Si respira già aria di Natale, su
Topolino #3134, fin dall'allegra copertina graziata dalla sapiente mano di
Giuseppe Zironi che fa da richiamo alla storia di apertura, realizzata dall'artista nelle apprezzate vesti di autore completo.
Al contrario di altre prove del passato come sceneggiatore,
Topolino e il Natale lontano da casa non può dirsi pienamente riuscita: anche volendo soprassedere sull'idea, ormai abusata, di un Babbo Natale impossibilitato nel suo lavoro e/o affetto da perdita di memoria, è la piega che prende il racconto nella sua parte risolutiva a stonare nella gestione dei tempi narrativi e della scansione dell'azione. Il professore che vorrebbe imprigionare Santa Claus per ottenere un "distillato" del Natale è buona, ma la velocità con cui i suoi scagnozzi gli voltano le spalle risulta eccessiva. Ancor meno accettabile è il cambio di atteggiamento del professore di fronte a questo capovolgimento di situazione, rassegnato subito al fallimento e pronto con solo un po' di vaga malinconia a festeggiare il Natale con la famiglia, invitando peraltro Topolino che aveva contribuito a fermarne il piano, il quale accetta di buon grado!
Sono passaggi poco giustificati come consecutio narrativa, e che rendono la storia nel complesso un po' zoppicante. Peccato, perché di buoni spunti ce n'erano, e perché l'avventura gode degli ottimi disegni dello stesso Zironi, che abbellisce ogni singola tavola con belle trovate grafiche e con dei personaggi più vivi e dinamici che mai, in special modo il suo bel Mickey che conosce delle linee forse anche più raffinate delle già ottime prove dell'autore negli scorsi decenni.
L'altra storia natalizia del numero rappresenta la terza incursione di
Alessandro Sisti nel Cretaccio e nelle avventure dei Paperosauri, dino-capostipiti dei Paperi già presenti in un paio di storie recenti dell'autore. Continuo a non apprezzare particolarmente questo filone, che potevo trovare simpatico nella sua prima storia che non trovo abbia le potenzialità per avere tutti questi sequel. Unire poi la tematica dei dinosauri con il Natale appare ancora più strano.
Se il nuovo capitolo delle avventure dall'
Album di fotografie di Indiana Pipps appare migliore dei precedenti, non si può invece gioire della breve di
Gabriele Panini (che però mi ha fatto sorridere nell'ultima vignetta) né soprattutto di quella con Ciccio protagonista, dove il personaggio vuole ottenere una torta, si addormenta nel tentativo e poi riesce comunque a sbafarsela. Nel 2015. Oh, Ciccio!
Il numero si chiude infine con
Paperino e il Tele-Rilancio, una storia che riflette in modo intelligente su una moda attuale, quella di riprendere vecchie serie televisive o vecchi film per farne dei remake/reboot lucrando su vecchie proprietà intellettuali e sull'affetto dei vecchi fan, cercando di accalappiarne di nuovi.
Non è facile un'operazione del genere, volendo farla funzionare per neofiti e appassionati, e Zio Paperone si scontra proprio con alcuni tentativi falliti di rilanciare Il Cavaliere Coraggioso, vecchio telefilm di stampo eroico-medievale di cui Paperino è grande fan.
Ancora una volta
Vito Stabile si guarda intorno, osservando le situazioni che lo circondano e traendone ispirazione per scrivere una sceneggiatura, che risulta in questo modo credibile e sentita. Al contrario di altre occasioni, in cui l'autore si concentrava su situazioni e abitudini concrete, stavolta si dedica ad un elemento narrativo/commerciale che ogni appassionato di narrativa, negli ultimi anni, ha conosciuto da vicino. Vito analizza bene sia le tipologie di appassionati (azzeccate e satiriche le figure del nerdaccio perennemente scontento e delle ragazze frivole da social network, pronte a condividere sdegno o esalto per motivi slegati dal prodotto) e mostra lucidamente le strade possibili - e le possibili conseguenze - di un'operazione di ripescaggio.
Non manca l'umorismo verbale che contraddistingue lo sceneggiatore, la sempre valida caratterizzazione del rapporto Paperone-Paperino e anche dei disegni all'altezza, grazie ad un
Emilio Urbano più in forma che mai, qui ancora più sciolto rispetto ad altre storie recenti a cui ha lavorato. Salvo alcune vignette dove compare un Zione inspiegabilmente "rincagnato", generalmente le pose e la recitazione dei personaggi (Paperino in primis) ricordano da vicino certi virtuosismi di Stefano Turconi, mentre in altri punti si riconosce più marcatamente il segno caratteristico di Urbano, ma più slanciato e dinamico di quanto già non fosse solitamente. Una gioia per gli occhi.