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[Naughty Dog] The Last of Us

Inviato: giovedì 27 agosto 2015, 16:58
da Dapiz
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Un po' come fu per Wii anche la Playstation 3 concluse il suo lungo servizio con una tripletta di titoli must-have, ma sempre come per la console Nintendo solo uno dei tre tenne davvero fede all'hype generato. Remember Me e Beyond Two Souls non suscitarono giudizi entusiasmanti da parte di pubblico e critica, ma di The Last of Us si è parlato in lungo e in largo e in una classifica ha addirittura scalzato Ocarina of Time dalla posizione di "gioco più bello di tutti i tempi". Non ci ho creduto neanche per un momento ma un secondo posto ero ben disposto a consegnarglielo, così quando ho finalmente messo le mani su una PS3 (nota per me: mai più passare una generazione videoludica solo con Nintendo) l'ho immediatamente piazzato nella mia to-play list.
The Last of Us è sviluppato da Naughty Dog, un nome ben noto tra i fan di casa Sony ma che fino a poco tempo fa io conoscevo solo per i primi capitoli di Crash Bandicoot su PSX. Non sapevo che ci fossero loro dietro Jak, serie che mi ha sempre incuriosito, e avevo bellamente ignorato quegli Uncharted che hanno fatto la loro fortuna su PS3. Di The Last of Us si è parlato come del loro capolavoro, ma io sono riuscito ad approcciarmici in maniera abbastanza neutra.
Il primo impatto è qualcosa di sensazionale: a parer mio, nelle storie apocalittiche il momento migliore è sempre quello che precede la catastrofe, quando si vivono l'attesa e lo sconcerto insieme ai protagonisti, e The Last of Us non fa eccezione. I primi minuti di gioco rimangono insuperati per tutto il resto della durata dell'avventura, che peraltro vira pesantemente direzione e, da horror/gioco di zombie come se ne sono visti a bizzeffe negli ultimi anni, subito palesa la sua vera identità come ibrido stealth/shooter con qualche elemento survivor tutto sommato ben piazzato.

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Dopo una presentazione così eccezionale però la prima metà del gioco, in cui ci si ritrova a sgusciare alle spalle di banditi per la maggior parte del tempo, può lasciare un po' perplessi. A fronte di una direzione artistica di ottimo livello, anni luce lontana dalle banalità sepia di molte opere post-apocalittiche, ci si trova ad avere a che fare con situazioni ripetitive, clichè come se piovesse e personaggi non particolarmente delineati. Man mano che si procede, però, le cose cambiano. Pian pianino, man mano che ci si addentra nella terra di nessuno, man mano che Joel ed Ellie, i nostri due sopravvissuti, consolidano il loro rapporto, man mano che i percorsi urbani lasciano spazio ai panorami dell'America rurale e più selvaggia, l'esperienza si fa sempre più avvincente. Capiamoci, il gioco resta bene o male quello e la sensazione di deja-vu non ci abbandona dall'inizio alla fine della storia, ma tutto è giocato sul coinvolgimento emotivo del giocatore, guidato con un crescendo di dettagli e di piccole interazioni tra i personaggi che un passettino alla volta ci fanno sentire sempre più vicini a loro. Molto di questo è però anche lasciato nelle mani del giocatore, che nei panni di Joel può scegliere se ignorare bellamente Ellie o approfittare delle diverse occasioni di approfondire il rapporto. Purtroppo la cosa non ha alcuna conseguenza sullo sviluppo della vicenda, lineare per tutte le circa 15-20 ore della sua durata. Lineare è anche il gameplay, che offre alcune occasioni di esplorazione alla ricerca di collectible e dà la possibilità di approcciare i nemici in maniera aperta o più stealh, ma non permette quasi mai di evitare del tutto il combattimento. Si tratta di una precisa scelta di design che avrà una sua corrispondenza nella storia, ma credo che si sarebbe potuto fare di più in tal senso, come si sarebbe potuto aumentare il livello di sfida, che a difficoltà "normale" non presenta quasi mai veri e propri "scogli" dove restare impantanati.
Della storia non vi ho parlato per due ragioni: la prima è che è estremamente banale (apocalisse zombie + due sopravvissuti di cui uno è la cura per l'umanità), la seconda è che... ha un esito che non è così banale come potrebbe sembrare a prima vista. Il gioco non è un horror come si potrebbe pensare e non è nemmeno un vero e proprio survivor: è uno sfondo per la storia umana di due persone, che anche se superficialmente può sembrare già vista e narrata in maniera piuttosto convenzionale va a parare in una direzione che non è quella che si potrebbe facilmente intuire.
Il gioco del secolo? Nah, non credo. Forse nemmeno dell'anno. Una pietra miliare nel mondo dei videogiochi? Forse. Indubbiamente ci sono titoli migliori sono tutti i punti di vista, ma The Last of Us rappresenta un'opera ibrida che fonde in maniera ottimale gameplay e narrazione di tipo cinematografico, giocando sul sicuro in entrambi i settori senza sbilanciarsi in sperimentalismi rischiosi. Non è il gioco che vi farà amare il genere postapocalittico-zombie-survivor se già non lo apprezzate e non vi sorprenderà se vivete di pane e zombie, ma potrà di certo lasciare molto al giocatore capace di farsi coinvolgere.

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