Che rapporto abbiamo con il tempo? Come è cambiato il nostro modo di porci rispetto all'attesa di un evento, non solo negli ultimi due secoli, ma anche solo in 20 anni, prima che social network e smartphone ci trasformasse in piccoli Grandi Fratelli?
Il giovane autore palermitano Sergio Algozzino cerca di rispondere narrando tre storie diverse tra loro che parlano di un nobile di metà '800 che progetta un viaggio in Terra Santa, un ragazzo degli anni '30 alle prese con una partita a scacchi via posta e infine, nella storia più autobiografica, un 15enne alle prese con il primo appuntamento negli anni '90.
Tre storie lontane, quindi, nel tempo, ma che non fanno altro che intrecciarsi fino al toccante finale, tra le vie di una Palermo vera protagonista della storia trattata, città dell'attesa per antonomasia, perchè come ammette l'autore "per noi palermitani è sempre stata una perenne sospensione da una dominazione all'altra. Forse è per questo che stiamo sempre ad aspettare che le cose si risolvano da sole, o che sopraggiunga una specie di intervento divino"
L'apparato grafico è semplicemente straordinario: l'autore spazia attraverso diversi stili, dall'acquerello (che è quello principale) a soluzioni grafiche più estreme come le 2 tavole "gonagaiane" o quando ricorre agli appunti di un'agenda per raccontare in breve l'evoluzione del rapporto tra il 15enne e la "sua" Giulia.
"Storie di un'attesa" si rivela così essere un libro (non voglio considerarlo un "fumetto", è qualcosa che va semplicemente oltre, sebbene sia consapevole che fumetto non è assolutamente un dispregiativo) delicato, grazie ai suoi acquerelli che fanno sognare, malinconico, per le storie raccontate, e profondo, per il tema trattato che ti colpisce nell'anima e ti fa innamorare fin dalla prima lettura!
Proprio per questo motivo le 140 pagine scorrono veloci come un birra ghiacciata nell'afosa serata del festino di Santa Rosalia (chi ha letto il libro capirà
).