[Alejandro González Iñárritu] Birdman

Una cartella dedicata a quel grande magico calderone che è il cinema e al fascino magnetico che lo schermo gigante continua ad esercitare ancora oggi.
  • La componente metacinematografica è indubbiamente intrigante. Quasi ci si chiede se Keaton stia solo recitando o se stia anche raccontando se stesso (lui questo lo ha negato nelle interviste).
    E' una commedia lenta e infarcita di dialoghi (troppi), ma a tenere desti è il suo rimanere in bilico sul filo del dramma. [spoiler]Infatti io mi aspettavo un finale tragico e invece è...uhm...boh, non lo so cos'è. Qualcosa di non spiegabile inserito all'ultimo istante dal regista.[/spoiler]

    Se ho capito bene, il film originariamente avrebbe dovuto concludersi con[spoiler]lui che si spara sul palcoscenico.[/spoiler]
    Non c'è stato nemmeno il cameo di Johnny Depp che in camerino, mentre indossa la parrucca, esclama con la voce di Jack Sparrow: "What the f*** are we doing here, mate?"

    In effetti Depp è da tempo prigioniero di Jack Sparrow e di un certo tipo di personaggi sopra le righe.
  • L’ho visto venerdì sera, ma solo lasciando sedimentare la visione qualche giorno riesco a commentarlo.
    Birdman è un film stratificato, complesso, intimista. Anche furbo, come sostenuto da alcuni detrattori, non lo nego: giocare con la tematica dei supereroi al cinema è sicuramente una mossa smaliziata e ruffiana che ha certamente contribuito ai premi vinti, non ultimi i 4 Oscar conquistati due giorni fa.
    Ma è una furberia secondo me legittima, non mi sono sentito truffato perché ritengo che Iñárritu creda nella critica mossa all’invasione dei cinecomics. Il film denuncia l’impoverimento dell’attuale Hollywood, e prendere il filone supereroistico era facile quanto sensato. Il discorso si può comunque allargare ad altri filoni infiniti e vizi a cui la fabbrica del cinema non sa rinunciare negli ultimi anni (quelli che su questo forum abbiamo chiamato “franchissene”), e il significato della pellicola non cambierebbe. Per questo sarebbe stato un cammeo calzante quello di Johnny Depp/Jack Sparrow, peccato che la produzione non sia riuscita ad ottenerlo (orgoglio di Depp o zampino della Disney?).
    L’attacco ai “franchissene”, comunque, è solo uno dei significati della pellicola. Perché Birdman non è soltanto gustoso metacinema, è soprattutto la storia di un uomo in crisi esistenziale, ossessionato dal dover dimostrare agli altri il proprio valore ed ansioso di riscattarsi da un passato che rigetta e di cui non va fiero, che suo malgrado l’ha etichettato vita natural durante.
    L’essere considerato attore di serie B e il calo di successo sono un’ossessione tale per Riggan Thompson (il protagonista della pellicola, un ottimo Michael Keaton) da essere presenti nella sua testa con le sembianze del supereroe interpretato vent’anni prima. Immagine che lui cerca di scacciare via, ma con cui alla fin fine flirta. Perché il dramma di Riggan è duplice: da un lato vorrebbe scrollarsi di dosso quel passato, ma dall’altro ha nostalgia del successo che solo quel ruolo era riuscito a dargli. Birdman è quindi il diavolo tentatore, o peggio l’amara realtà dei fatti: l’unica possibilità per cui un attore mediocre può essere ricordato. Per questo quando leggo le dichiarazioni di Hugh Jackman/Wolverine sostengo che non abbia affatto capito affatto il messaggio della pellicola.

    Il finto piano sequenza, con la telecamera che segue i personaggi e sembra non staccarsene mai (anche quando avvengono ellissi temporali), non è solo un apprezzabile virtuosismo tecnico: immerge completamente lo spettatore nella realtà di quel teatro, nei suoi camerini e corridoi, e nelle idiosincrasie dei personaggi. Perché attorno a Riggan c’è un microcosmo variegato e non molto più equilibrato di lui, nel quale spicca l’attore dotato ma schizzato Mike, interpretato da un Edward Norton magistrale. La penosa figura dell’uomo che riesce ad essere reale solo sul palco e che invece nella vita vera non riesce ad essere nulla più di un patetico e tronfio attaccabrighe.
    Anche Emma Stone interpreta un personaggio interessante: la figlia di Riggan, appena uscita dal percorso di disintossicazione, aiuta in teatro per lo spettacolo del padre. La sua aria perennemente fuori dal mondo, come se la sua testa accusasse ancora i postumi della droga, il suo stile sfatto, gli occhioni grandi e azzurri in cui ci si perde e alcune frasi molto ben scritte la rendono incisiva. Si sarebbe però potuto lavorare di più sul suo ruolo, secondo me, e si avrebbe avuto un’interpretazione ancora migliore.

    Un ultimo cenno alla critica alla tecnologia “social”: Riggan sfotte Facebook, detesta Twitter e ritiene che questo dilagare di comunicazione di plastica non sia altro che un vuoto status sociale di cui il mondo si è ubriacato. A tal proposito c’è un bellissimo monologo che la figlia gli urla contro ad un certo punto, che parte da questa presa di posizione anti-tecnologica per andare a toccare anche l’animo tormentato e affamato di approvazione del protagonista. È proprio con questo estratto che chiudo il mio commento ad un film che avrà il mio voto assicurato ai prossimi IMS.
    Riggan: Listen to me. I'm trying to do something important.
    Sam: This is not important.
    Riggan: It's important to me! Alright? Maybe not to you, or your cynical friends whose only ambition is to go viral. But to me... To me... this is - God. This is my career, this is my chance to do some work that actually means something.
    Sam: Means something to who? You had a career before the third comic book movie, before people began to forget who was inside the bird costume. You're doing a play based on a book that was written 60 years ago, for a thousand rich old white people whose only real concern is gonna be where they go to have their cake and coffee when it's over. And let's face it, Dad, it's not for the sake of art. It's because you want to feel relevant again. Well, there's a whole world out there where people fight to be relevant every day. And you act like it doesn't even exist! Things are happening in a place that you willfully ignore, a place that has already forgotten you. I mean, who are you? You hate bloggers. You make fun of Twitter. You don't even have a Facebook page. You're the one who doesn't exist. You're doing this because you're scared to death, like the rest of us, that you don't matter. And you know what? You're right. You don't. It's not important. You're not important. Get used to it.
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  • Preso il dvd.
    Sì, il dvd, e non il Blu-ray Disc.
    A 'sto giro ritenevo superfluo il supporto massimo, considerato che il film non presenta effetti speciali particolari che sarebbero stati esaltati dall'alta definizione.
    E anche guardando al comparto extra, l'unico contenuto speciale in più presente nel blu-ray è una chiacchierata di 13 minuti tra il regista e il protagonista, quindi mi sono accontentato del dvd.
    Sempre restando nell'ambito degli extra presenti, mi sono goduto il dietro le quinte di mezz'ora abbondante, in cui intervengono tutti gli attori, il regista, il batterista, l'addetto alla fotografia e in sostanza gente che aveva cose interessanti da dire. In buona parte si trattata di concetti noti, già usciti nelle interviste degli scorsi mesi, ma non sono mancate riflessioni di Iñárritu sull'impronta che voleva dare alla pellicola, piuttosto che l'esperienza in prima persona di Keaton nei panni di Birdman e, soprattutto, del complessato e disperato Riggan Thompson.
    È un buon documentario in cui, senza strascicarsi troppo, emergono approfondimenti interessanti sul film. Manca giusto un po' di ordine e organicità, dato che tutto viene presentato in una specie di "flusso di coscienza" in cui non appare evidente la divisione in argomenti di cui si parla, ma comunque un contenuto valido.
    Non manca la galleria fotografica, con scatti molto belli e d'atmosfera dal set: la gallery è un extra di cui non ho mai sentito l'esigenza, e alla fine anche stavolta è così, ma sfogliare le foto è stato comunque piacevole,

    Ovviamente ne ho approfittato per rivedere il film. L'ho apprezzato come alla prima visione, se non di più addirittura. Si conferma una pellicola intensa sull'essere umano, le proprio ambizioni, le proprio sofferenze, la propria voglia di essere significativo per gli altri e le proprie scelte sbagliate. Sul relazionarsi con gli altri, anche.
    Tutte le sovrastrutture sull'attacco ai social e alla tecnologia, piuttosto che quelle sull'attacco ai cinecomics, sono riflessioni chiaramente importanti e basilari per questo progetto, ma solo per rendere più chiaro ed attuale il messaggio umano che il regista voleva trasmettere: il "meraviglioso declino" di un uomo.
    Capolavoro.
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  • Molto bello.

    Sgangherabile, nel senso di Umberto Eco.
    Puoi prendere la sequenza/dialogo che più ti piace e riguardarti solo quel pezzo.

    Ecco, alla fine del film mi rimangono dei pezzi.
    Il dialogo sullo schizzarsi in faccia, le sfuriate di Norton, le scene teen della Stone (mai così simile ad una rana, v. battuta sugli occhi), e quel bel bi-monologo che il poliglotta Bramo ha riportato a memoria.

    Soprattutto quello, mi ha molto colpito.
    Perché io, per anni, sono stato quello che "non mi iscrivo su Féisbuc e non tuitto perché io no, io no, io no, io non mi lascerò mai sedurre dai tentacoli tentatori del peccaminoso mondo massmediatico", poi a quasi trent'anni mi sono iscritto.
    E per avere l'amicizia dell'uomo più buono del mondo ho aspettato venti giorni.
    Così, quando Emma urlava tutte quelle cattiverità io guardavo Birdman e mi riconoscevo. Una testa di uccello.

    Altro pugnetto allo stomachino [spoiler]la scena action, in particolare l'uccello-robot gigante sputafuoco[/spoiler]. Simbolo della demenzialità degli script hollywoodiani.
    Script di cui, quale prima quale dopo, non me ne perdo uno.
    Subito è apparso alle mie spalle Michelangelo: "Piiizza, fratello?"
    Glom.

    Tutto molto bello.

    Ma insomma, alla fine, dicevo, mi rimangono dei pezzi, non proprio un film..."film".
    Voglio dire, anche i recenti film di Stallone sono tutti metanarrativi e zeppi di battute ammiccanti, e hanno pure delle trame sentimentali. Alcune più riuscite, come Il grande match, altre meno, come Expendables 3. Com'è che nessuno li elogia?

    Qua invece Inarritu si mette a seguire tutti i personaggi, e alla fine approfondisce soltanto il protagonista e un poco la figlia.
    Norton, la Watts e l'altra bonazza non si sa che fine facciano.
    La critica è stereotipata come le critiche che fa.
    La batteria alla fine non ne potevo più, quando ho notato che coprivano anche tutti i credits sono fuggito.

    E in generale, dicevo, la sgangherabilità prevale sulla "storia".

    Un non-film, dunque, bello eh, ma che, in quanto "non", mi perde ai punti (con) Il grande match.
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:e quel bel bi-monologo che il poliglotta Bramo ha riportato a memoria.
    Eggià, tutto a memoria e in lingua originale... sono un bimbo prodigio, che ci vuoi fare? :asd:
    max brody ha scritto: Soprattutto quello, mi ha molto colpito.
    Perché io, per anni, sono stato quello che "non mi iscrivo su Féisbuc e non tuitto perché io no, io no, io no, io non mi lascerò mai sedurre dai tentacoli tentatori del peccaminoso mondo massmediatico", poi a quasi trent'anni mi sono iscritto.
    E per avere l'amicizia dell'uomo più buono del mondo ho aspettato venti giorni.
    Così, quando Emma urlava tutte quelle cattiverità io guardavo Birdman e mi riconoscevo. Una testa di uccello.
    Io credo che sia molto facile riconoscersi in Birdman, o meglio in Riggan: nelle sue frustrazioni, idiosincrasie, fallimenti e aspirazioni ci ritroviamo tutti, in diversi modi a seconda delle diverse fasi della nostra vita.
    Anche decidere fermamente di non iscriversi ad un social network per poi cascarci quando meno te lo aspetti può essere vista come una sconfitta, in fondo... oppure può essere l'opportunità per dimostrare a sé stessi che si può essere "fedeli alla linea" anche nel campo nemico, traendone il buono e l'interessante ;)
    Come a dire che, su quell'argomento e in quel monologo, non hanno ragione né Riggan né la figlia.
    max brody ha scritto:Altro pugnetto allo stomachino [spoiler]la scena action, in particolare l'uccello-robot gigante sputafuoco[/spoiler]. Simbolo della demenzialità degli script hollywoodiani.
    Script di cui, quale prima quale dopo, non me ne perdo uno.
    Subito è apparso alle mie spalle Michelangelo: "Piiizza, fratello?"
    Glom.
    Eh, qui ovviamente ho provato le tue stesse sensazioni. Che è facile farsi belli sentendosi superiori alla massa dicendo che si condivide in pieno la riflessione sul "genocidio culturale che Hollywood sta perpetrando" (cit.) con i film degli ultimi anni... ma poi siamo i primi a sederci in sala dopo aver speso quasi 10 euro per vedere il dodicesimo film del Marvel Cinematic Universe.
    Io sto cercando di convincermi da mesi che non ci sia un vero contrasto tra il mio essere d'accordo sullo spietato giudizio di cui sopra e il mio essere appassionato di pellicole di supereroi. Per ora ci sto riuscendo abbastanza, spero di non starmela raccontando :P
    max brody ha scritto:Tutto molto bello.

    Ma insomma, alla fine, dicevo, mi rimangono dei pezzi, non proprio un film..."film".
    Qua non sono molto d'accordo. Certo, il film è "sgangherabile", ma oltre ai vari pezzi io ci trovo un senso e un'unitarietà anche nel complesso.
    max brody ha scritto:Qua invece Inarritu si mette a seguire tutti i personaggi, e alla fine approfondisce soltanto il protagonista e un poco la figlia.
    Norton, la Watts e l'altra bonazza non si sa che fine facciano.
    La critica è stereotipata come le critiche che fa.
    La batteria alla fine non ne potevo più, quando ho notato che coprivano anche tutti i credits sono fuggito.
    Norton non si sa che fine faccia, ma è stato analizzato più che bene nelle sue problematiche. Meno, ma comunque un pochino, anche la ex moglie di Riggan e la sua compagna. Quasi nulla la ragazza di Norton, è vero, ma ritengo che Inarritu abbia dato a ciascun personaggio l'approfondimento che meritava in funzione di Riggan, il vero e unico centro della storia. E mi sta bene così. Il resto è un contorno che vive comunque soprattutto in funzione del messaggio di cui lui è portatore, alcuni sono un contorno più importante e autosufficiente (la figlia, Norton), altri meno.
    La critica sarà stereotipata ma regala ben due gran bei dialoghi degni di essere scorporati e ricordati ;)
    La batteria a me non ha stufato, l'ho trovata un segno distintivo interessante e non stancante :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

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  • Bramo ha scritto:Io sto cercando di convincermi da mesi che non ci sia un vero contrasto tra il mio essere d'accordo sullo spietato giudizio di cui sopra e il mio essere appassionato di pellicole di supereroi. Per ora ci sto riuscendo abbastanza, spero di non starmela raccontando :P
    Il "problema" è che non ci sono molte alternative al cinesuperpanettone, se sei nerd e anche social.
    Altrimenti fai come quello (coff coff, chi?) che si guarda Molière in bicicletta da solo.
    Immagine
    Ottimo lavoro.
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