[Hiromasa Yonebayashi] Arrietty: Il Mondo Segreto Sotto il Pavimento

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • E Arrietty sarà al Festival di Roma! Insieme a una retrospettiva di lungometraggi Ghibli!! E mentre accadrà ciò io sarò a Lucca!!!
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Cavolo. Meglio di quanto mi aspettassi.

    Il 4 alle 16 ci sarò, cascasse il mondo. Per il resto, vediamo...
  • L'ho visto, e recensirò al più presto.
    È un film di una bellezza unica, una delle cose più fini mai uscite dallo Studio Ghibli.
  • sono contento che sia bello... altrove non leggo altro che "sì, bello, ma si vede che non è Miyazaki".
    Fralaltro, hanno annunciato che il 15 dicembre annunceranno il prossimo film dello studio Ghibli... sarà Hayao o non sarà Hayao...
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Non sarà Hayao, ma un altro esordiente per cui Hayao ha scritto una sceneggiatura. Come è stato per Arrietty. E Hayao, quando scrive sceneggiature da cima a fondo e non va a braccio, fa le cose per bene.
  • Franz ha scritto:sono contento che sia bello... altrove non leggo altro che "sì, bello, ma si vede che non è Miyazaki".
    Vabbè, ma per fortuna che si vede, avrei malsopportato un mero imitatore.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

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    Arrietty ha quattordici anni, è alta dieci centimetri e vive con i suoi proporzionalmente piccoli genitori sotto il pavimento di una bella casa con giardino nella località di Koganei, presso Tokyo. Hiromasa Yonebayashi ha trentasette anni, anima personaggi a Koganei e non so quanto sia alto, ma artisticamente ha già una statura non da poco. Animatore Ghibli da oltre dieci anni, distintosi per la disinvoltura con cui ha reso certe vorticose invenzioni di Miyazaki nella sequenza dello tsunami in Ponyo, debutta finalmente alla regia con un film di fine eleganza, che si esprime con maestria artigianale solidissima e gentile, al servizio di una storia semplice. Così semplice che sembra di conoscerla da sempre: ma è proprio qui che sta la chiave per decifrare il sottile stupore che trasmette questo film, capace di trovare maniere personali per rammentare un punto di vista familiare alla nostra immaginazione, protagonista di giochi e fiabe di ogni paese: quello di una creatura minuscola ma a noi simile, che si nasconde nel mondo dove viviamo quotidianamente.

    A questo punto di vista si arriva senza fretta. Prima, un breve prologo ci introduce nel contesto dove Hayao Miyazaki, co-sceneggiatore con Keiko Niwa, ha deciso di trasportare le vicende raccontate dalla britannica Mary Norton nel ciclo di romanzi The Borrowers: Koganei, la località nei pressi di Tokyo dove è situato lo stesso Studio Ghibli. La scelta è stata avveduta, poiché ha senz’altro permesso al regista esordiente, grazie a riferimenti ambientali ben conosciuti, di rendere più salda la presa sul mondo immaginario che è stato chiamato ad organizzare. Ma inoltre, un’ambientazione nella Tokyo contemporanea invita suggestivamente e significativamente a ricordare Whisper of the Heart (1995), titolo evocatore dell’emergere e del subitaneo spegnersi del talento registico di Yoshifumi Kondo, che con la sua scomparsa prematura lasciò lo Studio Ghibli privo di una personalità forte capace di farsi carico dell’eredità di Miyazaki e Takahata. Anche allora, Miyazaki era alla sceneggiatura: i labili ma evidenti paralleli tra i due film sembrano confermare che la ricerca di un erede dei maestri più anziani è giunta nuovamente ad un punto critico.

    Yonebayashi non ha deluso le aspettative, primo dopo una serie di esordienti dai risultati talvolta buoni, ma non decisivi.

    Lo stile visivo, ad un primo sguardo, è del tutto simile a quello di Miyazaki. Le stesse fisionomie dei personaggi, la stessa ricchezza lussureggiante negli sfondi, persino alcuni degli stessi stilemi di movimento amati dal maestro, a cominciare dai capelli che si gonfiano ariosamente a commentare qualche emozione subitanea di un protagonista. L’inizio della storia, con il dodicenne Sho accompagnato in macchina alla casa d’infanzia di sua madre, pare riproporre l’esordio di Spirited Away: e, nel corso della vicenda, ci saranno occasioni per vedere fugaci inquadrature memori di analoghi già visti in Totoro e Ponyo.

    Sembra dunque di essere di fronte ad un omaggio, più che ad un’opera originale. In realtà, non è così.

    La storia che il film racconta ha una direzione chiara, grazie anche ad una sceneggiatura decisamente ben scritta. Arrietty e la sua famiglia sono soli al mondo, costretti a vivere nel timore di estinguersi per mano degli esseri umani. Eppure, vivono con ottimismo; Sho, invece, è un membro della razza dominante, che potrebbe in pochi istanti travolgere il piccolo popolo, se lo volesse. Eppure questa potenza, che il ragazzino arriva ad ostentare cinicamente durante un dialogo con la sua piccola amica, non gli è di alcun aiuto: anch’egli è solo, lasciato in balia di una governante impicciona e sporadicamente visitato da sua zia, ed anch’egli vive nella paura. È infatti malato, ed in procinto di subire un’importante operazione al cuore, che tuttavia non crede avrà successo. Ha perso dunque fiducia nell’avvenire, e trascina i suo giorni apatico e disincantato. È ovvio, con simili premesse, dove la storia condurrà. L’incontro tra i due mondi dovrà portare un nuovo equilibrio, regalando al piccolo popolo fiducia negli umani, e coraggio al solitario ragazzino.

    Quel che non è ovvio è la maniera in cui questi sviluppi vengono narrati. Anche senza le inarrivabili bizzarrie miyazakiane, o le raffinatezze intellettuali di Takahata, Yonebayashi trova una sua via personale al racconto animato: e questa passa per un uso tutto particolare di espedienti non verbali per condurci attraverso la storia. Per farci percepire il nascere dell’intesa tra Sho e Arrietty, ad esempio, Yonebayashi si limita a far aumentare di frequenza le occasioni in cui i due appaiono contemporaneamente ed armonicamente all’interno della stessa inquadratura; il che non è affatto scontato, considerate le notevoli differenze di dimensioni tra i personaggi. Ma poi, a parte simili numerose finezze nel layout delle scene, sono da citare doverosamente i giochi di sguardi muti che talvolta s’instaurano, quando il tratto chiaro di stampo miyazakiano diventa base per animazioni dove volti e posture, con pochi e studiati dettagli, si comunicano sfumature emotive delicate e credibili. Resta in mente, ad esempio, la coinvolgente scena in cui Sho scopre Arrietty durante il suo primo tentativo di “furto” di piccoli oggetti nel mondo degli umani. Lo sguardo quieto e a suo modo terribile di Sho, che trafigge malinconico la terrorizzata Arrietty, innesca un silente scambio di occhiate tra la ragazza e suo padre Pod, in un lento e teso trascolorare di stati d’animo contrastanti che accompagna la lenta fuga dei due “borrower”, a culmine di un’articolata sequenza d’esplorazione tutta giocata sulla presentazione di un normale spazio domestico come una distesa sterminata, pericolosa e affascinante.

    I dialoghi, di conseguenza, tendono ad essere pochi e sporadici: uno solo, al centro del film, è di fondamentale per la vicenda. Negli spazi che rimangono, si crea tuttavia del posto ulteriore per qualcosa di fondamentale importanza per il cinema, di cui Yonebayashi pare aver compreso appieno l’importanza: il rumore. Alle forme imponenti e sfumanti in lontananza di frigoriferi, rubinetti e frullatori si uniscono i cupi ronzii e i sordi boati dei motori elettrici che lavorano nel buio della notte, i gorgoglii dell’acqua corrente che scivola nei tubi, i borbottii imprevedibili degli elettrodomestici più insospettabili. Un sottobosco acustico costante, a volte cullante, a volte opprimente, che si completa con la maniera aliena ed avvolgente in cui risuonano le voci delle persone. Per una volta, i moderni virtuosismi degli impianti surround sono necessari e giustificati. È un peccato che tuttavia, in questo così originale contesto acustico, la musica di Cécile Corbel suoni decisamente fuori posto. Lo stile “celtico” della cantante non va oltre qualche sonorità suggestiva, che qualche volta sconfina persino negli stereotipi del “pop”, ma soprattutto i brani che accompagnano il film sono più che altro versioni strumentali delle canzoni dell’image album (che talvolta compaiono anche nel film, a mo’ di sottofondo), non ben adattate ai ritmi della storia.

    Tuttavia, questo rimane l’unico difetto di un film altrimenti splendido. Potrà forse apparire lineare e sin troppo rispettoso dello stile Ghibli canonico, ad un primo sguardo: ma la sua raffinatezza sottile merita un secondo sguardo, alla ricerca di ciò che –come Arrietty- si nasconde, che è poco appariscente, ma straordinariamente importante.
  • I francesi se lo vedono il 12 gennaio.

  • Quest'anno arriverà negli USA. Con il seguente cast:

    Bridgit Mendler: Arrietty
    Sho: David Mendler
    Haru: Carol Burnett
    Pod: Will Arnett
    Homily: Amy Poelher

    Dell'uscita italiana non si sa ancora nulla.

    Intanto godiamoci un altro spot francese (non è un trailer, ma un frammento di film con qualche piccolo taglio):

  • Il 17 giugno uscirà il Blu-ray Disc giapponese, nella bella confezione ormai tipica delle uscite Ghibli in questo formato.

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    La prima edizione avrà allegato il seguente extra...

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    Oh wow. Come farne a meno? -_-

    Per quanto riguarda gli extra seri: storyboard completo, sceneggiatura, intervista a Hayao Miyazaki, intervista a Hiromasa Yonebayashi, speciale NTV: "Un viaggio alla scoperta delle fonti delle opere dello Studio Ghibli", theme song interpretata da Cécile Corbel, trailer vari. Audio in giapponese, francese, cantonese, mandarino e coreano; sottotitoli in giapponese, inglese e francese. Region free.
  • Il film sarà al Future Film Festival di Bologna, tra il 20 e il 23 aprile. Visto che di uscita italiana ancora non si parla, magari fateci un pensierino se vi interessa.
  • E dal sito Lucky Red spunta Arrietty, con un bel "prossimamente". http://www.luckyred.it/cinema.html

    Aspettiamoci ora "Arrietty la prendinprestito" o "Arrietty la prestataria" (ma forse anche no, alla fine Lucky Red sui titoli, sinora, ha sempre avuto buon senso)
  • Visto ieri pomeriggio al Future Film Festival.

    Vi dico subito ciò che più vi interessa: nei sottotitoli Borrowers era tradotto con "Raccoglitori". Secondo me è una scelta intelligente dato che suona bene, anche se non segue pedissequamente il significato originale; temo anch'io però che l'iper-filologico Cannarsi preferirà robe cacofoniche in stile "prendinprestito".

    Ho trovato il film adorabile. L'atmosfera è incantevole, il microcosmo è reso alla perfezione e c'è realmente la sensazione di spostarsi in questo mondo minuscolo; tutta la sequenza con la prima esplorazione in notturna della casa è qualcosa di magico, un'avventurosa esplorazione che un po' mi è dispiaciuto abbandonare per proseguire su binari più "già visto" con la scoperta da parte degli umani, anche se questi portano comunque a sviluppi divertenti e (per il finale) emozionanti.
    La sottotrama della malattia al cuore mi sembra un po' gratuita: appena è stata presentata ho avuto i brividi pensando a cosa avrebbe potuto significare, ma poi il tutto si riduce a una manciata di fitte ed espressioni di dolore, senza nemmeno un crollo o qualche situazione più problematica nella quale magari sono i Raccoglitori a ricambiare le gentilezze che Sho ha attuato nei loro confronti.
    Per quanto riguarda la colonna sonora, io l'ho sentita per la prima volta durante il film (a parte qualche trailer e video visto qui) e devo dire che quella sorta di celtic-pop non mi è dispiaciuto affatto; mi sembra una scelta valida per discostarsi dalle "solite" sinfonie orchestrali, con sonorità che accompagnano perfettamente quell'atmosfera bucolica e "piccola" che si respira nei prati fuori dalla casa di campagna e tra i cunicoli e le micro-camere a misura di Arrietty.
    È ancora un commento a caldo quindi va preso con le pinze, ma credo possa essere il mio Ghibli preferito non-Miyazakiano (se la gioca con Una Tomba per le lucciole, ma sono film troppo diversi per poterli confrontare). Se c'è da votare per l'erede di Miyazaki, il mio voto va a Yonebayashi.

    Ah, dimenticavo: Arrietty con i capelli slegati è quasi sexy, è la prima volta che dico questo di un personaggio Ghibli.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Rebo ha scritto:E dal sito Lucky Red spunta Arrietty, con un bel "prossimamente". http://www.luckyred.it/cinema.html

    Aspettiamoci ora "Arrietty la prendinprestito" o "Arrietty la prestataria" (ma forse anche no, alla fine Lucky Red sui titoli, sinora, ha sempre avuto buon senso)
    Cannarsi può andare bellamente a spigolare!!! :D
    Dopo la presentazione a Bologna, nell'ambito della Tredicesima edizione del Future Film Festival del film Karigurashi no Arrietty ( The Borrower Arriety ) è apparso un'importante annuncio sulle pagine del sito ufficiale del gruppo Lucky Red, un annuncio oramai insperato

    http://www.luckyred.it/cinema.html

    I diritti per l'italia dell'ultimo film dello Studio Ghibli realizzato dall'esordiente regista Hiromasa Yonebayashi sono stati acquisiti dal noto gruppo italiano superando quel complesso di problemi sui diritti che sembrava aver impedito fino a qualche tempo fà l'acquisizione di questo film, campione di incassi in Giappone.

    Trama: Nel mondo può esserci un luogo dove in un umido anfratto in campagna si può costruire un caldo focolare domestico. Dove un gatto o un corvo possono diventare pericolose belve implacabili. Dove di notte bisogna aggirarsi furtivi alla ricerca di una zolletta di zucchero o di un fazzoletto. E’ il mondo dove vive Arrietty, una ragazza di quattordici anni che appartiene alla popolazione dei Rubacchiotti una specie di omini grandi più o meno come un insetto. Ma quello è anche il mondo degli umani che vivono inconsapevoli dell’esistenza dei loro simili più piccoli i quali vivono “prendendo in prestito” da loro piccole cose della cui scomparsa essi neanche si rendono conto. Arrietty vive con la madre e il padre nella loro casa ricavata nello spazio fra il terreno e il pavimento di una casetta immersa nel verde di un boschetto ai confini di una città giapponese. La famiglia vive tranquilla nella sua quotidianità ma l’arrivo nella casa di Sho, un ragazzo di salute cagionevole che attende di essere operato al cuore, e il suo incontro con Arrietty, che una notte accompagnava il padre in cerca di cose da prendere in prestito, daranno inizio a una serie di eventi che cambieranno la sua vita e quella della sua famiglia.


    The Borrower Arriety - Trailer Inglese

    http://www.youtube.com/watch?v=UJt2YumMMH8


    Il film ricordiamolo ha vinto il 34 Japan Academy Gran prize come Miglior film animato del 2010, in uno scontro diretto con alcuni dei titoli migliori del 201o quali il bel Colorful, Doraemon: Nobita’s Mermaid Legend, l'interessante Detective Conan: The Lost Ship in the Sky e soprattutto il vincitore annunciato, e grande sconfitto, One Piece: Strong World. Uno dei film più visti del 2010.

    Domenico

    P.S.

    E sia chiaro: Arriety la rubacchiotta! E non se ne parli più!!

    Debris
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • Il film debutterà da noi il 14 ottobre.
    Il titolo sembra essere semplicemente Arrietty.

    http://www.luckyred.it/cinema.html
  • Un bel trailer inglese, in attesa di quello italiano.

  • Io voglio ringraziare Rebo: sembra che scrive solo lui, in realtà io leggo perché mi interessa tutto tutto, ma sono sempre pigra nel trovare informazioni di mio! Grazie!!
    :ammore:
  • Ma grazie a te! :ciao: Mi fa piacere!

    È un gran divertimento essere "prefetto" del Sollazzo addetto allo Studio Ghibli :D
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