Dragon Quest: La grande avventura di Dai [Dragon Quest: Dai no daibouken] è un manga tratto da una celeberrima saga di videogiochi di ruolo chiamata Dragon Quest, creata da Yuji Horii nel 1986, con la collaborazione di Akira Toriyama come character designer.
E' il 1989, e, trainato dai grandi successi che il terzo episodio della saga riscuoteva sui Famicon di tutto il Giappone, esordisce su Shonen Jump Dai no daibouken, nato dalla collaborazione tra Horii, lo sceneggiatore Riku Sanjo e il disegnatore Koji Inada, guarda un pò, ex assistente di Toriyama.
La serie si protrarrà con successo sino al 1997, concludendosi in 37 volumetti e generando in corso d'opera anche una serie animata, a dire il vero piuttosto sfortunata, e quasi subito arrivò in Italia, dove venne pubblicata con successo dal 1997 al 2002, seguita a breve dal cartone animato.
Dai no daiboken è una storia fantasy nel senso più classico del termine: spadaccini in armatura, maghi, orde di mostri, draghi, incantesimi, guerrieri coraggiosi e malvagi demoni assoggettatori.
Protagonista della storia, il giovane Dai, un ragazzino buffo e ingenuo che nasconde un misterioso potere latente e che sogna di diventare un prode guerriero come il leggendario Yuusha, che anni prima liberò il mondo dalla malvagia influenza di un demone.
La morte del suo maestro e la rinascita di Baan, un’ antica e potentissima entità malvagia decisa ad assoggettare il mondo, gli doneranno l'occasione che cercava da tempo.
Il nostro eroe avrà quindi modo di mettersi in viaggio, di combattere, di incontrare moltissime persone che diventeranno suoi terribili nemici o suoi fedeli alleati e di crescere e maturare assieme a loro. Nel corso della storia, infatti, molti personaggi si uniranno a lui nella sua missione: il mago Pop, la guerriera-chierica Maam, la combattiva principessa Leona, il mastodontico coccodrillo antropomorfo Crocodyne e lo spadaccino Hyunkel (e questi solo per citare i principali!).
Questa trama così semplice ad un lettore di oggi può sembrare di una banalità sconcertante: c'è l'eroe, c'è il cattivo da abbattere, e ci sono i compagni che lo aiuteranno a farlo.
Eppure, nonostante la sua apparente semplicità, Dai no daibouken ha moltissimo da insegnare a chi oggi legge e scrive shonen manga d'azione.
Un manga come questo, che ha nel titolo la parola "bouken" (= avventura), non può di certo esimersi dal presentarci un mondo vasto, complesso e sfaccettato in cui far compiere ai personaggi un grande viaggio di formazione, elemento, questo, che manca alla maggior parte dei suoi "colleghi" contemporanei.
Il cast dei personaggi sarà, come è giusto che sia, variegatissimo, e nessuno dei membri sarà lasciato al caso.
Oltre al protagonista, che risulta essere tutt'altro che piatto ma estremamente credibile nella sua caratterizzazione e crescita fisica e psicologica durante le vicende, ci sono personaggi per tutti i gusti, ognuno con il proprio, differente, stile di combattimento, ognuno con i suoi sentimenti, i suoi problemi e il suo personale percorso da compiere per crescere fisicamente e psicologicamente assieme ai compagni. E questo vale per i protagonisti, per i comprimari, per "le comparse" e persino per i cattivi.
Sono proprio questi i punti di forza di Dai no daibouken.
In primis la concezione dell'avventura, del viaggio, dello scorrere del tempo, del racconto di formazione, elementi che ormai sembrano quasi scomparsi dalle produzioni odierne.
In secundis, la caratterizzazione dei personaggi: tutti diversi l'uno dall'altro, tutti convincenti a loro modo, tutti che crescono uniformemente compiendo il loro percorso di formazione man mano che la storia progredisce, stabilendo così un legame empatico col lettore e risultando a lui umani e convincenti, anche nel caso di creature di fantasia.
In questo Dai no daibouken è aiutato da uno stile di disegno davvero bello, che riesce a tratteggiare in maniera convincente personaggi con fisicità o età anagrafiche completamente diverse e dona un aspetto simpatico a tutti i personaggi (retaggio, questo, ereditato dal grande maestro Akira Toriyama a cui hanno voluto rendere un consapevole omaggio, essendo il disegnatore originale dei videogiochi e il maestro del disegnatore del manga).
I disegni sono pulitissimi e decisamente gradevoli. Inizialmente il tratto è tremolante e inesperto, ma si evolverà in corso d'opera giungendo a delle vette davvero elevate di pulizia e spettacolarità, riuscendo a tratteggiare in maniera adulta e determinata le espressioni dei personaggi quando la storia lo richiede e regalandoci degli splendidi personaggi femminili.
E, naturalmente, come ogni manga del genere che si rispetti, non ci lascerà una storia vuota, ma ci insegnerà l'amicizia, l'amore, i rapporti padre-figlio, il rispetto per la diversità, la lealtà, il perdono, l'altruismo e tutta una serie di valori che fa sempre piacere ritrovare in una storia simile.
Prendendo come pretesto il classico scontro tra bene e male e la grande avventura di un piccolo eroe in erba che si trova a combattere contro il più classico dei malvagi, Dai no daiboken ne approfitta per farsi portatore di grandi temi e grandi valori e per imbastire una storia splendidamente gestita, vissuta da personaggi che magari non saranno originalissimi, ma funzionano e riescono a farsi amare dal lettore e a risultare realistici nonostante si parli di cavalieri, spadaccini, maghi e mostri.
Coi suoi disegni garbatissimi e puliti e nel suo apparente disimpegno, Dai no daiboken si fa leggere con enorme piacere e, nel frattempo, strizza un po’ l’occhio ai lettori più sensibili, mettendogli una piccola pulce nell’orecchio, pulce che vuole suggerirci che, forse, questo fumetto è più profondo di quanto sembri in apparenza…