E' il momento di iniziare a parlarne. So che per molti qui dentro queste due collane-evento sono interessanti fino a un certo punto. Del resto il Corsera ci ha fatto ottenere l'integrale di Barks nel 2008 e di Gottfredson nel 2010. E' passato veramente poco tempo da allora, e ritrovarsi con in mano dei doppioni può disturbare. Specie se si è speso tanto. Questo è il motivo per cui ho snobbato i primi due numeri di questa collana, quando sono usciti a novembre dell'anno scorso.
Poi è successo che mi sono ricreduto. E ho dovuto piegare il capo, e inginocchiarmi di fronte all'ineluttabilità del doppione, almeno in questo caso. Perchè? Perché stiamo parlando dell'edizione più curata e ricca di sempre, di quelli che sono i due pilastri fondamentali del fumetto Disneyano. Se si amano questi due autori, se si ama il fumetto Disney, se si ama il fumetto e soprattutto se si ama Disney non ci sono "ma" che tengano. Le edizioni del Corsera erano buone, ma si vedeva che erano state prodotte in allegato a quotidiani, avevano imperfezioni ed erano assai meno accattivanti sia nella forma che nei contenuti. Queste edizioni sono invece materiale prezioso, da avere, da custodire e da conservare. Persino da amare feticisticamente, dal momento che a realizzarle è stata la Fantagraphics, che da sempre si distingue per la creazione di omnie fumettistiche raffinate e di pregio, confezionando i volumi anche solo in modo da ottenere degli oggetti stupendi alla vista e al tatto.
The Floyd Gottfredson Library #1: Topolino nella Valle Infernale
Cominciamo con il pezzo forte. Questo volume è il sogno di qualsiasi amatore Disneyano, dal momento che non è solo il primo volume della cronologica delle strisce di Topolino, ma qualcosa che va al di là di tutto questo. Si presenta elegantissimo alla vista...e una volta aperto è anche meglio! Le storie contenute vanno dal principio fino alla Pensione di Clarabella, quasi il doppio di quanto contenuto negli Anni d'Oro del Corsera, e soprattutto è stato mantenuto il bianco e nero, laddove nell'edizione precedente era stato tutto ricolorato. Ora, sfatiamo subito un mito: non sono un grande sostenitore del bianco e nero quando si parla di fumetto. Trovo che non sia per forza l'opzione migliore, né che le motivazioni filologiche alla base di questa scelta siano così fondamentali (in quegli anni le tavole domenicali erano a colori, ad esempio). A rimanermi veramente nel cuore è stato solo il bianco e nero di Bone, strutturato apposta per aggredire l'occhio e immergerlo nell'atmosfera, per cui non mi strappai i capelli quando il Corsera optò per la colorazione di tutto il corpus. Ritengo però che ci siano parti della produzione di Gottfredson che beneficeranno non poco di questa scelta filologica, e mi riferisco a quando arriveremo a certi capolavori come Il Mostro Bianco, basato interamente sui retini.
Ma mica è da prendere per i fumetti questo volume, macché! Io che le storie le conoscevo già a menadito, mi sono ritrovato tra le mani un'opera assolutamente imprescindibile, anche a prescindere da essi. Insomma diciamocelo: il motivo per cui consiglio a tutti l'acquisto del doppione è essenzialmente il corpus di testi, interviste, articoli posti a corredo di tutto. E questo materiale ha davvero retto la baracca, giustificando il mio acquisto. Perché qui non si tratta di semplici introduzioni alle storie, ma trattazioni complesse e saggistica di livello altissimo che non fa altro che elevare ulteriormente l'opera. I testi degli Anni D'Oro del Corsera erano buoni, sì, questi però sono tutta un'altra cosa. Se i primi si perdevano spesso a discutere dettagli e nozionismi un po' vuoti, riguardanti le successive ristampe delle storie, e spesso finivano per occupare spazio raccontando la trama delle storie che introducevano, questi offrono invece un affresco più completo dal punto di vista storico e Disneyano. Qui si fa divulgazione, prima ancora che filologia. Si racconta il periodo storico, si indaga su Walt Disney, su Ub Iwerks, si fanno confronti con l'animazione, si tirano fuori scheletri dall'armadio. E alla fine ti accorgi che non hai tra le mani solamente il primo volume di una nuova cronologica di Gottfredson, ma un autentico trattato sulla creazione di Topolino. E questo lascia a bocca aperta.
Unico neo: essendo questa come da titolo la cronologica completa di Floyd, si inizia dalla seconda storia. La prima, unicamente di Walt e Ub, non viene saltata, ma inserita in fondo nei contenuti speciali. Una scelta che non mi è piaciuta. Ha senso nell'ottica della library...ma allora non ha senso la library! Perché tutti sanno che per Gottfredson non si intende davvero Gottfredson ma l'intero corpus a strisce, prevalentemente suo. E il lettore causale è giusto che cominci dalla prima storia, per avere chiaro il processo evolutivo, non che la recuperi in fondo più di duecento pagine dopo.
Poi in realtà ci sarebbe anche un secondo neo, ma è più che altro un punto nero...e a me non causa problemi, anzi. Gli americani sono bacchettoni, si sa, e tendono ad aver paura di riproporre materiali d'epoca che secondo loro hanno contenuti razzisti e che potrebbero portare alla polemica. Ve li ricordate i disclaimer di Maltin nei dvd dei Treasures in cui si invitava a contestualizzare ogni minimo frame dove apparisse una minoranza etnica? Ecco, ci sono anche qui, anche se sono integrate nei testi. Molte introduzioni alle storie infatti mettono le mani avanti, sottolineando la mentalità del periodo, e rassicurando il lettore su cose che al giorno d'oggi sarebbero inaccettabili. L'intro a Topolino e gli Zingari in cui si dice che al giorno d'oggi Topolino avrebbe stretto alleanza con loro, o quella a Topolino Arciere nella quale si condanna il comportamento pestifero di Mickey la dicono lunga. Ma sinceramente a me hanno fatto ridere e soprattutto non inficiano la grande qualità del resto.
E il resto sono articoli di David Gerstein, Thomas Andrae, Warren Spector, Floyd Norman, a cui inchinarsi. Per tacere della sessantina di pagine posta in fondo al volume, intitolata Gli Archivi Gottfredson, nella quale è possibile trovare memorabilia e materiale d'epoca. Prima di sfogliarlo non avrei mai pensato che un volume a fumetti potesse trasudare tanto amore.
The Carl Barks Library #7: Paperino e il Mistero degli Incas
Ed ecco il gemello. Ora, premettiamo subito una cosa? E' inferiore all'altro, sotto molti punti di vista. Sotto il profilo degli articoli c'è meno roba, il materiale si presenta un po' meno bene, ma ovviamente è da avere a occhi chiusi pure questo per una serie di ragioni. Allora, premettiamo che qui sono partiti dal settimo volume, anziché dal primo, per poter presentare subito la storia delle uova quadre che gli americani amano molto. E che non si procederà in ordine cronologico ma a salti, cosa che a opera completa non sarà certo un problema, visto che a differenza della Dinastia dei Paperi del Corsera, sul dorso abbiamo le datazioni, non numerazioni progressive che possano disturbare, sicché è possibile ordinarli poi sullo scaffale correttamente. La composizione dei volumi mi pare intelligente. L'ordine delle storie è tendenzialmente cronologico, ma si privilegia la composizione tematica. Nel senso che all'interno del volume c'è una sezione per le lunghe, una per le brevi e una per le tavole autoconclusive, tutte separate, cosa che a me piace anche parecchio, trattandosi di filoni molto differenti. E considerando che il secondo volume pare che sarà il decimo e conterrà invece tutti i primi numeri di Uncle Scrooge, viene da pensare che questa suddivisione tematica sarà adottata anche nella composizione stessa della collana, anziché solo in quella interna (a occhio direi quindi che avremo una prima parte della collana con volumi in cui le lunghe Donald Duck e le tenpages da WDC&S coesistono, e dopo l'arrivo di Uncle Scrooge avremo volumi per lo zione e volumi solo per le tenpages).
Cominciamo da quello che per me è un neo bello grosso: la colorazione dei volumi. E' stata rifatta daccapo seguendo però come traccia quella degli originali comic book americani. Peccato che quelle colorazioni lì mostrassero tutta la loro età, e anche una certa ingenuità compositiva. Dubito che si sia trattata di un'operazione filologica granché lungimirante, perché dubito che Barks mentre disegnava le sue tavole le pensasse nell'ottica di ricevere quei colori lì. Insomma, preferisco di gran lunga i colori che avevamo dato noi italiani nel mensile Zio Paperone e che erano stati poi ereditati anche dall'omnia del Corsera, pur con i loro bei difettucci tipo le ingenuissime texture in cgi delle nuvole e del legno. Per il resto invece non c'è da lamentarsi, perché le tavole in questione ci restituiscono il tratto di Barks così come da sempre doveva essere visto, senza quegli inspiegabili chinaggi pesanti che il Corsera aveva, e che nei campi lunghi faceva diventare i nipotini delle macchie d'inchiostro. Inoltre i neri di Paperino e il Feticcio sono in versione originale, e non quella totalmente ridisegnata che avevamo subito fino ad oggi. Insomma, il tratto e la leggerezza di Barks vengono valorizzati moltissimo.
Lo stesso vale per l'aspetto del volume, veramente accattivante. Non si capisce per quale motivo i volumi del Corsera a fronte di una buona realizzazione interna, delle copertine totalmente randomiche senza la minima attinenza coi contenuti. Trovare una Paperina STANCA in cover al mitico volume con le Sette Città di Cibola non faceva onore né alla storia, né alla riconoscibilità del volume. Adesso finalmente abbiamo delle cover fatte come dio comanda, che valorizzano appieno il contenuto.
E infine gli articoli e i testi. Sì, possono sembrare meno che nel Gottfredson, possono sembrare tirati via. Ma in realtà è un effetto dato dal fatto che sono tutti concentrati in fondo e su più colonne. Barks è tanto, più di Gottfredson, ci sta che lo si sia voluto organizzare diversamente. Ma questo non significa che l'approccio alla sua opera sia stato trattato con superficialità, tutt'altro. C'è una lunga introduzione al volume a cura di Donald Ault nella quale si spiega la sua vita. Si dicono cose che nell'edizione del Corsera erano state maggiormente sintetizzate e che qui vengono trattate approfonditamente. La sua difficile vita, il rapporto terribile con le sue due mogli prima di Garé, la vergognosa parentesi del Carl Barks Studio, quando due manager provarono ad approfittarsi di lui. Si entra in sintonia completa con l'autore.
E poi in fondo abbiamo le trattazioni sulle singole storie una per una, organizzate in colonnini fitti fitti e assolutamente interessanti. Tra gli autori troviamo diverse colonne della critica Disney italiana come Alberto Becattini, Leonardo Gori, Frank Stajano, Stefano Priarone affianco alla critica internazionale come Jared Gardner, Rich Kreiner, Craig Fischer, Robert Fiore e lo stesso Donald Ault. In queste trattazioni non troviamo i nozionismi che avevamo trovato nel Corsera, relativi alle successivi ristampe e via dicendo, ma si tenta di inquadrare le storie nel loro contesto storico, culturale, si cerca di analizzare le opere stesse, più che le loro relazioni con quanto è venuto dopo, a volte parlandosi un po' addosso, a volte scavando così tanto da trovare significati che neanche lo stesso Barks avrebbe mai pensato, ma senza esagerazioni eccessive. Insomma, un volume partorito con la stessa mentalità del suo gemello, anche se con una resa leggermente differente.
Tutto questo per celebrare come si deve l'uscita dei secondo volumi di entrambe le collane, che dovrebbe avvenire proprio in questi giorni. E nel caso di Barks, il volume (che dovrebbe essere il decimo) comprende praticamente il meglio del meglio di Barks, visto che ristampa tutte le prime storie del mensile spin-off Uncle Scrooge. Dai, lo si pigli.
Fantagraphics/Rizzoli: Le Omnie di Gottfredson e Barks
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