[Disney] PKNE Fase 3: La Run di Sisti sul Fuoriserie

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • LA MALEDIZIONE DEL FUORISERIE

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    Cominciamo dalla fine. Topolino Fuoriserie è stata una testata sfortunata, soprattutto per quanto riguarda PK: è un po' il corrispettivo della cattedra di "Difesa contro le Arti Oscure" in Harry Potter. Alex Bertani lo ha confermato nella conferenza pikappica di Lucca 2023: la sua idea iniziale era che PK dovesse stare fuori da Topolino, in volumi dedicati a parte. Non è andata bene, e per salvare PK il direttore ha deciso che tornerà sul Topo, verosimilmente già nel 2024, dopo la storia semi-celebrativa di Faraci e Pastrovicchio già uscita a novembre.

    PK Fuoriserie nasce sotto una cattiva stella e la sua maledizione ha colpito prima Gagnor e poi Sisti. Ma com'è, questa run del FuoriSisti? Vediamo.

    1) LA DANZA DEL RAGNO D'ORO: SISTI BACK IN BUSINESS, NEL MALE E NEL BENE

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    Alessandro Sisti è sempre una garanzia, è come un paio di pantofole calde e comode che ti fanno sentire a casa. Tornato saldamente al timone della saga di PK, uomo solo al comando, il Sistone nazionale apre il suo ciclo con qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo, come nei matrimoni.

    La Danza del Ragno d'Oro, primo capitolo del post-Gagnor, è l'emblema del suo manifesto programmatico, con elementi che ricorreranno anche nei numeri successivi. E quindi bando agli edgismi, alle giorgiovannate e alle federicomocciate della precedente run per tornare a toni più familiari e rilassati. Tornano le interazioni e i battibecchi tra gli amiconi Paperinik e Uno, che ci mancavano tanto e che Sisti rende sempre così piacevoli e spontanei.

    Ma non è una vera restaurazione e un ritorno totale al passato: si comincia subito con nuovi scenari, nuovi status quo, nuovi comprimari e nuove minacce, mentre parallelamente si riprende il filo di trame recenti in sospeso che temevamo restassero nel limbo. E quindi ecco che torna Xadhoom dopo il cliffhanger finale di "Cronaca di un Ritorno", in un'inedita veste che la vede come co-protagonista fissa per tutta la prima metà della run. La focosa alleata aliena del papero mascherato sembra nata per essere scritta da Sisti, che la considera un po' figlia sua e si vede, dall'attenzione e dalla cura con cui la tratteggia. Non avrei mai pensato che Xadhoom, ampiamente sviscerata in PKNA, avesse ancora così tanto da dire come personaggio, ma mi sbagliavo di grosso. Sisti si diverte non solo a mostrarci nuovi e originali usi dei poteri di Xado (quanto è bello, giusto e naturale il fatto che possa vedere la ragnatela energetica che circonda la Terra e la DT, eppure non ci avevamo mai pensato...Sisti invece sì), ma anche nuovi lati del suo carattere. Xadhoom è in una nuova versione, non più arrabbiata e vendicativa, ma più ragionevole, riflessiva e...depressa, quasi rassegnata, forse più malinconica di prima. E si punta molto, nelle storie, sulla sua natura di scienziata e sulla sua astuzia, come in PKNA forse non si era mai fatto. Ci sono sbavature, come il fatto che sia accettata da parte dei paperopolesi come nuova supereroina cittadina con un entusiasmo un po' eccessivo. Di mio avrei preferito vedere delle conseguenze maggiori della nuova esistenza di dominio pubblico di Xad, con le reazioni di, che so, il generale Westcock, Mary Ann Flagstarr, Lyla...e perché no, magari sarebbe stata un'occasione per farla incontrare nuovamente con Angus, che anni fa la invitò addirittura ad una cena romantica. Chissà se l'avrebbe riconosciuta. Non che volessi una ship, ma l'interazione tra i due arcigni personaggi dal caratteraccio in comune avrebbe avuto del potenziale.

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    Ad ogni modo abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo, con una rinnovata speranza di scoprire qualcosa di più sui misteriosi Rettificatori e sugli Xerbiani dispersi. Speranza vana, perché (ve lo anticipo) dal quinto numero in poi Xadhoom non sarà più al fianco di PK, relegata a una vignetta flashback e a qualche menzione. E con la fine del PK Fuoriserie, la sua trama verosimilmente rimarrà in sospeso. Credevamo che la run di Sisti fosse incentrata su Xadhoom, e invece no, alla fine di questi 8 numeri potremo dire che questa saga riguardava altro. Pensavo fosse una mutante xerbiana, invece era un calesse. O un Ragno d'Oro, per la precisione.

    Già, perché il primo numero introduce quella che sarà la main villain del FuoriSisti, la Soave Signora e i danzatori del Ragno d'Oro. Una minaccia nuova e totalmente slegata dal passato (o quasi, a giudicare da quanto dice il Venerabile Priore di Dhasam-Bul...che deve però ancora fare la sua ricomparsa, si spera nell'ottavo e ultimo volumetto). E c’è pure spazio per un piccolo “giallo” con tanto di red herring sull’identità del mascherato Buibi. Il gruppo di cattivoni è molto intrigante, in quello che un po' è un filone mistico alla “Nella Nebbia” un po' no (sembrano essere più dei tecno-mistici che uniscono magia e tecnologia…Ahrimadz sicuramente disapproverebbe). E sembrano fare sul serio, come dimostra la fine del povero "infimo Buibi": checché ne dica PK, quando un tizio scompare urlando avvolto da un crepitare di energia e lasciando solo ceneri al suo posto, il "teletrasporto" non è la prima cosa a cui penso...

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    Ma ecco, faranno pure sul serio, ma non ho capito bene cosa facciano, o perché. Non ho capito se il Ragno d'Oro è un'entità lovecraftiana esistente o solo una metafora per la "ragnatela" delle linee energetiche planetarie e non ho capito come sia il mondo "perfetto" in cui regolarmente cercano di plasmare la Terra (talvolta riuscendoci). Buibi, nel suo dialogo con un concretissimo Paperinik onesto e terra-terra (quanto ci piace la sua caratterizzazione, quanto è Paperino...e quanto è bravo Sisti a scriverlo!), pone anche spunti interessanti, instillando dubbi su cosa rende la realtà "reale" e suggerendo che sia di fatto generata dalla mente collettiva dell'umanità, dalle sue credenze e dalle sue percezioni e convinzioni (e che i danzatori possono in qualche modo intercettare, dirottare e pilotare il tutto verso un mondo in cui loro credono...di più). Oltretutto la cosa mi ricorda alcune storie di Martin Mystère, compreso uno speciale in team-up con Nathan Never, dove è proprio la coscienza collettiva della popolazione di Altrove a definire la realtà terrestre…ma aldilà di tutto, in questo primo volume del nuovo corso sistiano restano ancora dubbi e confusione e questo possibile spunto non è esplicitato troppo, anche per via delle poche pagine a disposizione. Quanto sarebbe stata utile un PKProject, una tecnobubbola o una paginetta di Sisti alla fine dell'episodio! Purtroppo come al solito manca un apparato redazionale degno.

    E quindi sì, la maledizione del Fuoriserie il buon Bertani se l'è un po' chiamata, con questo formato a prezzo alto per una manciata di pagine di storia e zero contenuti extra, salvo qualche saltuario "previously" sistiano subito accantonato. Disegni di Mottura ottimi, e sicuramente Sisti riesce a sfruttare le pagine meglio di quanto lo facesse Gagnor, ma...si corre, troppo. Alessandro ci prova pure a inserire momenti più lenti, a prendersi pause riflessive o divertenti, alternandole con momenti più concitati di azione, ma sembrano non amalgamarsi benissimo, non riuscendo a dare il giusto equilibrio e peso a nessuna delle due fasi. Chiariamoci, Sisti è sempre ottimo e non è colpa sua, ma il PK Fuoriserie ha sempre un problema di...ritmo. Per quanto Sisti abbia dimostrato di saper usare bene il poco spazio a disposizione in "Una Leggendaria Notte Qualunque" e in "Zona Franca" su Topolino, queste 44 pagine sono davvero poche per poter raccontare una storia di PK autoconclusiva al punto da reggere tre mesi di attesa (quando va bene), meno di quante ne abbiano concesse finora sul Topo, a parte ULNQ.

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    Chiudiamo con la principale new entry della nuova saga, l'intrigante Dunia Voyda, esplicitamente definita "una Everett Ducklair al femminile". Più che un personaggio, un espediente di Sisti per ribadire un concetto a cui tiene particolarmente. Non è un mistero che a Sisti non abbia mai fatto impazzire l'idea di Everett alieno del pianeta Corona: nella sua idea originale, era semplicemente uno scienziato, certo geniale e sregolato e bipolare, ma terrestrissimo. Poi, essendo Sisti un signore, un uomo ragionevole e un professionista, rispettoso del lavoro altrui e della continuity, invece di fare l'autore capriccioso ha accettato questo cambiamento al "suo" personaggio, pur non amandolo particolarmente. Tant'è che ha più volte citato lui stesso le origini coroniane di Everett nelle sue storie anche recenti. Ma ha voluto comunque dire la sua sulla questione di principio. L'intelligente Dunia e il modo in cui a volte sembra mettere sotto scacco lo stesso Uno servono a proprio a questo scopo, è un modo per Sisti di dirci "Visto? Non c'è bisogno di essere alieni con tecnologia avanzata, per essere geniali inventori è necessario essere dei cervelloni, basta questo e nulla più!". Dunia è un personaggio ambiguo, forse pure troppo, mai del tutto definibile né come alleata né come antagonista, molto astuta quanto curiosa. Peccato che a volte risulti anche un po' evanescente e poco carismatica. Resta interessante, eh, ma magari non al punto da diventare una presenza duratura e fissa nella saga pikappica.

    Ah, dimenticavo: da questo numero, e per tutto il resto del Fuoriserie, PK indossa il costume improvvisato della saga dei Galaxy Gate, che per quanto sia stata letteralmente cancellata dalla Storia è ancora vivida nella sua memoria (anzi, Paperinik è l’unico a ricordare di averla vissuta!). Non si sa bene il motivo: un omaggio ai PKorps e alla brutta esperienza vissuta? O forse un modo per differenziare il “lato Pikappa” dal “lato Paperinik”? Spero non sia un modo per rendere PK ulteriormente staccato dal resto del mondo Disney Italia/Panini/Topolino. Sisti di sicuro non lo vuole, spero non abbia ricevuto pressioni, per quanto ne so è stata una decisione dei disegnatori. Ad ogni modo, forse non è il caso di fare voli pindarici su una scelta stilistica che peraltro sarà probabilmente abbandonata in futuro.
    Ultima modifica di Sommo Zotnam il sabato 11 novembre 2023, 14:29, modificato 3 volte in totale.
  • 2) MAKEMAKE: AMMAZZARELLATI DA MAZZARELLO

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    E qui arriviamo alle dolenti note. Nonostante un buon riassunto delle puntate precedenti (in una pagina che poi verrà di nuovo tagliata in futuro, come dicevo), la seconda storia della run è una delle più deboli. Certo, non è tutto da buttare: viene introdotto il Pi-Kaccia, nuovo mezzo spaziale del pikappero (ma quando ci ridanno l'astronave-tetto?), Xadhoom continua ad essere un'aggiunta interessante e viene pure ripresa la trama degli En'tomek, dei quali scopriamo qualcosa in più: innanzitutto che non sono necessariamente ostili come quelli apparsi in CDUR, che avevano un maggiore fabbisogno energetico, e poi che non sono legati a Mekkano come alcuni lettori pensavano, bensì a dei misteriosi padroni An'Tronak (che farebbe pensare a creature umanoidi - Antro - che comandano gli Ento-insetti robotici...ma anche questa teoria si rivelerà parzialmente falsa). Ma la storia ha problemi di ritmo maggiori della precedente e soprattutto è penalizzata dai disegni di un Mazzarello in stato di disgrazia: la sua orripilante Xadhoom ha popolato i miei incubi per giorni, nel migliore dei casi sembra un brutto Funko-Pop, nel peggiore...non ne parliamo. E persino Paperino/Paperinik viene orrendamente deformato in maniera inguardabile. Non aiuta il finale, che sembrava inizialmente un cliffhanger per un confronto con Dunia Voyda e, come confermato dal numero successivo, si rivela essere semplicemente una conclusione buffacchiona della storia, del tipo "Ahahah, Dunia si è incavolata, ora chi la sente?" poco dissimile dai finali con Paperone che insegue Paperino nei Topolini meno ispirati.

    C’è una novità, comunque: il logo della “Reboot” di Dunia ha coperto il logo “ED” della nuova Ducklair Tower pastrovicchiana del finale di LODE. Se ne deduce che, nel momento in cui la dottoressa Voyda abbandonerà (si presume) la DT, sparirà non solo il logo della sua azienda ma anche quello sotto, riportando il grattacielo all’aspetto che aveva prima del PKNE (e che avrà in PKNA 48, con l’ultima apparizione “cronologica” – finora – della Torre). Interessante, inoltre, il modo in cui Sisti giustifica il fatto che alcune imprese che all’epoca avrebbero richiesto più tempo e fatica, come arrivare ai confini del sistema solare, siano ora più semplici, grazie al fatto che Uno sta a poco a poco integrando nei suoi database le conoscenze tecnologiche altrui, che siano degli Xerbiani o degli En’tomek. È sempre bello quando anche negli espedienti narrativi si evitano le facilonerie.

    3) IL PRINCIPIO DI VOYDA: COSE BELLE E UN'OCCASIONE MANCATA

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    Nel terzo volumetto torna Mottura e anche Sisti torna in partita, in un episodio sicuramente migliore rispetto al precedente. Torna, soprattutto, Axel Alpha, direttamente da dove lo avevamo lasciato in "Zona Franca", a riprova che Sisti, ancor prima della conclusione della run di Gagnor con gli ultimi due volumetti della saga dei Galaxy Gate, già stava ponendo le basi per il suo successivo ciclo nel Fuoriserie. E abbiamo anche la conferma che il personaggio di Axel, ideato da Francesco Artibani in DoubleDuck e collegato all'Organizzazione di PK in TimeCrime, piace davvero tanto a Sisti, convincendo al punto da renderlo un po' anche "suo" come cattivone "recurring" delle trame legate ai viaggi nel tempo. Nel finale Alpha torna un po' allo status quo di Timecrime: di nuovo nel 23º Secolo (con tanto di posa badass nell'ultima tavola) pronto a colpire di nuovo. Chissà se Sisti intende lasciarlo come finale aperto o se vorrà riprenderlo in futuro (magari collegandolo alla trama di Eldos Eidolon, che scalpita per riprendere?).

    E a proposito di viaggi nel tempo, scopriamo che Dunia Voyda ha anche un'altra ragion d'essere, oltre al difendere idealmente l'onore degli scienziati terrestri in competizione con quelli coroniani: sarà infatti lei stessa, nel futuro, a ideare il "principio" (che non è ben chiaro se sia un teorema, una formula matematica o qualcos'altro) che consentirà dei viaggi nel tempo stabili (dico "stabili" perché ovviamente ci sono anche le macchine del tempo di Copernico Pitagorico e di Marlin, che il Pker dormiente Vacca suggerisce essere uno dei fondatori di ciò che diventerà verosimilmente la Tempolizia, in una storia del Topo che riprendeva la castyana "bionda minaccia" Uma della Marea dei Secoli). Sono discorsi un po' nerdoni, ma penso che Sisti mi perdonerà, dato che condivide con Artibani la filosofia "un papero, un universo". E del resto Sisti si diverte a citare più o meno implicitamente DoubleDuck in una storia di PK (altro che saghe a compartimenti stagni!), mescolando le due "lore" in maniera sapiente, tra la presenza del doubleduckiano Axel Alpha nei dossier della pikappica PBI, nonché con PK che cita le "case sicure", Lyla che riconosce il gergo dei servizi segreti e ricordandosi del passato di Paperinik nell'Agenzia e il vecchio mantello che, scherzosamente, risponde "Sssh, top secret!", un modo molto meta per non fare riferimenti diretti che potrebbero creare confusione.

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    Migliorano ritmo e leggibilità della storia, insomma, piena di cose belle. Ma c'è ancora qualcosa che stona un po', si percepisce che Sisti avrebbe tantissime cose da dire ma che soffre lo spazio risicato, anche se fa buon viso a cattivo gioco e si adatta. Il principio di Voyda che dà il titolo all'albo è solo accennato e poco approfondito (anche qui una rubrichina finale non avrebbe fatto male) e soprattutto...si è verificato un evento epocale, Lyla e Xadhoom si sono incontrate collaborando insieme...ma ce ne siamo a malapena accorti! Per carità, hanno una mezza interazione indiretta, con Xad che si complimenta con lei mentre la vede in TV, ma per il resto non c'è davvero uno scambio tra i due personaggi. Tutto giustificabile, Sisti probabilmente citerebbe il momento concitato in-story, il realismo ecc e avrebbe pure in parte ragione...ma è comunque un peccato che questo incontro, un qualcosa su cui ogni Pker si sarà immaginato con le sue personali aspettative, non abbia avuto il giusto peso, il giusto spazio per "respirare". Il che riassume un po' il problema che ci portiamo dietro da tutto il PKNE: si corre troppo perché c'è molto da dire e poco tempo e spazio per farlo, siamo in apnea quasi, non respiriamo, e ad essere penalizzati sono i momenti dove bisognerebbe prendersi il proprio tempo, sia per i feels che per creare empatia, legami credibili tra i personaggi. Non dico che non sia stato fatto, sia nella prima fase del PKNE sia in questa sistiana. Ma forse ce ne servirebbe un po' di più, ecco. A costo di togliere spazio ad altro: sarebbe uno scambio più che equo.

    4) ESPRIMI UN DESIDERIO: E SISTI LI ESAUDISCE (QUASI) TUTTI

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    Finalmente siamo arrivati a quello che al momento è il volumetto che ho preferito tra i sette della run di Sisti finora usciti, a mio umile parere il più riuscito. Toni, tempi, ritmi...funziona tutto.

    Cominciamo dai disegni. A parte Mottura agli inizi e Sciarrone alla fine, tutti i disegnatori di PK Fuoriserie sono "minori" o semi-esordienti, o perlomeno esordienti su PK, quasi come se fossero mandati a "farsi le ossa". Altra cosa che penso non abbia aiutato a trainare i lettori o aumentare le vendite. PK avrebbe meritato una maggiore cura, specie su volumi costosi e a periodicità incerta (anche se immagino che l'alternanza di questi disegnatori abbia permesso di farlo uscire in edicola un po' più spesso). Detto ciò, a parte Mazzarello, i due disegnatori di questo numero e del successivo sono stati in gamba. In particolare Davide Cesarello in questo episodio: a parte alcune incertezze come l'angusfangusauro delle prime pagine, l'artista ci delizia con un bel tratto "sporco" che fa tanto PKNA dei primi numeri e che un po' ci mancava: ottima la sua Xadhoom, anch'ella così simile a quella delle origini di Intini e Lavoradori, se non addirittura alla Xad dei bozzetti preparatori nel cassetto del personaggio, ottimo Paperino/Paperinik molto espressivo e con un'efficacissima faccia da matto sadico ghignante quando risolve la situazione verso la fine, un'espressione e una mimica che si addicono bene a questo papero tanto eroico quanto dispettoso e rancoroso. Un diabolico vendicatore, uno spiritello maligno, insomma è tanto buono e caro e simpatico, ma come er cavaliere nero di Proietti nun je dovete cacàrcazzo, ecco. Se lo infastidite, che siate Cip e Ciop che stanno per essere abbattuti col loro albero o la Soave Signora che sta per essere rispedita a casa con le cattive, quella faccia satanica di Donald Duck, con o senza maschera, è probabilmente l'ultima cosa che vedrete. Altro che il Dolan dei meme.

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    È inoltre il numero dove Sisti cerca maggiormente di conciliare PK con Topolino, riuscendoci. Il nostro eroe passa con disinvoltura da un punzecchiarsi con Angus Fangus (sempre bello vederli interagire, specie quando la storia sa gestire bene i tempi narrativi) al vivere una “storia mai narrata” topolinesca con lo Zione. Quanto è stato bello vedere che Paperino, a metà episodio e tra un'avventura e l'altra, ha il tempo di seguire Zio Paperone in uno dei suoi classici viaggi per il mondo alla ricerca di tesori nascosti, per poi tornare a casa accolto dai nipotini. Il finale con la Soave Signora, la sua "risposta eloquente" con calcione e la sua danza arrabbiata è allo stesso tempo così topolinesco e così pikappico che viene proprio da chiedersi come mai vengano percepiti come due mondi narrativi diversi, alternativi e inconciliabili. Sisti in questo si conferma essere il perfetto "eroe dei due mondi", tra i più titolati a farli comunicare tra loro. Ah, e a proposito, ad un certo punto PK e Xad finiscono nel Gervasioverso, dove i paperopolesi non conoscono la Ducklair Tower…ok, ok, si scherza. Fortunatamente poi tornano nella realtà “giusta”.

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    Ma dicevamo della Soave Signora. Già, la dama misteriosa torna a far danni, confermandosi la cattivona ricorrente e principale di questa mini-saga, alla ricerca del potere di cambiare il mondo che le è stato strappato nel primo numero e che riuscirà a recuperare solo tra tre numeri. Il personaggio viene approfondito un po' di più, ma continuiamo a sapere molto poco sul conto della sua setta e sulle sue motivazioni, con grande frustrazione di noi lettori impazienti. In compenso sembra confermarci che “l’indegno” Buibi il palestrato ha fatto davvero una brutta fine (mi dispiace, davvero), con buona pace dell'ottimistico teletrasporto teorizzato dall'ingenuo Paperino, e pare avere il potere di traslare il suo corpo astrale per interagire (anche attaccando) a lunghe distanze, cosa che ricorda quanto fatto da Everett e dagli amici monaci su PKNA in "Nella Nebbia"...che sia un ulteriore indizio che collega la potente papera al monastero di Dhasam-Bul?

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    Davvero potenti ed evocative a livello registico certe scene, come quella dove la Soave Signora aspetta silenziosamente Xadhoom fuori dalla Ducklair Tower, in attesa che prenda una decisione. Un ottimo connubio tra testi e disegni. Xadhoom continua ad essere scritta benissimo dal suo "papà" Sisti, ancor più che nei numeri precedenti. Sisti ci mostra i suoi dubbi, desideri e tentazioni, il suo ritenersi la nemica di se stessa, persino il suo desiderio autodistruttivo, ingannandoci e facendoci credere in un suo tradimento, per poi sorprenderci...quando scopriamo che era lei a temere che fosse PK a cadere preda della seducente offerta della Signora! E come lettori capiamo quanto abbiamo sottovalutato con i nostri pregiudizi questa mutante aliena in realtà molto più intelligente, razionale e furba di quanto pensassimo. Gustiamoci una Xado scritta e disegnata ottimamente, godiamoci il momento. Non durerà. Perché ancora non lo sappiamo, ma dopo questa storia Xadhoom ci fa ciao ciao con la manina (cit.) e sparisce di nuovo, come scopriremo nel numero successivo. E chissà quando e se la rivedremo.

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    Il cliffhanger finale della storia, poi, fa venire voglia di averne ancora, di poter leggere subito il prossimo numero: stelle azzurre così simili alla Cepheide di Xerba? Dalle emissioni di luce così simili alla frequenza di radiazioni dei Coolflames? Possibile che ci siano ancora gli Evroniani di mezzo? O forse si tratta dell'energia generata dall'Onda di Sollievo della decoolflamizzazione di Evron nel finale della Trilogia di Xadhoom ai tempi di PKNA? O qualcosa che ha a che fare coi Rettificatori? E se i Rettificatori fossero gli stessi Xerbiani, che forse hanno seguito il consiglio di Xadhoom nella Trilogia ("Siete VOI che dovreste diventare come ME!") ma perdendo la lucidità nella mutazione? Domande che al momento non hanno risposta...e chissà quanto dovremo aspettare per averne una! Ecco, questo desiderio, Sisti non l'ha (ancora) esaudito.

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    Ultima modifica di Sommo Zotnam il sabato 11 novembre 2023, 14:38, modificato 2 volte in totale.
  • 5) IL MAESTRO DEL SILENZIO: TANTA CARNE AL FUOCO MOLTO GUSTOSA, MA...

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    Occhibelli non c’è più e con lei se ne va anche la pagina di recap delle puntate precedenti, rendendo il Fuoriserie ancora più povero (ma non meno costoso). Il quinto numero ha alle matite un’altra “new entry” pikappica, Giuseppe Facciotto. Anche lui, devo dire, bravo ed efficace. Chi si aspettava una risposta o semplicemente un piccolo progresso rispetto al cliffhanger del numero precedente sulla sottotrama “xerbiana” si ritroverà deluso. Sisti decide a sorpresa di infilare nel mucchio un’altra trama, come se non bastassero quelle già esistenti e in sospeso, recenti e non. Ed ecco quindi Garundar e il suo Ordine del Silenzio. Un personaggio che ama combattere e vuole sempre nuove sfide, un po’ come Goku o Vegeta e in generale i Saiyan di Dragon Ball: il lottatore/campione che cerca un degno avversario è una categoria di antagonista che ancora non aveva un rappresentante. Garundar sembra un po’ una specie di Ra’s Al Ghul in ambito DC Comics, con la sua Lega degli Assassini (ma l’Ordine ricorda anche un po’ i ninja della Mano in casa Marvel, i quali peraltro hanno ispirato a loro volta il Foot Clan delle Teenage Mutant Ninja Turtles), il tutto con una spruzzata di David Xanatos dei Gargoyles con la sua armatura. Ma a parte le fonti di ispirazioni più o meno probabili, anche di questa setta, come già anche di quella della Soave Signora, sappiamo poco e niente. Assassini, mercenari dotati di denaro e alta tecnologia? Resta tutto molto sul vago, non che sia per forza necessario svelare tutto. Ma dal momento che si aggiunge nuova carne al fuoco, saperne almeno qualcosina di più invece di rimanere all’oscuro non sarebbe male.

    Ma passiamo alla storia in sé: l’inizio è di quelli col botto, molto PKNAico vecchio stile, o almeno così mi sembrò la prima volta che lo lessi. È una buona storia, gran parte della quale è però occupata dall’azione, che lascia tutto in sospeso senza approfondire l’apparentemente generica minaccia. Anche Angus giocherà la sua parte, seppure sia un po’ sprecato. A proposito di Angus, nel frattempo abbiamo la trama parallela di Dunia Voyda che ricorda molto la disavventura del kiwi neozelandese in “Manutenzione Straordinaria”, con tanto di nuova apparizione de “l’imitatore inerziale” (cit.). Se Angus aveva visto tutto e non aveva capito niente, la Voyda ha visto tutto e ha capito…tutto. Sarà un disastro totale? Il tutto riuscendo apparentemente a farla sotto il naso di Uno e a “fregarlo” contrastandone la tecnologia, sempre per ribadire il punto di Sisti sul fatto che non sia necessario essere alieni per essere geniali. Ma Uno non è l’ultimo dei fessi, come scopriremo tra due numeri…

    Nel finale diciamo addio a Occhibelli con un flashback muto. Sarebbe un arrivederci, ma come dice Sisti, “chissà quando la rivedremo…”. E mi chiedo se fosse già nei suoi piani un suo allontanamento temporaneo per consentire a PK di vivere nuove avventure “soliste” prima di riprendere la sua trama, o se l’autore ha pensato di congelare Xadhoom nel freezer perché gli era già giunta la notizia della cancellazione della serie? Un esilio per preservarla, quindi? Chissà. Fatto sta che per la seconda volta vediamo sospendere la storia del ritorno di Xadhoom sul più bello.

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    Un personaggio il cui ruolo non è ben chiaro, ma che è il caso di tenere d’occhio, è l’infido Troglo, riluttante braccio destro di Garundar: non sappiamo se è lui ad aver costruito l’armatura, ma è di sicuro lui la persona che “conosce bene” Xadhoom e che ha indirizzato Garundar contro di lei (sì, nella seconda vignetta di pagina 36 i balloon di PK e del suo avversario sono stati scambiati: è Paperinik a chiedere a Garundar perché ci tiene tanto ad incontrare Xadhoom, ecc ecc). Troglo tuttavia sembra essere abbastanza spaventato all’idea di incontrare Xadhoom e vuole evitare di affrontarla se possibile: pare avere fini diversi da quelli del grosso corvaccio, tant’è che ha deciso di mettersi a cercare qualcosa nella Ducklair Tower mentre Garundar era impegnato a combattere e solo dopo che ha avuto la conferma che Xadhoom non era nei paraggi. La teoria di un mio amico, che ho fatto mia, è che Troglo sia in realtà…Grrodon (il personaggio, non il forumista). Sillabe e vocali suonano in maniera simile, inoltre conosce Xadhoom ma anche i sotterranei della DT, facendo supporre che sia già stato lì…in tal caso Troglo/Grrodon sta forse nuovamente cercando la spora di Porphyoolon, e anche “Una Leggendaria Notte Qualunque” si rivelerebbe essere un altro elemento di semina, insieme a Zona Franca, destinata a fruttare nelle trame future. Sempre quel mio amico ha addirittura notato che “ayeeeh!” e “yaaah!”, le esclamazioni di dolore di Troglo, sono state usate spesso dagli Evroniani sistiani (da PKNA 0/3 a “I giorni di Evron” della gagnorsaga)…in realtà avrebbe anche notato che Troglo usa l’insulto “Sciocco!” che ricorda quello rivolto a Odin dal Grrodon del futuro, ma qui forse stiamo esagerando. Forse è un caso, ma se fosse vero e premeditato, diavolo d’un Sisti! È una storia che suscita riflessioni e teorie, insomma, però avrei voluto che la storia stessa mi desse di più. Ma non voglio lamentarmi, è comunque tra le più valide del ciclo.

    6) TROPPO VICINI: PLUTZ, GRABBAGA PLUTZ E CYSSSA

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    Torna Neopard, torna Q’Winkennon col suo mitico dialetto di Broni (paese natale di Sisti), torna il cugino Kruth l’Onesto da PK2, tornano gli En’Tomek. Torna, purtroppo, anche Mazzarello, seppure leggermente migliorato rispetto alla prova di Makemake. Purtroppo anche la storia non è tanto meglio di quella appena citata, come se la trama degli En’tomek fosse piuttosto sfortunata. Ed è un po’ anche la maledizione di Groft Van Moor, al secolo il Colonnello Neopard, bel personaggio (divertente come istintivamente veda nello Zione uno spirito affine) apparso ormai in tutte e tre le serie canoniche, sempre intorno alla fine di una saga (da quella degli evroniani a quella delle sorelle Ducklair, e ora quella della Soave Signora e soci) ma sempre un po’ fuori posto, fuori tempo massimo. Sisti cerca di usare il mercenario furry per raccontare storie buffacchione e spensierate, spesso fillerone, che – ehm – secondo me non sono mai state tra le sue migliori, diciamo. Ed è un peccato, perché Neopard è sempre adorabile ed è un piacere rivederlo, ribadisco. Qui abbiamo di nuovo problemi di toni e ritmo, con una storia che si legge fin troppo rapidamente e senza lasciare granché. C’è da dire che stavolta non si percepisce troppo il peso delle poche pagine durante la lettura…forse più dopo, col senno di poi. È una puntata un po’ troppo sottotono, direi eccessivamente topolinosa ma non con un’accezione particolarmente positiva. Poi per carità, anche le altre apparizioni di Neopard erano su questa falsariga, ma il risultato non mi ha entusiasmato. Da un lato abbiamo una minaccia di scala cosmica, dall’altro finisce a tarallucci e vino e viene tutto ridimensionato col ribadire che i cattivoni siano dei “bravi ragazzi”. E a tarallucci e vino finisce anche la saga della guerra con gli En’tomek, dei cui capi/creatori scopriamo l’identità: sì, questa terza neopardata stavolta non è un filler, ma anzi un capitolo importante di una delle nuove trame di Sisti iniziata addirittura nella prima stagione del PKNE. Un punto di svolta che potrebbe in realtà essere addirittura la conclusione della sottotrama degli En’tomek, volendo. Mi è sembrata però una fine un po’ anticlimatica. Perché ok, ci sta che il nemico onorevole faccia una tregua con chi gli ha salvato la vita. Però Sisti va oltre: ci spaccia gli An'tronak (e quindi gli En'tomek, di rimando) per una specie buona e pacifica che poverina, si stava solo difendendo (so’ ragazzi…anzi, so’ scoiattoli spaziali). E pure quando assimilano i cattivi, eheh birbantelli, lo fanno solo per un po' per dargli una punizioncella, mica è perenne! Peccato che si tratti della stessa razza che abbiamo visto assimilare altre popolazioni e fare esperimenti sull'energia con noncuranza per la vita di innumerevoli creature, mettendo in pericolo la Terra almeno due volte. E ora invece sono buoni, come se nulla fosse. Ma certamente.

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    C'è da dire che la scena finale con gli En'tomek che si inchinano ai loro adorabili padroncini vista in una certa ottica dà un tono creepy a quelle creaturine apparentemente indifese, e che Sisti ha successivamente spiegato meglio la loro natura ambigua. Cito: “Che gli An'Tronak e di conseguenza i loro En'Tomek non siano poi così pacifici è palese. L'idea era giusto quella, sono dei secchioni terrorizzati dalla prospettiva che qualcuno li possa bullizzare (ancor prima che succeda) e che di conseguenza agiscono preventivamente, magari un tantino all'ingrosso. In CDUR gli En'Tomek avevano seri problemi energetici, per cui a mio avviso hanno dato un'occhiata a chi viveva attorno a quel sole che intendevano prosciugare e concluso che i terrestri non sono poi tipi così tranquilli, ne hanno catalogato l'estinzione come danno collaterale... se non come vantaggio secondario. Solo in seconda battuta il Nido delle Decisioni ci ha accordato il beneficio del dubbio, decidendo tuttavia di tenerci sotto controllo. Se mai Pikappa li incontrerà di nuovo potranno rivelarsi utili alleati, ma con una filosofia simile (il mio papà la definiva "prima spara e poi chiedi chi va là") potrebbero costituire un problema. E sì, questa (provvisoria?) conclusione è quella che avevo in mente dall'inizio.”. Ciò nonostante la storia alla fine lascia poco ed è un peccato. La (frettolosa?) chiusura della trama degli En’tomek fa quasi pensare che il tempo stringa e che la serie abbia le ore contate, spingendo Sisti a pigiare ancor di più il piede sull’acceleratore per concludere quante più trame possibile. Ed effettivamente è proprio quando uscì quest’albo che Sisti confermò che i prossimi due numeri sarebbero stati quelli finali di PK sul Fuoriserie…
    Ultima modifica di Sommo Zotnam il martedì 14 novembre 2023, 14:35, modificato 2 volte in totale.
  • 7) IL NEMICO DEL RAGNO: SONO UNA PAPERA, SONO SOAVE, SONO RAGNANA

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    E siamo finalmente arrivati all’albo uscito questo mese, prontamente comprato a Lucca Comics 2023. Da Mazzarello a Sciarrone nel tentativo di risollevare le vendite, a chiusura annunciata e con lacrime di coccodrillo: forse, se avessero valorizzato maggiormente questa testata invece di trattarla come figlia di un dio minore, le cose sarebbero andate diversamente. Non lo sapremo mai. Continua a mancare qualsivoglia redazionale o pagina di recap, tanto per (non) cambiare. Il titolo è cambiato più volte: prima “Il Nemico del Ragno”, poi “Il Mistero del Ragno” e infine nuovamente “Il Nemico del Ragno” e la accendiamo. È un mistero, questo del titolo. O un nemico. No, ok, è un mistero.

    La storia è buona, ma mi risulta difficile darle un giudizio completo, perché è volutamente monca, la prima parte di due: la seconda uscirà tra soli due mesi, a gennaio, a tempo di record. Sisti da un lato ne approfitta per prendersi i suoi tempi, e questo è bene, dall’altro infila quante più sottotrame possibili (ce ne sono almeno tre, se non di più) per poter chiudere quanto lasciato in sospeso,e questo è…boh, dipende dal prossimo numero. Non so come faranno a dare una conclusione soddisfacente in sole 44 pagine (a meno che non aumenti la foliazione) a tutta questa ammucchiata di tramette e tramone anche molto diverse tra loro, ma vedremo.

    Sciarrone è un po’ rushato per la fretta di far uscire due puntate a così breve distanza e forse non sarà la sua prova migliore, ma è sempre una gioia per gli occhi. I suoi paperi e soprattutto il suo Paperino sono sempre molto espressivi, “animati” e godibili. La prima tavola, una semi splash page, è spettacolare quanto basta. Sorprendentemente, la storia si ricollega alla precedente, al punto che torniamo indietro di qualche ora o giorno e vediamo le conseguenze della minaccia del numero scorso, con toni da kolossal catastrofico. Un Angus per una volta serio e preoccupato che spera nell’intervento di un eroe (financo il Pikappero), Paperone col sorriso triste che cerca di rassicurare i nipotini pur temendo lui per primo il peggio…bello, davvero. Peccato che il tono cupo e disperato cozzi con quello della storia prima, dove la vicenda era narrata in maniera buffacchiona e pure i cattivoni potenziali genocidi erano, ma sì, dei bravi ragazzi, ahahah, birbantoni bricconcelli da sculacciare. Scene così forse sono un po’ sprecate qui e sarebbero più adeguate a roba tipo uno scontro finale con Evron o chi per lui. Ma sono comunque funzionali alla trama, allorché il pericolo per la Terra si trasforma in un’opportunità per la Soave Signora di ottenere finalmente ciò che cercava senza successo dalla fine del primo numero, ponendo le basi per la sfida decisiva.

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    Abbiamo anche occasione di risolvere la sottotrama di Dunia Voyda (nella stupenda versione sciarroniana), che dopo tante ambiguità si conferma essere dalla parte degli angeli. Scopriamo inoltre che sì, è abbastanza intelligente da districarsi bene con la tecnologia Ducklair, ma non abbastanza da fregare Uno, che apparentemente si era reso conto eccome della sua gitarella sotterranea in “Il Maestro del Silenzio” ma l’aveva lasciata fare per testarla e proporle un’alleanza, cosa che del resto aveva suggerito a uno scettico PK qualche numero fa.

    E i monaci di Dhasam-Bul? Li abbiamo dimenticati? Apparentemente no, dato che probabilmente le voci che udiamo quando Paperinik si addormenta nel Pi-Kaccia sono le loro: se devo interpretare il loro discorso, il Priore voleva mettersi in contatto con Everett/Drago Dormiente, trovando invece PK, al quale probabilmente hanno garantito una protezione mistica dal lavaggio del cervello dei tecnomanti del Ragno d’Oro.

    Torna anche Troglo, anche se non viene mai chiamato per nome. Il fatto che sembri immune dall’alterazione della realtà (che a quanto pare risparmia tutto ciò che non è terrestre) e il fatto che sia lui (probabilmente) a rubare il Pi-Kaccia di origine evroniana sembrerebbero ulteriori indizi che dietro il suo volto si celi quello del mutaforma Grrodon. Sia questo che il dialogo del Priore sono tutti indizi interessanti, che però solo un lettore attento e appassionato può cogliere: il grande pubblico, con mesi di attesa tra un albo e l’altro e numeri pieni di roba non spiegata e frasi sibilline, probabilmente non se la godrà alla stessa maniera, ed è un peccato. Non una colpa di Sisti, ma in generale della natura di questa pubblicazione, che sicuramente ne guadagna alla rilettura di tutti i volumi di seguito: presi singolarmente, i volumi sono difficili da giudicare e apprezzare in pieno.

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    La storia ha momenti belli, tra Paperino che fa il Paperino, si caccia nei guai, crea pasticci danneggiando involontariamente i suoi nemici perché non sa ballare a tempo con gli altri…bella anche Lyla trasformata in una statua che regge Uno divenuto una semplice boccia verde. Per il resto si perde un po’ di tempo con Pikappa che saltabecca, si traveste, si ritraveste, si spoglia, si riveste e infine si ritraveste di nuovo, infiltrandosi e ri-infiltrandosi, ed è un po’ confusa la scena dove vola con lo scudo cercando l’uscita e finendo dentro le case dei danzatori (a pagina 36 ci sono due vignette in sequenza molto simili tra loro dove non si capisce se si trovi nella stessa stanza o se sia in due case diverse). Finalone cliffhanger dove torna Garundar dell’Ordine del Silenzio, che recupera i ricordi ed è ansioso del rematch col nostro papero mascherato, la terza trama della saga Fuoriserie ad essere inserita nel mucchio, stavolta forse un po’ forzatamente. In tutto ciò abbiamo una Soave Signora che, soprattutto quando è arrabbiata, assomiglia davvero tanto all’attuale Presidentessa del Consiglio dei Ministri italiano. Vedremo tra pochi mesi come si risolverà la minaccia della giorgiamelonica papera tecnometafisica.

    TIRIAMO LE SOMME: QUEL CHE RESTA DI SISTI

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    Il nuovo ciclo di Sisti era partito pieno di speranze e promesse, che sono state parzialmente disattese non tanto per colpa dell’autore ma più che altro per cause esterne, tra costi, periodicità, mancanza di valorizzazione, disegnatori inesperti, assenza di rubriche e scarse vendite. È pur vero che una cosa del genere il buon Sisti poteva aspettarsela, ma gli perdoniamo ingenuità ed ottimismo. Qui non cerchiamo di dare colpe o giudizi, vorrei limitarmi ad analizzare quanto accaduto. Ci tengo a precisarlo perché Alessandro è un tesoro nazionale che va tutelato e preservato, e PK con lui. Ma cercherò di essere concreto ed obiettivo per quanto possibile.

    Sisti ha un piano, una visione, un manifesto, non è uno che improvvisa. Ha tante buone intenzioni. Ma alla fine anche lui, come il titolo della storia finale di gennaio, ha dovuto fare i conti con la realtà. Inizialmente Sisti ha ragionato in ottica di una serie regolare che andasse avanti per un tempo indefinito, da cui la decisione di alternare trame in sospeso con nuove trame inventate per l’occasione. Non gliene faccio una colpa, in fondo alcuni fan (forse sbagliando?) gli avevano chiesto proprio questo, un mix tra vecchio e nuovo, e lui li ha accontentati. Ma per una testata dal fato incerto, con la costante spada di Damocle delle vendite che pesa sulla sua testa da ben prima che la nuova run cominciasse, con solo 44 pagine striminzite ogni tre mesi (se va bene), si è rivelata la scelta giusta? E alla fine ci ritroviamo con la saga di Xadhoom/Xerbiani/Rettificatori ancora una volta nel limbo, proprio ora che speravamo in una risoluzione dopo tanta attesa dal finale di CDUR. Come dicevo, poi, complici le poche pagine, tono e ritmo ne hanno risentito. A volte ci si rilassa troppo, altre si corre troppo. Da un lato si inserisce roba nuova come se ci fosse tempo e spazio per poterla approfondire adeguatamente, dall’altro la si sviluppa in fretta. L’equilibrio si raggiunge solo ogni tanto.

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    Sisti vuole inoltre “normalizzare” PK: anche in reazione al ciclo di Gagnor, voleva chiarire cosa è effettivamente PK ed evitare fraintendimenti. E quindi basta con toni finto-epici e roba edgy, si torna al cuore della serie, con Paperino e il suo amico Uno. In questo Sisti sicuramente eccelle, ma la sua visione è giocoforza parziale: PK era tante cose, era un buon Disney ma conteneva contraddizioni, un mix apparentemente schizofrenico di stili e registri che però in qualche modo funzionava. In questa serie a volte si appiattisce tutto al ribasso, quasi col freno tirato, probabilmente per paura che PK venga ritenuto un qualcosa di troppo estraneo rispetto a Topolino. Sisti vuole tranquillizzare e rassicurare…forse troppo. E a mancare non sono tanto le edgyate (che difendo, quando sono fatte bene e adeguatamente compensate…PK, come Odin, contiene dentro di sé il germe del suo contrario in una virtuosa unione di opposti, di questo ne sono personalmente convinto), quanto i feels. Gli eventi accadono, in maniera precisa e perfetta come un orologio svizzero, ma a volte manca un po’ il cuore. Che Sisti ha, sia chiaro, ma che non ha potuto esprimere appieno, e questo è un problema che ci portiamo da tutto il PKNE, artibanico o sistiano che sia. C’è fretta di raccontare, di aggiungere personaggi ed eventi, ma a volte si perde il punto. E arriviamo al paradosso di un Sisti che fa di tutto per fare accettare PK a Topolino ma viene snobbato dal Topo, con il Paperinik gervasiano che lo considera un elseworld e con i pochi riferimenti (si pensi a Vacca nella megasaga corale di Minaccia dallo Spazio) messi quasi in sordina, di nascosto, in maniera carbonara, e con un Paperinik che non usa la tecnologia Ducklair neanche durante un pericolo di livello planetario, o contro un Darkenblot. Questa frattura andrà prima o poi ricomposta, e si spera che l’Omnibus educhi ad una visione che abbracci Gervasio quanto Sisti, Sheriduck quanto Angus Fangus, Newton ed Enigm quanto Uno e Lyla.

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    E IN FUTURO? I CONTI CON LA REALTÀ, IN TUTTI I SENSI

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    Non è finita finché non è finita, comunque. A gennaio sapremo come finisce questa saga, cosa resterà in sospeso e cosa sarà concluso. “I conti con la realtà” è un titolo che ricorda molto “I conti con LE realtà”, una strana storia di Universo PK mai ristampata dove Sisti sembrava voler far convergere tutti i mondi paralleli pikappici in una Terra che presentasse caratteristiche di tutte le realtà alternative, un po’ come la Crisis della DC Comics negli anni 80. Un ragionamento un po’ pericoloso e confuso (per dire, avevamo l’Angus Variante della Macchina del Fangus che partiva per la Nuova Zelanda…e l’Angus Canonico che tornava da un viaggio mai fatto in Nuova Zelanda ne Gli Argini del Tempo!), che Sisti sembra avere fortunatamente abbandonato. Il titolo è quindi semplicemente un caso, si ricollega a un balloon di “Il Nemico del Ragno” e si riferisce probabilmente al ritorno alla vecchia realtà pre-sconvolgimenti ragneschi.

    Nel frattempo PK è tornato su Topolino, cosa che secondo me è l’ideale, intanto con uno one-shot di Faraci e poi chissà. E spero che Sisti sia della partita, che gli concedano di dire la sua. Immagino che ora possa essere scoraggiato, comprensibilmente, come lo fu Artibani alla fine del PKNE. Spero però che entrambi capiscano, come il loro amato papero, che quando il gioco si fa duro non è giusto essere da un’altra parte. Spero che tornino, soprattutto, a divertirsi con PK, senza ansie da prestazione e paure. Quando Sisti ha fatto tornare Xadhoom, eravamo in pieno PKNE con pubblicazione a puntate su Topolino e poi in volume. Sisti probabilmente era pronto a proseguire la trama di Xadhoom in quel formato. Se ora si torna a quello, quindi, non penso gli scombini troppo i piani. Bertani non ama PK ed ha fatto diversi errori, ma rispetta la volontà dei lettori tanto da volerlo salvare. E non ama lasciare trame aperte, lui per primo. L’occasione per rivedere la nostra amata Xerbiana triste, ma anche per scoprire finalmente la vera natura di Eldos Eidolon, storia definitiva su Uno che Sisti vuole scrivere con tanta voglia quanta noi lettori ne abbiamo di leggerla (e se non fosse chiaro: è tanta, questa voglia, davvero tanta) c’è e va colta.

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    Alcune cose però andranno cambiate, sempre per fare i conti con la realtà. A PK serve una fine, prima o poi. Forse non una fine definitiva, ma comunque una conclusione delle trame principali, anche solo per questione di pulizia e comodità. Facciamo le cose in maniera ordinata: prima chiudere il vecchio, poi eventualmente aprire il nuovo con maggior serenità. Sisti, dipendesse da lui, probabilmente farebbe continuare PK per sempre. Io, quando iniziò la grande saga di PKNA, pensavo fosse una felice parentesi, che si sarebbe conclusa con il ritorno di Paperinik alla vecchia vita, magari tenendo Uno e gli altri comprimari tutti attivi e pronti ad essere recuperati alla bisogna, magari anche nelle storie “semplici” del Topo, magari senza stravolgere troppo stili e registri che li contraddistinguono. Ma PK sarebbe finito, di questo ero certo. Con la fine frettolosa e monca di PK2 e il ritorno di PK dopo anni che, a differenza del periodo di PKNA, vive avventure parallelamente al Paperinik classico di Topolino, con cui si alterna (durante PKNA, Paperinik sul Topo praticamente non si vedeva, invece: erano le Nuove Avventure di Paperinik, del resto), mi rendo conto che questa strada non sia più facilmente praticabile. E Sisti, quando si pone il tema della conclusione, sta sul “chi va là?” come se avessi proposto di uccidere Uno e Angus o qualcosa del genere. Io auspicherei comunque una conclusione di PK come grande saga, che potrà avere quindi un inizio e una fine. Una conclusione che non precluda necessariamente nuove avventure, recuperi, ritorni, che non condanni al dimenticatoio il cast di personaggi pikappici, che non hanno nulla da invidiare ai nuovi personaggi introdotti su Topolino, anzi. Di sicuro non si può ragionare come se avessimo un tempo infinito e infinite possibilità, con smania di narrare più cose possibili. Andiamo per gradi, viviamola come se ogni storia fosse l’ultima o la penultima. Ma (e mi rendo conto che è difficile) senza che questo metta ancora più fretta di quella che si è avuta finora. Andiamo verso un punto, magari non subito, mettendoci il tempo che ci metteremo e la quantità di storie che ci vorranno per raccontare la vicenda nella maniera più giusta e non affrettata. Ma arriviamoci. Perché ok, va bene se PK non finisce, ma non possiamo rischiare nuovamente di trovarci una trama come quella di Xadhoom di nuovo in sospeso per chissà quanto tempo. Poi ci sarà tempo e modo per sfruttare nuovi filoni, se si avranno voglia e idee. L’importante è avere la direzione chiara in mente, senza troppe deviazioni. Non con fretta, ma con decisione. E non dimentichiamo il cuore, oltre alla testa. Perché sì, si può raccontare anche qualcosa di minimale e che non debba freddamente portare alla conclusione di trame, se ci si mette il sentimento e se si trasmettono emozioni che riescano a decoolflamizzare il lettore.

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    Altra cosa da trovare, infatti: quel quid che un po’ si è perso nel PKNE. C’è chi dice che sia perché gli autori sono invecchiati, sono cambiati, non sono più quelli di una volta. Dissento, forse sbaglierò. In fondo anche Faraci, nella sua ultima storia, per quanto ci siano ancora problemi, è riuscito un po’ a ritrovare un tono adeguato. È questione di volontà e di allenamento, per me. Di lavorare senza pressioni interne ed esterne, tornando a divertirsi, senza ammantare PK di eccessiva sacralità che spaventa e paralizza e senza timori e ansie, da prestazione o meno. PK può raccontare anche vicende più piccole, se fatte nel modo giusto. Ci vogliono i feels e ci vuole il cuore. E magari un lavoro corale, adeguatamente supervisionato. Un Sisti ai soggetti, magari. Che possa aiutare i vari Sciarrone o Faraci o Pastrovicchio o Enna o Artibani, qualora decidessero di cimentarsi ai testi alternandosi con Sisti. Che, come dicevo, sa benissimo darci feels e metterci il cuore. E spero che con Eldos e il finale del ritorno di Xadhoom ce lo metta tutto. Ritroviamo la semplicità di divertirci e commuoverci con PK. Senza paura. Coraggio, Sisti. Siamo tutti con te.
  • In attesa dell'intervento del Sommo Zotnam (l'utente, non l'evroniano) ci tenevo a dire due parole mie sull'ultimo volume uscito, dal titolo "I Conti con la Realtà".
    Nonostante l'intera run sia penalizzata, a mio avviso, da un'uscita troppo diluita, in questo "finale di stagione" Sisti riesce a chiudere con grazia la trama della Soave Signora, non facendosi mancare collegamenti pikappici finora nemmeno considerati attinenti:[spoiler] Dhasam Bul, Everett e perfino Grrodon[/spoiler], questi alcuni degli elementi ripresi in questa run, che non ha paura di legarsi alla lore preesistente andandola così ad approfondire.
    Inoltre ho trovato la storia divertente e i personaggi coinvolti interessanti, degno di nota Garundar, un rivale che mi ha ricordato alcuni villain di Batman.
    Certo alcuni passaggi sono secondo me affrettati, come appunto la lotta contro Garundar, ma è incredibile come in poche pagine sia stato inserito tutto quanto.
    Epica la scena della danza, con un Pikappa che si ricorda di essere sempre il solito papero imbranato e usa questo potere per risolvere la situazione.
    Molto particolare il finale, e ho amato vedere tornare la dinamica di Pkna con Paperino che discute su quanto successo con Uno mentre si gode il meritato riposo dell'eroe appollaiato su un'amaca, viziato dal suo amico virtuale.
    Prossimamente cercherò di rileggermi tutto da "La Danza del Ragno d'Oro" per farmi una panoramica completa sull'intera run.
    Auguro a Sisti di poter continuare ancora a giocare con il suo papero mascherato preferito
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