[Philip K. Dick] La Svastica sul Sole
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The Man in the High Castle (La svastica sul sole) di Philip K. Dick, è una tra le distopie più famose, che narra una realtà alternativa in cui gli Alleati hanno perso la Seconda Guerra Mondiale e in cui il mondo è dominato dal nazismo e dall'imperialismo giapponese, quest'ultimo rappresentato da Dick con apparente minor brutalità, in una sottilissima visione di attualità del mondo del 1962, anno in cui è stato scritto il libro, nel pieno della guerra fredda.
Cosa sarebbe successo se Berlino, e non Washington, fosse stata la capitale al centro del potere mondiale sia militare che economico, addirittura senza la contrapposizione dell' URSS?
Gli Stati Uniti d'America sono in questo mondo parallelo una colonia divisa tra tedeschi e giapponesi, che esercitano il loro controllo in modo assai diverso, qui come nel resto dei loro nuovi possedimenti: i nazisti hanno continuato in questo dopoguerra fittizio nella loro espansione territoriale tanto da perpetuare i loro abomini completamente alla luce del sole: lo schiavismo è di nuovo legale, la caccia agli ebrei è pratica comune e universalmente accettata, e la loro espansione nelle zone africane ha praticamente sterminato le popolazioni di quei luoghi. D'altro canto l'imperialismo giapponese, che regna tra le altre nella zona di San Francisco, quella occupata dei protagonisti del libro, è ipotizzata dall'autore come meno invasiva, più incentrata su pratiche divinatorie e religiose, e meno su stermini e soprusi, (forse la passione dell'autore per il mondo orientale è il motivo principale di questa visione) ma capace in ugual modo di influenzare le menti delle persone. In queste ampie zone è diffusissimo l'uso dell' I Ching, il libro dell' oracolo, i l libro dei Mutamenti, consultato da praticamente ogni personaggio principale per ottenere delle previsioni sulle proprie scelte di vita e che rivestirà un importanza fondamentale per tutto il romanzo. Importanza equiparabile a quella di un altro libro immaginario, che circola clandestino perchè espressamente vietato dall regime nazista: La cavalletta non si alzerà più , un metatesto scritto da un autore che abita nel suo "alto castello" e che risulta speculare a quella che è la storia ufficiale narrata ne La Svastica sul Sole, e che infatti analizza le sorti del mondo su un ipotesi di vittoria della Seconda Guerra Mondiale da parte degli Alleati.
Il romanzo è molto interessante e segue da vicino, con una notevole complessità della struttura narrativa, le storie dei vari personaggi, saltando dalle vicende di uno a quelle di un altro, in modo da fornire al lettore un punto di vista frammentario e non totale sui grandi eventi che avvengono nel libro. Inoltre la storia presenta una originalissima unione tra filosofie orientali e le dottrine totalitarie, analizzate con punti di vista molto sfaccettati e una corrosiva vena satirica da parte di Dick, che mette a nudo e ribalta molti degli stereotipi degli americani, come quelli che riguardano il commercio di oggetti d'arte e souvenir che spesso si rivelano fregature.
Nell'edizione italiana c'è uno spoiler grosso come una casa nell' introduzione
Consigliato a tutti
Molto presto conto di leggere questo romanzo...
E segnalo che fino al 30 settembre trovate in libreria la bella edizione di questo libro a metà prezzo, cioè a euro 4.90. Direi un bell'affare, approfittatene!
Io l'ho sempre detto che la Fanucci è la BAO dei romanzi
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Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Letto, finalmente
Non mi soffermo troppo nel parlare della trama, ci ha già pensato egregiamente il buon Bacci qui sopra
Io spendo le mie parole per dire che è effettivamente un bel romanzo, anche se incredibilmente (per via della sua fama) è probabilmente quello che meno ho preferito tra quelli che ho letto di Dick. Non so perchè, ma tra i personaggi a cui non sono riuscito realmente ad affezionarmi e il fatto che la storia assomigliasse a una cronaca reale vista dagli occhi di varie persone il libro si è rivelato molto meno fantascientifico di quanto pensassi.
Inrendiamoci, l'idea base di questa specifica distopia è geniale, ottima e ben gestita: viene sviluppato in modo credibile questo scenario alternativo, e così le conseguenze della vittoria dell'Asse sono suggestive e raccontate in modo credibile. E il fatto che in un modo o nell'altro ogni singolo protagonista del romanzo venga in contatto con La cavalletta non si alzerà più è sicuramente un geniale filo rosso che lega insieme le sorti dei personaggi e cementifica il romanzo. L'idea stessa di questo libro che racconta in modo romanzato una versione alternativa della fine della Seconda Guerra Mondiale, con la vittoria degli Alleati (cioè, la versione per noi reale) è probabilmente il maggior pregio de La Svastica sul Sole, per via del complesso e suggestivo gioco di rimandi meta-narrativi che Dick si diverte a imbastire strizzando l'occhio complice ai lettori. Questo si evince nel finale, ovviamente, ma c'è anche un altro punto nel libro in cui la meta-narrativa la fa da padrona:
Ma comunque, in generale ho apprezzato tutto il libro. Il personaggio di Tagomi è sicuramente molto affascinante, e anche Juliana - pur in modi diversi - sa catturare l'attenzione del lettore per i suoi modi destabilizzanti ed energici.
Bella la descrizione di questo assetto mondiale, anche se alla lunga i vari intrighi politici possono stancare, bella l'idea della misticità accentuata e interessante l'affondo che Dick fa verso gli oggetti d'arte, come accenna giustamente Bacci qui sopra, perchè in un colpo solo viene fatta satira sul mercato fiorente della falsificazione degli oggetti da collezione e si evidenzia lo stato e la dignità dell'arte di un popolo, sottoforma del moto d'orgoglio che ha Childan (anche se forse quell'orgoglio ha quasi dei rigurgiti eccessivamente sciovinisti, ma è anche vero che data la situazione in cui ci si trova...).
Per quanto non mi abbia preso troppo, è sicuramente un romanzo che val la pena di leggere: il motivo ce lo offre uno dei personaggi, la già citata Juliana, quando afferma di aver capito che La cavalletta non si alzerà più non si limita a parlare di una realtà alternativa per diletto, ma in realtà per parlare loro del mondo in cui si trovano, tramite uno specchio. Ecco, penso che in un certo qual modo Dick - per alcuni versi in modo condivisibile, per altri meno - faccia lo stesso con il suo romanzo verso di noi.
Non mi soffermo troppo nel parlare della trama, ci ha già pensato egregiamente il buon Bacci qui sopra
Io spendo le mie parole per dire che è effettivamente un bel romanzo, anche se incredibilmente (per via della sua fama) è probabilmente quello che meno ho preferito tra quelli che ho letto di Dick. Non so perchè, ma tra i personaggi a cui non sono riuscito realmente ad affezionarmi e il fatto che la storia assomigliasse a una cronaca reale vista dagli occhi di varie persone il libro si è rivelato molto meno fantascientifico di quanto pensassi.
Inrendiamoci, l'idea base di questa specifica distopia è geniale, ottima e ben gestita: viene sviluppato in modo credibile questo scenario alternativo, e così le conseguenze della vittoria dell'Asse sono suggestive e raccontate in modo credibile. E il fatto che in un modo o nell'altro ogni singolo protagonista del romanzo venga in contatto con La cavalletta non si alzerà più è sicuramente un geniale filo rosso che lega insieme le sorti dei personaggi e cementifica il romanzo. L'idea stessa di questo libro che racconta in modo romanzato una versione alternativa della fine della Seconda Guerra Mondiale, con la vittoria degli Alleati (cioè, la versione per noi reale) è probabilmente il maggior pregio de La Svastica sul Sole, per via del complesso e suggestivo gioco di rimandi meta-narrativi che Dick si diverte a imbastire strizzando l'occhio complice ai lettori. Questo si evince nel finale, ovviamente, ma c'è anche un altro punto nel libro in cui la meta-narrativa la fa da padrona:
Ovviamente il dialogo è rilevante perchè, anche se Paul sta parlando di La cavalletta non si alzerà più il lettore farà subito il parallelo con The Man in the High Castle, dal momento che le parole calzano a pennello ed è come se Dick avesse messo le mani avanti, a metà romanzo, relativamente alla natura e allo scopo di questo libro. Mi è piaciuto molto, come stratagemma."Non è un romanzo giallo" - disse Paul - "Al contrario, è un tipo di narrativa interessante che rientra nel genere della fantascienza"
"Oh, no" - dissentì Betty - "Non c'è scienza. E non è ambientato nel futuro. La fantascienza parla del futuro, in particolare di un futuro in cui la scienza è progredita rispetto al presente. In questo libro non c'è nè l'una nè l'altra.
"Ma" - disse Paul - "parla di un presente alternativo. Esistono molti famosi romanzi di fantascienza sull'argomento.
Poi, rivolto a Robert, gli spiegò: "Perdoni la mia insistenza, ma come mia moglie sa bene io sono stato per molto tempo un appassionato di fantascienza. Ho cominciato da giovanissimo; avevo appena dodici anni."
Ma comunque, in generale ho apprezzato tutto il libro. Il personaggio di Tagomi è sicuramente molto affascinante, e anche Juliana - pur in modi diversi - sa catturare l'attenzione del lettore per i suoi modi destabilizzanti ed energici.
Bella la descrizione di questo assetto mondiale, anche se alla lunga i vari intrighi politici possono stancare, bella l'idea della misticità accentuata e interessante l'affondo che Dick fa verso gli oggetti d'arte, come accenna giustamente Bacci qui sopra, perchè in un colpo solo viene fatta satira sul mercato fiorente della falsificazione degli oggetti da collezione e si evidenzia lo stato e la dignità dell'arte di un popolo, sottoforma del moto d'orgoglio che ha Childan (anche se forse quell'orgoglio ha quasi dei rigurgiti eccessivamente sciovinisti, ma è anche vero che data la situazione in cui ci si trova...).
Per quanto non mi abbia preso troppo, è sicuramente un romanzo che val la pena di leggere: il motivo ce lo offre uno dei personaggi, la già citata Juliana, quando afferma di aver capito che La cavalletta non si alzerà più non si limita a parlare di una realtà alternativa per diletto, ma in realtà per parlare loro del mondo in cui si trovano, tramite uno specchio. Ecco, penso che in un certo qual modo Dick - per alcuni versi in modo condivisibile, per altri meno - faccia lo stesso con il suo romanzo verso di noi.
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