci vengono presentati direttamente quando compaiono durante l'azione de primi capitoli), prologo che comunque viene pubblicato alla fine del libro per dare all'edizione un'aria di completismo e di "absolute". Poi forse si nota una maggiore descrizione dei luoghi di Londra, retaggio dell'edizione che Gaiman aveva ritoccato per la pubblicazione del libro in America dove i lettori avrebbero potuto avere difficoltà a inquadrare la geografia in cui si svolgono gli eventi. Per il resto niente di che.
Ma ribadisco con foga che chi non ha mai letto questo romanzo e/o chi non lo possiede, dovrebbe iniziare a provvedere in tal senso, anche se ormai da un mesetto la promozione dei 5 euro è finita. 10 euro è un prezzo comunque ragionevole per accaparrarsi un libro magnifico, quello che ancor oggi reputo come una delle cose migliori che ho letto di Neil Gaiman. E quest'edizione, per quanto tascabile, è comunque un bel brossurato resistente con tanto di alette e copertina lucida, e anche alto (a differenza, per esempio, dei tracagnotti Oscar BestSellers).
Mi sono sorpreso di come mi ricordassi bene lo svolgersi della storia nonostante il tempo passato dalla prima lettura, ma ciò conferma solo che il libro mi era rimasto nel cuore per la sua qualità e per l'abilità di Gaiman come scrittore. Mi è piaciuto tantissimo ritornare a girovagare per Londra Sotto in compagnia di Richard, di Porta, del Marchese De Carabas e di tutti i variopinti e strambi personaggi con cui l'autore ha popolato il mondo fantastico che ha creato sotto la capitale dell'Inghilterra: il fascino di immaginare una città parallela a Londra, sotterranea, con tutte le sue regole e le sue atmosfere fantasy, che rende reali i vario giochi di parole che sono racchiusi nei nomi delle fermate della metropolitana e dei monumenti cittadini, è immenso, e il lettore si ritrova a ridere nei momenti più divertenti e a spaventarsi in quelli più pericoli. Ci si affeziona a tutti i personaggi, perfino a quelli più negativi, perchè tutti hanno una caratterizzazione ottima e non solo funzionale alla storia.
Una lettura perfetta per chi ama il fantasy, le belle avventure e quelle storie che hanno un che di favole per adulti, cosa in cui Gaiman è maestro indiscusso.
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Finito adesso. Mi ha attirato dalla libreria ed è il mio primo di Gaiman (anche se ho pure American Gods, stavolta in inglese, che aspetta da secoli di essere aperto).
Nel complesso è ben scritto ed è giusto a metà fra il racconto cupo e la favola (dunque, a ben vedere, non è cupo o amaro quanto potrebbe essere e in generale si concede alcune ingenuità, cosa che va intesa come un suo limite voluto e strutturale). Il finale, che ovviamente non rivelo, mi ha lasciato un po' stranito: in effetti [spoiler]un completo ritorno alla vita di prima, insomma l'happy ending classico[/spoiler] avrebbe costituito una banale negazione di tutta l'ambientazione, relegandola al bizzarro e al sogno come una sorta di realtà inferiore (il culto dell'oggettività dell'ottocento-primo novecento faceva finire così un tot di narrazioni fantastiche, riducendo i mondi immaginari a "riserva indiana" della creatività mortificata). D'altra parte nemmeno la soluzione adottata è esente da critiche visto che ribaltando un cliché ottieni un altro cliché (almeno nel nostro smaliziato decennio, forse negli anni '90 era più nuovo, ma non credo, vista la data di nascita della letteratura fantastica) e finisce per sbilanciarsi verso la ben nota "romanticheria del recupero dell'obsoleto". Questo genere di disposizione d'animo nostalgica, infatti, da una parte si fa amare perché risponde ad un nostro bisogno di "altro" dalla ratrace quotidiana (beh, almeno al mio bisogno, eh...) dall'altra risulta stucchevole se proposta in maniera troppo allegra o idilliaca. Bene, il romanzo fa questo dall'inizio alla fine e la sua bellissima anima sta là (non piacerà agli inquadrati, pazienza, sapessero cosa si perdono) ma mostra l' "altro mondo" con un mirabile equilibrio di meraviglia e disgusto, mentre il finale sembra spingere troppo su di un giudizio di valore e il narratore (insieme il protagonista) si volge verso i bei tempi andati ed analogici dove regnano l'incanto, l'imprevisto e l'originalità. Peccato che in tutte le trecento pagine questo, molto intelligentemente, significasse principalmente gatti crudi arrostiti, monaci melliflui armati di balestra, sangue, merda, cinghiali e pizzi vittoriani mai lavati. E così era figo, mentre come rifugio autentico e desiderabile dai tempi moderni sembra quasi un sogno, non di quelli concitati, di quelli da campana di vetro e la cosa non va.
Altra questione è che l'immaginifico autore va a briglia sciolta e per il lettore è un piacere spontaneo lasciarsi condurre ma, a mente fredda, ci si accorge che, dal punto di vista "tolkieniano", ovvero da "nerd dell'ambientazione" tutti questi appassionanti fuochi d'artificio si basano più sull'associazione mentale e sulla forza della suggestione che non su di un impianto coerente ed esaustivo. Per carità, voleva essere onirico e c'è riuscito, dunque la considero una caratteristica, non una pecca, però, tanto per dirne alcune, nessuno dei poteri dei personaggi trova una sua origine o una spiegazione precisa, i rapporti e il passato dei personaggi vengono toccati appena, intere sottotrame o dettagli del passato vengono lasciati penzolanti, persino con un certo compiacimento trolloso (chi unirà il Mondo di Sotto, perché [spoiler]l' angelo ha scatenato il Diluvio su Atlantide[/spoiler]? Perché in passato la Bestia non c'era e la Bestia stessa da dove viene? La sorella di Porta è ancora viva? E un trillione di altri perché). E' come se l'autore ti esortasse a non chiedertelo, a non essere logico...però fare fantasy così è semplicemente troppo comodo, accidenti.
Se però posso trovare in questa filosofia qualcosa di positivo è proprio il non-completismo: ti spinge ad immaginare retroscena e seguiti, è un mondo produttivo, non esaurito nell'opera, ha talmente tanto potenziale che fa tristezza che l'autore non vi abbia dedicato altri scritti. Non mi dite, per esempio, che sono l'unico a voler sapere qualcosa di più dei comprimari, che, essendo fondamentalmente al di là del tempo, avrebbero tanto da raccontare mentre, saggiamente, Gaiman preferisce alludere (e in questo evita il madornale errore di George Lucas, per citarne uno a caso ).
Qua e là, bisogna dire, il romanzo sente il tempo, non nelle parti fantastiche ma in quelle quotidiane dove si sentono i vent'anni passati (i telefonini con l'antenna? I dark? Ma soprattutto i troll coi capelli fosforescenti in plastica? E' tutto così vintage nel nostro triste mondo che tritura i giorni...)
L'edizione mia è l'ultima, ben impaginata, solida e con bella copertina (quando hanno riproposto la storia dei cinque euro l'ho presa senza nemmeno sapere la trama fidandomi del mio intuito per l'insolito e della fama dell'autore). Verso la fine però ci sono due o tre errori che stonano di brutto: refusi piuttosto macroscopici e persino un errore di costruzione della frase che fa capire come la traduttrice avesse in mente due costruzioni sintattiche per rendere l'originale ma abbia iniziato con l'una e finito per mischiarla con l'altra ottenendo qualcosa che grida alla revisione bozze)
Nel complesso è ben scritto ed è giusto a metà fra il racconto cupo e la favola (dunque, a ben vedere, non è cupo o amaro quanto potrebbe essere e in generale si concede alcune ingenuità, cosa che va intesa come un suo limite voluto e strutturale). Il finale, che ovviamente non rivelo, mi ha lasciato un po' stranito: in effetti [spoiler]un completo ritorno alla vita di prima, insomma l'happy ending classico[/spoiler] avrebbe costituito una banale negazione di tutta l'ambientazione, relegandola al bizzarro e al sogno come una sorta di realtà inferiore (il culto dell'oggettività dell'ottocento-primo novecento faceva finire così un tot di narrazioni fantastiche, riducendo i mondi immaginari a "riserva indiana" della creatività mortificata). D'altra parte nemmeno la soluzione adottata è esente da critiche visto che ribaltando un cliché ottieni un altro cliché (almeno nel nostro smaliziato decennio, forse negli anni '90 era più nuovo, ma non credo, vista la data di nascita della letteratura fantastica) e finisce per sbilanciarsi verso la ben nota "romanticheria del recupero dell'obsoleto". Questo genere di disposizione d'animo nostalgica, infatti, da una parte si fa amare perché risponde ad un nostro bisogno di "altro" dalla ratrace quotidiana (beh, almeno al mio bisogno, eh...) dall'altra risulta stucchevole se proposta in maniera troppo allegra o idilliaca. Bene, il romanzo fa questo dall'inizio alla fine e la sua bellissima anima sta là (non piacerà agli inquadrati, pazienza, sapessero cosa si perdono) ma mostra l' "altro mondo" con un mirabile equilibrio di meraviglia e disgusto, mentre il finale sembra spingere troppo su di un giudizio di valore e il narratore (insieme il protagonista) si volge verso i bei tempi andati ed analogici dove regnano l'incanto, l'imprevisto e l'originalità. Peccato che in tutte le trecento pagine questo, molto intelligentemente, significasse principalmente gatti crudi arrostiti, monaci melliflui armati di balestra, sangue, merda, cinghiali e pizzi vittoriani mai lavati. E così era figo, mentre come rifugio autentico e desiderabile dai tempi moderni sembra quasi un sogno, non di quelli concitati, di quelli da campana di vetro e la cosa non va.
Altra questione è che l'immaginifico autore va a briglia sciolta e per il lettore è un piacere spontaneo lasciarsi condurre ma, a mente fredda, ci si accorge che, dal punto di vista "tolkieniano", ovvero da "nerd dell'ambientazione" tutti questi appassionanti fuochi d'artificio si basano più sull'associazione mentale e sulla forza della suggestione che non su di un impianto coerente ed esaustivo. Per carità, voleva essere onirico e c'è riuscito, dunque la considero una caratteristica, non una pecca, però, tanto per dirne alcune, nessuno dei poteri dei personaggi trova una sua origine o una spiegazione precisa, i rapporti e il passato dei personaggi vengono toccati appena, intere sottotrame o dettagli del passato vengono lasciati penzolanti, persino con un certo compiacimento trolloso (chi unirà il Mondo di Sotto, perché [spoiler]l' angelo ha scatenato il Diluvio su Atlantide[/spoiler]? Perché in passato la Bestia non c'era e la Bestia stessa da dove viene? La sorella di Porta è ancora viva? E un trillione di altri perché). E' come se l'autore ti esortasse a non chiedertelo, a non essere logico...però fare fantasy così è semplicemente troppo comodo, accidenti.
Se però posso trovare in questa filosofia qualcosa di positivo è proprio il non-completismo: ti spinge ad immaginare retroscena e seguiti, è un mondo produttivo, non esaurito nell'opera, ha talmente tanto potenziale che fa tristezza che l'autore non vi abbia dedicato altri scritti. Non mi dite, per esempio, che sono l'unico a voler sapere qualcosa di più dei comprimari, che, essendo fondamentalmente al di là del tempo, avrebbero tanto da raccontare mentre, saggiamente, Gaiman preferisce alludere (e in questo evita il madornale errore di George Lucas, per citarne uno a caso ).
Qua e là, bisogna dire, il romanzo sente il tempo, non nelle parti fantastiche ma in quelle quotidiane dove si sentono i vent'anni passati (i telefonini con l'antenna? I dark? Ma soprattutto i troll coi capelli fosforescenti in plastica? E' tutto così vintage nel nostro triste mondo che tritura i giorni...)
L'edizione mia è l'ultima, ben impaginata, solida e con bella copertina (quando hanno riproposto la storia dei cinque euro l'ho presa senza nemmeno sapere la trama fidandomi del mio intuito per l'insolito e della fama dell'autore). Verso la fine però ci sono due o tre errori che stonano di brutto: refusi piuttosto macroscopici e persino un errore di costruzione della frase che fa capire come la traduttrice avesse in mente due costruzioni sintattiche per rendere l'originale ma abbia iniziato con l'una e finito per mischiarla con l'altra ottenendo qualcosa che grida alla revisione bozze)
"Posso cambiare questo finale?" -Madoka Kaname
Al contrario: io ho sempre avuto l'impressione che un finale di questo tipo spinga il lettore a chiedersi cosa succederà ora, ponendosi tutte quelle domande che ti sei fatto giustamente tu. La "realisticità" del romanzo è che, come nella vita, la fine di un'avventura porta ad un'altra tramite il sistema di cause/conseguenze. Ma appena si è usciti da quella girandola di avvenimenti, non sarebbe naturale se già si sapesse chi riunirà il Mondo di Sotto, e nemmeno se e come Porta ritroverà sua sorella.Il Bastia ha scritto:E' come se l'autore ti esortasse a non chiedertelo, a non essere logico...però fare fantasy così è semplicemente troppo comodo, accidenti.
Per quanto riguarda invece [spoiler]il disastro di Atlantide... per me va bene così. Islingiton è chiaramente pazzo, instabile. Evidentemente per un capriccio o un'insofferenza avrà provocato l'inabissamento dell'isola[/spoiler]. Devo dire che ho sempre trovato inquietantissimo questo non sapere, questi cenni solo vaghi in quella spiegazione, molto più che se si fosse chiarito il come e il perché.
Per il resto, condivido molto la tua analisi, anche la parte sull'invecchiamento inevitabile e agghiacciante dell'ambientazione nel nostro mondo
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