[Disney] PK Omnibus - Pippone e discussione

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Parte 2 di 5: Il Mito e la mitologia, edizioni a confronto

    SOSTIENE GRRODONI. LA LEZIONE WDAS

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    Può piacere o meno, essere condivisibile o meno, stare simpatico o meno, per campanilismi o motivi più o meno reali, ma Valerio Pikappagnella Paccagnella conosce PK. Di più, lo ama. Del resto, se è noto da decenni nelle community online col nickname di "Grrodon", per gli amici (?) Grrodoni, un motivo ci sarà. Ora, Paccagnella è anche un avido lettore di Topolino e delle produzioni Panini/Disney Italia in generale, nonché un fan all'ultimo stadio della Disney e della sua produzione animata, WDAS in testa. Era inevitabile che in un progetto simile unisse le sue passioni, evidenziandone i legami. E di legame tra PKNA e la Disney, italiana e americana, a fumetti e della produzione animata, il Grrodoni parla molto, nell’Omnibus.

    Perché Paperinik New Adventures è figlio di tanti padri e tante madri, dalla tradizione italiana del fumetto Disney all’animazione dei Walt Disney Animation Studios, da manga e anime a fumetti americani di supereroi della Marvel, DC, Image ecc…PK infatti è la fusione di tante cose, l’unione virtuosa di opposti: registri, scenari, toni, stili molto diversi tra loro, talvolta agli antipodi (dagli edgysmi un po’ shonen un po’ underground all’umorismo rassicurante topolinesco), che genera un inaspettato equilibrio, un qualcosa che non è né l’una né l’altra delle sue diverse componenti, un tutto superiore alla somma delle parti che contiene dentro di sé il germe del suo contrario, come direbbero al monastero di Dhasam-Bul…e per un fumetto così ibrido, si è scelto un volume che presenta un approccio ibrido, un Omnibus solo di nome, ma che sostanzialmente è…altro. Ma ne parleremo poi.

    Tra tutte queste ispirazioni, l’elemento Disney è quello che viene citato di meno, quando si parla solitamente di PK: sono buoni tutti a notare l’ispirazione da, che so, Akira o i comics di Rob Liefeld, ma se vi dicessero che PK, per quanto atipico, è un Disney a tutti gli effetti? Così Disney che i giovani “rivoluzionari” autori pikappici di testi e disegni, visti come dei sacrileghi blasfemi dagli austeri saggi dell’antica scuola della Tradizione Italiana Disney o come vogliamo chiamarla, studiavano e mettevano in pratica le lezioni della Disney americana animata, quella delle migliori produzioni WDAS…pensate all’ennesimo paradosso: da un lato i loro sperimentalismi erano visti di mal occhio dall’Accademia francese (e dai Maestri italiani) perché si discostavano troppo dal canone, dall’altro spesso e volentieri erano più fedeli ai canoni dell’animazione Disney di quanto non lo fossero i loro scettici Maestri italiani…del resto, si sa, per infrangere le regole bisogna conoscerle. PK è anche questo: un amalgama di fedeltà e tradimento. Ma ciò che spiega l’Omnibus è semplice: Pikappa non è un figlio illegittimo, è di famiglia. Ed è il caso di riaccoglierlo in casa con tutti gli onori.

    “SÌ OK, MA CHEMMEFREGA A ME? C’HO IL MITO!” - PK IL MITO E PK OMNIBUS A CONFRONTO

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    Io di base non amo i doppioni e le infinite ristampe di roba che già possiedo in un’edizione, figuriamoci se ho proprio l’edizione originale. A meno che non abbiano un qualcosa di davvero valido.

    Ecco, di ristampe ne possiedo due: la prima è PK Il Mito - e neanche tutto, solo alcuni numeri che ritenevo valessero particolarmente la pena - e la seconda è PK Omnibus…e neanche questa ce l’ho tutta, ma semplicemente perché ne è uscito solo un numero.

    Io non penso esistano edizioni (o meglio ri-edizioni) perfette. Non lo è questa, ma non lo era neanche il Mito, anzi, che presentava diverse problematiche. Mi accontento di avere edizioni che possano darmi qualcosa, con uno scopo. Entrambe queste collane, secondo me, fanno bene il loro lavoro. E per questo ho deciso di promuoverle entrambe. Il mio motto, come forse ho già detto altrove, è “una cosa non esclude l’altra”. Il Mito e il PK Omnibus sono complementari, entrambi imprescindibili. Hanno scopi e obiettivi diversi, almeno in parte, ma validi allo stesso modo.

    Il Mito ha fatto il suo, riattivando un discorso, riaccendendo la curiosità, soprattutto negli autori e negli addetti ai lavori, perché di pker “agenti dormienti” ce ne sono sempre stati tanti. Ed ha attirato i fan storici viziandoli con chicche, curiosità, roba inedita, tesori tirati fuori da vecchi cassetti, schizzi, tavole e prove. L’Omnibus ha un’impostazione diversa. Le “chicche” ci sono, ma il suo scopo principale non è quello di tirare fuori rarità dal cassetto, il suo punto di forza è l’apparato critico, un’assoluta rarità per produzioni così recenti di autori ancora in vita.

    Ma soprattutto il Mito celebrava un qualcosa di finito ed è uscito in un’epoca in cui PK non era ancora tornato (e non dubito che quei volumi abbiano contribuito a ciò, se non altro per averlo riportato al centro del discorso), mentre il PK Omnibus esce nell’epoca del PKNE, in cui PK fa parte del nostro presente ma ancora arranca, fa fatica ad essere accettato e valorizzato. L’Omnibus è pensato per lasciare un segno, per restituire giustizia al nostro eroe bistrattato, una volta per tutte. Con un formato adeguato e una maggiore fedeltà all’edizione originale.

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    L’Omnibus ha cose che il Mito non ha e non ha cose che il Mito ha. E viceversa, ovvio. Le forze dell’uno sono la debolezza dell’altro. Aggiungiamo che è difficile fare un paragone non foss’altro perché il Mito è ormai concluso e dell’Omnibus è uscito solo un numero. Il Mito aveva, in particolare nel primo numero, una marea di schizzi inediti e tavole inedite di Lavoradori, Sciarrone, financo Sisti (!) e molti altri, stralci delle “bibbione” dedicati al mondo di PK, tra personaggi, eventi e ambienti. Aveva anche la PK Style Guide. E poi le interviste, certo. Oltre alle prime due serie canoniche di PK e all’impropriamente detta “terza” serie, il reboot. L’Omnibus nel primo numero sicuramente non ha (ancora?) tali schizzi, tavole e appunti. E non ha la Style Guide, per quanto alcune sue immagini sono riciclate ogni tanto tra le pagine del volumone.

    Detto ciò, il PK Omnibus ha innanzitutto un formato più grande, carta più lucida/liscia/patinata rispetto al ruvido Mito. E comprende tutto ciò che PK Il Mito aveva omesso: non solo la pagina di editoriale/intro di ogni numero di PKNA (la ricordate?), ma anche le rubriche, i PKFiles dei personaggi (non quelle della Style Guide, proprio quelle presenti negli albi originali) e i PKProject con tecnobubbole ecc, roba che di fatto era parte integrante della storia, che la ampliava e approfondiva. C’è persino la preview del numero successivo, quella presente nella terza di copertina di ogni PKNA. Tutta roba che nelle ristampe precedenti, Mito o PK Giant che fossero, non avevamo mai più rivisto. E ovviamente c’è quel che nel Mito non poteva esserci perché ancora non era stato realizzato: le cover del PK Giant e i poster-cover sempre del Giant, che si aggiungono alle copertine originali dei PKNA. Già questo basta a farne un’edizione di gran lunga superiore innanzitutto al PkGiant, di cui ha tutti i lati positivi (o meglio, l’unico lato positivo del Giant: alcune cover) risolvendo quelli negativi.

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    Inoltre, il Mito (ma credo anche il Giant) aveva un problema con le stampe, che presentavano alcuni balloon privi delle pecettature che avevamo effettivamente trovato nei PKNA per correggere in extremis degli errori, presenti invece nell’edizione del Mito. L’Omnibus ha un approccio ibrido a riguardo: alcuni balloon li lascia nella versione Mito senza-pecetta (nei casi in cui la pecettatura “censurava”: si è pensato di mantenere le versioni più “crude” e meno edulcorate), altri li corregge (come i balloon di Sty e “Gordon” in una vignetta PKNA 5, che nel Mito erano erroneamente in ordine invertito). Immagino saranno quindi salve le correzioni dello speciale Zerobarrauno, dove PK aggiungeva che la 313 avrebbe ancora potuto volare, e Norman Bates Russel non si chiamerà più Russell Quaid, come faceva di punto in bianco in Silicio. Insomma, correggere dove va corretto, lasciare com’è quando si ritiene che i dialoghi scorrano meglio senza censura. E se dovesse andare avanti, dopo gli Omnibus di PK2 non ci sarebbe Frittole, bensì il PKNE. Forse addirittura preceduto da qualcos’altro (le due storie di raccordo di DoubleDuck? Altro? Vedremo). Si avrebbe finalmente l’intera saga CANONICA completa, ordinata. Con le storie finalmente leggibili nell’ordine cronologico corretto, senza andarsi a recuperare il volume tal dei tali o l’edizione vattelapesca, senza dover rincorrere Topolini, Deluxe, Superdeluxe e Fuoriserie. Ma questo vale solo se si riuscirà ad andare oltre PKNA. E anche solo per questo, spero che venda bene, convincendo i PaniniDisney a proseguire anche dopo la prima serie.

    Io personalmente possiedo del Mito i numeri 1-5, 13, 20, 21, 25, 28, 29 e 36. Un terzo, insomma. Per quanto mi riguarda, consiglio sicuramente il primissimo numero. In generale i primi numeri sono quelli con più sugna (il 3 contiene una bella bozza sulla storia degli evroniani, prima che decidessero di cambiarla a prodotto finito, il 4 contiene una buona selezione delle PkMail e le ineditissime schede di PK contro Zotnam della Style Guide, non potevo non comprarlo :P). Poi si perde un po’, emerge roba un po’ spuria, anche la roba della Style Guide è meno interessante. Sicuramente il numero 25, con un bel dossier con le schede sulle figlie di Everett Ducklair, merita.

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    Sul Mito c’è roba che sicuramente sarà anche nell’Omnibus, roba che forse lo sarà e che vorrei fosse nell’Omnibus…e anche roba che NON SO se vorrei fosse nell’Omnibus. Tipo ad esempio la roba scanon, i frittolismi vari. Il libricino Evron Attacks del volume 31 con la storia a fumetti mezza legata al videogioco di PK e mezza a Frittole? Gli schizzi del Pk Manga speciale mai fatto di PK Frittole, sul volume 29? La storia di prova (bocciata) “Incubo sul fondo” di Pezzin e Mastantuono, che intanto un motivo c’è se è stata bocciata e dopo averla letta sul 36 posso confermarlo (mamma mia, non me lo ricordavo così Pezzin, brrrr), e poi per oltre metà della storia non ci sono neanche i disegni ma solo la sceneggiatura coi dialoghi? Non so se riempirei un Omnibus di 79 € con roba simile o frittolature varie. E oh, anche una parte della Style Guide è superflua (o meglio, è piena di immagini-doppioni), diciamo.

    Alcune chicche (le tavole del MEGAzine, ad esempio) e alcune interviste del Mito sono e saranno pubblicate sull’Omnibus, altre chissà. Per poter giudicare appieno dovremo capire come proseguirà. Ma per quanto mi riguarda, entrambe le serie di volumi dovrebbero stare sullo scaffale di un Pker. Poi, se non interessa è legittimo, così come è legittimo decidere di risparmiare, non voglio fare i conti in tasca a nessuno. Ma non ho capito quelli che dicono “Non voglio rivendere il Mito per comprare l’Omnibus”: perché bisogna sbarazzarsi della precedente edizione? Perché non tenerle tutte e due? Si completano a vicenda e sono imprescindibili entrambe, almeno per ora. Una cosa non esclude l’altra, again. Soprattutto, in entrambe le edizioni c’è amore, si vede che è stato infuso a profusione in queste opere. E l’amore si premia. O almeno, io lo faccio.

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    Ultima modifica di Sommo Zotnam il martedì 14 novembre 2023, 17:01, modificato 1 volta in totale.
  • Parte 3 di 5: Confezionamento & Contenuti

    COSA CONTIENE IL VOLUME (1): L’ESTERNO. IL MESSAGGIO DI UN’UNICA SAGA COESA

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    Com’è fatto, concretamente, questo volume? Per cominciare, partiamo dalla sovracoperta, che riproduce la cover del numero Zero, “Evroniani”. Bei colori e bella consistenza al tatto, con l'evroniano e Paperinik in rilievo. Da notare una cosa: se sulla cover c'è il logo di PKNA, sulla costina c'è scritto solo "PK Omnibus" con il numero 1. Non "PKNA Omnibus", attenzione. È un dettaglio importante, perché vuol dire che la serie potrebbe proseguire anche con PK², storie di raccordo eventuali (penso ad esempio alle due storie artibaniche di DoubleDuck, che seminano elementi che torneranno importanti nelle storie pikappiche successive) e il PKNE nelle sue diverse fasi (Topo, Fuoriserie e di nuovo Topo). Immagino che, in tal caso, le copertine presenteranno i loghi delle due serie canoniche successive mentre sulla costina rimarrà la scritta "PK Omnibus" con il numero progressivo. Un modo per stabilire definitivamente che, aldilà dei cambiamenti di serie e formato, quella di PK è un'unica grande saga canonica.

    Motivo per cui no, non troveremo "PK - Pikappa" alias Frittole, la "terza serie" che terza non è bensì è un reboot che oltretutto ha creato e tuttora crea grande confusione nei lettori. Idem per Universo PK e in generale per tutte le "apocrife" (tra le quali annovererei personalmente anche le tavole olandesi). Il tutto ammesso e non concesso che le vendite spingano la Panini a proseguire anche oltre PKNA. Qualcuno storcerà il naso per la mancanza di questi elseworlds, ma per quanto mi riguarda è una scelta giusta e necessaria per fare pulizia e chiarezza su cosa sia la saga di PK: un’unica grande storia “canon”, un racconto coerente, non una serie di versioni e interpretazioni alternative. Nulla vieta che dopo l'eventuale pubblicazione di tutta la saga non escano cofanetti o Omnibus ulteriori con chicche spurie e dedicati a Frittole e alle altre dimensioni parallele (che tra l'altro sono facilmente recuperabili in altri formati). Ma questo verrà casomai dopo la fine dell'eventuale pubblicazione del PKNE e di tutte le storie canoniche di PK sull'Omnibus: hanno la priorità.

    Interessante anche il testo sulle alette della sovracoperta, che ribadisce l'importanza di Zio Paperone come motore involontario delle vicende della saga e che presenta in miniatura tutte le copertine delle storie presenti. Passiamo alla copertina rigida interna: uno sfondo nero col logo di PK, niente di che ma vabbè, non un grosso problema. Bello il risguardo, ossia la seconda di copertina unita alla prima pagina del volume (o l'ultima pagina del volume unita alla terza di copertina), con la riproposizione della suggestiva scena dell'incrociatore evroniano di "Ombre su Venere". Chissà se nei prossimi Omnibus sarà riproposta la stessa o se sarà sostituita da qualcos’altro.

    COSA CONTIENE IL VOLUME (2): L’INTERNO. PK LIBRARY? UNA FANTAGRAPHICS TRAVESTITA DA OMNIBUS

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    Passiamo ora all’interno, ai contenuti veri e propri. Lo avevamo già accennato: questo è un finto Omnibus, in realtà è una Fantagraphics come quelle Panini/IDW (la Don Rosa Library, quelle su Barks, Taliaferro, Gottfredson), costruita su quella falsariga, quindi con storie precedute da analisi, tanti redazionali che analizzano l’opera, che è pure arricchita dai contributi degli autori stessi, dato che sono fortunatamente ancora viventi, con il loro commento storia per storia. Un’edizione critica in tutto e per tutto, cosa che finora avevano “meritato” solo i mostri sacri del fumetto Disney oltreoceano e a livello mondiale. Non male per un piccolo, fragile papero mascherato, eh?

    Dopo il “mea culpa” bertaniano e il piano dell’opera con l’elenco dei contenuti, oltre al sommario con i credits degli autori delle storie, arrivano 8 pagine di introduzione. Se finora si utilizzava sempre la frase “Da Paperinik a PK”, in questo caso il titolo è “Da Paperino a PK” (sottotitolo “Storia di come un inguaribile scansafatiche divenne il paladino della Terra”). Perché sì, la risposta alla videoludica domanda “Chi è Pikappa?” è “Donald Fauntleroy Duck”. Quello vero, non una versione alternativa. Un modo per ribadire che PK è parte di un’evoluzione, di un processo.

    Il lungo articolo parte dalla Gallinella Saggia, The Wise Little Hen, il corto animato delle Silly Symphony con la prima apparizione di Paperino, per poi raccontare l’evoluzione del personaggio, principalmente in ambito animato. Viene giustamente fatto notare che il lato eroico/avventuroso di Paperino era presente anche in Carl Barks, viene ricordato l’importanza per la lore della Saga di Don Rosa, tra i primi tentativi di introdurre una forma di continuity, poi viene narrata la genesi di Paperinik (di nuovo con Dorellik, Elisa Penna e blablabla)…e viene saggiamente citato il Fantomius di Marco Gervasio. Nel mio mondo ideale, un universo dove coesistono Fantomius nel passato e PK con Uno nel presente è semplicemente la normalità, una cosa così giusta e spontanea che vien da sé. Spero che prima o poi lo stesso Gervasio se ne renda conto. Ad ogni modo, dal Paperinik Vendicatore si passa al Paperinik eroico contro Spectrus e Inquinator, e infine a PK.

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    Allora, che dire su questa prima parte? Che è buona, ma forse Paccagnella si sofferma un po’ troppo sul Paperino animato: so che detto da me non è credibile una critica alle digressioni, ma magari – una volta fatto capire il concetto – avrei sintetizzato un po’ di più (di nuovo, parlo io che non sono sintetico affatto, ma un conto è qui e un altro è su un volume con un numero definito di pagine). Diciamo che forse c’è qualche riferimento di troppo al Topolino di Floyd Gottfredson (“Topolino sosia di Re Sorcio”? Seriously?) e il tutto a volte potrebbe risultare quasi un po’ pesante per un profano. Ma solo quasi, solo a volte, e solo un po’. Resta comunque una intro valida, ben scritta e necessaria.

    Qualcuno potrebbe comprensibilmente obiettare che, nonostante l’ennesima citazione a Elisa Penna e Johnny Dorelli, non ci si soffermi troppo sui retroscena della nascita di PKNA in sé . Mi rendo conto che rispetto al Mito o in generale ad altri casi analoghi, questa serie di volumi ha scopi e obiettivi diversi, e da un lato concordo: non è pensata per limitarsi a celebrare il passato con il momento nostalgico da revival o grande reunion. Ma comunque, quella delle famose origini “carbonare” di PKNA, nato quasi di nascosto, senza che l’Accademia francese se ne accorgesse, per evitare censure eccetera eccetera, è una storia che è stata raccontata più volte e che ormai d’altronde conosciamo benissimo e in tutte le salse. Nei contributi successivi viene dato più spazio agli autori effettivi delle storie che alle “eminenze grigie” dietro le quinte, e gli approfondimenti sono più story-driven o story-oriented che legati all’ennesimo racconto della genesi pknaica o alla nostalgica evocazione di retroscena. Il che non vuol dire che non ci siano affatto.

    Ciò nonostante, infatti, le basi ci sono: ecco quindi citato Ezio Sisto come uno dei fondamentali ideatori del progetto, e di cui vengono menzionati passi della sua introduzione sul primo numero di PK Il Mito (c’è anche un bel retroscena di Sisti che racconta come fu lui a suggerire al buon Alessandro di rendere Xadhoom femmina, da figura aliena maschile o asessuata che era prima); c’è uno spazietto anche per Simone Stenti, citato come coordinatore e come co-soggettista di Ombre su Venere…e viene citata la nascita dell’idea di PKNA, persino i gadget di “Paperinik Agente PK” dei primi anni ’90, le cover di “Paperinik e altri Supereroi” e il lavoro di Marco Ghiglione e Max Monteduro. Certo, mancano contributi nuovi di Cavaglione (ammesso che serva, o che voglia darli), Stenti (che immagino sarà presente nei prossimi numeri), Sisto (che per quanto ne so sta male al momento, ma che spero riesca comunque a dare un contributo nei futuri volumi e colgo l’occasione per fargli i miei personali migliori auguri: tieni duro, Ezio!) e Monteduro, che comunque non è detto che siano necessari. Manca anche il contributo di Francesco Artibani (è a tal punto in luna di fiele con PK da non voler lasciare contributi? Spero gli passi prima o poi) e di Alessandro Barbucci (che credo non sia in ottimi rapporti con la Disney da un bel po’).

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    So che c’è chi si aspettava un maggior riconoscimento per Monteduro, ma in realtà il suo ruolo di ispiratore del progetto per i colori delle copertine di Paperinik è citato eccome. Anzi, paradossalmente Monteduro è menzionato PIÙ su questo primo numero dell’Omnibus (sia nella lunga intro che nei credits) che in PK Il Mito, che nel primo volume addirittura parlava del suo lavoro sperimentale sulla cover di Evroniani…senza mai nominarlo, come se il suo nome fosse stato censurato! Quindi, aldilà delle varie polemiche e dei dubbi, il minimo sindacale c’è. Si può fare di più? Senz’altro, ma ci sarà occasione di approfondire nei prossimi numeri dell’Omnibus, immagino: anche solo se si fermasse con PKNA senza andare oltre, sarebbero comunque 7 volumi…

    Molto ma MOLTO più interessante e scorrevole è la parte successiva, ossia l’apparato critico vero e proprio, quello che precede ogni singola storia. Si vede che è un lavoro appassionato e competente. Qui Paccagnella ritrova la vitalità, la frizzantezza, la brillantezza, l’umorismo, sia nei titoli dei paragrafi sia nel testo vero e proprio.

    Ma andiamo con ordine: prima ci sono le cover originali a doppia tavola di PKNA, in questo caso forse un po’ rimpicciolite rispetto a quelle originali e con bordi bianchi un po’ più grandi. Ok che era per mettere la dida coi credits degli autori della cover, però secondo me poteva rientrare tutto anche mantenendo le dimensioni esatte delle copertine. Che in ogni caso sono ben visibili e gradevoli.

    Poi arrivano due pagine con il sopracitato apparato critico di Paccagnella, che contengono anche ogni intro/editoriale di PKNA (sì, la mitica prima pagina con quei testi spesso filosofico-deliranti, ve la ricordate?). C’è da dire che ci si sguercia un po’ a leggere le didascalie delle foto in queste pagine (come anche nelle 8 pagine di intro, del resto) e gli editoriali rimpiccioliti di PKNA: sono scritti davvero in piccolo, roba da perderci diverse diottrie. Ma vabbè. Attenzione: questi “dietro le quinte” sono prima di ogni storia, ma la spoilerano. Perciò, leggeteli solo se avete già letto PKNA, altrimenti leggete prima la storia che li segue e solo poi tornate alle pagine precedenti.

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    Infine, prima della storia vera e propria, c’è una terza pagina con contributi assolutamente nuovi, originali e inediti, le “PK Voices”, con gli autori della storia (solitamente lo sceneggiatore e il disegnatore, talvolta insieme e talvolta solo uno dei due) che ci raccontano qualcosa in più della storia che stiamo per leggere, contributi e commenti davvero graditi. Da notare che anche stavolta, in questo caso quando parla di PKNA 5, Alessandro Sisti ci accenna alle sue idee per una storia futura su Odin Eidolon, che noi sappiamo essere legata alla genesi di Eldos Eidolon. È da anni che Sisti ci fa venire l’acquolina in bocca e non vediamo l’ora che gli venga concesso di raccontarci questa vicenda!

    Poi c’è la storia vera e propria. I bordi bianchi possono trarre in inganno, ma le dimensioni mi sembrano esattamente quelle degli albi originali di PKNA. E quando ci sono immagini a tutta pagina, o quando la tavola originale di PKNA non presentava bordi, tranquilli: i bordi scompaiono. Non li vedrete a guastarvi la scena dell’incrociatore evroniano, per dire.

    Alla fine di ogni storia ci sono i PK Archives, che comprendono i vari PKFiles dei personaggi e i PKProjects, rubriche “in universe” che erano parte fondamentale della storia, che aggiungevano particolari e dettagli importanti per capirla e apprezzarla appieno. E finalmente sono state reintegrate dopo tanti anni in cui erano scomparse. Nessuna ristampa, né Giant né Mito, le aveva pubblicate (e neanche l’arcaico PK Reloaded le aveva ripubblicate del tutto). Insomma, gli albi di PKNA sono riprodotti in versione semi-anastatica.

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    È presente anche la nuova copertina della storia nella versione variant di PK Giant, e le terze di copertina con l’anticipazione del numero successivo. Immagino che se dovesse proseguire fino al PKNE avremo anche la ristampa delle cover variant delle successive ristampe. Alla fine di tutte le storie ci sono infine i poster umoristici di Stefano Intini, sempre da PK Giant, la cover della versione ricolorata di “Evroniani” del Super Deluxe (la versione ricolorata in sé invece si è deciso di non metterla, per mantenere la fedeltà ed evitare uno stacco troppo brusco con la colorazione del resto del volume, poi chissà, magari sarà aggiunta in seguito).

    Infine, gli Archivi Ducklair, che già dal nome citano gli “Archivi Gottfredson” della fantagraphics dedicata alle strisce di Topolino. Si parla della PK Mail (ancora non con estratti, in futuro chissà), della Pkard e della PK Action Hero, del PK Team, delle Angus Fangus News, con pubblicità ed estratti delle rubriche e dei redazionali dell’epoca. Infine, alcune delle interviste tratte dal Mito di Davide Catenacci ad Alessandro Sisti, Alberto Lavoradori, Claudio Sciarrone, Stefano Intini, Francesco Artibani.

    E nel finale c’è un dietro le quinte su “Ridi Topolino” e le parodie di Faraci, seguito da una di esse, appunto: “PB – Paper Bat Niù Adventures”. L’idea è quella di concludere ogni volume con una chicca, una sorpresa, una pillola di PK fuori da PK. Vedremo cosa ci sarà nei prossimi numeri (nel successivo dovrebbe esserci la roba del Disney MEGAzine, credo).

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    Ultima modifica di Sommo Zotnam il mercoledì 15 novembre 2023, 16:29, modificato 2 volte in totale.
  • Parte 4 di 5: alcuni punti importanti da sottolineare

    L’APPARATO. MESSAGGI IMPORTANTI: LA “NASCITA” DEL CALISOTA NEL DISNEY ITALIANO

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    Ma torniamo un attimo all’apparato grrodoniano, che presenta messaggi e segnali particolarmente importanti (e più sotto proverò a spiegare perché). Viene ricordata l’importanza di Paperon De’ Paperoni, personaggio super classico, come motore degli eventi dell’intera serie, viene fatta notare la coerenza degli scambi tra Uno e PK anche nelle recenti storie del Fuoriserie di Sisti, vengono citati Zapotec e Marlin mentre si parla del ciclo del Razziatore, viene anche annunciato quando una sottotrama verrà ripresa in futuro (è il caso di quella di Brad Van Beck e Sean LeDuck, o della maschera Maori di Angus Fangus). Viene valorizzata l’arte di Sciarrone, il modo in cui “anima” e fa recitare i personaggi, le influenze manga unite allo stile WDAS dell’animazione. Viene sottolineato come sia l’umanità del Paperino che tutti conosciamo ad ammansire Xadhoom, viene finalmente ricordato che l’assenza dei tre nipotini era giustificata con un riferimento semi-esplicito nell’albo alla Master Story “Minaccia dall’Infinito” del mensile GM – Giovani Marmotte pubblicato in contemporanea (aaahh, la continuity…). Viene accennato al segreto di Everett Ducklair e a PK2 con l’indizio nascosto tra i bozzetti della Ducklair Tower e vengono spoilerate le sue origini aliene, viene citato il Pippero di Elio e le Storie Tese quando si parla di Stefan Vladuck, viene messo a confronto lo stile di “Terremoto” con quello di “Incubo sul fondo”, la storia bocciata di Pezzin. Viene anche citata la recente megasaga “Minaccia dallo spazio” del pker vero Vacca e del pker inconsapevole/riluttante Casty, come esempio di saga corale e di uso della continuity che ha come antenato illustre proprio quel cross-over tra PKNA 0/3 e GM 16/17.

    Infine, viene ricordato come sia proprio in PKNA 4 di Artibani che viene citato per la prima volta il “Calisota”. Già, quello Stato fittizio degli USA dove si trovano Paperopoli e Topolinia, inventato da Carl Barks e stabilizzato nel canone da Don Rosa. Quello che oggi è citato su Topolino una volta sì e l’altra pure, al punto che viene realizzata un’intera megasaga sulla nazionale di calcio del Calisota, che vince persino la coppa del mondo. Ecco, negli anni ’90 nessuno in Italia al di fuori della rivista “Zio Paperone” citava Don Rosa e il Calisota. Su Topolino? Figuriamoci. Don Rosa era malvisto, non si sapeva se era da considerare parte del canone, era visto con sospetto nel migliore dei casi. PKNA fu pioniere in questo, diciamolo con orgoglio. Fece allora, quando nessuno lo faceva, e per primo, ciò che fa il Topolino bertaniano oggi. Il fatto che il curatore citi il ruolo di PK nello “sdoganare” il Calisota è una piccola vittoria, un riconoscimento non da poco. Il fatto che glielo abbiano permesso, pure.

    E, non dimentichiamolo, viene sapientemente ricordata la cattedrale di Notre Duck delle storie di Barks apparsa in “Due” e in “Trauma” e ancor più opportunamente viene menzionato Henry Quackett, il fratello di Fantomius. E in quel momento ci credo. Credo che le storie dei paperi di Barks, quelle di Fantomius di Gervasio e quelle di PKNA e seguenti del PK Team…si svolgano nello stesso universo. E questo è fondamentale, come ora approfondirò.

    PK INTO THE BERTANIVERSE: CREDERE ALLA BUGIA BIANCA

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    Io credo. Credo che un giovane Paperone abbia incontrato Doretta Doremì a Dawson, che Topolino abbia salvato l'eredità di Minni da Lupo, che abbia affrontato Orango, la Spia Poeta, Doppioscherzo e Mister Vertigo, conosciuto Zenobia e Gancetto/Bruto, sia stato nell'Argaar e ad Anderville.

    Credo che, se il piccolo Scrooge non avesse pulito gli stivali di quello scavafossi, non sarebbe diventato un miliardario, non avrebbe comprato la Ducklair Tower affidandola al nipote e oggi la banda Disney sarebbe composta da paperi e topi zombieschi con un'allegra fiamma azzurra in testa.

    Credo che, se quel topo oggi così borghese non fosse stato un dispettoso scavezzacollo in gioventù che guidava vaporetti e aeroplani e che annodava le code di gattoni bulletti, non sarebbe riuscito a sopravvivere alla cattiveria di una città nelle mani di Henry J. Lasswell, Leopold Millighan e Gloria Gump, contrastandone la corruzione.

    Credo che, se il vacuo John Quackett non avesse imparato l'umiltà a Paperbridge, non sarebbe diventato Fantomius e non avrebbe ispirato un piccolo, fragile papero meschino...e oggi buona parte di Paperopoli sarebbe esplosa nell'esperimento Sole Freddo, il Calisota sarebbe stato inondato per il progetto Pangea o il nostro secolo sarebbe stato cancellato dal grande nulla generato dai calcoli sbagliati del dottor Yamato.

    A volte credo persino in Gedeone De’ Paperoni, ma sì dai, che se ci crede Artibani allora perché io non dovrei, e allora facciamo che è nato quando Paperone era già partito dalla Scozia, forse è per questo che i due fratelli non hanno mai legato tanto. O al peggio sarà stato adottato come Rumpus o altri parenti apocrifi o acquisiti.

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    Credo nelle generazioni di paperi più avventurosi del mondo, eredi dei Coot e dei McDuck, frutto dell’unione di due grandi dinastie. Capaci di scoprire antiche civiltà, andare a caccia di punte di freccia indiane, salvare la Terra dagli T'Zoook con le Giovani Marmotte o vincere la coppa del mondo con la nazionale di calcio del Calisota.

    Credo in Brutopia, Cattivonia e Belgravia. Credo in Sheriduck e in Mary Ann Flagstarr. In Paperetta Yé-Yé e in Gorthan.

    Credo che quel papero vestito alla marinara che fingeva di avere mal di pancia per non lavorare abbia sbaragliato il grande Impero di Evron. Ho letto shonen manga con evoluzioni più improbabili.

    Credo che, se a Paperopoli non si vede la Ducklair Tower, è semplicemente perché è fuori dall'inquadratura, un po' più in là nel centro città. Insomma, se ormai è assodato che Ahsoka esiste canonicamente e che in Star Wars Episodio III c'era, ma entrava in campo solo nei cambi scena quando eravamo distratti, questo in confronto è una bazzecola.

    Io ci credo. È tutto vero, come disse un simpatico e canagliesco contrabbandiere spaziale che avrebbe reso fiero il Colonnello Neopard, in una celebre trilogia sequel cinematografica. Un'unica grande chiesa, come diceva in maniera un po' paracula quel cantante lì, che va da Barks, Gottfredson, Taliaferro e Don Rosa a Sisti, Enna ed Artibani, passando per Don Rosa, Scarpa, Pezzin, Cimino e Martina, comprendendo Faraci e Gervasio, Casty e Nucci, Stabile e Vacca.

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    È una bugia, ma una bugia buona, di quelle che diventano una bella verità. George Lucas non pensava ad Ahsoka Tano quando ha inventato Darth Vader, checché ne dica oggi. È stata aggiunta dopo, ma è stata resa credibile e convincente. Ed oggi, prevalentemente accettata. Così come Toriyama non pensava alla razza aliena dei Saiyan e a Majin Bu quando raccontava le allegre scorribande del piccolo Son Goku contro Pilaf e il Red Ribbon. Eppure, oggi quell'inno all'incoerenza di generi e toni narrativi è considerata un grande affresco, un'unica saga. E pazienza se qualcuno ha la nostalgia del Goku con gli stivaletti a molla. Ok, ora mi sto confondendo.

    E sì, ci saranno anche registri, toni, stili e generi narrativi diversi tra una storia e l’altra, ma d’altronde è così anche nelle produzioni USA, per esempio la Marvel, forse Deadpool non stona col resto? Eppure ne è parte integrante.

    Insomma, è un qualcosa che mi alimenta la sospensione dell’incredulità. Che mi fa investire di più sui personaggi e sulle storie che leggo. Ovviamente non sono così folgorato da pensare a Evron quando vedo una storiella di Faccini, o viceversa a chiedermi di Ciccio e Dinamite Bla durante un’avventura a Time Zero. È un qualcosa che puoi spegnere o accendere, ma quando è acceso fa funzionare tutto meglio.

    Questo il direttore Bertani lo sa e infatti nella sua gestione del Topo ha pigiato l’acceleratore sulla continuity, rendendo tutte le storie coese. Addirittura ha fatto esperimenti notevoli, dal numero natalizio dove ogni storia, malgrado autori e personaggi e generi fossero diversi, è collegata alle altre dello stesso albo. O la saga della nevicata sul Calisota di Macchia Nera: come fece Jim Shooter, altro grande fan della continuity, alla Marvel, quando in un albo di Thor fece aprire lo Scrigno degli Antichi Inverni e in tutte le testate Marvel di quel mese ne mostrò le conseguenze con New York preda della neve, così ha fatto Bertani, novello Shooter, con diverse settimane dove paperi e topi, persino nelle storielle ironiche mono-pagina o in quelle di Faccini, fronteggiavano la nevicata.

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    Il Bertaniverso, potremmo chiamarlo: un Topolino che ama sperimentare e osare. Ricorda qualcosa? E dove si cerca di approfondire anche personaggi storici e classici, di farli evolvere, affiancando a loro anche nuovi personaggi, subito entrati nel cast regolare. Bertani ha solo un difetto, da questo punto di vista: almeno in passato ha rifiutato di unire al suo puzzle di universo coeso e coerente, canonico e in continuity, l’unico tassello mancante. Ossia, la fase degli spillati Disney, l’era di PKNA e MM (e in parte di GM). L’era degli anni ’90. L’era di Paolo Cavaglione, uno dei suoi predecessori.

    Eppure PKNA è sostanzialmente un proto-Bertaniverso. Cavaglione, Sisto, Stenti, Sisti, Artibani, Enna, il primo Cordara (quando citava Dawson invece di distruggere universi rebootandoli) e altri, furono Bertani prima di Bertani. Furono i primi a impostare un certo modo di vedere la continuity seriale in una produzione disneyana italiana. Gli andrebbe riconosciuto. O perlomeno, consapevoli della somiglianza, PK andrebbe riaccettato in casa come un figliol prodigo. Solo così Bertani e la redazione, ma anche Gervasio e altri scettici, potranno essere finalmente completi. Uno ha accettato una parte di Due dentro di sè per diventare integro. Loro dovrebbero accettare dentro di loro un qualcosa che è molto più simile a loro di quanto non credano. Nella strada che va Barks a Nucci, riempiamo il vuoto che andrebbe occupato di diritto dal PKTeam. Mancano solo loro. È l’ultimo scalino mancante, l’ultimo passo per diventare definitivamente credibili.

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  • Parte 5 di 5: conclusioni

    EPILOGO: NON CHI, MA COSA È PIKAPPA? PERCHÉ QUEST’OMNIBUS È IMPORTANTE E NECESSARIA

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    Capovolgiamo la domanda “Chi è Pikappa?” dello sfortunato videogioco che ha portato improvvidamente al temporaneo reboot (e successiva sospensione nel limbo) della serie. Cosa è davvero PK? Per capirlo è anche necessario sapere cosa non è.

    Non è SuperPaperino contro gli alieni, per cominciare. Per fare quello non ci vuole nulla, sono bravi tutti. Ma PK è innanzitutto uno stile, un tono, un registro narrativo, un modo di ragionare, di narrare visivamente e di scrivere vicende e dialoghi. Ed è, se non in primis almeno in secundis, una storia, un racconto seriale le cui trame necessitano di una chiusura e di una conclusione. Una portentosa opera narrativa, diceva il curatore in un commento online. Le tecnologie, gli alieni, vengono molto, molto dopo. Scenari, personaggi con i loro rapporti reciproci e un modo di raccontare, questo è il cuore della serie.

    PK non è un nemico di Topolino o del modello Disney classico, italiano o estero. È un precursore, un alleato. È il Disney fatto bene, senz’altro con contaminazioni, ma con i piedi (palmati) saldamente puntati nel calderone della tradizione disneyana e topolinesca, a cui ha sempre fatto riferimento e alla quale è sempre tornato.

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    PK non è un incidente di percorso. Ma un punto di arrivo e di ripartenza. All’errore dei puristi tradizionalisti legati alle “vecchie avventure di Paperinik” si è affiancato un errore uguale e contrario, quello di alcuni Pkers che per reazione, con un moto di orgoglio, han risposto “Sì, PK non è roba da Topolino, anzi dovrebbe essere un universo a parte, slegato. Ma a cosa porta questo? PK non nasce come un elseworld e quindi non si è mai preso le libertà che una storia nata ufficialmente come parallela (come un Wizards of Mickey) potrebbe prendersi. Questa doppia natura ambigua non farebbe altro che chiuderlo in una riserva indiana, un ghetto culturale e non, dove spegnersi lentamente, venire dimenticato, perdere quel bacino di idee fertili e storie e personaggi intriganti che portava, roba che potrebbe arricchire anche il resto della produzione disneyana, perlomeno quella italiana. Pensare che non sia un qualcosa di separato dal resto della produzione PaniniDisney “canonica”, al contrario, è quel che lo salverà. Il resto del mondo Disney deve capire e accettare PK, il quale a sua volta potrà armonizzarsi col resto del fumetto disneyano senza perdere le caratteristiche che lo rendono speciale. Ne verranno vantaggi per tutti.

    La contrapposizione ha portato in passato il Topo e satelliti a differenziarsi rigettando come errori tutte le novità e il bello che portava con sé, distinguendosi ma impoverendosi. A sua volta PK si è gradualmente sempre più posto come separato, un bel Disney ma che non veniva ritenuto tale da fan e lettori e rimaneva noto solo a chi lo seguiva, senza un’osmosi con il resto del buon fumetto Disney. Cosa che era ed è possibile senza infantilizzazioni da un lato né “edgizzazioni” dall’altro. Nessun personaggio è inutilizzabile, anche una Paperina o un Gastone possono essere scritti bene: è la trama a portare la serietà. E vale anche al contrario. C’è da dire che PKNA agli inizi, ma anche PK² agli inizi e il PKNE più approfonditamente ci hanno messo e ci stanno mettendo del loro per amalgamarsi ed uscire dalla riserva. Ma serve uno sforzo maggiore, anche e soprattutto da parte del Topo.

    Se tutti i nuovi personaggi delle storie topolinesche degli ultimi anni, da Red Duckan e Sheriduck a Hatequack e Ray o gli altri ragazzi di Area 15, entrano automaticamente a far parte del cast “regular” di Topolino, nella “lore” del settimanale, perché i comprimari ecc di PK non possono fare altrettanto (ovviamente rispettando i loro registri stilistici e senza snaturarli)? Un Angus Fangus è forse un personaggio meno disneyano dei sopracitati? Una Lyla Lay o Uno sono forse meno interessanti? Io non credo.

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    Poniamo fine una volta per tutte a questa guerra tra campanili, a questi decenni in cui PK è stato visto con sospetto, come una minacciosa eresia. E ricordiamo i tempi in cui, come avevo accennato prima, era Don Rosa ad essere visto con sospetto, una roba altra rispetto alla Grande Tradizione Italiana, alle origini paperonesche di Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi. All’epoca PKNA fu tra le prime opere a citare Don Rosa, che ora con la sua Saga di Paperon De’ Paperoni che fa ancora piangere i ventenni è visto come punto di riferimento imprescindibile su Topolino, forse pure troppo, al punto che almeno ogni settimana c’è una citazione al Klondike, a Dawson, a Doretta, al decino dello scavafossi ecc. Una rivoluzione che è stata largamente abbracciata e accettata. Forse è solo questione di tempo prima che accada anche con PK. E forse questo Omnibus potrà accelerare il processo.

    Tra l’altro su Topolino spesso esce roba non così diversa dai tanto vituperati PKNA/PK²/PKNE e MM – Mickey Mouse Mystery Magazine. Gran parte della produzione di Casty (che gli piaccia o no) come il Darkenblot o La Marea dei Secoli, ma anche il cupo Macchia Nera di Nucci, le Isole della Cometa di Zemelo e dello stesso Bertani (aldilà della sua natura di Elseworld), le storie intimiste disegnate da Zanchi, gli Evaporati di Enna, il Fast Track Mickey di Sciarrone, il Fattore Gamma di Alessandro “Pastro Jr.” Pastrovicchio…sono tutte storie dove almeno parte dello spirito pikappico rivive, consapevolmente o per caso. L’eredità e la lezione di quei tempi da folli e geniali incoscienti è stata ampiamente tramandata, anche se talvolta inconsciamente. Ma talvolta scientemente. Quella follia, quella voglia di stupire, di osare, che sia con “effetti speciali” visivi e di regia o con trama e dialoghi, pathos e feels…PK vive, piaccia o no. La strada è stata spianata lì e va finalmente riconosciuto, magari grazie al prezioso lavoro di questa Omnibus si andrà nella direzione giusta.

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    Persino il complesso e accurato worldbuilding nel Fantomius e nel Paperinik di Gervasio, che concilia gli inconciliabili Guido Martina e Don Rosa, è roba che potrebbe legarsi benissimo a PK se ci fosse la volontà, anche perché è un qualcosa che era stato fatto prima, proprio in PKNA. E non ditemi che è più complicato seguire il filo di PK rispetto alle varie storie in più puntate (e più saghe, a volte anche più stagioni a distanza di mesi o anni!) di Topolino. O che non sia più complessa la saga della Bella Addormentata di Gervasio. O che un riferimento a un numero di PKNA del 1996 sia più problematico di un riferimento a Topolino 959 del 1974 (!!!) per capire cosa c’è dietro le Lettere Ipnotiche. O un riferimento a Musone e Setter delle strisce di Gottfredson nella saga di Zeus, anch’essa di Gervasio. O riferimenti a Reginella, la Spada di Ghiaccio, Atomino Bip Bip, Ok Quack…siamo seri e mettiamo tutto in prospettiva, su.

    PK e Topolino non sono mondi alternativi. E dovrebbero cominciare a parlarsi. Entrambi, reciprocamente: non deve esserci un dialogo a senso unico. Ne risulterebbero arricchiti entrambi, penso, anzi ne sono convinto. Fino a poco fa, PK era visto come la pecora nera. Oggi, torna su Topolino, col vecchio costume, si fa chiamare persino Paperinik, che è il suo vero nome completo. E contemporaneamente viene pubblicato un Omnibus realizzato da un Pker che considera PK come parte integrante del mondo Disney. E lo scrive, talvolta implicitamente talvolta più esplicitamente. E gli viene lasciato fare. Sono tutti segnali? È forse l’inizio di una timida accettazione, un’apertura, una ricanonizzazione? Chissà. Un Paperinik gervasiano e uno sistico possono trovare un punto di equilibrio, se davvero vogliono. Ci sono contraddizioni, certo, ma facilmente risolvibili con un minimo sforzo di volontà.

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    Io lo spero, che sia l’inizio di una nuova fase per PK, più integrata sul Topo. Sognare è gratis, d’altronde. L’Omnibus invece no, quello costa e pure tanto. Ma sta forse contribuendo a questa normalizzazione di ciò che è speciale, a questo sdoganamento di PK, al miglioramento dell’universo Disney Italia. E anche solo per questo, forse quei soldi se li sta meritando.

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    THE END (per ora!)
    Ultima modifica di Sommo Zotnam il martedì 14 novembre 2023, 17:26, modificato 1 volta in totale.
  • Riassunto dell'odissea del mio pk omnibus n. 1: preordinato su Amazon a fine ottobre, hanno rimandato la data di consegna numerose volte, fino a dicembre, e poi entro il 31 dicembre, mentre nel frattempo per qualche motivo la pagina Amazon del prodotto non esisteva neanche più. I giorni scorsi, dopo aver visto l'ennesimo rinvio, mi sono deciso ad annullare l'ordine per cercare di procurarmelo altrove, viene fuori che è impossibile. Però ieri mi hanno inviato una mail che dice che mi sarebbe stato consegnato oggi, e così finalmente è stato.
    Presto mi metterò a leggerlo, già mi interessa l'approfondimento su paperino e tutta la sua storia che lo ha portato a diventare pk, che so essere stata scritta da qualcuno che di competenza a riguardo ne ha a bizzeffe, ma ho anche semplicemente voglia di rileggermi per l'ennesima volta storie ormai per me iconiche.
  • Ok, sono arrivato a Ombre su venere, e devo dire che mi sta piacendo un sacco, leggere la vicenda di come un progetto come pk è stato concepito e seguirne lo sviluppo storia per storia con gli approfondimenti dedicati mi ha preso parecchio, rende questa rilettura un esperienza nuova e per un fumetto come questo lo gradisco assai. Edit: finito questo primo omnibus.
    Ultima modifica di Franz Manuzzi il lunedì 12 febbraio 2024, 16:08, modificato 2 volte in totale.
  • Ho regalato questo primo Omnibus a mio fratello maggiore per Natale e desidero apertamente ringraziare Valerio per lo strepitoso lavoro che è stato fatto: è stato un regalo molto apprezzato, tra i migliori di sempre che abbia potuto fare
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  • Tu mi ringrazi e io ti rimprego!
  • Vedo che sta andando esaurito un po' ovunque. Spero questo sia un ottimo segnale per la realizzazione del volume 2. L'1 sarà ristampato?
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  • Presumo di sì, ma il Volume 2 non è mai stato in dubbio! :)
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