[Akira Himekawa] The Legend of Zelda
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JPOP porta in Italia gli adattamenti a fumetti di una delle saghe di videogiochi di maggior successo di tutti i tempi, realizzati da una coppia di mangaka che si fa chiamare con lo pseudonimo Akira Himekawa, già autrici del remake di Astroboy datato 2004.
Il protagonista Link è un soggetto piuttosto complesso da trasferire in una forma narrativamente più elaborata come il manga: innanzitutto non si tratta della stessa persona, ma di più eroi che vivono in epoche differenti condividendo però nome, aspetto, costume e ambientazione. Nel capitoli videoludici Link è un personaggio privo di espressività e senza battute di dialogo, espedienti utilizzati per consentire al giocatore di immedesimarsi più facilmente col personaggio; ovviamente in un fumetto non era accettabile un protagonista con una maschera neutro da tragedia greca come volto, per cui la sua caratterizzazione doveva essere arricchita dalle autrici. Particolarmente interessante l'approccio grafico, che di volta in volta cambia in base al character design adottato nelle immagini promozionali e sulle confezioni di quello specifico titolo della saga; il tratto è versatile, tanto che osservando le tavole dei volumi si potrebbe pensare che ogni adattamento sia stato realizzato da un disegnatore differente.
Per ora sono disponibili in italiano i primi tre volumi della collana: i primi due sono dedicati a Ocarina of Time, versione cartacea del primo capitolo della saga uscito per Nintendo 64 (ritenuto uno dei migliori videogiochi di tutti i tempi), mentre la terza uscita è dedicata a A Link to the Past, adattamento del capitolo per Super Nintendo.
Graficamente Ocarina of Time è accettabile, anche se il Link adulto ha un aspetto piuttosto discutibile; quello che però risulta più strano ai conoscitori del personaggio è l'esagerata espressività del protagonista, che spesso si lascia andare a facce comiche o reazioni esasperate le quali banalizzano l'eroe portandolo in una direzione differente rispetto alla sua caratterizzazione di base. La situazione da questo punto di vista è nettamente migliore in A Link to the Past, dove sia graficamente che caratterialmente c'è un buon equilibrio tra l'aura mitica di Link e qualche concessione umoristica ed emozionale assente nei videogiochi.
In entrambi i racconti si può constatare una struttura narrativa imperfetta, legata all'esigenza di dover racchiudere una trama lunga e complessa in pochi episodi; questo comporta, per entrambe le storie, un racconto rapido e superficiale che può concentrarsi solo su pochi aspetti importanti della vicenda sacrificando molte avventure, personaggi secondari e scene d'azione. Per ovviare a questo indebolimento, le autrici aggiungono alcuni elementi di novità assenti nei videogiochi: nello specifico, in Ocarina of Time vengono create brevi sottotrame che permettono di vedere alcuni eventi sotto una nuova luce, mentre in A Link to the Past Link è affiancato da Ghanti, un personaggio originale assente nella versione interattiva. Questi inserimenti sono spesso frutto di un'interpretazione personale della mitologia della saga, spesso caratterizzata da misteri ed elementi volutamente lasciati in sospeso; pur se validi, i passaggi creati per l'occasione non sono sempre invenzioni particolarmente ispirate, al posto dei quali forse avrebbe reso meglio un maggior sviluppo della sacrificata vicenda dei videogiochi. Il risultato è in entrambi gli adattamenti una storia che parte a un ritmo accettabile ma che prosegue trasformandosi sempre più in un frettoloso riassunto, al punto che in A Link to the Past circa mezzo videogame è condensato malamente in una decina di pagine.
Ocarina of Time dispone di più spazio, con un volume e mezzo a disposizione per la trasposizione del videogioco; la seconda metà del secondo volume presenta tre episodi (una storia in due parti e una storia autoconclusiva) che raccontano side-story scaturite dall'immaginazione delle autrici, ma che comunque riescono a catturare lo spirito del videogioco.
Dai primi tre volumi l'adattamento cartaceo di "Zelda" non risulta certo privo di difetti, ma può essere comunque una lettura interessante per gli appassionati della serie, a patto che non si aspettino un'esperienza soddisfacente quanto l'approccio ai videogiochi; allo stesso modo il manga potrebbe essere un'opera piacevole anche per i lettori che pur non avendo il tempo e le console necessarie a giocare alla saga volessero scoprire l'universo di "Zelda", di cui sono qui rappresentate fedelmente le atmosfere, il setting e un accenno della vicenda.
Mi ritengo soddisfatto, anche se le imperfezioni emergono. Certo, si tratta di Zelda, la più bella (insieme a Mario) saga videoludica Nintendo, che però è assolutamente allo sbando in quanto a storia, con trame che nei videogiochi sono stata lasciate volutamente abbozzate e collegamenti tra un gioco e l'altro così labili da esser affidati all'immaginazione dei nerd. Basti pensare al fatto che Ocarina nasce come prequel di A Link to the Past, ma oltre a collimare solo in maniera molto generale ha più tardi generato due linee temporali parallele che hanno letteralmente tirato sotto Alttp, lasciando i poveri fan con il cruccio di dove infilarlo. E' chiaro che con questi presupposti le autrici hanno avuto una certa libertà, anche se più di tanto non hanno potuto fare e la guerra dell'imprigionamento descritta in Alttp non è assolutamente simile a quella di Ocarina, le discendenti dei saggi continuano ad essere tutte Hyliane, la dinamica e il funzionamento del Sacro Reame/Dark World corrotto da Ganondorf viene lasciato all'interpretazione. Venendo agli adattamenti in sé, Ocarina si dimostra un'opera molto curata e creata con un certo trasporto anche se emerge eccome il suo essere un'opera prima, acerba per certi versi. Il fatto che ogni capitolo sia dedicato ad un dungeon (che poi viene romanzato, fortunatamente) dimostra che si è voluto attenersi alle dinamiche spesso artificiose delle trame videoludiche, e in tutto questo risultano strani gli inserti creati ad hoc come la backstory di Volvagia, i trascorsi di Sheik. Ma tutto sommato è Zelda, e questo feeling è stato rispettato (anche se la mancanza di una colorazione incide molto). Ho apprezzato molto pure le due bonus story in-universe, collocate dopo la fine della storia, sia il prequel con lo Skull Kid che spiega un po' meglio cosa sia, sia il midquel con Link adulto che pesca al lago Hylia, tutte sottotrame che in una giocata ci sono dovendo portare a termine anche le subquest e che quindi hanno fatto bene a inserire a parte.
Fatto ancora meglio è il manga di Alttp, e questo perché trattandosi di un gioco 2d, con suggestioni minori, ha permesso una maggior libertà d'azione. In Oot sacrificare un dungeon era un sacrilegio visto che ognuno descriveva un mondo, mentre in un gioco 2d tagliarli visto che sono tantissimi non è stato un gran peccato. Non mi hanno eccessivamente infastidito quelle paginette riassuntive in cui il viaggio di Link nel Dark World è stato riassunto alla buona, mentre Ghanti mi è parsa piuttosto inutile. Per il resto trovo che sia stato fatto un buon lavoro e se la trama non collima molto con Oot è solo colpa della Nintendo. Certo, il fatto che il desiderio di Link alla fine sia di avere un bel frutteto in barba a tutti i morti che aspettano di tornare in vita mi ha lasciato piuttosto stranito, in fondo nel gioco lo zio tornava in vita...mah.
Fatto ancora meglio è il manga di Alttp, e questo perché trattandosi di un gioco 2d, con suggestioni minori, ha permesso una maggior libertà d'azione. In Oot sacrificare un dungeon era un sacrilegio visto che ognuno descriveva un mondo, mentre in un gioco 2d tagliarli visto che sono tantissimi non è stato un gran peccato. Non mi hanno eccessivamente infastidito quelle paginette riassuntive in cui il viaggio di Link nel Dark World è stato riassunto alla buona, mentre Ghanti mi è parsa piuttosto inutile. Per il resto trovo che sia stato fatto un buon lavoro e se la trama non collima molto con Oot è solo colpa della Nintendo. Certo, il fatto che il desiderio di Link alla fine sia di avere un bel frutteto in barba a tutti i morti che aspettano di tornare in vita mi ha lasciato piuttosto stranito, in fondo nel gioco lo zio tornava in vita...mah.
Molto molto meglio stavolta. Sarà il fatto di essere decompressa in due volumi, sarà che proviene da uno spin-off minore, che combinava in multiplayer un'esperienza Game Cube e una Game Boy Advance, tutto in 2d, ma stavolta c'è qualcosa che non sia la semplice riproposizione pedissequa capitolo per capitolo della trama del gioco (che solitamente è poco più che pretestuosa). Stavolta Link si quadruplica, anzi si quintuplica considerato anche Link Ombra, e sebbene la mitologia della storia tiri in ballo le solite banalità mal spiegate (mondo oscuro che si sostituisce al nostro e altre amenità), stavolta i rapporti tra i Link, le loro caratterizzazioni, e il personaggio di Link Ombra, a metà tra il tenero e il maledetto, costituiscono il vero cuore della serie, rendendola un vero e proprio fumetto. Mi sono sinceramente affezionato a tutti quei personaggetti, anche molto monodimensionali, simbolo che qualcosa di differente dalle altre volte c'era. E ho gradito pure le striscette buffe poste al termine dell'albo. Adesso dovrebbero essere rimasti da pubblicare Majora, i due Oracoli e Phantom Hourglass.
E Wind Waker. O no?
Ah.
Beh, il manga decente di Zelda non lo pubblicano. Ovvio.
Beh, il manga decente di Zelda non lo pubblicano. Ovvio.