C'era un tempo in cui di Nintendo si dicevano cose svilenti, che proponeva sempre gli stessi brand bambineschi e che chi cercava giochi più articolati e story-driven dovesse rivolgersi alla concorrenza. E non è del tutto falso che l'era Nintendo 64 e Game Cube ad esempio scarseggiassero della componente RPG, che invece aveva reso forte la prima Playstation. Ma sul finire della generazione Wii ecco che qualcosa cambia, e Nintendo decide di pubblicare ben tre titoli, sviluppati da diverse software house che possano mettere a tacere questa voce. Il primo fu il mastodontico e miracoloso
Xenoblade Chronicles, il terzo il discusso
Pandora's Tower mentre il secondo è lo straordinario
The Last Story, che segna la prima collaborazione diretta di Nintendo con Hironobo Sakaguchi, l'inventore originario di
Final Fantasy.
The Last Story ci mostra cosa succederebbe nel prendere la struttura degli RPG narrativi più classici, spogliandola di tutto ciò che la appesantisce, e calandola in un contesto più dinamico, che permetta alla trama di esprimersi al massimo e al giocatore di essere condotto attraverso sessioni di gioco più leggere ma non per questo meno coinvolgenti. La struttura di gioco è infatti davvero strana, non si tratta di un RPG nel senso più puro del termine, visto che le dinamiche sono prevalentemente action: i combattimenti sono un mix, si possono affrontare normalmente muovendo il protagonista direttamente, ma all'occorrenza si può fermare l'azione per impartire ordini ai propri compagni. Ogni combattimento è un caso a parte, a volte va risolto facendo determinate cose, compiendo dei trick particolari o provando nuove tecniche, senza che mai si avverta ripetitività. Anche perché, benché al termine di ogni scontro i personaggi acquisiscano esperienza, non c'è mai davvero necessità di livellare, e i combattimenti che ci sono, sono solo quelli necessari e che hanno senso per la trama del gioco. Pur essendo abbastanza divertente nel lato ludico relativo ai combattimenti, ciò che caratterizza e impreziosisce l'esperienza di gioco è ciò che si frappone tra loro.
La storia è divisa in determinati capitoli, alcuni dei quali opzionali, e spesso e volentieri accompagna il giocatore attraverso le sue avventure facendolo partire da un hub ben preciso che è la bellissima città di Lazulis. La cittadina in questione è quasi sempre esplorabile, salvo rari casi, e costituisce un approdo sicuro tra un'avventura e l'altra. E' un misto di Venezia più altri cittadine medioevali europee, e tra le sue strade può succedere di tutto, dall'imbattersi in strani personaggi allo scivolare su delle mele che si sono fatte cadere per sbaglio per terra. Lazulis con le sue locande pittoresche, le sue case e i suoi castelli costituisce uno scenario suggestivo e che non potrà non rimanere nel cuore, anche se non è certo l'unico scenario valido, visto che tra grotte marine, vascelli, isolette, ville e magazzini segreti di luoghi da visitare ce ne saranno.
Quel feeling da rpg alleggerito non si limita ai combattimenti o alle scorrerie su binari, ma investe proprio il registro narrativo.
The Last Story prende infatti elementi narrativi alla Final Fantasy a volte anche piuttosto stereotipati e decide di rielaborarli, rendendoli più freschi, dandogli un sapore nuovo. I lunghi pippotti retorici, i dialoghi prolissi e l'epicità spesso vuota che avevano appesantito all'inverosimile il genere rpg sono qui banditi, qui i personaggi interagiscono tra loro in modo scanzonato e realistico, e la storia, pur includendo elementi quali oscuri poteri, principesse da salvare e via dicendo, si focalizza sul percorso di formazione di Zael, che con il suo gruppo di amici arriva a Lazulis in cerca di fortuna. Lui e il suo team intraprendono la carriera di mercenari, ponendosi al servizio del signore della città, sperando di dare la scalata alla società, ma si renderanno conto che più si sale ai vertici più aumentano i compromessi, e che la realtà non è sempre così poetica come la si immagina da ragazzi. Insomma, un approccio nuovo, più cinico e disincantato e nel contempo educativo, ad una materia che nella sua forma idealizzata è stata fin troppo abusata negli ultimi anni. Il tutto viene narrato con una sapiente sceneggiatura che sa quando condurre il giocatore e quando lasciarlo libero di visitare lo scenario, sa come interrompere l'azione con filmati sempre interessanti e sa presentare i personaggi nel modo giusto, senza che appaiano mai stupidi o pedanti, ma assolutamente reali.
Insomma l'RPG secondo Nintendo mostra una freschezza del tutto nuova, per un titolo che non vuole certo rivaleggiare con l'immenso respiro di uno
Xenoblade, ma che tenta una strada diversa, meno elaborata ma più incisiva. Sicuramente uno dei must della console, da avere assolutamente.