Recensione di Valerio Paccagnella
https://www.ilsollazzo.com/articoli/rec ... bad-batch/
Ieri si è conclusa la prima stagione di The Bad Batch, quarta serie animata del franchise di Star Wars, la prima dell’era Disney+. Si è conclusa nell’indifferenza generale e questo silenzio fa riflettere.
Fa riflettere perché era partita a ridosso della conclusione di The Falcon and the Winter Soldier, la miniserie dei Marvel Studios, e a occhio si poteva pensare che potesse essere la successiva “big thing” della piattaforma.
Non lo era. Dopo poche settimane è arrivato Loki a scipparle la scena (il mercoledì è il nuovo venerdì), e poi altro ancora, rendendo ben chiaro che The Bad Batch non avrebbe mai potuto competere con gli altri prodotti di serie A. Era stata pensata e realizzata con in testa altri modelli, puntando a fidelizzare solo una parte del pubblico. E questo perché era animata.
E animata, almeno per Filoni, e per chi porta avanti il franchise Star Wars vuol dire ancor oggi procedere seguendo un’agenda, un formato, un linguaggio diverso. Quello delle serie animate.
A fronte di un incremento tecnico davvero notevole, e una grafica che ha ben poco da invidiare a certe produzioni cinematografiche, la struttura della narrazione non si discosta affatto da quanto visto in Rebels e Resistance.
Il pilot è una sorta di filmone ambizioso e ben riuscito. E’ vero, ha innescato una brutta – ma giustificata – polemica per via del ritocco fatto da Filoni al canone fumettistico. Ma al di là di quella scivolata sembrava davvero uno spettacolo di alto livello. Buona anche la premessa di partenza: un gruppo di cloni difettosi vedono con occhi esterni la trasformazione da Repubblica a Impero, si fanno difensori di una bimba loro simile e si ritrovano a riflettere sulla loro fedeltà alle istituzioni.
Star Wars: The Bad Batch 2 ci sarà! Rinnovata la Serie Disney
Poi con l’arrivo degli episodi “regolari” ecco che iniziano a vedersi gli stilemi. Ecco il caso della settimana, la missioncina da sbrigare in mezz’ora, spesso legata a questioni logistiche. C’è l’episodio più verticale, quello che sembra un filler ma sviluppa il rapporto fra questo e quel personaggio, quello più leggero e kid-friendly, quello noiosetto ma con begli scenari, quello elettrizzante ma con troppa azione. Ci sono diverse chicche e apparizioni di personaggi famosi, la cui presenza fa da collante con le altre serie di Star Wars andando ad aggiungere preziosi tasselli: Rex, le sorelle Martez, Gregor, Hera, Cad Bane, perfino Fennec Shand, direttamente da The Mandalorian.
E nel frattempo si delineano storyline interessanti che si dipanano nel tempo e ci spiegano che fine hanno fatto i cloni, in che modo sono stati sostituiti dagli assaltatori comuni. E soprattutto il motivo per cui non si sia più fatta menzione di Kamino. La doppietta finale in cui si narra la sorte del pianeta e del suo popolo è d’impatto e ha delle implicazioni intelligenti, nell’ottica di interconnettere l’intera mitologia galattica.
La qualità è piuttosto alta, insomma. Il problema è che sembra di essere tornati a dieci anni fa. Sembra di star inseguendo logiche televisive da Disney Channel che nel frattempo credevamo di aver ampiamente superato. Logiche a cui il colpo di grazia è stato dato paradossalmente dallo stesso Disney+.
The Bad Batch è un buon prodotto ma da un punto di vista comunicativo è un fallimento. Se si voleva far passare il messaggio che le serie animate erano importanti e in grado di attrarre il pubblico quanto un Mandalorian, non si può dire sia riuscito. Ma probabilmente non lo si voleva fare. O, ancora più probabilmente, il franchise è in mano a persone certamente innamorate di questo universo, desiderose di portarlo avanti, ma non in grado di fare quel coraggioso salto per portare le serie animate oltre il guado e renderle universali.
So che è brutto fare confronti, ma pochi giorni fa i Marvel Studios hanno invece presentato la loro prima serie animata, What If. L’impressione è che il pubblico non l’abbia classificata come una cosa per espertoni, o per bambini o per appassionati di cartoni animati. Il pubblico invece si è chiesto come mai alcuni personaggi non fossero doppiati dai relativi attori, come se aspettarselo fosse la cosa più normale del mondo. Nella mente del fruitore What If era semplicemente il pezzo di MCU successivo al finale di Loki.
Star Wars è un franchise molto vecchio e nel tempo ha avuto molte declinazioni multimediali. La paura è che si sia dovuto adattare ai differenti linguaggi voluti dal medium, dal formato, dall’editore e dal pubblico di turno, frammentandosi in differenti sottogeneri. Tutti percepiti come subalterni al caro vecchio Star Wars filmico che la gente ha in testa. Azzardo che le cose cambieranno solo se si deciderà ad adottare una “voce unica”, tonante quanto quella di Feige, in grado di connettere non solo gli eventi del Canone ma anche i suoi svariati spettatori.
[Lucasfilm] The Bad Batch
Oggi, 4 maggio, è assolutamente evidente come l’animazione targata Star Wars sia giunta a un bivio.
Mercoledì scorso si è concluso The Bad Batch, con la terza e ultima stagione, e il silenzio assordante del web ci ha fatto ben capire con quanto onore. Non che sia mai davvero successo nulla di diverso con le serie precedenti. Per quanto importanti, fondamentali per la lore, i vari The Clone Wars o Rebels sono sempre stati su ben altro scaffale, se si parla di fruizione e penetrazione culturale. Si tratta infatti di serie fin troppo lunghe, composte da stagioni da decine di episodi, nei quali la sugna narrativa, quando presente, è sempre diluita in un’infinità di avventurine action assolutamente non digeribili dallo stesso grande pubblico a cui puntano i film. Le serie animate, checché ne abbiano sempre detto George e Dave, sono sempre state in qualche modo figlie del compromesso, del cercare di contrabbandare mitologia seria all’interno di opere piegate alle logiche degli show per ragazzi di vent’anni fa.
Si sperava che The Bad Batch, complice le strategie non esattamente televisive della piattaforma, potesse sottrarsi a tutto questo, ma l’illusione è durata poco. Sin da subito è parsa loffia, con personaggi stereotipati e poco altro. Al netto di qualche interessante cameo, specie all’inizio, ci si è ritrovati a seguire un manipolo di soldatini in armatura attraverso una serie ininterrotta di missioni poco interessanti e caratterizzate da una direzione artistica quasi sadica, che sarebbe generoso definire monocromatica. E si è andati persino in calando, probabilmente a causa di tagli al budget e al generale disinteresse creativo intorno al progetto. Giunti al finale, risulta chiaro come col passare del tempo sia stata la serie stessa a volersi ridimensionare, decidendo di tenere un profilo basso, bassissimo per raccontare una storiellina che molto probabilmente non è che un’ombra di ciò che si erano immaginati di poter narrare. Quel che ne è uscito è… onesto, ma di certo non interessante. E per quel che mi riguarda, decisamente molesto sul piano visivo. Non sono certo di aver colto quanto accadeva a schermo nella maggior parte dei casi, e dubito di avere le energie per concedermi un ripasso. Rivedere in loop dei plastichini che si infiltrano in una serie di hangar bui e rugginosi non è esattamente il mio ideale di spettacolo.
Altro discorso per Tales of the Jedi e per l’odierno Tales of Empire. Bellissimi. Due antologie che raccontano il percorso di quattro personaggi attraverso un limitato numero di episodi di durata variabile. Il livello è alto: grande regia, grande drammaticità, toni epici e la capacità di capire cosa davvero possa essere interessante nella lore di SW e raccontare quello, senza allungamenti di brodo, compromessi e pesantezza assortita. Il risultato è Star Wars al suo meglio, un affresco mitologico ricco, contenuti intriganti e personaggi di spessore. Se questo dovesse essere il futuro dell’animazione SW ci metterei la firma: antologie mirate, fruibili agevolmente e con soltanto la sugna in bella vista. I tempi delle serie di compromesso direi che sono finiti da decenni, e un’altra esperienza come TBB dubito possa essere sostenibile a prescindere da quanto larghe siano le spalle del franchise.
Mercoledì scorso si è concluso The Bad Batch, con la terza e ultima stagione, e il silenzio assordante del web ci ha fatto ben capire con quanto onore. Non che sia mai davvero successo nulla di diverso con le serie precedenti. Per quanto importanti, fondamentali per la lore, i vari The Clone Wars o Rebels sono sempre stati su ben altro scaffale, se si parla di fruizione e penetrazione culturale. Si tratta infatti di serie fin troppo lunghe, composte da stagioni da decine di episodi, nei quali la sugna narrativa, quando presente, è sempre diluita in un’infinità di avventurine action assolutamente non digeribili dallo stesso grande pubblico a cui puntano i film. Le serie animate, checché ne abbiano sempre detto George e Dave, sono sempre state in qualche modo figlie del compromesso, del cercare di contrabbandare mitologia seria all’interno di opere piegate alle logiche degli show per ragazzi di vent’anni fa.
Si sperava che The Bad Batch, complice le strategie non esattamente televisive della piattaforma, potesse sottrarsi a tutto questo, ma l’illusione è durata poco. Sin da subito è parsa loffia, con personaggi stereotipati e poco altro. Al netto di qualche interessante cameo, specie all’inizio, ci si è ritrovati a seguire un manipolo di soldatini in armatura attraverso una serie ininterrotta di missioni poco interessanti e caratterizzate da una direzione artistica quasi sadica, che sarebbe generoso definire monocromatica. E si è andati persino in calando, probabilmente a causa di tagli al budget e al generale disinteresse creativo intorno al progetto. Giunti al finale, risulta chiaro come col passare del tempo sia stata la serie stessa a volersi ridimensionare, decidendo di tenere un profilo basso, bassissimo per raccontare una storiellina che molto probabilmente non è che un’ombra di ciò che si erano immaginati di poter narrare. Quel che ne è uscito è… onesto, ma di certo non interessante. E per quel che mi riguarda, decisamente molesto sul piano visivo. Non sono certo di aver colto quanto accadeva a schermo nella maggior parte dei casi, e dubito di avere le energie per concedermi un ripasso. Rivedere in loop dei plastichini che si infiltrano in una serie di hangar bui e rugginosi non è esattamente il mio ideale di spettacolo.
Altro discorso per Tales of the Jedi e per l’odierno Tales of Empire. Bellissimi. Due antologie che raccontano il percorso di quattro personaggi attraverso un limitato numero di episodi di durata variabile. Il livello è alto: grande regia, grande drammaticità, toni epici e la capacità di capire cosa davvero possa essere interessante nella lore di SW e raccontare quello, senza allungamenti di brodo, compromessi e pesantezza assortita. Il risultato è Star Wars al suo meglio, un affresco mitologico ricco, contenuti intriganti e personaggi di spessore. Se questo dovesse essere il futuro dell’animazione SW ci metterei la firma: antologie mirate, fruibili agevolmente e con soltanto la sugna in bella vista. I tempi delle serie di compromesso direi che sono finiti da decenni, e un’altra esperienza come TBB dubito possa essere sostenibile a prescindere da quanto larghe siano le spalle del franchise.
Poco tempo fa avevo proposto un bel rant su questa serie qua: https://www.ilsollazzo.com/osservatorio ... infornate/
Adesso la serie è finita. Che dire? Cosa è rimasto? Omega è stata rapita e portata nello stesso posto due volte, e da lì salvata due volte. Wrecker è rimasto un grosso da cartoon. Hunter insopportabile. Tech è morto con un senso. Crosshair bell'arco narrativo, forse il miglior personaggio. Della nascita dell'Impero non abbiamo visto niente, il progettone di Palpatine lo abbiamo visto implodere anche se poi sappiamo che torna. Il traguardo è che alla fine sono tutti sereni sull'isola, che sono contento per loro, non dico no. E poi Omega. Che un suo arco l'ha avuto, pur restando comunque la ragazzina peperina standard... e che secondo me è l'unico lascito della serie in termini di personaggi ripescabili. E quando me la troverò in live action dirò AH-AH! Ma quella è Glup Sh--Omega! La mia beniamina di sempre!!! E tirerò un sospiro di sollievo sapendo che le sue origini me le sono già bevute tutte e non dovrò farlo mai più.
Adesso la serie è finita. Che dire? Cosa è rimasto? Omega è stata rapita e portata nello stesso posto due volte, e da lì salvata due volte. Wrecker è rimasto un grosso da cartoon. Hunter insopportabile. Tech è morto con un senso. Crosshair bell'arco narrativo, forse il miglior personaggio. Della nascita dell'Impero non abbiamo visto niente, il progettone di Palpatine lo abbiamo visto implodere anche se poi sappiamo che torna. Il traguardo è che alla fine sono tutti sereni sull'isola, che sono contento per loro, non dico no. E poi Omega. Che un suo arco l'ha avuto, pur restando comunque la ragazzina peperina standard... e che secondo me è l'unico lascito della serie in termini di personaggi ripescabili. E quando me la troverò in live action dirò AH-AH! Ma quella è Glup Sh--Omega! La mia beniamina di sempre!!! E tirerò un sospiro di sollievo sapendo che le sue origini me le sono già bevute tutte e non dovrò farlo mai più.
«È uno strano mondo.»
«Facciamo in modo che non cambi.»
(Warren Ellis, Planetary)
«Facciamo in modo che non cambi.»
(Warren Ellis, Planetary)