[Isao Takahata] Omohide poroporo
Inviato: giovedì 09 maggio 2013, 23:59
Prodotto nel 1991 e mai giunto in Italia, questo film è noto al pubblico inglese con il titolo Only Yesterday (traduzione abbastanza libera dell'originale, che letteralmente vuol dire "Gocce di Memoria").
Il film parla di Taeko Okajima, impiegata vicino ai trent'anni, e della sua vacanza-lavoro nell'azienda agricola del cognato, dove avrà modo di rivisitare vari episodi della sua infanzia, rappresentati da numerosi flashback, e di portare avanti anche la sua vita sentimentale.
Importantissima l'ambientazione: Taeko era bimba negli anni '60, il che significa che le vicende del presente si collocano negli anni '80. Come nella Tomba per Lucciole, anche qui Takahata disegna uno spaccato di un preciso contesto socio-culturale giapponese e si avvicina al fotorealismo, complice anche il character design preciso e realistico del mondo della Taeko adulta, in contrasto con quello della sua infanzia, ben più cartoonoso, dai colori più tenui e non esente da qualche scena in cui le fantasie infantili prendono il sopravvento sulla realtà. Potrebbe essere difficile identificarsi con un'impiegata trentenne giapponese degli anni '80 e con i suoi ricordi di bambina: fortunatamente, nonostante le precise coordinate temporali e le forti suggestioni culturali, non è poi così difficile entrare in sintonia con i personaggi visto che a differenza che nella Tomba per Lucciole abbiamo tematiche un po' più universali ed ancora attuali come le contraddizioni tra amore ed indipendenza, la rivalutazione a posteriori della propria immaturità, il rapporto con genitori e parentame stretto.
Le analessi e il presente raramente hanno punti in comune e spesso non vengono mediate: la stessa Taeko ha un atteggiamento quasi lunatico nel richiamare il proprio passato ed in un paio di punti sembra quasi schizofrenica, in un mescolamento che riuscirà a superare proprio facendo i conti con le sue esperienze passate, facendo move on, riuscendo finalmente a raggiungere le basi per una futura felicità personale. Un'analisi profonda raccontata con uno stile quasi asettico, personaggi realistici e gradevoli, adorabili episodi quasi autoconclusivi di un'infanzia sciocca e per questo credibile in uno dei Ghibli più delicati ed introspettivi di sempre.