[Masami Kurumada] Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco
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Una delle opere più celebri e meritevoli dell'intero panorama del fumetto giapponese, nonché una delle prime che mi hanno davvero fatto appassionare alla lettura dei manga.
A prima vista Saint Seiya ci appare come un Ashita no Joe in salsa mitologica, sia per lo stile di disegno (su cui, ci scommetto, il maestro Kurumada si è formato), sia per le caratterizzazioni dei personaggi. Palesissimi sono, infatti, gli accostamenti Seiya/Joe e Saori/Yoko. Ma a dispetto di questa nostra impressione iniziale, Saint Seiya diventa tutt'altro tipo di storia, e quella che poteva sembrarci come una sequela di combattimenti tra personaggi con armature che gli conferiscono poteri particolari, diventa nel corso del suo svolgimento qualcosa di molto differente e di immensamente più epico.
Abbiamo qui la storia di cinque ragazzi, splendidamente caratterizzati, completamente differenti tra loro per fisicità, carattere, trascorsi personali, scopi, modo di combattere e di intendere la vita, che appianeranno le loro rispettive differenze e combatteranno insieme, diventando amici così stretti da considerarsi fratelli, in nome di un ideale di giustizia molto più grande di loro, e cresceranno nel corso della vicenda, diventando, da ragazzotti imberbi ed egoisti, valorosi guerrieri ad un passo dalla divinità.
In linea teorica, però, una storia del genere possono realizzarla tutti, e anzi ci si auspica che tutti gli autori di shonen d'azione lo facciano, anche se questo non sempre accade, quindi cos'è che rende Saint Seiya così speciale?
Saint Seiya è un manga che fa dei combattimenti il suo fulcro, ma si tratta di combattimenti statici, quasi da telefilm supereroistico, a cui manca il dinamismo di quelli di un Dragon Ball o un Otoko Juku e che spesso e volentieri si risolvono nel giro di due o tre colpi speciali ritratti in una grande illustrazione statica a tutta o a doppia pagina. Ci sono manga dello stesso genere che ritraggono meglio i loro combattimenti, ma allora perché Saint Seiya ci piace così tanto?
La risposta sta non tanto nell'atto del combattimento "fisico" in sé, quanto nello scontro ideologico tra i due contendenti, elemento che in Saint Seiya non manca mai, dicasi mai, salvo davvero rarissimi casi.
I personaggi di Saint Seiya sono tutti ottimamente caratterizzati, e quando due di loro si scontrano non lo fanno per sport ma in nome di un ben preciso ideale, naturalmente differente nel caso dei due contendenti, e dal confronto tra questi due ideali nascono dialoghi profondi e ottimamente realizzati nonché notevoli riflessioni per il lettore, ed è questo che rende unici i combattimenti di Saint Seiya, aldilà dei colpi speciali.
Ciò che rende questo manga un capolavoro nonché ciò che lo differenzia da molti suoi più superficiali colleghi, è la perfetta fusione degli elementi, tipicamente orientali, dello shonen manga d'azione, del racconto di formazione, con una vastissima tradizione prettamente occidentale, ossia quella della mitologia, letteratura e cultura dell'antica Grecia, i cui elementi filtrano a più riprese dalle pagine di Saint Seiya, impregnando di epicità le vicende e facendole brillare di una luce che altre produzioni dello stesso genere disconoscono. L'autore, appassionato di cultura e arte occidentali, non solo riprende miti e leggende dei Greci, ma anche degli antichi Egizi, delle popolazioni del Nord Europa, elementi astronomici e scientifici, la Divina Commedia di Dante Alighieri, la struttura delle opere degli antichi tragediografi greci e persino parecchi elementi di cultura induista e buddista che sono sicuramente a lui più noti e congeniali.
Quello che ne nasce è una storia di una grandissima intensità e bellezza, dove l'elemento apparentemente più leggero del combattimento e dell'intrattenimento dovuto all'origine da "manga per ragazzi" della storia si combina alla perfezione con tutti questi riferimenti culturali adulti e spesso anche di difficile comprensione per un ragazzo, che poi risaltano agli occhi di un lettore più adulto facendogli apprezzare l'insieme molto di più.
Alla storia di Seiya e compagni, quindi, il lettore, non solo si appassiona, ma vi può anche trarre insegnamenti culturali e insegnamenti morali parecchio importanti, come l'importanza dell'amicizia, della fratellanza, del perdono, la lotta per la giustizia.
Il tratto di Masami Kurumada oggi appare abbastanza old-fashioned nel suo rifarsi allo stile grafico degli shonen degli anni '70, ma si evolve e migliora nettamente nel corso della storia, inoltre è dannatamente adatto al tipo di storia che narra, e ci regala, oltre alle dettagliatissime armature, dei bellissimi sfondi, templi greci, colonnati, castelli europei, sfingi egiziane, lande infernali ricalcate sulle illustrazioni di Gustavo Dorè, mandala, statue buddiste, riproduzioni di quadri o di sculture occidentali, mostrandosi quindi non soltanto un esperto conoscitore, ma anche un esperto riproduttore, dell'arte e della cultura dell'Occidente. Da segnalare le splendide illustrazioni a colori, ma purtroppo spesso e volentieri le numerose tavole a colori all'interno del manga sono meramente dipinte in scale di rossi e neri, e quindi è raro godere di questa bellezza che è limitata alle copertine o a poche tavole.
Saint Seiya ai lettori di oggi può apparire vecchio, banale, ripetitivo, ma ha in sé un'intensità davvero grande, che le migliori opere di oggi si sognano di possedere, e che ai tempi fece davvero scuola, influenzando in maniera pesante parecchie produzioni successive (Sailor Moon, tanto per dirne una) e anche gli stessi shonen che oggi furoreggiano tra i giovanissimi (vedi Bleach che ne copia meramente la struttura di base spogliandola però di tutti i riferimenti colti). E' un'opera davvero grande, dall'importanza immane, che chiunque sia appassionato di fumetto giapponese non può non possedere.Perchè pirati si nasce, e all'arrembaggio si va, con la bandiera che sventola, per dire "siamo qua!".
Più che da telefilm supereroistico (ehi! negli ultimi anni abbiamo avuto Buffy, Smallville e Heroes!! Non c'è più solo il Batman di Adam Wes!) li definirei combattimenti da Pokèmon, quasi "a turni", con i personaggi che sfoderano le proprie mosse con un florilegio di linee cinetiche dietro (o fiamme/ghiaccio/fiori/qualsivoglia altro surrogato)Mike Haggar ha scritto:Saint Seiya è un manga che fa dei combattimenti il suo fulcro, ma si tratta di combattimenti statici, quasi da telefilm supereroistico, a cui manca il dinamismo di quelli di un Dragon Ball o un Otoko Juku e che spesso e volentieri si risolvono nel giro di due o tre colpi speciali ritratti in una grande illustrazione statica a tutta o a doppia pagina.
Va detto che buona parte del fascino della serie qui da noi va imputato anche all'adattamento particolarmente ispirato che fu realizzato per il cartone animato, infarcito di dialoghi aulici; questa linea è stata sicuramente ripercorsa anche nella traduzione dei fumetti...
Molto bella la nuova edizione della Star Comics con le pagine a colori, le tavole di Kurumada sono così "piene" che nel formato manga non rendevano al meglio.
Ah ah! Ma non quel telefilm supereroistico! Intendevo quelli giapponesi, tipo Ultraman, Kamen Rider, i Power Rangers...
Perchè pirati si nasce, e all'arrembaggio si va, con la bandiera che sventola, per dire "siamo qua!".