[Sofia Coppola] Maria Antonietta

Una cartella dedicata a quel grande magico calderone che è il cinema e al fascino magnetico che lo schermo gigante continua ad esercitare ancora oggi.
  • Maria Antonietta. Una biografia punkeggiante, sin dai titoli di testa (ricordano la grafica degli album punk inglesi del ’77, come quelli dei Clash e dei Sex Pistols) della celebre regina di Francia.

    Maria Antonietta era, prima che regina, un’adolescente. Gli accostamenti pop e punk ce la fanno sentire vicina, la rendono “una di noi”, ed evitano quei soliti drammoni da soap opera che a volte, guardando film storici incentrati su delle figure monarchiche, ho avvertito. E’ su di lei che si concentra il film, un vero e proprio portrait of a woman che ha sulle spalle, a 19 anni, il peso di una missione politica che non le compete. Chiusa nel suo dolore e sadismo (non ho trovato, da parte della Coppola, tentativi di umanizzarla eccessivamente o giustificarla: ho al contrario trovato il ritratto da lei proposto onesto e senza fronzoli), non ha idea di cosa avvenga al di fuori della sua prigione dorata, la reggia di Versailles. E’ per questo che la rivoluzione francese ed altri particolari storici sono, nel film, quasi inesistenti, in perfetto accordo con l’obiettivo della regista, che non vuole fare un film storico, ma che allo stesso tempo ne cura il contesto sociale in maniera maniacale, essendo il film un adattamento della biografia della regina scritta da Antonia Fraser (che consiglio agli appassionati del genere).

    Una soluzione originale dunque, per descrivere, rielaborandola in maniera colorata (che a volte sfiora il crapulento) e ritmica, la vita di un personaggio da sempre poco compreso. Il piacere estetico e visivo che dà il film è ineguagliabile, e questo è anche grazie ai costumi realizzati da Milena Canonero, la mia costumista contemporanea preferita (quella di Arancia meccanica e de Il Padrino, per intenderci), che qui supera davvero se stessa, portando a casa anche un Academy Award. Una vera e propria chicca si nasconde poi nella scena della carrellata di calzature di Manolo Blahnik (le preferite di Carrie di Sex and the city): un paio di Converse rosa, che a questo punto quasi ben immaginerei spuntare dalla gonna di uno dei vestiti della regina. Niente è polveroso o stantio, ed il risultato è fresco e affascinante. Si va oltre l’immagine austera della regina come raffigurata nei dipinti di corte, e troviamo così la sua evoluzione da bambinetta a donna prigioniera di un ruolo sociale, alla scoperta del suo erotismo consapevole, ai suoi vizi e i suoi difetti, a tutte le sue paure. Impossibile non provare empatia per lei. Il ruolo sembra cucito perfettamente sulla pelle della Dunst.

    E Brian Reztell, il curatore delle colonne sonore della Coppola? Un mito, ormai. Compositore di talento, qui più che negli altri film forse provoca in tutti gli amanti del rock e dell’indie come me degli orgasmi uditivi di tutto rispetto. Ascoltare i New Order e i The Radio Dept. nei momenti claustrofobici, tristi, di Maria Antonietta mi ha fatto ripensare a quando anche a me, a volte, è crollato tra le mani un qualche piccolo regno. All cats are grey sulla scena finale, [spoiler]la frase della regina "Dico addio per sempre.", la sua camera devastata dai rivoluzionari, e poi, solo buio[/spoiler], è perfetta. E i Windsor for the derby, Plainsong dei Cure, Siouxsie, gli Hong Kong garden.. vabbè, chiudo qui o continuerei all’infinito. :D

    Un difetto che forse ho trovato è, in certi punti, il minimalismo eccessivo, che verso la fine un po’ si perde. Però l’ho presa come una cosa voluta: quando la rivoluzione, ormai giunta quasi al termine, inizia ad entrare tra le mura dell’inespugnabile reggia di Versailles, è normale che il punto di vista del racconto si “decentri” leggermente rispetto a quanto accadeva un attimo prima; il mondo esterno inizia a farsi strada nella vita della “Queen of debts”, anticamera alla ghigliottina. Certo, il climax della storia un po’ ne risente, ma cose come il gesto dell’inchino di Maria Antonietta di fronte al suo popolo testimonia come rimanga saldo il suo stato di protagonista unica ed effettiva di tutto il film.
    Non vedo l’ora che la Coppola si rimetta al lavoro. :D
  • Torna a “Cinema a 360°”