[Hayao Miyazaki] Ponyo sulla Scogliera

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • A proposito della "nerdizzazione" dello Studio Ghibli, da notare come in Ponyo ad un certo punto Lisa per dire "sto proprio bene" canta "watashi wa genki", ovvero il secondo "verso" della canzone d'apertura di Totoro. Accanto a quella scena Miyazaki, nello storyboard, prescrive esplicitamente: "Totoro".

    (E qua voglio vedere cosa succederà nell'adattamento italiano...)

    Oggi finisce la Mostra. Non ho la più pallida idea di chi vincerà, ma scommetto quello che vi pare che Miyazaki un premio, anche minore, se lo prende.
  • Salve a tutti... io la mostra l'ho fatta per tre quarti. Sono tornato il 2!!
    Inutile dire che il film che ho amato di + è stato Ponyo (sebbene quello di Kitano sia meraviglioso). Ho avuto anche io un autografo del Maestro. Rebo di un pò, ma l'hai beccato anche tu dietro al casinò? Vuoi vedere che ci siamo pure parlati? In effetti io ho intavolato una discussione piuttosto lunga e tecnica con uno che aveva una cartella e un meraviglioso libricino sul museo Ghibli. Vuoi vedere che eri tu?

    Tornando al film, io l'ho trovato splendido... Finalmente un Miyazaki semplice, lineare!!!!
    Inutile dire che le animazioni sono spettacolari e si staccano così bene dagli sfondi "pastellosi". Rimarrete a bocca aperta.
    Concordo che è un film più infantile, ma in che termini? Quello che ho amato di più è stata la dolcezza con cui Miyazaki ha raccontato la storia e descritto i personaggi. Secondo me solo un occhio adulto può cogliere le infinite sfumature che il Maestro ha disseminato nel film. E il rapporto tra i due bimbi, Ponyo e Sosuke, è magistrale. Davvero è riuscito a cogliere in questo film l'innocenza e l'ingenuità dei bimbi. Cosa ben diversa dal dire che il film è infantile...
    E finalmente un film di Miyazaki in cui non devo farmi milioni di domande a cui non troverò mai risposte.
    E' un film davvero commovente che si merita tutti gli applausi che ha avuto perchè ha davvero incantato la Laguna...
  • Lol il primo che dice così. Sei sicuro di aver CAPITO il film?
  • Io mi riferivo alla trama in senso stretto... Essa è semplice e lineare.
    Relativamente a quanto succede, ai fatti c'è poco da capire. Non ho trovato voragini di sceneggiatura...
    Io e i miei amici (così come tutti coloro con cui ho parlato a Venezia) lo hanno adorato (conta che tra questi c'era anche gente che a stento sapeva chi fosse Miyazaki).
    Stai pur certo che la trama non ha nulla a che vedere con quella delle ultime sue produzioni. Insomma non esci fuori ponendoti domande sul perchè determinati fatti avvengano.
    Questo non vuol dire che il film sia di immediato impatto. Come ho già detto Miyazaki arricchisce quella è una trama semplice con molte riflessioni e sarebbe bello analizzarle.
  • Rebo ha scritto:Telegramma dal Lido.

    Storia inizialmente lineare ed avvincente, ma poi piena di "vicoli ciechi" narrativi. Finale incoerente.
    Leggo solo ora ...
    perchè parli di vicoli ciechi?
    Finale incoerente? A me è quasi sembrato di una banalità incredibile.

    [spoiler]Mi aspettavo chissà quale grandi prove Ponyo e Sosuke dovessero affrontare per trasformarla in umana e invece alla fine il tutto si risolve con un semplice interrogatorio a Sosuke, cosa che però ho trovato estremamente in linea con il tono semplice e innocente del film!!![/spoiler]
  • Miyazaki a bocca asciutta...Leone d'Oro a The Wrestler... Mannaggia!!!!!!!!!!!!
  • Alla fine io il film non l'ho visto quindi non posso giudicarlo, so solo che effettivamente è stato acclamato dal pubblico e dalla critica tanto che fino agli ultimi 2 giorni della mostra era il candidato al Leone d'Oro numero 1. Mi stupisce quindi che alla fine non abbia vinto neanche un premio piccolo piccolo. Boh vedremo quando uscirà al cinema chi aveva ragione.
    "L'umanità deve porre fine allo spoiler, o lo spoiler porrà fine all'umanità."

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  • Scissorhands ha scritto:
    Rebo ha scritto:Telegramma dal Lido.

    Storia inizialmente lineare ed avvincente, ma poi piena di "vicoli ciechi" narrativi. Finale incoerente.
    Leggo solo ora ...
    perchè parli di vicoli ciechi?
    Finale incoerente? A me è quasi sembrato di una banalità incredibile.
    Sicuro che è lineare e piacevole, e persino banale. Ma quel finale giunge improvviso, senza preparazione, senza agganci diretti con quanto sembra "prepararsi" per tutto il film (dicevo: incoerente con il resto, era sottinteso). Miyazaki stesso ha ammesso di avere avuto pesanti problemi per arrivare a quella conclusione (non sapeva come finire). Lo "stacco" dai primi tre quarti, secondo me, si sente tutto.

    Vicoli ciechi... be', pensa [spoiler]al background di Fujimoto, alla "missione" stessa di Fujimoto, alla questione della Luna, all'improvviso cambiamento dell'atteggiamento di Toki nella conclusione...[/spoiler]

    Naturalmente non è la linearità narrativa o la classicità espressiva la ragion d'essere di questo film. E' una pellicola d'emozione e d'istinto. Così bisogna valutarla. Questo non toglie che si possa discutere delle sue "incongruenze", per il solito "diritto di critica". Per questo ne ho fatto cenno.

    Anche se qui c'è poco da elucubrare: è un film per bambini di 5 anni, fresco, vibrante, intenso e confezionato "a braccio". C'è poco altro da dire! I personaggi non hanno chissà quali approfondimenti, sono figure semplici dalle interazioni dirette e aperte.

    A me è piaciuto moltissimo, tanto che sono andato a vederlo due volte, la seconda pagando persino il biglietto. Non sarà mai il mio Miyazaki preferito, ma gli riconosco il valore che effettivamente ha, nel contesto di un possibile "nuovo corso" del regista.

    Comunque no, non ero fuori dal Casinò... Ero dentro, in sala conferenze stampa ;) La prossima volta magari avverti, che così ci si trova al Lido.

    Per chi non c'era, un po' di video rinvenuti su YouTube:


  • Rebo ha scritto: Sicuro che è lineare e piacevole, e persino banale. Ma quel finale giunge improvviso, senza preparazione, senza agganci diretti con quanto sembra "prepararsi" per tutto il film (dicevo: incoerente con il resto, era sottinteso). Miyazaki stesso ha ammesso di avere avuto pesanti problemi per arrivare a quella conclusione (non sapeva come finire). Lo "stacco" dai primi tre quarti, secondo me, si sente tutto.

    Vicoli ciechi... be', pensa [spoiler]al background di Fujimoto, alla "missione" stessa di Fujimoto, alla questione della Luna, all'improvviso cambiamento dell'atteggiamento di Toki nella conclusione...[/spoiler]
    Concordo sul finale inaspettato e sullo stacco ma ti dirò che, dopo poco, ho accettato la cosa senza farmi troppi problemi. L'impressione durante la visione del film è stata quella di sentirmi raccontare una favola, tornato bambino, quando, anche se alcune cose sembrano non tornare, le accetti senza crearti problemi. Questo perchè il film non è così cervellotico e pretenzioso come altri. Ovviamente di questi "vicoli ciechi", come dici tu, è bello e bene parlarne. E credo che peseranno molto di più ad una seconda visione, perchè alla prima si rimane talmente affascinati dall'insieme che quasi non si colgono.
    Rebo ha scritto: Naturalmente non è la linearità narrativa o la classicità espressiva la ragion d'essere di questo film. E' una pellicola d'emozione e d'istinto. Così bisogna valutarla. Questo non toglie che si possa discutere delle sue "incongruenze", per il solito "diritto di critica". Per questo ne ho fatto cenno.

    Anche se qui c'è poco da elucubrare: è un film per bambini di 5 anni, fresco, vibrante, intenso e confezionato "a braccio". C'è poco altro da dire! I personaggi non hanno chissà quali approfondimenti, sono figure semplici dalle interazioni dirette e aperte.

    A me è piaciuto moltissimo, tanto che sono andato a vederlo due volte, la seconda pagando persino il biglietto. Non sarà mai il mio Miyazaki preferito, ma gli riconosco il valore che effettivamente ha, nel contesto di un possibile "nuovo corso" del regista.
    Concordo in tutto!!
    Rebo ha scritto: Comunque no, non ero fuori dal Casinò... Ero dentro, in sala conferenze stampa ;) La prossima volta magari avverti, che così ci si trova al Lido.
    Porca miseria è vero... :P :P :P
    Sorry, la volta prossima di sicuro avviso!! ;)
  • [ATTENZIONE: qualche spoiler]

    Miyazaki, lo stupore senza fine. Si credeva ormai che la sua creatività si fosse infilata senza scampo nel vicolo cieco del barocchismo e dell'autocitazione, che fosse destinato al massimo ad uno, due film in cui si sarebbero riversate visioni sbalorditive e manieristiche celebranti i fasti passati dell'autore.

    Ed ecco che Miyazaki fa tacere i critici che credevano di aver già capito tutto, sommergendo la loro bocca con le acque di un oceano ribollente di energia ed impertinenza. Pare di sentire risuonare la tipica chiosa con cui Miyazaki congeda il giornalista che lo interpella: «Ti va bene come risposta?»

    Cos'è, insomma, questo Gake no ue no Ponyo? Finalmente è chiaro, senza possibilità di dubbi: sì, è un film per bambini. Ma non ha niente a che vedere con quanto si definisce oggi "film per bambini" in occidente. Perché, qui da noi, il film per bambini ideale -quello solo per bambini, non ammiccante agli adulti- è diventato quello in cui si celebra la crescita morale e l'assunzione di responsabilità: l'eroe bambino è quello che spicca tra i suoi coetanei perché più simile ad un adulto in miniatura. Il tono di queste narrazioni, generalmente edificanti, è inoltre indubbiamente quello di un maggiorenne benevolo: che di solito guarda con tenerezza (e paternalismo) agli incerti tentativi di "fare come i grandi", incoraggiando e punendo alla bisogna. Alla fine, il protagonista e lo spettatore avranno imparato qualcosa di simile ad una lezione. Nei tempi recenti, a questo sostrato si è aggiunta la buffoneria a tutti i costi, che però tutto sommato non altera l'impostazione di base.

    Ponyo non è nulla di tutto questo. È il film del pensiero bambino, dell'impulso vitale infantile allo stato più puro e travolgente, dell'assenza di costrizioni, dell'alienità dai concetti di bene e di male. È il film in cui la volontà di soddisfare un desiderio profondo e istintivo, involontario -raggiungere una creatura amata di sesso opposto- travolge qualunque barriera razionale e sociale, anche arrecando gravi danni a chiunque non sia compreso nel sentimento amoroso. E questo egoismo catastrofico rimane impunito! L'adulto che cerca di riportare l'ordine -impersonato dal solitario Fujimoto, costruttore di recinti e torri- è continuamente sconfitto, costretto a farsi da parte di fronte all'energia che porta due bambini ad unirsi a scapito del mondo intero.

    Miyazaki non s'inchina ai bambini dall'alto, porgendo loro una mano educatrice: lascia invece che siano le incontrollabili, voraci, persino violente maniere dell'infanzia postnatale e prescolare a trascinare giù il suo modo di fare cinema, a sporcarsi rotolando sul terreno dove si gioca ed immagina in libertà. Sparisce completamente l'ombra dell'adulto che aleggiava in Totoro, sotto forma di nostalgie e presagi. Il tempo di Ponyo è il qui e ora, dove gli attimi non si colgono: si stritolano.

    La storia ormai la si conosce. Ponyo, pesce dal volto umano, scappa da suo padre Fujimoto e trova Sosuke ai piedi di una scogliera (sì, non la chiamerò mai dirupo). Il bambino la salva, lei si affeziona; lui, lusingato ed emozionato, promette che la proteggerà per sempre. Fujimoto, però, ripristina la separazione tra i mondi, riportandosi a casa Ponyo, in attesa di portare a termine il suo piano di salvataggio del pianeta e di distruzione dell'umanità, che ha sconvolto l'ecosistema e via dicendo. Di tutto ciò Ponyo, concedetemi l'espressione, se ne frega. L'unica cosa che capisce è ormai Sosuke: e per ottenerlo decide di diventare umana. Ma non per poter essere accettata da lui e dal suo mondo, figuriamoci! È solo che Sosuke gli piace tanto che vuole assomigliargli, tutto qui. Niente incantesimi o streghe del mare, e nemmeno particolari sofferenze legate alla difficoltà dell'impresa: un po' di DNA acquisito per caso (leccando il dito sanguinante di Sosuke), un po' di magia del padre assorbita per incidente, e Ponyo può permettersi di decidere di diventare umana. Miyazaki regala alla sua protagonista il massimo dell'onnipotenza, portando in atto una credenza che forse si nasconde sempre nel sentire infantile: si può scegliere quando venire al mondo.

    Quello che accade dopo dà vita ad una delle sequenze più fantasmagoriche ed esaltanti di tutto il cinema di Miyazaki. Una bambina di cinque anni corre su onde che hanno forme di enormi pesci continuamente cangianti. Sosuke è in macchina con sua madre Lisa, che cerca di tornare a casa per sfuggire ad un'improvvisa e violentissima tempesta. Ed ecco che la bambina vede il bambino nell'abitacolo, ed inizia a rincorrerlo! Le onde-pesce debordano sulla strada, incalzando la piccola automobile; la bambina si fa avanti al colmo dell'entusiasmo, lasciando dietro di sè inenarrabili distruzioni. Il bambino guarda attraverso il vetro posteriore della macchina in fuga. Coglie lo sguardo della bambina sconosciuta, ormai vicinissima. Lei sa, lui non ancora. Ma nel momento in cui i loro occhi si trovano, lui sembra capire. Intanto, il mondo va in rovina. Sarebbe bastato solo questo a dare il Leone d'oro al film.

    Miyazaki non dice al bambino spettatore e protagonista come dovrebbe essere, ma accetta incondizionatamente che la sua felicità spontanea possa nutrirsi di obiettivi che non sono quelli della mente adulta razionale. E tanto diretta e sincera è la maniera con cui il film accetta tali obiettivi, tale visione del mondo, che il bambino potrebbe rimanerne confuso, stravolto, trovando per la prima volta così ingigantito e vivificato il suo universo interiore. Ecco, forse, una delle cause dello "sconcerto" taciturno di certi piccoli spettatori giapponesi, sconcerto che aveva impensierito Miyazaki. Ed ecco forse anche una delle ragioni per cui Goro Miyazaki aveva definito Ponyo un film "di paura". Un adulto, di fronte ad un simile trionfo di un pensiero perduto ed ormai estraneo, se incapace di "regressione" non può che spaventarsi.

    Il resto della vicenda ha il tipico andamento ondivago dei Miyazaki più recenti: ma stavolta le incongruenze ed incoerenze non sembrano tanto difetti e difficoltà, quanto segnali del modo di improvvisare storie tipico del gioco. Il tutto viene tenuto assieme da una vivida serie di riferimenti tematici alla nascita, all'incubazione, alla creazione della vita. Ponyo da pesce diventa una sorta di rana-uccello antropomorfa e poi finalmente bambina, alludendo evidentemente alla crescita dell'embrione umano. Crescita durante le quale, com'è noto, l'uomo ripercorre le principali tappe evolutive degli animali vertebrati, come esse si sono presentate durante la storia della vita sulla Terra. Per questo si fanno costanti riferimenti alla preistoria, e agli animali che vissero nei periodi (Cambriano, Devoniano) in cui la vita esplose senza costrizioni in una molteplicità di forme. In questa celebrazione della vita, raccontata da una punto di vista gioiosamente biologico e materiale, è naturale che si conceda grande spazio alla figura della madre. In Ponyo ne appaiono due, una delle quali (Gran Manmare) è associata ad un'iconografia (la venere paleolitica) e ad un simbolismo (la Luna) che parlano di ancestrali rapporti dell'essere umano con la fertilità, la femminilità e la riproduzione.

    Con un passaggio logico tipicamente orientale, tuttavia, Miyazaki lascia che Ponyo dalla vita giunga a parlare della morte: che è vista non come conclusione di un cammino, ma come tappa di un ciclo (ancora una volta, biologico) in cui gli estremi coincidono. Nel finale, un gruppo di vecchiette ritorna in grado di camminare in un luogo sommerso dove si respira senza problemi. Una medusa gigante circonda il loro ospizio, custodendolo come un immane utero colmo di liquido amniotico; un utero nel quale Sosuke finirà per precipitare, reincontrando la madre che aveva perduto nel mondo di superficie.

    Si potrebbe parlare molto di questi suggestivi, straordinari rimandi tematici, ai quali se ne accompagnano molti altri del medesimo tenore; ma essi fanno da semplice e pulita cornice ad un'opera dove quello che è importante è la purezza dell'entusiasmo, l'onestà del racconto, l'assoluta mancanza di malizia o presunzione. Persino la tecnica, nel suo impressionante virtuosismo artigianale, è totalmente motivata dalla storia. Sparisce il grottesco, sparisce il realismo, tutto si fa di linee nette e di forme morbide. Miyazaki si reinventa completamente, promettendo nuovi film che dell'esperienza di Ponyo faranno tesoro: anche lui, come la sua protagonista, ha deciso quando (ri)nascere.
    Ultima modifica di Rebo il lunedì 08 settembre 2008, 17:02, modificato 9 volte in totale.
  • Descritto così, buchi o non buchi, titolo o non titolo, lo amerò.

    Continuando a chiamarlo Gake no ue no Ponyo, s'intende.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • Recensione perfetta Rebo!!!
    Complimenti.
    Bellissima
  • E a parte il contenuto, è meravigliosamente scritta...

    Giusto così, per puntualizzare.... :clap:
  • Be', thanks. Merito del film :D
  • Sei vergognosamente modesto... :P
  • Primo annuncio di una data d'uscita: 20 marzo 2009.

    In questa fonte, il titolo è semplicemente Ponyo. Speriamo...

    http://www.primissima.it/primo_piano/pagina2426.html
  • Rebo ha scritto:In questa fonte, il titolo è semplicemente Ponyo. Speriamo...
    Molto meglio un semplice "Ponyo" che non quel "di sopra al dirupo"...
  • Su YouTube si può già vedere un making of del film di circa un'ora. Ma rasenta l'inutilità, essendo tutto in giapponese. Comunque, nel caso passasse di qui qualche nippofono...





    Bonus: nuovo video di Miyazaki a Venezia, degno di nota più che altro per l'imbarazzante performance canora di Marco Muller.



    In sala grande non mi si vede... ero in platea, ma all'estrema sinistra.
  • E' stato rivelato il cast americano di doppiatori di Ponyo, ed è da sbavo! :sbav:
    Matt Damon, Tina Fey, Cate Blanchett, Liam Neeson, Lily Tomlin, Betty White, Fankie Jonas, Noah Cyrys and Cloris Leachman.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
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