[Naoki Urasawa] Happy!
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Quando si parla di Urasawa il pensiero va alle sue opere più celebri, thriller e fanta-thriller come Monster, 20th Century Boys e Pluto. C'è però anche un Urasawa più antico, che da un po' di tempo a questa parte ha iniziato a venir proposto anche in occidente, è l'Urasawa più leggero, quello delle opere giovanili, caratterizzate da toni più spensierati e simili a commedie. La sua opera prima Yawara!, commedia sportiva basata sul Judo, è infatti in corso di pubblicazione. Ma in 15 volumi in formato deluxe è disponibile già da tempo una delle sue opere più importanti e sottovalutate, quell'Happy! che fa da chiave di volta tra le due fasi della sua carriera.
Happy! è un manga sportivo, o perlomeno dovrebbe esserlo secondo le istruzioni che all'epoca vennero date all'autore, incoraggiato dalla casa editrice a bissare il successo di Yawara!. Naoki scelse il tennis, intenzionato a raccontare un mondo differente da quello olimpionico di Yawara!, quello del professionismo. E questo gli permise di inserire nella storia un elemento che l'avrebbe portata oltre la sua normale connotazione da manga "di genere": Il denaro. Miyuki Umino, la protagonista, intraprende la carriera tennistica per racimolare una grossa somma, necessaria a pagare un debito di 250 milioni di yen, contratto dal fratellone scapestrato con la yakuza. Nel portare avanti il suo sogno sportivo questo elemento non viene mai dimenticato dalla protagonista, poverissima, orfana e costretta ad occuparsi di tre fratellini, e soprattutto non se lo dimentica il lettore, che viene così spinto ad appassionarsi al mondo del tennis. Questo fa fare alla serie un salto qualitativo notevole, affrancandola dai soliti manga sportivi basati unicamente sulla forte passione del protagonista: qui la passione c'è, ed è tanta, ma anche la posta in gioco è tanta, tantissima, e la pressione che avverte la poverina nel cercare di portare a casa soldi per sopravvivere, in mezzo a tante avversità, la avverte anche chi legge, accalappiando l'attenzione anche di quelli a cui del tennis normalmente non importerebbe nulla. E non è solo una questione di motivare il lettore, ma anche di ibridare un genere, associandolo ad un altro. Happy! con la sua componente malavitosa riesce infatti ad avere un'identità personalissima, in cui ogni componente si sposa alla perfezione per creare un qualcosa dal sapore diverso dal solito. Il tutto senza dimenticare di dare il giusto spazio a quanto a livello umano ruota intorno alla yakuza e al tennis, e cioé un nutrito cast di personaggi non certo sfaccettati, ma esteticamente strabilianti, e con story-arc assolutamente arguti.
E poi c'è l'umorismo, grande protagonista di Happy!. Per quanto si trattino temi seri, il registro non eccede mai nel dramma, e si respira sempre un'aria piuttosto positiva. Il tutto contrasta con quanto accade alla poveretta, che viene di continuo sbertucciata, screditata, presa in giro, manipolata, sfrattata, derubata, incoraggiata a prostituirsi, ma non accenna ad arrendersi. Lei rimane concentrata sull'obiettivo, e pur nel mirino delle malignità di chiunque, non smette mai di essere gentile e leggera, innocente e fondamentalmente semplice. Questo suo candore, potrebbe facilmente renderla antipatica al lettore, ma tutto questo viene evitato, adottando quasi sempre il punto di vista dei carognoni intorno a lei, che sembrano sempre saperne di più e la ostacolano in ogni modo. Sapere che qualcuno che lei crede amica sta in realtà progettando di chiuderla nello sgabuzzino per farle perdere una semifinale, scoprire che tutti sanno la verità su una certa persona e per vari motivi questa informazione a lei non arriva mai, causa un delizioso senso di frustrazione che pervade tutti i 15 volumi dell'opera, ma che serve a fidelizzare sempre di più con le sventure di questa Cenerentola del tennis.
E poi ci sono le esagerazioni. Soprattutto nei primissimi volumi, Happy! non è esente da difetti tipici di una fase della carriera di Urasawa ancora un po' ingenua. Alcune ridondanze nel caratterizzare i personaggi più eccentrici e cattivelli, tipo la signora Othori, oppure il ciclico ritornare ai dispetti dell'invidiosa, ma assai ben caratterizzata, Choko Ryugasaki. E soprattutto alcuni tiri mancini a Umino provocano cataclismi in stile valanga, che paiono pilotati dalla sceneggiatura piuttosto che normalissimi rapporti causa/effetto, sicché una mezza maldicenza di Choko si trasforma in uno sfratto o in un'intera platea che urla "buuuuh", e non si può che accettare la cosa con riserve. Oppure ci sono alcuni eccessi di enfasi tipicamente nipponica, con tornei raccontai in modo così esaltante da trasformarsi in vere e proprie lotte epoche per la sopravvivenza, con tecniche segrete dal nome demenziale come "la pallina della malvagità". Ma andando avanti, a emergere sarà l'Urasawa più abile, che in contemporanea si occuperà di Monster, e questi difetti si diraderanno poco a poco. Saranno i momenti veri, autentici e le caratterizzazioni più intelligenti e credibili a rimanere impresse alla fine, quando la storia si dirigerà verso il suo climax, un'incredibile partita finale, mixata con un sapiente montaggio alternato che ci mostrerà la risoluzione perfetta delle storyline di tutti.
In definitiva? Bellissimo. Le riserve iniziali dovute alla sua natura sportiva e a certi elementi poco credibili, si sciolgono come neve al sole, andando avanti con la lettura. Rimanere conquistati dall'evoluzione del personaggio del tirapiedi Sakurada, innamorarsi della cattivissima Choko e provare tenerezza per quella dolcissima pessima persona del Coach Thunder, non ha prezzo. E in questo, forse viene da pensare di aver trovato un Urasawa in un certo senso più riuscito, rispetto all'ambizioso criminologo di Monster.
Oh, mi hai incuriosito piú qui che in chat.
Lorenzo Breda
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If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
Hobbes, Calvin&Hobbes
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Anch'io sono incuriosito e apprezzo in particolare i disegni dei personaggi: quel tocco quasi satirico e i colori, con un tratto lontano da quello di oggi, fin troppo duro e stilizzato (è degli anni '80/primi '90, vero?)
"Posso cambiare questo finale?" -Madoka Kaname