Riesumiamo il post, precisando che il film NON è ambientato durante la Guerra di secessione, ma viene detto chiaramente che è poco DOPO la vittoria del Nord.
I neri che vivono nella piantagione della nonna sono formalmente liberi, potrebbero andarsene quando vogliono, ma non lo fanno perchè... non vogliono.
Come ben sappiamo, all'epoca (fine '800) i neri liberi erano liberi di vedersi rifiutare posti di lavoro, garanzie, diritti e ringraziare pure e muti.
Nella piantagione forse non ricevevano uno stipendio, ma mi pare palese che la nonna provvedesse a loro, gli lasciasse mangiare i frutti del lavoro nei campi e se ne prendesse per se solo una parte, per mantenere il tenore di vita, ma non eccessivamente.
Tutto questo mi ha fatto pensare a un caso con forti assonanze: nel 1941 gli animatori di Disney fecero il "delitto supremo di lesa maestà": picchettaggio e rivendicazioni sindacali, accusando il capo di spremerli come "schiavi" e di elargire privilegi a suo capriccio e non diritti.
Disney, che non si era mai visto sotto questa luce, licenziò diversi artisti (Art Babbit, Preston Balir, Bill Tytla ecc. ...) che in seguito avrebbero detto che "la libertà creativa goduta sotto Disney non l'avevano trovata mai più, altrove".
Secondo Me Disney, nel 1946, con Song of the South mise in scena una risposta a queste accuse, mostrando come la nonna, una sua proiezione, fosse illuminata e generosa coi suoi "inferiori" e i neri fossero riconoscenti di questo.
Le accuse di razzismo della pellicola sono per me assolutamente pretestuose e superficiali.
Trovo MOLTO più ipocrita la rappresentazione idilliaca dei sobborghi neri nella New Orleans della "Principessa e il ranocchio", in cui sembra che nessun nero sia mai discriminato, nonostante sia ambientato negli anni '20; che non la piantagione di Atlanta in cui i neri sono esattamente come erano a fine '800, solo in una situazione "disneyana" di tolleranza pseudo-fiabesca, ma dove stracci e baracche dimostrano che non vivono certo l'arcadia del quartiere di Tiana e famiglia.
Poi l'Oscar a Baskett, che Disney si spese strenuamente per fargli avere, quando per quieto vivere avrebbe anche potuto fregarsene, dimostra che lui tra i tanti difetti, quello dei rigurgiti razzisti non lo aveva affatto.
[Scrittura Mista] I Racconti dello Zio Tom
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La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
Siamo più o meno tutti d'accordo che la decisione di non far vedere più questo film sia sbagliata, non c'è bisogno di lanciarsi in paralleli assurdi e tirare fuori la solita nauseante storia del padrone buono e dello schiavo felice.
Assurancetourix
che è quello che hanno messo nella "Principessa e il ranocchio".
Nei "Racconti dello zio Tom" l'unica cosa 'storica' che manca, sono le frustate ai "Boveri ne*ri" a beneficio di telecamera, tutto il resto è accuratissimo.
Ma non è quello che Disney voleva rappresentare, e negarlo fa il gioco dei revisionisti che vogliono nascondere la polvere sotto il tappeto, celando un film innocentissimo e valido.
La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
È da ormai circa 40 anni che "I racconti dello Zio Tom" (ovvero "Song Of The South") non può più vedere la luce in nessun modo. Le accuse di razzismo mosse contro questo film del 1946 hanno portato al veto su ogni forma di distribuzione, e c'è poca speranza che venga un giorno rimesso in circolazione per lo meno nel mondo anglosassone.
Eppure questo film è un pezzo di storia per almeno due motivi. Il primo è la cosiddetta "Double V Campaign", un'operazione di propaganda statunitense che durante la Seconda guerra mondiale mirava a ottenere un appoggio egemonico (e quindi anche da parte della comunità afroamericana) allo sforzo bellico degli USA (la V sta per "Victory"), ma anche a una "doppia vittoria", una interna agli USA (contro il razzismo) e la seconda esterna (contro il fascismo). Il film uscì nei cinema a guerra conclusa, ma quello della Double V Campaign fu il clima in cui venne concepito e prodotto. E vinse ben due premi Oscar, uno per la miglior canzone e un Oscar onorario a James Baskett. Il primo a essere assegnato a un attore maschio afrodiscendente.
Il secondo motivo è che "Song Of The South" fa parte del cosiddetto "Canone Disney", che tira le fila di tutte le produzioni cinematografiche che hanno visto il coinvolgimento dei Walt Disney Animation Studios, il cuore pulsante del progetto artistico di Walt Disney. Significa che questo film, a livello di catalogazione, ha la stessa dignità di "Mary Poppins", per capirci. Un pezzo da novanta che non deve assolutamente mancare sullo scaffale del collezionista.
Eppure... Manca! E manca sullo scaffale di pressoché tutti i collezionisti del mondo! Perché il film è stato bannato negli anni '80 in seguito a una furiosa campagna legale e completamente obliterato, lasciando un intollerabile spazio vuoto nella libreria di milioni di appassionati o anche solo amanti dei WDAS che desiderino un repertorio completo.
Ed ecco che succede il miracolo. E succede in Italia. Non si sa come, non si sa quando, non si sa perché, la Sinister Film, di casa Cecchi Gori, non solo torna in possesso del film in ben DUE versioni rimasterizzate, ma anche di una caterva di contenuti speciali e documentaristici, e perfino di un saggio stampato riguardante il film, incluso nella confezione. La tiratura è limitata a 500 copie. L'occasione, manco a dirlo, è assolutamente imperdibile. Perché si può essere d'accordo o meno sulle accuse di razzismo, ma storia del cinema è e rimane. E non posso che consigliare a tutti i miei contatti che siano appassionati di cinema, di animazione, di disneyanità in generale, di accattarlo il prima possibile. Perché le copie sono solo 500 e gli appassionati migliaia solo in Italia. È la corsa degli spermatozoi. Ho tirato un sospiro di sollievo quando sono riuscita ad assicurarmene una copia.
Che dire. L'impossibile che diventa possibile e continua a sembrare impossibile anche quando ce l'hai davanti agli occhi.
Eppure questo film è un pezzo di storia per almeno due motivi. Il primo è la cosiddetta "Double V Campaign", un'operazione di propaganda statunitense che durante la Seconda guerra mondiale mirava a ottenere un appoggio egemonico (e quindi anche da parte della comunità afroamericana) allo sforzo bellico degli USA (la V sta per "Victory"), ma anche a una "doppia vittoria", una interna agli USA (contro il razzismo) e la seconda esterna (contro il fascismo). Il film uscì nei cinema a guerra conclusa, ma quello della Double V Campaign fu il clima in cui venne concepito e prodotto. E vinse ben due premi Oscar, uno per la miglior canzone e un Oscar onorario a James Baskett. Il primo a essere assegnato a un attore maschio afrodiscendente.
Il secondo motivo è che "Song Of The South" fa parte del cosiddetto "Canone Disney", che tira le fila di tutte le produzioni cinematografiche che hanno visto il coinvolgimento dei Walt Disney Animation Studios, il cuore pulsante del progetto artistico di Walt Disney. Significa che questo film, a livello di catalogazione, ha la stessa dignità di "Mary Poppins", per capirci. Un pezzo da novanta che non deve assolutamente mancare sullo scaffale del collezionista.
Eppure... Manca! E manca sullo scaffale di pressoché tutti i collezionisti del mondo! Perché il film è stato bannato negli anni '80 in seguito a una furiosa campagna legale e completamente obliterato, lasciando un intollerabile spazio vuoto nella libreria di milioni di appassionati o anche solo amanti dei WDAS che desiderino un repertorio completo.
Ed ecco che succede il miracolo. E succede in Italia. Non si sa come, non si sa quando, non si sa perché, la Sinister Film, di casa Cecchi Gori, non solo torna in possesso del film in ben DUE versioni rimasterizzate, ma anche di una caterva di contenuti speciali e documentaristici, e perfino di un saggio stampato riguardante il film, incluso nella confezione. La tiratura è limitata a 500 copie. L'occasione, manco a dirlo, è assolutamente imperdibile. Perché si può essere d'accordo o meno sulle accuse di razzismo, ma storia del cinema è e rimane. E non posso che consigliare a tutti i miei contatti che siano appassionati di cinema, di animazione, di disneyanità in generale, di accattarlo il prima possibile. Perché le copie sono solo 500 e gli appassionati migliaia solo in Italia. È la corsa degli spermatozoi. Ho tirato un sospiro di sollievo quando sono riuscita ad assicurarmene una copia.
Che dire. L'impossibile che diventa possibile e continua a sembrare impossibile anche quando ce l'hai davanti agli occhi.