[Disney] Buena Vista Lab

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • uh che recensione organica...
    Cmq potevi muovere qualche critica in più, te l'avrei anche quotata. Ma così proprio...
  • come si fa a fare una recensione se non si capisce niente? Non ho la minima idea di cosa parlasse quel fumetto... l'unica cosa simpatica sono le didascalie con i diversi font...

    oddio, non ci posso ripensare... credo che non aprirò mai più quell'albo neanche per sbaglio...
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Non so perchè ma non sono pentito della mia scelta... :D
  • Massì fa cagare, non comprarlo
  • L'ho recuperata e letta in questi giorni.
    Allora, si tratta di una storia onesta che non vuole e non può aggiungere nulla di più al telefilm. Quindi si inserisce come una sorta episodio di pausa tra 2 qualsiasi puntate della quarta serie.
    Come ha già scritto Deboroh, la storia è infarcita degli elementi del telefilm, con la conseguenza che si ottenengono 2 risultati diversi a seconda del lettore.
    Il lettore che non ha mai visto una puntata di Alias rimane affascinato e incuriosito dagli elementi della trama, e magari avrà voglia di vedersi il telefilm; scoprendo a questo punto che le cose sono moooolto meglio di quanto un neofita possa percepire dal fumetto. Prendendo spunto da quanto scritto da Grrodon, faccio l'esempio di Sloane. Dalla graphic novel si capisce che è un personaggio ambiguo. La realtà è che è molto più che ambiguo, è un personaggio molto complesso, come molti personaggi della serie del resto.
    Per un lettore che è già fan di Alias, o che anche solo l'ha seguito, la storia si mostra come appunto una puntata di intermezzo della quarta serie, senza scoprire nulla di nuovo rispetto a quanto ha potuto bedere nel telefilm. Solo che il fan di Alias sa qual'è l'enorme spessore delle cose, sa cos'è Rambaldi, il ruolo di Sloane, di Sidney, l'SD-6, e tutto il resto. E a mio avviso si gode di più la storia, o meglio riesce a cogliere tutte le sfumature.
    Una storia onesta ripeto, che mi è piaciuta per il ritmo e per come è stata sceneggiata. E personalmente ho aprezzato anche lo stile dei disegni e i colori.
    I redazionali sono ottimi, come sempre del resto in questa collana.
  • Una graphic novel davvero particolare e interessante "Century West", che si pone il compito, a mio avviso riuscendovi, di mostrare "l'ultima frontiera" quando questa era ormai prossima a svanire e a rimanere per sempre nell'immaginario collettivo. Ed è proprio il west in questa parte finale della sua esistenza il vero protagonista della storia; un far west che nonostante cerchi in tutti i modi di rimanere aggrappato con le unghie e con i denti nella cittadina di Century Texas, si ritrova a far spazio al Nuovo che avanza inesorabile e travvolgente.
    Il mondo vecchio, il mondo del west, trova incarnazione nei modi e nelle parole dei rangers Yael e Barron, ma soprattutto del loro capo, Robert Ford; un uomo che non vuole arrendersi all'evidenza che ormai il mondo nel quale è vissuto fino a quel momento sia ormai al tramonto.
    Il nuovo che avanza è rappresentato dal cinema, dalla neonata aviazione, dalle prime automobili, che ormai hanno fatto capolino anche a Century.
    La storia ci propone lo scontro tra questi 2 mondi e l'inesorabile vittoria del "Nuovo che avanza", e lo fa con una storia divertente da leggere: una troupe cinematografica, irrompe a Century Texas mentre fugge dai detective che gli stanno alle calcagna per conto della casa di produzione che rivuole indietro le sue atrezzature. La troupe arriva quando a Century il west è ancora vivo; ci sono sparatorie, scazzotate, cacciatori di taglie, locomotive, cavalli, saloon. I membri della troupe, tutti
    yankees, si ritrovano in un mondo così diverso da quello ormai già mutato di New York, un perfetto set reale nel quale girare le riprese. Ma quando, 1 anno dopo le riprese, proietterano il film nella sala cinmetografica di Century, quel mondo già non esiste più; il progresso è avanzato sino nel profondo west di Century, prendendosi anche l'ultimo baluardo di un mondo che oramai esiste solo nella celluloide.
    La sceneggiatura della storia è un pò complessa, e varie volte mi sono ritrovato a dover rileggere una vignetta, se non a ritornare indietro di qualche pagina per riprendere delle scene. La difficoltà della lettura viene anche dalla disposizione delle nuvolette, alle volte non ordinata. Ma questo non incide negativamente su una buona storia, rappresentata dai disegni straordinari di Howard Chaykin, che riescono a rappresentare perfettamente il west di Century. Straordiari anche i colori, azzeccatissimi, e le varie decorazioni grafiche come le locandine, le insegne e le onomatopeem il cui risultato è quello di rendere estremamente realistico lo scenario.
    A completare il tutto le solite ottime rubriche dei volumi BVLab, che oltre a mostrare bozzetti e commenti dell'autore, nonche la sua biografia, approfonfiscono il tema del western nella fiction, e in particolare nel cinema.
    Insomma, giudizio molto positivo per questo quinto volume della serie, e adesso una richiesta nasce spontanea:"Ancora!". Veramente questa interessante testata deve fermarsi con questo volume? Ucciso dalla logica del marketing così come il progresso ha ucciso il far west? Per ora non c'è nulla di certo, aspetteremo i prossimi 6 mesi per vedere se compare un sesto numero all'orizzonte.
  • Tyrrel ha scritto: una storia divertente da leggere
    Vorrai dire stressante.
    La sceneggiatura della storia è un pò complessa
    Vorrai dire malfatta.

    Ad ogni modo Ambrosio assicura che NON è morto il Lab. E' solo in pausa, e al momento in giro per il mondo tanti bravi disegnatori stanno disegnando delle nuove graphic novel commissionate dalla Disney. Solo, non è più un periodico regolare, ma questo dovevamo già capirlo.
  • Grrodon ha scritto:
    Tyrrel ha scritto: una storia divertente da leggere
    Vorrai dire stressante.
    No. Volevo dire un'altra cosa rispetto a quello che ho effettivamente scritto, e cioè che la storia diverte (questo vale per il sottoscritto, chiaramente) riuscendo nel compito di porre in evidenza il contrasto tra i 2 mondi che si scontrano.
    Che la lettura sia invece stressante non c'è dubbio, come ho scritto più volte son dovuto tornare indietro a rileggere delle vignette o delle intere pagine.
    Grrodon ha scritto:
    La sceneggiatura della storia è un pò complessa
    Vorrai dire malfatta.
    Quoto, effettivamente "malfatta" è il termine più appropriato. Ma non saprei dire quanto sia malfatta e quanto sia volutamente malfatta. Mi spiego meglio: Chaykin ha bel pò di esperienza nel campo dei comics e di sceneggiature ne avrà lette a iosa. Possibile che non sia riuscito a scriverne una migliore? Ok possibile, però potrebbe anche essere che l'abbia fatto apposta, puntando prevalentemente sulla forza dei disegni, visto anche quello che si può leggere dalle rubriche, e cioè che ha realizzato la sceneggiatura partendo dallo storyboard (e a quel punto, che se l'è scritta a fare?). Chiaramente è solo un ipotesi.
    Grrodon ha scritto: Ad ogni modo Ambrosio assicura che NON è morto il Lab. E' solo in pausa, e al momento in giro per il mondo tanti bravi disegnatori stanno disegnando delle nuove graphic novel commissionate dalla Disney. Solo, non è più un periodico regolare, ma questo dovevamo già capirlo.
    Questa è una bella notizia! Sono veramente contento per questa rivista che nasce nel solco di quanto fatto con Pkna e MMMM e da progetti mai sviluppati come Junglu Town. La periodicità ballerina, a questo punto, non rappresenterrà certo un problema, se terrano fede all'impegno di proporre tanti artisti internazionali.
  • Strana sensazione quella che rimane dopo la lettura di Jungle Town.
    Perchè come è già stato fatto notare, è un numero zero, non è una graphic novel, e si sente. Vengono presentati dei personaggi, viene introdotto un ambiente, e poi... puf! Nulla più.
    E come se quando avessimo chiuso il volume di Speed Loop dopo la prima lettura, ci fosse già stata la consapevolezza che la serie non avrebbe mai visto luce.
    E' come avere in mano uno sketchbook di un fumetto pieno di bozze, disegni stupendi, sceneggiature appasionanti, storyboard, sapendo che poi il fumetto vero e proprio non sarà mai realizzato.
    E se, da appassionato di fumetto, sono felice per la possibilità di godermi ciò che tengo in mano, invece che vederlo rinchiuso segretamente nei meandri di qualche casa editrice, dall'altro sono dispiaciuto al pensiero di cosa sarebbe potutto essere, ma non sarà mai.

    I temi trattati e l'atmosfera che si respira sono differenti da qualunque altro si sia mai visto da altri fumetti simili con animali antropomorfi (scontato il già propinato paragone con MMMM): animali carcucci che vomitano, discriminazioni razziali, allusioni sessuali, sparatorie che finiscono con il morto, e una famiglia raffigurata in modo meno superficiale del solito.
    Buoni i personaggi, che comunque non sono caratterizzati alla perfezione, ma introdotti, come è giusto che sia per un numero zero. Tra quelli delineati meglio ci sono Adam e tutta la sua famiglia, mentre Rollo, da spalla del protagonista, è ancora un po' nebuloso, forse perchè era nei progetti iniziali concentrarsi su di lui in un secondo (mai arrivato) momento.
    Lo stesso dicasi per le sottotrame: abbiamo visto Liza in cerca di un partner (che probabilmente diverrà Rollo), abbiamo visto l'amore platonico della piccola Bessy per Toddy, e abbiamo visto le prime schermaglie nella società di cani, gatti e topi.
    Ma in un numero 0, che rimarrà unico, dovremmo potere bearci della storia autoconclusiva, senza poterci preoccupare della continuity lunga che per problemi editoriali viene completamente vanificata. E cosa rimane?
    Pur avendo creato un pantheon veramente affascinante, il caso poliziesco di questo numero mi è sembrato un po' piattino...
    Certo, come ho già ripetuto, tutto ciò che sta attorno al caso è comunque sufficiente a mantenere l'attenzione, ma cosa ne ricaviamo, dato che non sapremo mai come prosegue?
    Basti guardare gli altri #0 di serie simili: PKNA, MMMM, Speed Loop. Tutte avevano comunque una storia conclusiva che si concludeva in quel numero, nonostante i misteri e i semi gettati, per consentirne uno svilupp futuro, mentre la storia autoconclusiva di questo primo racconto di Jungle Town, mi è sembrato un po' inconsistente.
    Stupendi i disegni, meravigliose le colorazione che, volutamente, contrastano con il tenore del racconto, grazie a personaggi dalle forme rotondeggianti e assolutamente Disneyane, e una colorazione dai toni accessi e vivaci.
    Piccola riflessione: non può essere stato proprio questo acceso contrasto (che personalmente apprezzo) a rendere una serie simile poco vendibile sul mercato?
    Per i bambini il prodotto non è consigliabile, visto quello che accade all'interno.
    Mentre per i lettori più cresciuti, l'aspetto così "infantile" potrebbe essere un deterrente per non acquistarle, credendo sia un prodotto per l'infanzia (la stessa maledizione che tocca alla Nintendo, da sempre accusata di avere Mario e altre serie "per bambini" solo per via dell'aspetto "colorato").

    Che dire, se non "peccato" ?
    rensel ha scritto:Un appunto, poi, bisogna farlo sull'abbinamento fra animali e personaggi, sempre perfetto. Non so in verita` quanto, soprattutto fra i comprimari e
    Eggià. La maiala è davvero porca.
    Ultima modifica di DeborohWalker il giovedì 04 ottobre 2007, 16:06, modificato 1 volta in totale.
  • Sono d'accordo con te. Quello che si legge in Jungle Town sembra fatto apposta per generare nel lettore il desiderio di leggere di più, per cui è davvero davvero un peccato che il "di più" non ci sarà mai.
    "Those people who think they know everything are a great annoyance to those of us who do." -Isaac Asimov
  • L'ultima battaglia
    Forse difficilemente poteva inaugurarsi meglio una collana così sperimentale, innovativa e dedicata a chi ama il fumetto come noi Sollazzieri. "L'ultima battaglia" è la storia con la coppia di autori che non ti aspetti. Un Faraci sempre più versatile scrive una storia che sarà diseganata da un autore americano coem Brereton... confesso la mia ignoranza, non l'avevo mai sentito prima, fortuna che nel volume ci sono le schede degli autori.
    Una storia che non pone mostri in primo piano (anche se due creature tipo mostri compaiono nella storia) ma in realtà è una bella avventura ambientata nella Roma di passaggio tra repubblica e impero sotto il comando di Cesare. Caio Rodio è un personaggio molto complesso, e Faraci ha fatto un buon lavoro di caratterizzazione con lui più ancora che con gli altri. Lui è perseguitato dallo spettro del ragazzao che allevò e che ora è dalla parte del nemico. Nel corso della storia capirà chi è davvero il suo nemico e agirà di conseguenza, in un finale che non pone il protagonista come vincitore su chi gli è davvero ostile ma lo vede defilarsi lontano dal mondo in cui è stato immerso da sempre ma che ora non ha più niente per lui. quasi una presa di posizione vigliacca, che nosconde invece volgia di starsene tranquilli con chi è veramente importante per noi.
    Disengi particolari per i miei gusti, iperrealisitci e che lanciano nell'azione, quasi dei quadri più che delle vignette. Stile convincente per raffigurare questa storia. Trama come ho detto molto molto profonda e intimista. Bravissimo Faraci. Bella anche la divisione in capitoli con frasi divertenti e riflessive, e i dialoghi sono nel puro stile di Tito, con le didascali che chiariscono i pensieri del protagonista: una volta Tito ha detto che è ormai diventato un suo marchio di fabbrica mettere i pensieri del protagonista (penso sia nata per Pk in "Trauma", sviluppata alla grande per Topolino in MM e alcune storie proprio per il "Topo") ed è una tecnica che io adoro (non a caso è massicciamenter presente in Scrubs!)
    In conlusione, anche il volume che ospita la storia è ben fatto, con approfndimenti interessanti e puntuali. Ottimo lavoro.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Jungle Town
    Il quarto numero della serie Buena Vista Lab ripropone Faraci ai testi, in tandem con uno dei disegnatori con cui più si è trovato a suo agio da sempre, Giorgio Cavazzano. Orami Cavazzano è per Faraci quello che Johnny Depp è per Tim Burton! Insieme hanno realizzato tantissime storie stupende (quelle di Manetta e Sassi, Anderville, Il segreto del Vetro con Spiderman, tante mistery con Topolino, Un altro Natale sul Monte Orso...) e anche questa storia "sperimentale" (così come un po' tutte quelle proposte sul Lab) li ha visti in coppia.
    E' un Faraci diverso da quello incontrato ne L'ultima battaglia: torna il gusto per il giallo, per l'indagine, allontanandosi da ambineti del passato con guerre di sfondo e introspezione del protagonsita come tema centrale. Inoltre grazie a Cavazzano ci si allontana dallo stile di disengo realistico e pittorico per arrivare a die canonipiù che disneyani. In questo modo rivediamo la plasticità di Cavazzano che tratteggaia in modo sublime ogni tavola su testi di stampo mistery come il milgior giallo con Mickey al lavoro.
    Ma qui c'è di più. Il fatto che questo potesse essere un ipotetico numero zero di una collana innovativa proprio della Disney (da qui i disegni cavazzaniani che richiamano un certo stile) non sfugge a molti, per le carattetistiche da episodio pilota che assume la storia, autoconclusiva ma che lascia aperte alcune porte.
    La storia in sè è veramente ben fattas e godibile, e il "di più" di cui accennavo prima sta anche nel fatto che a dispetto dei disegni che richiamano un mondo (quello Disney) meravilgioso ma pieno di limiti (no alla morte, no a riferimenti sessuali, no alla violenza...),qui il giallo non è un semplice furtarello ma un omicidio abbastanza efferato, e il protagonista ha una sua vita sessuale...
    La figura dei due protagonsiti non è inedita, ovviamente, Tito si è rifatto agli stilemmi calssici dei telefilm polizieschi delgi anni 70-80 che agivano in coppia (c'è anche l'auto, come indica l'erticolo in fondo al volume), stilemma già ripreso con Manetta e Rock Sassi.
    L'indagine è bella e avvincente, ma il fatto che già a pag. 25 noi lettori vediamo chi è il colpevole u po' mi ha deluso, come mi ha deluso il finale che mi è sembrato un po' troppo veloce, sbrigativo, sebben il colloquio con Cubber mi ha accattivato. Inoltre tutta la storia è un ampio pretesto per palrare delle differenze sociali, della discriminazione razziale, vista qui attraverso la metafora di Cani, Gatti e Topi.
    Insomma, nonostante qualche piccolo difetto, una storia convincente, gioia per gli occhi e per la testa, e anche i dialoghi ironci alla Faraci non si smentiscono. Ottimo lavoro anche qui.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Penso che non si possa incolpare la Disney di non sperimentare.
    I tentativi sono stati fatti e gran parte sono falliti - questo compreso :(
    A presto,
    Michele
  • Se con "questo compreso" intendi Buena Vista Lab, posso capire.
    Se con "questo compreso" intendi Jungle Town, non direi, perchè se avessero voluto trasformarlo in una serie mensile da edicola, non andava proposta così.


    Se poi con "questo compreso" vogliamo parlare di Speed Loop, non possiamo dire che sia stato messo sul mercato con la visibilità tale da poter effettivamente valutare se farne una serie.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Intendevo "Buena Vista Lab", visto che il topic si chiama così :)
    A presto,
    Michele
  • La Disney amava sperimentare dalla seconda metà degli anni 90, IMHO, quando hanno fatto il botto con PKNA. Poi hanno avuto il successone inaspettato di Witch. Ma da quando i mensili più innovativi (X-Mickey, PK-Frittole docet) hanno iniziato per vari motivi a dover essere chiusi, ecco che secondo me le speranza sono diminuite, in casa Disney, e quando si sperimenta si va coi piedi di piombo, senza ostenatare troppo la cosa o facendolo in modo strano (emblematico Speed Loop, presentato davvero senza eccessivi clamori se non per chi tende le orecchie a rumors di questi tipi e con l susa di essere cartonato a un prezzo non per tutti! ---> il punto è che doveva arrivare a tutti i ragazzi dai 16 - per dire - ai 99 anni l'annuncio di questo fumetto, e in modo canonico anche per il prezzo, magari) Uscendo dal palese OT, ecco che con Buean Vista Lab la Disney tenta di uscire dalla valanga di albi di ristampe proponendo storie inedite, per palati fini, di grandi autori sia ai testi che ai disengi. Fatto bene, con storie autocnclusive. Ma adesso che fine hanno fatto?
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Bramo ha scritto:Ma da quando i mensili più innovativi (X-Mickey, PK-Frittole docet) hanno iniziato per vari motivi a dover essere chiusi, ecco che secondo me le speranza sono diminuite, in casa Disney, e quando si sperimenta si va coi piedi di piombo
    Non è esattamente così, imho.

    Quando i mensili più innovativi hanno cominciato per vari motivi ad essere chiusi, la Disney ha voluto continuare a sperimentare, e anche molto, ma in una maniera nuova, limitando la libertà degli autori per seguire precisi schemi studiati per raggiungere il successo.

    Gli schemi erano sbagliati e gli autori demotivati.

    Da qui nacque Kylion.

    BVLab era una buona idea, ma non la vedrei come una sperimentazione. Non del tutto, almeno. Si tratta solo di una serie per un pubblico piuttosto elitario, cosa insolita in casa Disney. Sarebbe stata una innovazione se meglio pianificata e pubblicizzata.

    Jungle Town è un caso molto particolare all'interno di BVLab. Si tratta dell'unico volumetto contenente l'episodio pilota di una serie mai nata.

    Come volumetto di BVLab è tutto tranne che una sperimentazione. Hanno solo (per fortuna, aggiungo) sfruttato il contenitore per pubblicare una cosa meritevole che avevano nel cassetto.

    Come episodio pilota, sarebbe stato l'inizio di un'ottima sperimentazione. Che però non c'è stata.
    Lorenzo Breda
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  • Quindi tu non vedresti nel fatto che non si voglia più sperimentare, o meglio che si sperimenta di meno, la colpa del fatto che non ci sono in giro testate innovative disney, ma invece in sperimentazioni con modalità sbagliate? potrebbe essere, e l'esempio di Kilion (benchè io non l'abbi mai letto) potrebbe darti ragione...
    Ma per quanto riguarda "Jungle Town" c'è una controindicazione, IMHO: se la Disney avesse voluto sperimentare , anche se con modalità diverse, perchè non avrebbe dovuto farlo con un prodotto come Jungle Town? Non ci sono personagi reali ma animali antropomorfi, i testi sarebbero stati di un uomo che non ha mai deluso le aspettative e i disegni di Cavazzano prmettevano molto bene. La morte non dovrebbe scandalizzare più, ormai, e anche i riferiemnti sessuali sono solo in un paio di punti, di certo lontano dall'hard... sarebbe stato il prodotto con le caratteristiche ideali! Invece l'hanno tenuto nel casseto, hanno varato dei disastri e questo episodio pilota lo hanno riservato alla collan di storie autoconlcusive in cui spicca fra le altre per qualità ma che avrebbe meritato almeno una miniserie, con i toni alla MM leggermente più marcati... ma visto il destino di MM, capisco fore perchè non hanno accettato in Disney...
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  • Kylion era un progetto in cui credevo molto, agli inizi. Ma hanno profondissimamente sbagliato tattica.

    Riguardo JT, il progetto era molto azzardato.

    Se non erro, la cosa era stata proposta ai tempi in cui PKNA era ancora attivo (o forse poco dopo).

    PKNA era stato già un grosso azzardo. Del punto di vista del layout e dal punto di vista della complicatezza di trame e sottotrame, era quanto di meno disneyano si potesse immaginare.

    Ma JT è di più. JT è un fumetto adulto in molti suoi aspetti (tra cui la morte). Non solo non è disneyano, ma contravviene molti dei principi su cui il fumetto Disney si basa. Uno spillato Disney è un prodotto per bambini/ragazzi, JT è un prodotto per ragazzi/adulti.

    La morte, ormai, non scandalizza più nessuno. La morte in uno spillato Disney sì.

    Allargando il campo, il progetto Lys, almeno per ora e almeno in Italia, è fallito. Fondamentalmente, imho, perché è troppo adulto per essere uno spillato. Può piacere dai 15 (se sei abbastanza matura, e trovandomi spesso a lavorare con ragazzine/i di questa età vi assicuro che spesso non lo sono) anni in su, che raramente comprano uno spillato, considerando che se gli piacciono i fumetti, o leggono manga, o si sono appena staccate da Witch perché "da piccole".
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