[Peyo] I Puffi

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • DeborohWalker ha scritto:Il Giardino dei Puffi
    Trappola di Gargamella, stratagemma risolutivo, Gargamello che afferma che riuscirà a catturare i Puffi... bof, non è ciò che mi interessa.
    La presenza di Gargamella a me par sempre piuttosto superflua. Mi pare che spesso si introduca la tal situazione e poi, piuttosto che risolverla, lo si metta in mezzo per concludere la storia con semplicioneria. Mi ricorda un po' le puntate dei Pokemon, dove c'è una trama che è A -> B, e tra A e B c'è il teatrino del Team Rocket che non c'entra un tubo... solo che nei Puffi dopo A c'è il teatrino di Gargamella e poi non si arriva a B perchè si conclude con lui.
    DeborohWalker ha scritto:Di sicuro questa collana non si fa riconoscere per l'omogeneità qualitativa, mi sa che alla fine deciderò quali albi tenere e quali no.
    Per non parlare dei volumi che presentano una storia buona e un'altra brutta. Potresti risolvere il problema rimuovendo fisicamente le storie meno meritevoli dai volumi, assieme alle pagine bianche...
  • Dapiz ha scritto:La presenza di Gargamella a me par sempre piuttosto superflua. Mi pare che spesso si introduca la tal situazione e poi, piuttosto che risolverla, lo si metta in mezzo per concludere la storia con semplicioneria.
    Beh, dipende. Nella storia con Puffetta, il Falsopuffo, Buegrasso, Gargamella è l'effettivo elemento scatenante che da' il via ai casini della storia, e la sua esistenza ha un senso. Poi escono storie come il giardino dei Puffi, e si vorrebbe che non esistesse, oppure sperare che preferisca dare la caccia agli Snorky.
    Dapiz ha scritto:Per non parlare dei volumi che presentano una storia buona e un'altra brutta. Potresti risolvere il problema rimuovendo fisicamente le storie meno meritevoli dai volumi, assieme alle pagine bianche...
    Beh, se avere fogli svolazzanti non fosse irritante, lo farei. Fortunatamente avere uno scafflae con una serie di volumi, e qualche numero mancante qua e là non è altrettanto grave, soprattutto sapendo che le assenze sono conseguenti a una cernita fatta dal sottoscritto.
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    Comincia una quarta fase puffosa, la più modernista e decadente, se vogliamo. Ma vogliamo? Brevi a parte, dopotutto le storie principali offrono sempre una buona dose di intrattenimento, sono simpatiche anche se preferiscono i toni graziosi e meno impegnati del cartone rispetto a quelli più adulti e sociali concepiti da Delporte. Diciamo subito che non è questa la fine dei Puffi che ci piacciono, però, visto che, a detta di Mazzotta (ma anche mia, che ne ho letto il capostipite), si aprirà con Il Puffo Finanziere un'epoca nuova, di storie concepite appositamente per essere vendute come cartonati, alla maniera di Asterix e di tutto il cartonatume francese. Un'epoca senza brevi riempitive, che andranno invece esiliate in un mensile apposito per i bimbini, ma caratterizzata da storie lunghe che occuperanno tutta la lunghezza dell'albo e saranno appunto dedicate ad un pubblico più adulto. Prima del Puffo Finanziere però vengono questo e il prossimo volume, incentrati sulle origini di nuovi personaggi, e i due ben noti volumi only brevi con le storielle del mensile.

    Il Puffo Bambino (Peyo): Non è ben chiaro il motivo di questa scelta di traduzione, e so già che non mi abituerò mai a non chiamarlo Baby Puffo. Stranissimo, soprattutto data la vicinanza di questo adattamento italiano a quello del cartone dove si è sempre chiamato Baby Puffo. Venti tavole di storia, ma scritte dannatamente bene. Intendiamoci, niente problematiche sociali, solamente un lieto, quanto misterioso e imprecisato evento che darà modo ai Puffi di esibirsi in una quantità di gag graziose e garbate, e a uno di loro di scoprirsi un pelettino meno stereotipato del solito. Meritevole di menzione la scenetta con Quattrocchi che si chiede da dove vengano i Baby Puffi, la maggior parte delle scene con Brontolone, i pianti isterici di Puffetta a cui Grande Puffo reagisce male ma soprattutto lo sputtanamento definitivo di Gargamella presente in una sola tavola e scacciato via in modo surreale. Una nota positiva riguarda la traduzione che corregge il tiro per quanto riguarda il Puffo Pasticcere (o Cuoco) che in precedenza veniva qui chiamato Golosone e si comportava come lui, in ossequio evidentemente al cartone dove i due personaggi erano fusi in uno. Un tipo di compromesso che fortunatamente non vedremo più.

    Il Puffo Inventore (Peyo): Apre il terzetto con le ultime brevi tratte da Spirou una simpatica storiella nel cui incipit vengono introdotti tre nuovi puffi: Sarto, Infermiere e Artista (che però noi tutti conoscevamo come Pittore). La storia a differenza delle due che seguiranno non è quantomeno incentrata su un tentativo di cattura by Gargamella il quale comparirà però nell' inutile quanto ingiustificabilissima ultima tavola con una gag che ci sta malissimo e non fa neanche ridere.

    La Vernice Puffa (Peyo): Niente di che, una breve completamente in linea con le precedenti col solito attacco di Gargamella e la trovatina di Inventore, che si fa maltollerare in particolar modo per la sua posizione centrale. Di buono ha il tormentone di Gargamella che cerca il villaggio e trova casa sua. Nota negativa: Pasticcere torna a chiamarsi Golosone, indice di un certo disordine nelle fonti di traduzione.

    Una Festa Puffante (Peyo): Per la terza e ultima volta Inventore (stavolta con Burlone) assurge a salvatore della patria, dopo il solito attacco di Gargamella, stavolta reso più piacevole dalla ridicolizzazione totale data dal costume da coniglione. Da quando i coriandoli vengono chiamati confetti? Ad ogni modo si conclude con questa storiella il ciclo di brevi "classiche", che da adesso in poi verranno appunto esiliate nel mensile di cui sopra. Mensile i cui primi numeri ci verranno però immancabilmente riproposti nei due albi che seguiranno i Puffolini.

    Next: I Puffolini e il Puffo Robot, due storie buone che faranno luce sulle origini di personaggi visti spessissimo nella serie animata.
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    Prosegue questa quarta fase della narrativa puffesca, quella che più di ogni altra strizza l'occhio al cartone, raccontando storielle graziose, e simpatiche senza però recuperare quella verve adulta presente nelle storie firmate da Delporte. Il volume ha però dalla sua che stavolta non ci sono brevi, ma due storie medie che concludono finalmente la produzione di Peyo, quella originariamente apparsa su Spirou. Siamo quindi giunti al termine del percorso di ristampa, e fra due numeri avremo finalmente la prima storia fatta apposta per i cartonati, subentreranno nuovi autori, tra cui il figlio di Peyo, che andranno a rinverdire lo spirito degli esordi e avverrà la Rinascita con la stupenda (a detta mia) Il Puffo Finanziere e le ottime (a detta di Mazzotta, ma mi fido) Il Puffo Ladro di Gioielli, La Minaccia Puffa. Insomma, si preannunciano ottime cose, ma prima c'è da smaltire i due volumi di vuoto che ci attendono e che saranno riempiti dalle brevi del mensile.

    I Puffolini (Peyo): Chiunque abbia visto il cartone li ricorderà. Questi quattro personaggi appaiono per la prima volta in questa storia, che verrà trasposta in cartone spezzata in due episodi (o magari è proprio l'inverso, ed è il fumetto che fa eco al cartone, non mi stupirebbe considerato il periodo). Bè di lì in poi Sciccoso, Naturone, Sciattone e Bontina monopolizzeranno gli episodi animati, e coadiuvati dall'imminente Nonno Puffo rimpiazzeranno quasi del tutto il cast. La storia in questione fornisce ovviamente la sua versione assai più raffinata e in linea con la produzione cartacea, di questo singolare fenomeno. Il fatto che si concluda qui la carriera fumettistica di Peyo impedirà però ai Puffolini di ricevere gli stessi onori del cartone, con tanti saluti al monopolio nelle storie a fumetti. Le 24 tavole che compongono il fumetto raccontano in maniera un po' sbilanciata sia il ringiovanimento dei tre Puffi che costituiscono il nucleo del gruppetto, sia la creazione di Bontina, che nel cartone avveniva appunto un episodio più tardi. Nella prima metà si fa menzione di Padre Tempo, altro personaggio spesso e volentieri tirato in ballo nella serie animata, viene mostrata la sua dimora, anche se il vecchio non appare mai direttamente. Tutto è molto affascinante (e un po' disturbante, se vogliamo) almeno fino a quando i Puffolini non accettano il loro nuovo ruolo e iniziano a comportarsi come se non fossero mai stati adulti. Inizia quindi una parte con delle gag un po' fastidiose, che tirano in ballo il giovanilismo, l'essere al passo coi tempi e compagnia bella. La storia riprende a ingranare dopo la creazione di Bontina, 103esimo Puffo e seconda femmina, creata con la formula di Gargamella. Il tempo però ha causato qualche indolenzimento alla continuity, come dimostra il fatto che i Puffolini chiedano a Grande Puffo conferme sulle origini di Puffetta (dovrebbero ricordarsele molto bene, loro c'erano!) e si dia un gran peso all'argilla piuttosto che alla formula misogina pronunciata a suo tempo da Gargamella. Anche qui però la cosa si risolve molto in fretta con un'ultima tavola dalla velocità imbarazzante. Insomma, una storia importantissima ai fini della continuity puffesca, visto che apporta molti cambiamenti allo status quo del villaggio, e veramente interessante dal punto di vista del confronto cartone/fumetto ma con punti deboli evidentissimi.

    Il Puffo Robot (Peyo): Di poco più breve de I Puffolini questa storia inventa un personaggio nuovo, che nei fumetti non verrà più ripreso ma che nei cartoni sarà più volte tirato in ballo pur pesantemente modificato. A dire il vero non sono neanche del tutto sicuro che si possa dire che questo e il Puffo Meccanico, muto e ben presto regalato a Re Gerardo, possano considerarsi lo stesso personaggio. La storia in questione è modesta ma gradevole, con idee assai carine, e sicuramente come riempitivo funziona molto meglio di quanto visto nel volume precedente (forse perchè è una lunga). Uno scontro con Gargamella che riecheggia più quello visto nella sua prima apparizione piuttosto che quello di alcune brevi recenti, e la scena del duello tra i due robot con conseguente morte di quest'ultimo per errore che non ha potutto fare a meno di rimandermi con la memoria al duello tra Atomino Bip-Bip e Atomino Bep-Bep visto nella Dimensione Delta.

    Next: L'Aeropuffo, La Fame dei Puffi, Il Puffatore Mascherato, Puppy e i Puffi e Gli Scherzi di Burlone. Primo di due volumi che colmeranno il vuoto tra il pensionamento/morte di Peyo e il riconcepimento della serie per mano dei suoi eredi proponendo una selezione di brevi tratta dal mensile.
  • Toh, sperando che non sia una vaccata paragonabile alla precedente iniziativa dell'Uomo Ragno...
  • Portamantello, mi devi 1,60 euro.

    Credo di non aver mai letto una tale porcheria. E francamente mi stupisco, in un'epoca di crisi come questa che ha visto chiudere più o meno tutti i fumetti a formato antologico in stile Corriere dei Piccoli, che Il Giornalino rimanga ancora in piedi. Probabilmente ci sono i preti dietro che fanno accanimento terapeutico dietro a suon di verdoni, altrimenti non si spiegherebbe come una testata anacronistica e povera come questa possa avere un mercato. Il tanto sbandierato numero speciale dedicato ai Puffi presenta una storia di sei pagine in cui i Puffi arrivano al castello sforzesco, incontrano una puffa-Mina la quale fa cadere in una botola Gargamella. Punto. Uno schifo, proprio. Gli autori di tale porcata sono il tal Antonio Tarzia che ne ha scritto il soggetto, il tal Demetrio Bargellini che ne ha fatto la sceneggiatura e i tali Giuseppe Ferrario e Giulia Zaffaroni che millantano di averne fatto i disegni, quando si vede lontano un miglio che ogni singolo Puffo disegnato è un ricalco proveniente dritto dritto dalle vecchie storie viste nei cartonati. Di nuovo c'è solo Mina, che compare in quattro vignette e le mura del castello. Il resto è assolutamente già visto, con ricalchi di vignette anche famose. Il numero è tutto a tema Puffi, con qualche articolo dedicato, che dice cose strasapute, una tavola di Fra Tino coi Puffi come guest star e un paio di Pufferie moderne, unica cosa vagamente leggibile di tutta la baracca. Per il resto articoli sulla natura, sulla chiesa, sull'attualità esattamente come negli anni 90, quando me lo compravano all'uscita della chiesa. E dulcis in fundo una storia italiana dei Flintstones con Fred che fa il pompiere, realizzata da tali Zanga e Peroni. Disegnata orribilmente, tralaltro. Insomma, pure i fumetti di Hanna e Barbera, ma come hanno fatto a campare tutti questi anni?
  • Grrodon ha scritto: Antonio Tarzia
    Se non sbaglio all'epoca (2002-2003) credo fosse il direttore del giornale, ora non so.
    Cmq è vero che la qualità del Giornalino è drasticamente scaduta negli ultimi anni; anche perché si sono trasformati in un qualcosa di assolutamente indefinito: non è una pubblicazione a fumetti né può definirsi un riuscito periodico per ragazzi (stile mondoerre e messaggero dei ragazzi, per intenderci che sono ancora abbastanza floridi)
  • Che tristezza leggere quanto riportato da Grrodon su Il Gornalino, ma purtroppo è qualcosa che ho avuto modo di sperimentare di persona. Eppure ricordo che negli anni '90 c'erano state novità positive: l'arrivo dei personaggi di Hanna & Barbera (che allora fu una sorta d'evento e portò anche alla produzione di alcune storie italiane anche carine), le riduzioni a fumetti della vecchia trilogia e del primo episodio di Star Wars, quelle dei primi due Jurassic Park, Lucky Luke, i volumi su Asterix, Corteggiani e Cavazzano con il loro Timothy Titan; tutto questi insieme ai classici Toppi, Nizzi, Castelli... Insomma, quanto meno c'era la voglia di innovare e proporre qualcosa di nuovo. Ora invece, non solo vedo che a livello di rubriche è sempre la solita solfa, ma anche le storie sembrano solamente sfruttare i personaggi storici e le licenze varie come ad esempio quelle delle Winx o delle Tartarughe Ninja, senza proporre nulla di particolarmente nuovo e interessante.
    Come faccia a rimanere in piedi non lo so, forse dipenderà dal fatto che ha una distribuzione "anomala" rispetto a gli altri periodici fumettistici, visto che oltre che in edicola lo si trova anche in vendita in alcune parrocchie all'uscita dalla messa.

    E scusate l'OT.
  • Grrodon ha scritto: i tali Giuseppe Ferrario
    Giuseppe Ferrario? Ma non era quello che disegnava le storielle fulminanti scritte da Tito Faraci alla fine dell'indimenticato "Ridi Topolino"...?

    (Nervoniani...) :asd:
  • Sì lol, proprio lui. Solo che essendosi messo a fare 'sta roba ora per me è diventato "un tale".
  • Ragazzi giravo un pò per il forum e sono sorpresa di tutte le cose che sapete su ogni argomento, dai puffi ai manga e alle produzioni dei cortometraggi Disney, insomma se qualcuno ha bisogno di indicazioni e consigli questo è il posto giusto mi sembra :clap: .
    Io sono appassionata di fumetti e manga, anche se sono un pò particolare nei gusti, nel senso che vista la mia giovane età sono più per il fumetto che tratta di tematiche adolescenziali e simili. Spero di non essere presa a fischi per questa mia uscita :P
  • Il Puffo Bambino

    Anche questo volume, avrebbe potuto benissimo starsene in fumetteria, per quanto mi riguarda.
    Disegni sottototono e trame fin troppo leggere, raramente divertenti. E gli errori di traduzione Planeta prolificano.

    Il Puffo Bambino a me non è piaciuta. Ok, è il modo di introdurre un nuovo personaggio, ma è fatto in modo noioso.
    A differenza di Grrodon, non trovo la fuga di Brontolone come un'occasione per scoprire un lato meno stereotipato del personaggio, ma è un comportamento out of character bello e buono. Non è Brontolone, ma è un Puffo qualsiasi, nei comportamenti come graficamente; anche il nano Brontolo, nei momenti di dolcezza al cospetto di Biancaneve, manteneva una parte della sua identità, non si trasformava in Cucciolo solo perchè era meno arrabbiato. Lo stesso dovrebbe avvenire qui, dato che i Nani di Biancaneve e i Puffi sono personaggi fortemente caratterizzati da un solo fattore caratteriale, e non può scomparire.
    E poi mi chiedo: da dove salta fuori Baby Puffo? Chi lo ha creato? E soprattutto qual era la persona a qui era originariamente destinato, e che ha deciso di lasciarlo ai Puffi? Se qualcuno può ordinare un Puffo come se niente fosse, dovrebbero esserci Puffi ovunque, e non solo nel villaggio che conosciamo...
    Particolarmente divertente la tavola estemporanea con Gargamella, ma non salva la storia fiappa.

    Sulle altre brevi non mi esprimo, lasciatele pure al Giornalino.


    I Puffolini

    Oh, sorpresa. Disegni un po' meno scialbi, storie non ai livelli delle migliori, ma nella loro semplicità almeno sono divertenti e presentano situazioni interessanti.

    I Puffolini: Oibò, ben quattro personaggi nuovi, caratterizzati bene e inseriti nell'universo puffesco con una vicenda interessante. Nuove ambientazioni affascinanti, riprese di elementi mostrati in passato (non solo per una gag o una citazione gratuita), e reazioni in tutta la popolazione blu causate dall'arrivo dei nuovi membri. E non sono reazioni "di massa" com'era negli episodi sulla politica, le donne, ecc., ma qui ogni carattere interagisce a modo suo, come Quattrocchi che si sente umiliato, Puffetta che festeggia una nuova amica, Grande Puffo che vuole incentivare le nuove generazioni... Simpatico lo schieramento immediato dei tre puffolini nella "nuova generazione", desiderosi di approfittare il prima possibile della loro nuova situazione di giovani.
    Divertente la gag dove Birba si nasconde da Gargamella, che mi ha rammentato la gag con Gargamella nel numero precedente.

    Il Puffo Robot: Una seconda storia piacevole alla lettura, per le gag iniziali e per lo scontro finale tra i due puffi robot. Un po' meno per le trasformazioni abusate dei Puffi, ma comunque riempe in modo più dignitoso un albo che è qualche spanna sopra agli ultimi, nonostante i livelli dei primi volumi è ben distante.
    Un piccolo dubbio sulla piega che stanno prendendo le storie lunghe, che ormai proseguono per lo più con l'aggiunta di un nuovo puffo che con una sua particolare caratteristica fa partire la trama, come se l'ecosistema puffesco non avesse già abbastanza elementi per sopravvivere autonomamente.



    Vabbè, cerchiamo di sopportare indolore i prossimi due albi che mi pare di aver capito siano fuffa, così finalmente arrivano i volumi belli, di cui Mazzotta parla tanto bene, come Grrodon suole ricordarci per giustificare questo strapiombo qualitativo.
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    Ci siamo, ecco arrivare i due volumi di storie brevi. Il perchè questa collana li proponga non è ben chiaro: a rigor di logica nei cartonati ci dovrebbe andare la produzione per Spirou prima e quella creata appositamente per i volumi poi. Le brevi da otto tavole dovrebbero essere relegate nella produzione minore, quella più per bambini, target di età che il mensile per cui erano state create soddisfa appieno, e che questa collezione non dovrebbe prevedere. Si può azzardare l'ipotesi che all'epoca della prima uscita dei cartonati francesi il materiale era stato esaurito e non si sapeva più come portare avanti la serie. Poi con Il Puffo Finanziere e le successive storie nuove il problema della mancanza di materiale è venuto meno e la ristampa cartonata di queste storielle è stata bellamente sospesa. Certo è che pur trattandosi di materiale minore, non è certo spazzatura, e dato che non credo ne esistano poi tante, non sarebbe stato neanche male poterle leggere tutte prima o poi in una raccolta organica. In fondo è in questo ciclo di storielle che molti dei personaggi visti nella serie animata fanno la loro prima apparizione. Mi riferisco ad esempio a Cucciolo, il cane di Omnibus, presente in questo albo, ma anche a Madre Natura e alla strega Agatha rispettive protagoniste di due storie veramente buone, che purtroppo però non rientreranno in questa selezione. Quel che leggeremo saranno invece dieci storielle (cinque in quest'albo e cinque nel prossimo) che, pur non completando nulla, daranno un assaggio dell'andamento qualitativo medio della serie.

    L'Aeropuffo (Peyo): Vabbè, ormai è chiaro. Peyo è come Walt Disney, un marchio, un ghost writer. E se era provato lo fosse nei disegni, ormai è chiaro che lo è anche nelle sceneggiature. Sembrerebbe strano infatti che a lui vadano attribuite storie dei Puffi di ogni tipologia. O magari può essere che grazie al grande successo dei Puffi abbia appeso le storie serie al chiodo e si sia goduto la pensione dedicandosi alle storielline del mensile. Ad ogni modo, la storia che dà il titolo all'albo, lunga esattamente quanto le altre, non è nemmeno la migliore. Anzi, e probabilmente la più fiappa. Carina l'idea di realizzare una sorta di sequel del Puffo Volante, peccato però che la cosa si riduca ad uno scontro aereo con Gargamella, che varia un po' il solito schema ma non di troppo.

    La Golosità dei Puffi (Peyo): Vagamente meglio della precedente, visto che qui almeno Gargamella ha un piano, succede una qualche magia e si ha una trama perfettamente in linea con certi inquietanti e cupi episodi del cartone animato. Intendiamoci niente di che, ma almeno lo schema viene valorizzato da due notevoli chicche, come la gag degli occhiali di Gargamella, veramente demenziale, e la vignetta con la sua versione mollacciosa.

    Il Puffo Mascherato (Peyo): Si esce dal solito schema finalmente e i risultati sono buoni, molto buoni. Un delizioso e semplice noir puffesco ricco di atmosfera (il temporale che immine per tutta la storia è davvero un tocco di stile) e ricco di eventi. I puffi alle prese col sospetto, un tema vagamente delportiano, che viene trattato molto bene considerate le sole otto tavole. Certo, la risoluzione è banalissima, ma ci sta tutta in quella che è, a mio personalissimo parere, una chicca in questa produzione.

    Cucciolo e i Puffi (Peyo): Ed ecco che viene introdotto un nuovo personaggio, che tanti onori avrà nella serie tv. Ed è subito continuity, visto che a far la parte del leone alla fine sarà il Baby Puffo, e avrà modo di riapparire Omnibus, che non si vedeva dai tempi del Flauto a Sei Puffi (ma che comparirà di frequente in molte storie brevi che però noi non leggeremo). La vicenda in sé è stupidotta però, e non si distacca più di tanto dal solito schema gargamelloso.

    Puffo Burlone (Peyo): Semplice, infantile ma carina. Il personaggio è simpatico ed è l'unico capace di rimanere coerente con sé stesso anche se gli si toglie il suo accessorio per eccellenza (i pacchi regalo). In più la ridicolizzazione di Gargamella è totale, e la vignetta in cui tiene in mano fanciullescamente il suo regalone esplosivo non riesce a non farmi ridere. Niente di capolavoroso, ovviamente. E' pur sempre una storiella breve.

    E' passato anche il primo, temuto, numero dichiaratamente fuffesco. Certo, anche in questa produzione si potevano trovare storie decisamente migliori (quella di Madre Natura sopracitata, per fare un esempio), e la scelta della Planeta di riproporre la serie così fedelmente, inclusa questa particolarissima parentesi, fa a pugni con l'estrema libertà con cui è stato innestato nella serie il volume di Johan e Solfamì (che potevano comodamente classificare come numero zero). La selezione delle storie non è il massimo, insomma, ma si pensa che altro non sia che la riproposizione cronologica delle storie contenute nei primi numeri del mensile, quindi c'è poco da lamentarsi. O meglio da lamentarsi volendo ce n'è, visto che era meglio o escludere completamente e interamente questa produzione o pubblicarla tutta, ma visto che è una scelta fatta parecchio tempo fa, ormai la si accetta. Prossimamente avremo Lo Strano Risveglio del Puffo Pigrone, Il Trenino dei Puffi, Il Puffo e il Drago, I Puffi Pompieri e Una Talpa al Villaggio dei Puffi.
  • Sì, ok, 5 storielle da cartone animato, di cui salverei giusto Il Puffo Mascherato, anche se il Peyo dei primi volumi avrebbe saputo inserire giochi più divertenti, piuttosto che un vuoto ripetersi del medesimo schema. Mi hanno strappato un sorriso anche la vignetta finale dell'Aeropuffo e la gag surreale degli occhiali.

    Piccolo quesito derivante da un flash che mi è venuto durante la lettura dell'albo: nella mia mente è tornato a galla il ricordo del sottoscritto marmocchietto che in un cinema parrocchiale si vedeva il film dei Puffi con l'arrivo di Cucciolo al villaggio.
    Cosa era in realtà? Era veramente un lungometraggio? Era uno special televisivo? Era un insieme di episodi che in Italia si raggrupparono com'era abitudine fare per alcuni telefilm di supereroi, spacciandoli poi per film? Era la cena pesante della sera prima che mi ha dato allucinazioni?
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  • Boh, presumo un episodio rimontato.
    Cmq eviterei di tirare troppo in ballo Peyo, è chiaro che è un ghost writer, un marchio come può essere Walt Disney. Mica queste sceneggiature possono essere davvero sue!
    Ad ogni modo c'è Mazzotta che sul comicus continua a inneggiare al nuovo corso dei puffi, tra due volumi, stringiamo i denti.
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    Ma che bella la copertina del nuovo volume! Sembra che sia stata sperimentata una nuova colorazione, meno piatta e più d'atmosfera, che rende l'albo (e ciò che viene raffigurato sulla cover) veramente appetibile ad una prima occhiata. Peccato che coi contenuti non ci siamo proprio, visto, che - come ben si sapeva - questo volume contiene le ultime cinque storie brevi della selezione tratta dal mensile. E se, differentemente dallo scorso numero, stavolta la storiella scelta per titolare l'albo è davvero la migliore del quintetto, non si può certo dire che le altre quattro siano gran cosa. Molto meglio, a mio parere, le brevi del numero scorso.

    Lo Strano Risveglio del Puffo Pigrone (Peyo): Rip Van Winkle in versione puffosa. Simpatica come cosa, specie per quelli che ricorderanno la relativa storia di Barks. Tutto sommato però non è che si discosti troppo dal solito schema gargamelloso, è la variante a renderla decisamente sopra la media. Carino inoltre il riferimento all'ipotetico Baby Puffo adulto e il comportamento del Grande Puffo che diplomaticamente sta al gioco ma non eccessivamente.

    Il Trenino dei Puffi (Peyo): La solita, solitissima, storiella. Un corrispettivo su binari dell'Aeropuffo, con un andamento che più classico non si può. L'unica cosa che strappa un sorriso ad un lettore sopra i cinque anni è la vignetta finale con Gargamella che corre in cerchio senza rendersene nemmeno conto.

    Il Puffo e il suo Drago (Peyo): Non è certo l'ultimo ritrovato della narrazione una trama su un essere mostruoso e reietto che nel finale salva la comunità ricevendone gli onori. Carino solo il fatto che venga introdotto un nuovo personaggio, il Puffo Timido, e che in tutta la storia si faccia sentire la presenza di una continuity, visto che appare Baby Puffo, Cucciolo e la famosa diga che era stata a suo tempo dipinta di rosa per un capriccio di Puffetta. Che poi la continuity sia invalidata dal fatto che adesso sembra che ogni puffo abbia un animaletto di compagnia, è un altro discorso, ma si perdona, esigenze narrative.

    I Puffi Pompieri (Peyo): Gradevole l'introduzione del corpo dei puffi pompieri, belle le vignette con la foresta incendiata, puramente strumentale come sempre la presenza di Gargamella. Si distingue dal resto la quarta tavola della storia dove ci sono le gag surreali con gli interventi superflui dei pompieri, unica cosa che faccia davvero ridere della storia.

    Una Talpa tra i Puffi (Peyo): Ennesima breve di poche pretese con un Gargamella di poche pretese. C'è inoltre un elemento del tutto superfluo e poco brillante, che è appunto la talpa. L'unica cosa carina è la gag (abusata invero) di Burlone che frega gli occhiali a Quattrocchi e che poi lo imita.

    E con questo secondo numero si conclude questa parentesi dedita all'esplorazione delle storielle apparse sul fanciullesco mensile dei Puffi. E se da un lato c'è da tirare un sospiro di sollievo visto che col prossimo numero inizierà il post-peyo con le ottime storie lunghe dei suoi eredi, dall'altro un po' dispiace che in questo modo non siano potute apparire altre storie brevi di fattura anche migliore, in cui figuravano personaggi interessanti come Madre Natura o Omnibus.

    Next: Il Puffo Finanziere, dove con una bella storia verrà introdotto il vil denaro nell'idilliaco mondo dei Puffi. E stavolta sì, si tratterà di una signora storia.
  • Grrodon ha scritto:Lo Strano Risveglio del Puffo Pigrone (Peyo): Rip Van Winkle in versione puffosa. Simpatica come cosa, specie per quelli che ricorderanno la relativa storia di Barks.
    In realtà il tutto è uguale all'antica leggenda giapponese di Urashima Taro, alla quale immagino si sia ispirato anche Barks...


    Comunque, questo albo è fuffa, fuffa, fuffa.
    Nelle storie, nei disegni (Gargamella e il draghetto in alcune tavole sono raccapriccianti), nella patetica pin-up finale in cui Gargamella dice che gli piacciono tanto tanto le storie a fumetti dei Puffi.

    Vabbè, ma la prossima volta arriva il Puffo Finanziere, che mi sembra avere vagamente intuito debba essere una storia carina. Sì, mi pare che qualcuno abbia scritto qualcosa a riguardo, una volta.
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    E con questo volume entriamo ufficialmente nell'ultima, ottima, fase della produzione: la grande rinascita della narrativa Puffa ad opera del figlio di Peyo, Thierry Culliford, di Alain Maury e Luc Parthoens. Da questo volume, che vede collaborare Peyo per l'ultima volta e solo in minima parte, le storie vengono realizzate direttamente per i cartonati, la loro lunghezza aumenta di conseguenza e con essa anche il respiro delle storie. Insomma, ci troviamo davanti alle graphic novel dei Puffi! Ed è un peccato che questo decollo qualitativo si abbia proprio con la scomparsa della testata dalle edicole.

    Il Puffo Finanziere (Peyo-T.Culliford/Maury-Parthoens): Wow. Tutto quello che si può desiderare da una storia dei Puffi è presente. Viene infatti ripreso il leit motiv delle primissime storie con la società utopica per la prima volta alle prese con questo o quell'elemento del mondo reale pronto a renderla distopica, solo che stavolta non è la tirannide o la sessualità a causare tutto questo, ma l'economia. i Puffi conoscono il denaro e la cosa viene raccontata passo passo con approfondimenti e rapporti causa effetto mica da poco, che oltre a fornire all'adulto un interessantissimo spunto satirico potranno insegnare al bimbetto un sacco di cose sul funzionamento dell'economia. E come sappiamo riuscire a raggiungere questa universalità è appannaggio solo di fumetti davvero belli. Per mettere in moto tutto questo è necessaria una visitina da parte del futuro Puffo Finanziere nel mondo umano: la temporanea uscita di scena del Grande Puffo per malattia fornisce il pretesto per il ritorno di Omnibus e Oliver assenti dalle storie lunghe dai tempi de Il Flauto a sei Puffi. Bellissima la sequenza ambientata nel villaggio umano e ancor più bello il modo in cui viene successivamente descritto lo stile di vita dei Puffi. Questo perchè prima di stravolgerlo completamente va analizzato e raccontato nel dettaglio, cosa che non era mai stata fatta con una tale specificità né in tempi antichi quando i Puffi erano tutti identici né in tempi moderni in cui a farla da padrone erano le scaramucce con l'infimo Gargamella. Per mostrare le disparità che il denaro contribuisce a creare tra individuo e individuo serve differenziare per benino i Puffi la cui connotazione è puramente caratteriale da quelli che invece possiedono un nome che descrive la loro professione: ecco quindi saltare fuori un'infinità di Puffi nuovi, mestieranti e artigiani come Minatore, Panettiere, Mugnaio, Falegname, Scultore che nel loro adattarsi bene alla nuova situazione si contrappongono a quelli socialmente inutili come Burlone, Pigrone o Vanitoso. Ed è solo l'inizio dell'analisi che smonterà il sistema pezzo per pezzo mostrandocelo alle prese persino con l'inutilissimo Gargamella, che pur non discostandosi troppo dal consueto ruolo, stavolta è utile per completare il quadro di una routine completamente stravolta. E in tutto questo a farci la figura del signore è proprio il Grande Puffo che pur non approvando affatto, una volta rimessosi in piedi si adatta alla cosa in attesa di tempi più propizi. Insomma questa megastoria rappresenta il modo migliore per iniziare questo nuovo corso, ristrutturando e elevando al quadrato un fumetto che ormai aveva dato segni di stanchezza: l'unico problema sarà riuscire a mantenere nei prossimi numeri un tale livello.


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    Questa seconda graphic novel dei Puffi è ormai opera al 100% del nuovo gruppetto di autori capeggiato da Thierry Culliford, visto che Peyo, di cui si continua erroneamente a riportare il nome nel colophon come autore dei testi, è ormai morto.

    Il Puffo Ladro di Gioielli (T.Culliford-Parthoens/Maury): La qualità di certo non cala, a livello di confezione, si tratta sempre di 44 tavole di storia a respiro veramente ampio, ma così ampio che stavolta quasi non sembra una storia dei Puffi, ma un episodio di Johan e Solfamì. E la cosa, una tantum, non dispiace affatto, perchè vedere i Puffi immersi nuovamente negli scenari medioevaleggianti che hanno dato loro i natali è gradevolissimo. E la cosa è utile anche per ricordarci dove e quando si collocano le avventure dei Puffi, e il potenziale che potrebbero avere. Di certo però questo secondo episodio, quanto a brillantezza, non raggiunge i fasti del precedente, visto anche che piuttosto che condurre una nuova indagine satirico-sociale, preferisce raccontare l'avventura di Puffo Burlone disperso e sfruttato da una banda di malfattori e del gruppetto di Puffi capeggiato dal Grande Puffo che si avventurano nel mondo esterno per salvarlo. Niente di particolarmente originale nel soggetto ma una realizzazione impeccabile, fresca e divertente, piena di personaggi umani caratterizzati nel rispetto dello stile di Peyo. Notevoli in questo senso i rimandi grafici alle prime storie, con i Puffi che nei campi lunghi hanno gli occhi disegnati come puntini e vanno in giro saltando come ai tempi del loro primo incontro con Johan e Solfamì. Un ulteriore tocco di stile è la caratterizzazione bambinesca e puffescamente ingenua di Burlone che dopo aver rubato i gioielli, lascia ai proprietari un biglietto di scuse farneticando di star salvando la vita a un topo.

    La rinascita puffosa prosegue con una qualità molto alta insomma, e non si può che sperar bene leggendo il titolo del terzo volume, Dottor Puffo, che dovrebbe introdurre la medicina e la ciarlataneria nel Villaggio, riportandoci al leit motiv classico della serie.
  • Oh, finalmente.
    Dopo mesi, ecco arrivare nuovamente due volumi dei Puffi che valgono il prezzo di copertina.
    E tutti siamo più felici, perchè Mazzotta aveva ragione.

    Il Puffo Finanziere e Il Puffo Ladro di Gioielli (bizzarro come accostamento :P) sono un ritorno alle storie di qualità, con un respiro più ampio che le accomuna ai celebri cartonati francesi come Asterix, Spirou, Lucky Luke... e gli stessi John e Solfami, di cui i Puffi sono spin-off, alle cui atmosfere ci si riavvicina grazie a una maggiore partecipazione umana, specialmente nel Puffo Ladro di Gioielli
    Le caratterizzazioni dei Puffi sono ripristinate nel migliore dei modi, facendole uscire dalla versione macchiettistica e iper-ripetitiva in cui erano piombati; esemplare a riguardo la prima tavola del Puffo Finanziere, in cui viene infranta l'aspettativa della riproposizione per la millesima volta della gag del pacco esplosivo, qui abilmente destrutturata, per poi farla funzionare in modo efficace un paio di pagine dopo. Ed è questo che riesce a fare Thierry Culliford in queste due storie (e spero continuerà a farlo): riprende le situazioni e i personaggi già presentati da Peyo e li rinnova per cercare di donargli una dignità ormai perduta a causa di tutte quelle storiette scialbe pubblicate negli ultimi volumi.
    Grazie alla maggior lunghezza le storie riescono a contenere sia l'aspetto "sociologico" che l'aspetto "avventuroso" dei Puffi, anche se il Puffo Finanziere è più sbilanciato verso la prima caratteristica, mentre il Puffo Ladro di Gioielli verso la seconda.
    Trovate molto buone, sia comiche (Brontolone obbligato a fare il giullare), sia narrative (la rappresentazione "in stile Amleto" che svela il crimine compiuto), e disegni ai livelli più alti visti nella serie.
    Ah, ho notato che entrambe le storie si concludono con una festa/banchetta, chissà che non sia un elemento che si ripeterà ogni volta, collegandolo a un'altra celebre bande dessinèe francese, Asterix.

    Ah, qua e là ancora qualche lettera mancante dei baloon, che peccato.
    E ancora quell'irritante pin-up di Gargamella che rivela di adorare i fumetti dei Puffi: chi è che la trova così meravigliosa da volercela propinare in ogni volume?
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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