[Leo Ortolani] La Lunga Notte dell'Investigatore Merlo
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L'attesa ristampa di questo classico di Leo Ortolani mi offre finalmente la possibilità di colmare una mia grave lacuna sulla produzione dell'autore.
Perché non ci sarà Rat-Man al suo interno, ma La Lunga Notte dell'Investigatore Merlo è un chiacchierato cult da troppi anni per non puzzare di figata lontano un miglio.
Averlo finalmente letto mi ha dato la possibilità di riconoscere che effettivamente la fama di questo fumetto è del tutto meritata.
Andando con ordine, devo ammettere che ritrovarmi di fronte allo stile grafico del primissimo Leo con tavole per quanto mi riguarda inedite è stato un discreto colpo: non ci sono più abituato, considerando quanto è cambiato nel corso degli anni. Ma è stato un tuffo piacevole, perché in fondo quel tratto lì mi piaceva da matti quando leggevo le prime storie del Ratto, e qui la sinfonia non cambia. Anzi, la bicromia su cui Leo ha tanto insistito per questa ristampa esalta il disegno, accentuando la sensazione di trovarsi di fronte ad un'opera "del tempo che fu".
Ad ogni modo, apprezzata molto la storia: poi a me se si va a toccare il genere noir, e l'investigatore privato solitario come protagonista mi sciolgo, c'è poco da fare. Unendo queste atmosfere cui sono particolarmente sensibile con l'ironia vecchio stile di Leo (più semplice e immediata rispetto a quella odierna, se vogliamo) si ottiene un prodotto che difficilmente poteva deludermi. Anche perché poi l'autore rilancia con numerosi riferimenti a Casablanca, e di conseguenza con una trama che ha anche un suo perché e una sua profondità, e il quadro si completa.
Applaudo anche alla scelta di riportare il formato orizzontale e all'abbondanza di articoli, tutti firmati da Leo, che servono a contestualizzare Merlo e a spiegare alcuni dietro le quinte di lavorazione veramente dettagliati e interessanti.
Cinque euro ben spesi, ma non avevo dubbiAndrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...
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Anche io l'ho recuperato grazie a questa provvidenziale edizione, confezionata sicuramente bene tra articoli e formato. La "quadricromia", per quanto apprezzabile e d'effetto, è alla lunga un po' stancante ma nulla di troppo invadente.
Che dire, un Leo classico, divertente, cinematografico non solo nello spunto e nelle influenze ma anche e soprattutto nella regia. Se proprio ci si deve trovare un difetto ci sono un paio di gag qua e là che spezzano il ritmo della storia in modo abbastanza evitabile e magari sarebbe stato meglio lavorare di più su certi dettagli di trama così da valorizzare ancora di più la parte finale... ma insomma, sono appunti che si possono fare a Leo solo perché la qualità è già alta e da lui ci si aspetta sempre il meglio del meglio, ciò non toglie che l'opera sia notevolissima.
Che dire, un Leo classico, divertente, cinematografico non solo nello spunto e nelle influenze ma anche e soprattutto nella regia. Se proprio ci si deve trovare un difetto ci sono un paio di gag qua e là che spezzano il ritmo della storia in modo abbastanza evitabile e magari sarebbe stato meglio lavorare di più su certi dettagli di trama così da valorizzare ancora di più la parte finale... ma insomma, sono appunti che si possono fare a Leo solo perché la qualità è già alta e da lui ci si aspetta sempre il meglio del meglio, ciò non toglie che l'opera sia notevolissima.
Mi attira. Ma quanto fa locandina vintage, la copertina, eh?
A me Merlo (solo dalla copertina) più che Bogart ricorda Gabin, con quella sua aria trasognata e vissuta...cliché alla massima potenza: fa sorridere che una volta fosse quasi il canone per il protagonista maschile
A me Merlo (solo dalla copertina) più che Bogart ricorda Gabin, con quella sua aria trasognata e vissuta...cliché alla massima potenza: fa sorridere che una volta fosse quasi il canone per il protagonista maschile
"Posso cambiare questo finale?" -Madoka Kaname