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[Autochenille] Il Gatto del Rabbino

Inviato: venerdì 07 novembre 2014, 18:32
da Pangur Ban
Il gatto del rabbino (Le chat du rabbin)

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Film d'animazione francese uscito nel 2011 e realizzato in 2D con un po' di 3D (non invadente).
Premiato al Festival d'Annecy 2011, non esiste un doppiaggio italiano ma in Rete ci sono i sottotitoli.

Budget: 12,5 milioni di Euro.
Incassi: 4 milioni di Euro in Francia (circa 500.000 spettatori) + poco/niente in Belgio e USA. Sono i dati che ho letto, se sono completi si tratta di un floppone, peccato.

Trama in breve

Fine anni '20 del XX secolo. Il Comunismo ha conquistato la Russia, il mondo va verso un'epoca in cui "saranno le armi a parlare" e gli Ebrei sono ancora lontani dal solo pensare di avere una nazione propria. Ad Algeri un rabbino vive con la figlia e il loro molto particolare gatto....

Joan Sfar, autore dell'omonima bd francese su cui si basa la storia, cura la sceneggiatura ma si occupa anche della regia e della produzione insieme a Antoine Delesvaux. Il disegno dei personaggi è di Serge Cicerone, la musica di Olivier Daviaud.

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Trailer

http://www.youtube.com/watch?v=nX7I2YLt73w

Di seguito il mio commento (scegliete a quale SPOILER fermarvi).

I temi presenti nel film sono importanti: Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo, Comunismo... Ma tutto è filtrato attraverso l'ironia, in particolare quella del protagonista: un sagace e irreverente gatto che un bel giorno, dopo essersi sbafato il pappagallo di casa, comincia a parlare. Ed ecco così susseguirsi una serie di gustosi dialoghi tra il rabbino, fedele al suo credo ma anche umanamente molto aperto al confronto, e il gatto, con tutta la sua criticità laica ma anche il profondo rispetto e amicizia che lo lega al buon padrone. Divertente ad esempio quando il primo cerca di spiegare la Genesi, con l'Arca di Noe e Adamo ed Eva, mentre l'altro gli contrappone il Carbonio 14 e l'evoluzionismo :D

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Tra i personaggi che ruotano intorno al duo principale c'è Zlabia, la bella figlia del rabbino. Un’adolescente ribelle ma non troppo, affezionata al padre. Il gatto nei suoi confronti nutre un sentimento di adorazione e ne è geloso al punto di arrivare a pregare il Cielo (sottovoce) di non farla mai sposare con nessuno. Una toccante riflessione è quella che fa quando pensa che, essendo un animale, potrà vivere accanto alla padrona per tutta la sua breve esistenza e non la vedrà morire. La scomparsa della ragazza infatti è la sua più grande paura come dimostra un malinconico ma surreale incubo notturno dove lei è morta e lui si ritrova da solo insieme al rabbino che ha perso la fede. Divenuti entrambi gatti, la cercano dappertutto ma alla fine trovano solo la sua tomba.

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SPOILER

La seconda parte del film, basata interamente sul quinto volume del fumetto, dal punto di vista dell'azione si movimenta di più perché il gatto e il rabbino intraprendono un avventuroso (e essai poco prudente) viaggio verso l'Etiopia, alla ricerca di una fantomatica "Gerusalemme" fondata da ebrei neri. L'idea dell'impresa viene da un giovane russo sfuggito ai comunisti e arrivato in maniera rocambolesca ad Algeri dentro una cassa di libri. Il ragazzo è anche un pittore e subito cattura l'attenzione di Zlabia e delle sue amiche ma egli è concentrato sull’obiettivo di ritrovare quella che crede una delle dodici tribù perdute di Israele.
Organizzatisi insieme ad un altro russo beone, lussurioso e mezzo matto, il gruppetto parte alla volta del cuore dell'Africa a bordo di un fuoristrada Citroën del 1925. Lungo il tragitto si aggrega lo sceicco (inteso come "venerabile anziano") Mohammed Sfar, un simpatico vecchietto musulmano che si sposta per il deserto accompagnato da un mulo (anch’esso parlante). Mohammed è un grande amico del rabbino e attraverso di lui l'autore (che gli da il suo cognome) mostra come nella semplicità e praticità della vita condotta da due uomini pacifici, Islam e Ebraismo possano convivere senza problemi. Potrei aggiungere una nota personale dicendo che l'uno è un "senza patria" e l'altro è un "senza casa" e che questo li rende molto più simili rispetto a quel che sono oggi Israeliani e Palestinesi ma non mi voglio addentrare in discorsi complicati.

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SPOILER

Tornando ai nostri, gli succedono cose divertenti ma anche alcune piuttosto cruente (shock!) che rendono il film poco adatto ai bambini. In Congo belga incontrano Tintin, o una specie di sua parodia in veste di “guest star”, dopodiché il giovane russo conosce l'anima gemella: una sensuale ragazza di colore.
Troveranno la "Gerusalemme d'Etiopia"? Si, però...

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SPOILER

Finale aperto come lo è anche quello del fumetto, con un'ultima tappa del viaggio surreale quanto i sogni del gatto. Difatti, come accade per essi, l'aspetto fantasioso della situazione è accentuato dal cambio di character design che si fa più simile a quello originale di Joan Sfarr.

p.s. Gli etiopi ebrei comunque non sono un'invenzione, il popolo Falascia esiste davvero:

http://it.wikipedia.org/wiki/Falascia

Una curiosità: per realizzare le animazioni, i disegnatori si sono ispirati a scene fatte interpretare da commedianti in carne e ossa:

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Hafsia Herzi, doppiatrice ed "interprete" di Zlabia:

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Making of:

http://www.youtube.com/watch?v=BzVsb4RFeUs

Ma perchè non hanno girato direttamente il live-action? XD

Le copertine francesi del fumetto:

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Due edizioni italiane: la prima della Kappa Edizioni (cinque volumi) , la seconda della Rizzoli (due volumi integrali).

http://www.chat-du-rabbin.com/fre

Re: [Autochenille] Il gatto del rabbino (Le chat du rabbin)

Inviato: sabato 08 novembre 2014, 13:00
da Zangief
Molto interessante.
All'epoca l'avevo notato ma non mi aveva attirato: i disegni non mi esaltavano (il gatto in particolare è proprio brutto, pur essendo una evidente caricatura) e il tema tende a tenermi alla larga. Ci darò un'occhiata.

Re: [Autochenille] Il gatto del rabbino (Le chat du rabbin)

Inviato: domenica 09 novembre 2014, 14:04
da Pangur Ban
Di Sfar ho letto solo la sua personale versione de Il Piccolo Principe e mi è piaciuta molto ma effettivamente disegna piuttosto male.

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Cicerone, il character designer del film, è già un po' meglio.