[George R. R. Martin] Il Trono di Spade (HBO)
Inviato: domenica 15 maggio 2011, 15:29
Poi se devo aggiungere anche altri commenti ditelo, ma secondo me è inutile e forse anche offensivo farlo. [no comunque poi lo farò. C'è tanto da dire...]
EDIT:
Di Game of Thrones si è cominciato a parlare mesi e mesi fa, quando cominciò a uscire una serie di video di backstage e anteprime a cadenza mensile per le quali andavano tutti in visibilio. C'era una strana euforia attorno al progetto che non riuscivo a capire. Me la spiegavo con il fanatismo dei lettori di George R.R. Martin, autore che conoscevo solo di nome ma che non sapevo avesse un tale seguito. Martin è infatti l'autore della saga fantasy delle Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Song of Ice and Fire). La saga è composta da sette libri, cominciati a uscire nel 1996 e di cui si è arrivati finora al quinto (in uscita a luglio 2011). In realtà la pubblicazione in Italia è stata molto più tormentata, visto che i libri sono stati divisi fino a un totale di 9 volumi finora. Per ulteriori informazioni sul delirio della pubblicazione italiana, affidatevi a Santa Wikipedia. Questa serie televisiva è tratta, almeno nella prima stagione, dal primo libro, chiamato appunto A Game of Thrones.
MA pensavo che, appunto, l'hype per questa nuova serie fosse limitato ai fan della saga letteraria di Martin. Quando il 17 aprile è andato in onda il primo episodio si è fatta molto più chiara, per me, la portata di questo progetto, il cui pedigree non ricava prestigio solo dall'origine letteraria ma anche dalla macchina produttiva che aveva a disposizione. Un budget di 50-60 milioni di dollari solo per la prima stagione, scritta da David Benioff (sceneggiatore di uno dei miei film preferiti in assoluto, La 25a ora di Spike Lee), prodotta e diretta dagli autori delle migliori serie HBO come I Soprano, Roma, John Adams, The Pacific e Boardwalk Empire, interpretata da attori principalmente britannici fra cui Sean Bean (il Boromir de Il Signore degli Anelli). La straordinaria sigla iniziale, che ha fatto innamorare TUTTI a prima vista, è opera di Angus Wall, fresco premio Oscar per il montaggio di quel capolavoro che è The Social Network (a tal proposito segnalo questo sbavosissimo reportage sulla creazione della sigla di GoT dall'altrettanto sbavosissimo sito The Art of the Title Sequence). Inoltre, appositamente per la serie, è stata creata una lingua per il popolo dei Dothraki dal linguista David J. Peterson della Language Creation Society.
E queste erano solo le premesse.
Alla luce dei primi tre episodi che ho visto (ma ne sono stati trasmessi già cinque) questo popò di pedigree ha decisamente retto alle aspettative. Come si può vedere dalle immagini qui sopra la serie è visivamente spettacolare (girata in Irlanda, Malta e Marocco, con una troupe composta in buona parte da italiani e con Marco Pontecorvo (figlio di Gillo, il regista de La battaglia di Algieri) alla direzione della fotografia di alcuni episodi), e i dialoghi sono perfetti e esaltanti. Una produzione tanto grandiosa da far dimenticare che (almeno finora) la storia sia assolutamente vuota. Conosciamo le prime casate, alcune nozioni sul loro background e su alcuni luoghi di queste terre che presto conosceremo, e si definisce la personalità di questo già ricco cast di personaggi. Il casting è forse il migliore che io abbia mai visto (di Nina Gold, vincitrice dell'Emmy per il casting di John Adams), fra bambini, regine incestuose, barbuti raminghi e nani lussuriosi. Gli effetti visivi sono ancora al minimo. Non abbiamo ancora visto mostri, esplosioni, spargimenti di sangue o cataclismi di sorta. Il tripudio visivo è dato quasi totalmente dalle location, dalle scenografie (di Gemma Jackson, nominata agli Oscar per Neverland e vincitrice dell'Emmy per John Adams) e dai costumi. Il computer per ora ci ha solo regalato la sigla iniziale e le visioni dall'alto dei vari regni.
Anche l'orecchio vuole la sua parte, e a deliziarlo ci pensa Ramin Djawadi, uno che finora è stato relegato a fare solo un certo tipo di film, serie e videogiochi un po' tamarri ma che ha grandi capacità. Fra le sue serie tv c'è da segnalare Prison Break e lo sfortunato FlashForward. Io conosco solo quest'ultimo e la colonna sonora è stata una delle cose che ho più apprezzato, e anche qui Djawadi dà il suo meglio. Speriamo che agguanti finalmente un Emmy e, prossimamente, anche qualcosa agli Oscar (se gli faranno fare qualche film decente).
Per tutti questi motivi chi si azzarda a non seguire Game of Thrones sappia che si sta perdendo una cosa grossa, indipendentemente dal genere. Poi che piaccia o meno sono altri discorsi. Ma una tale goduria per occhi e orecchie non è roba da tutti i giorni, approfittatene.
EDIT:
Di Game of Thrones si è cominciato a parlare mesi e mesi fa, quando cominciò a uscire una serie di video di backstage e anteprime a cadenza mensile per le quali andavano tutti in visibilio. C'era una strana euforia attorno al progetto che non riuscivo a capire. Me la spiegavo con il fanatismo dei lettori di George R.R. Martin, autore che conoscevo solo di nome ma che non sapevo avesse un tale seguito. Martin è infatti l'autore della saga fantasy delle Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Song of Ice and Fire). La saga è composta da sette libri, cominciati a uscire nel 1996 e di cui si è arrivati finora al quinto (in uscita a luglio 2011). In realtà la pubblicazione in Italia è stata molto più tormentata, visto che i libri sono stati divisi fino a un totale di 9 volumi finora. Per ulteriori informazioni sul delirio della pubblicazione italiana, affidatevi a Santa Wikipedia. Questa serie televisiva è tratta, almeno nella prima stagione, dal primo libro, chiamato appunto A Game of Thrones.
MA pensavo che, appunto, l'hype per questa nuova serie fosse limitato ai fan della saga letteraria di Martin. Quando il 17 aprile è andato in onda il primo episodio si è fatta molto più chiara, per me, la portata di questo progetto, il cui pedigree non ricava prestigio solo dall'origine letteraria ma anche dalla macchina produttiva che aveva a disposizione. Un budget di 50-60 milioni di dollari solo per la prima stagione, scritta da David Benioff (sceneggiatore di uno dei miei film preferiti in assoluto, La 25a ora di Spike Lee), prodotta e diretta dagli autori delle migliori serie HBO come I Soprano, Roma, John Adams, The Pacific e Boardwalk Empire, interpretata da attori principalmente britannici fra cui Sean Bean (il Boromir de Il Signore degli Anelli). La straordinaria sigla iniziale, che ha fatto innamorare TUTTI a prima vista, è opera di Angus Wall, fresco premio Oscar per il montaggio di quel capolavoro che è The Social Network (a tal proposito segnalo questo sbavosissimo reportage sulla creazione della sigla di GoT dall'altrettanto sbavosissimo sito The Art of the Title Sequence). Inoltre, appositamente per la serie, è stata creata una lingua per il popolo dei Dothraki dal linguista David J. Peterson della Language Creation Society.
E queste erano solo le premesse.
Alla luce dei primi tre episodi che ho visto (ma ne sono stati trasmessi già cinque) questo popò di pedigree ha decisamente retto alle aspettative. Come si può vedere dalle immagini qui sopra la serie è visivamente spettacolare (girata in Irlanda, Malta e Marocco, con una troupe composta in buona parte da italiani e con Marco Pontecorvo (figlio di Gillo, il regista de La battaglia di Algieri) alla direzione della fotografia di alcuni episodi), e i dialoghi sono perfetti e esaltanti. Una produzione tanto grandiosa da far dimenticare che (almeno finora) la storia sia assolutamente vuota. Conosciamo le prime casate, alcune nozioni sul loro background e su alcuni luoghi di queste terre che presto conosceremo, e si definisce la personalità di questo già ricco cast di personaggi. Il casting è forse il migliore che io abbia mai visto (di Nina Gold, vincitrice dell'Emmy per il casting di John Adams), fra bambini, regine incestuose, barbuti raminghi e nani lussuriosi. Gli effetti visivi sono ancora al minimo. Non abbiamo ancora visto mostri, esplosioni, spargimenti di sangue o cataclismi di sorta. Il tripudio visivo è dato quasi totalmente dalle location, dalle scenografie (di Gemma Jackson, nominata agli Oscar per Neverland e vincitrice dell'Emmy per John Adams) e dai costumi. Il computer per ora ci ha solo regalato la sigla iniziale e le visioni dall'alto dei vari regni.
Anche l'orecchio vuole la sua parte, e a deliziarlo ci pensa Ramin Djawadi, uno che finora è stato relegato a fare solo un certo tipo di film, serie e videogiochi un po' tamarri ma che ha grandi capacità. Fra le sue serie tv c'è da segnalare Prison Break e lo sfortunato FlashForward. Io conosco solo quest'ultimo e la colonna sonora è stata una delle cose che ho più apprezzato, e anche qui Djawadi dà il suo meglio. Speriamo che agguanti finalmente un Emmy e, prossimamente, anche qualcosa agli Oscar (se gli faranno fare qualche film decente).
Per tutti questi motivi chi si azzarda a non seguire Game of Thrones sappia che si sta perdendo una cosa grossa, indipendentemente dal genere. Poi che piaccia o meno sono altri discorsi. Ma una tale goduria per occhi e orecchie non è roba da tutti i giorni, approfittatene.