Diretti verso la Grande Mela dentro una Grande Pesca. Questa, in soldoni, la trama del secondo (e ultimo, per adesso) lungometraggio in stop motion prodotto dalla Disney. Uscito nel 1997
James e la Pesca Gigante traspone cinematograficamente l'omonimo libro di Roald Dahl, la storia di James Henry Trotter, orfanello inglese oppresso dalle zie (ricorda nulla?) e in fuga verso New York. Questa volta infatti il mondo magico non è la destinazione ma il mezzo con cui raggiungerla, e la pesca, divenuta gigante grazie a un prodigio, è la giustificazione narrativa utile a trasformare il film da live-action a film d'animazione. Eh già, perchè
James e la Pesca Gigante è uno dei pochissimi esempi (se non l'unico) di scrittura mista nel campo dell'animazione a passo uno. E non è stata forse una scelta felicissima questa, dal momento che i deliri fantastici di Dahl mal si adattano alla recitazione fin troppo caricaturale delle due zie cattive, e che il film entra nella sua "fase convincente" solo quando James compie il grande salto che lo porterà nella dimensione animata all'interno della pesca viaggiante, al cospetto degli insetti che la popolano. E sono loro l'anima del film: una lucciola dura d'orecchi, un'anziana coccinella, una cavalletta snob, un millepiedi donnaiolo, un ragno
femme fatale e un lombrico inetto, divertenti e assai ben caratterizzati, sono i compagni di viaggio di un James ridotto, a sua volta, ad un modellino animato. Malgrado questi caratteristi ottimi e assai disneyani - le zuffe tra la cavalletta e il millepiedi ricordano non poco quelle tra Lumiére e Tockins ne
La Bella e la Bestia - il film non solo non riuscì ad eguagliare il successo di
Nightmare Before Christmas ma fu un tremendo flop sia in patria che in Italia, dove passò quasi inosservato. Fu un peccato perchè questa volta la Disney si era fidata e aveva firmato il film senza nascondersi dietro etichette fittizie come Touchstone. Il team che produsse
James e la Pesca Gigante fu lo stesso di
Nightmare Before Christmas: il film fu anche questa volta diretto da Henry Selick e prodotto da Denise di Novi e Tim Burton. L'assenza di quest'ultimo in fase di creazione e progettazione però si fece sentire sentire non poco e malgrado il cameo di Jack Skeletron (e di Paperino) nella nave pirata, questo film non riuscì a raggiungere la genialità del predecessore. Un altro grande assente fu Danny Elfman, sostituito con Randy Newman che proprio nello stesso anno aveva iniziato a comporre le musiche per i film Pixar. il numero di canzoni contenute in
James e la Pesca Gigante fu assai inferiore questa volta: mentre
That's the Life,
Eating the Peach e
Family sono i numeri musicali interpetati dagli insetti nella parte animata,
My Name is James è la triste canzone che James canta all'inizio nella parte live-action. Ci sono poi brani strumentali come
Sail Away e c'è anche una canzone dei titoli di coda, l'allegrissima
Good News che scorre sullo schermo mentre alcuni strilli sui giornali di new York ci raccontano il futuro dei protagonisti, una volta giunti a destinazione. Ma nel 1996 l'attenzione dei media era rivolta alla nascente animazione 3d, che con
Toy Story si sarebbe candidata a soppiantare quella tradizionale. Fu il canto del cigno dell'animazione stop motion, costretta a ritirarsi ingloriosamente. Tim Burton sarebbe tornato ad occuparsi, questa volta direttamente, di Roald Dahl, con
la Fabbrica di Cioccolato, uscito recentemente, proprio nel periodo in cui
La Sposa Cadavere e
Wallace & Gromit avrebbero ridato lustro a questa tecnica d'animazione dimenticata. E guarda caso, la Disney, occupata a cercare di cavalcare maldestramente l'onda del 3d, non avrebbe avuto alcun ruolo in questa rinascita.