La Tana del Sollazzo @ Lucca Comics and Games 2023

Primo Giorno: Lucca a Lucca

S’era detto a Lucca, e così è stato. Non a Viareggio, non a Porcari, non ad Altopascio. Stavolta ci siamo attenuti al proposito, e così casa a Lucca è stata trovata. Fuori dalle mura, eh, quindi c’era la passeggiatina mattina e sera, ma eravamo a Lucca. D’altronde l’anno scorso fu un Trauma: la casa senza coperte, il mare di Viareggio, i treni impazziti, io che mi ammalo, brr. No no stavolta è andata come doveva andare.

E già che c’ero, ho preso un Bla Bla Car, abitudine che avevo inspiegabilmente perso. Così, dopo un viaggio trascorso con una coppia simpatica e sottolineo simpatica, sono arrivato a Lu… eh no, in realtà smontavano a Viareggio. Che vabbè, dai, giusto farci un blitz per irridere un po’ il me stesso dell’anno scorso. E in ogni caso, cosa vuoi che sia un quarto d’ora di treno, quando puoi sfogliare il Topo con il Pk di Faraci e Pastro? Non sarà l’unico Pk della fiera, però. C’è anche quello di Sisti e Sciarrone e… l’Omnibus. Ebbene sì, dopo oltre un anno di lavoro eccolo qua, il mio pargolo. Che dovrò presentare alla conferenza di due giorni dopo. A pensarci bene è poetico: la mia prima Lucca nel 2005 fu proprio “in compagnia” dei Pkers di allora, e diciotto anni dopo eccomi qua in un ruolo diverso ma sempre sotto il segno di Paperinik.

Arrivato a Lucca nel primo pomeriggio trovo subito i sollazzieri di quest’anno: gli ormai regolarissimi fratelli Goldensun, insieme a un vecchio classico Massimo Sestili detto il Sommo Zotnam. A occhio, dal nickname gli piace Pk e dunque credo gradisca avermi come interlocutore. Il suo russare dell’anno scorso non l’ho scordato, però, motivo per cui sto giro mi premunisco, mettendolo a dormire in una riserva protetta. Il suo compagno di stanza è Zuti, al secolo Simone Cavazzuti, una specie di colto ragazzino con cui tendo ad arrabbiarmi molto. Il fatto è che Zuti si è disneyanamente formato un po’ al contrario: skippando alcune basi per inseguire una chimera, fatta di chicche e rarità. Spesso brutte. Questa Lucca è la grande occasione per aggiustarlo un po’, reimpastandolo culturalmente, sempre che io ci riesca. Con questo nobile proposito vado a conoscerlo e scopro che ha una folta barba, cosa assolutamente inconciliabile con la poetica del ragazzino educabile che porto avanti. Ma sulla barba di Zuti, ci torneremo, oh se ci torneremo.

Veniamo alla casa piuttosto: davvero bella. Giardino pittoresco con fontana, entrata ad arco, scale, salone grande, soppalchi. Ci andiamo subito, prima ancora della fiera, perché con una base già allestita ci si gode meglio tutto quanto. E solo una volta valutata l’abitabilità, decidiamo di sfruttare le ultime ore del primo giorno per raggiungere le mura e iniziare la nostra esperienza dal padiglione Panini. Quando al mio arrivo Alex mi mette per la prima volta in braccio il volume rimango senza parole. Mi ero abituato a pensare che sarebbe andato storto qualcosa, di trovarci stampato un gatto passato sotto le rotative e cose del genere, ma al di là di ogni scaramanzia il libro è perfettamente in salute e dentro c’è il mio caro Paperino che starnazza come sempre. Colgo l’occasione di incontrare finalmente dal vivo tutte le colleghe di redazione che mi hanno aiutato a confezionare Pk Omnibus in questi mesi: Serena Colombo, Silvia Bia e Margherita Bergamaschi. E becco pure Sciarrone, pensa te!

Decido di fare la spesa grossa tutta in un unico giorno, e così aggiungo tutto quello che ritengo rientri nei miei criteri d’acquisto:

Disney. Pk Fuoriserie, Foglie Rosse 2, Topalbano, Viaggio nella Luna, Ziche, Tops Stories.

Non Disney. Un po’ di Urasawa che mi mancava (Yawara/Jigoro e Billy Bat), e ovviamente il primo volume dell’altra grande omnibus che attendevo, quella di Asterix.

Poi però è il momento di andare. E probabilmente se non c’erano i ragazzi ad aiutarmi a trasportare i borsoni a quest’ora ero ancora lì. Quella sera ci fermiamo a cenare in una pizzeria da asporto, dove la padrona decide che siamo famosi youtuber e deve farci assolutamente uno sconto. Nessuno avrà interesse a contraddirla.

La prima di quattro notti nella Tana passa come deve passare, con lettura pubblica dell’omnibus da parte di Massimo e un po’ di bacchettate random a Zuti, il quale il giorno dopo ci sorprenderà tutti. Nelle prime ore dell’alba si sbarazzerà della barba, lasciandosi sul viso un paio di strani baffoni. E’ solo l’inizio di una sorta di redemption arc che lo porterà a regredire giorno dopo giorno gradualmente alla purezza di cui necessita per poi poter ricrescere nella giusta direzione.

Secondo Giorno: I Due Dottori

Svegliarsi quando ci pare, indugiare, farsi la doccia e andare in fiera con molta calma, senza doversi preoccupare di treni e folle: quest’anno è possibile. Così possibile che alla fine io e Massimo ci arriviamo per ultimi. E ancora una volta è alla Panini che andiamo, dove ormai si è capito girerà buona parte della fauna umana con cui avrò interesse a parlare durante questi giorni di fiera.

Laggiù finalmente incrocio Davide Del Gusto, e dico finalmente perché è dai tempi delle vecchie Reggio Emilia del Papersera che non lo becco. All’epoca usava il nick Gladstone e sfoggiava un vistoso cappello, oggi il cappello non c’è ma c’è altro. Nel frattempo ha preso in mano la curatela di svariati volumi Panini, occupandosene secondo criteri che sento ben corrispondere ai miei gusti. E quindi iniziamo un fitto dialogo, fittissimo, quasi escludente, che prosegue, prosegue e prosegue. Accompagna il resto della mattina, l’ora di pranzo e l’intero pomeriggio. Si parla di autori Disney, di progetti futuri, di criteri filologici, di come internet si è trasformato, del fandom disneyano e di un mucchio di altre cose.

Diversi i punti su cui ci si incontriamo: la necessità di diffondere il materiale buono prima ancora che raro, e soprattutto quella di sensibilizzare il lettore disneyano su animazione, cinema, parchi e su quei basilari principi artistici della scuola d’oltreoceano che spesso vengono dati per scontati o direttamente ignorati. Nel sentirci il giovane baffuto Zuti si spaventa e sulle prime fugge, ma è provvisorio: sa bene di non potersi sottrarre alla Luce. Massimo invece rimane, attratto dalla potenza del nostro eloquio. E così arriviamo in Piazza Napoleone dove ci sono tipo… tutti gli altri editori. Da quelle parti raccatto un pupazzino della Pimpa (10 euro mannaggia all’Armando) e alla BAO l’Enciclopedia Calcarea. Segue un ovvio saluto al Foschini, uno a Tito, Ortolani e Ziche alla Feltrinelli Comics e poi siamo pronti per la conferenza di Bertani, Nucci e Freccero sulle uscite Disney del 2023.

Alla conferenza vedo un po’ di facce vecchie e nuove. La principale è quella di Vito, che si presenta a me in un’inedita veste hip-hop. Passiamo con lui il resto del preserale, a bere birra nei bar e infine lo consegniamo nelle mani di Trenitalia, sperando di ritrovarlo vivo l’indomani che c’è la conferenza di Pk. Cosa non scontata, dato i nubifrafgi che si profilano all’orizzonte. Per sfuggire all’acqua ci rifugiamo in una piadineria, luogo che verrà dunque scelto per la nostra cena (di fare la spesa non se ne parla) e poi dritti a casa, che stasera dobbiamo diplomare Zuti. La cerimonia avviene così: proiezione casalinga di Once Upon a Studio con svariati fermoimmagine per riconoscere i 500 personaggi WDAS presenti in scena. E lì scopriamo che Zuti è disclassico: inverte i film a episodi, quelli con protagonisti cani e gatti e persino i classici avventurosi. Malgrado questo ce la facciamo, 50 minuti per vedere un corto da otto. E il ragazzo fa il suo primo passo concreto verso il reset. Quella notte spariranno i baffoni, lasciando per il giorno successivo spazio a una peluria molto rada.

Terzo Giorno: La Pkonferenza

Ecco una lista di cose che mi piacciono molto.

Mi piace la divulgazione, e credo di essermene reso conto lentamente e nel corso degli anni. Non sono arrivato sul web per far questo, volevo solo trovare amici che fossero anche esperti con cui condividere liste e informazioni. Poi una certa educazione alla scrittura mutuata dai forum mi ha messo su questo binario ed ecco il Compendium.

Mi piacciono le fruizioni cronologiche, perché penso che mettano l’opera in prospettiva, sensibilizzando strada facendo le papille del fruitore. Partire già dai capolavori non è la stessa cosa che arrivarci per gradi, il rischio è dare molto per scontato.

Mi piacciono le edizioni critiche, che accompagnano l’opera con della buona saggistica. Perché sarà pur vero che la prova del tempo la superi se riesci ad essere gradevole per i posteri anche senza un contesto. Però, avercelo un contesto magari aiuta a fare il salto da gradevole a stupendo.

Mi piacciono le Omnibus. Perché saranno anche edizioni poco maneggevoli, ma c’è una cosa chiamata futuro con cui dobbiamo fare i conti. La roba esce di continuo, gli scaffali si riempiono, il corpus di ogni autore si affolla incessantemente. Un mattonazzo compatto aiuta a fare ordine, pulizia anche visiva.

Mi piace Pk, ovviamente, per ovvi motivi. E tra gli autori di Pk mi piace Sciarrone, il cui tratto porta con sé dei ragionamenti filosofici su Disney che sposo in pieno. Quando facevo il classico, ho passato l’intero quinto anno portandomi ogni mattina nello zainetto il suo PK2 #11, perché il modo in cui aveva costruito i personaggi, i becchi, le pose mi aveva letteralmente conquistato. Lo percepivo come una bandiera, un traguardo. Pochi mesi dopo approdai su Internet per la prima volta, per entrare a far parte della community di Pk, dando inizio al mio avventuroso percorso. Gli devo tutto.

Ecco ora prendiamo tutto questo pregresso, mescoliamolo bene insieme e capirete che significato potesse avere per me la conferenza di Venerdì 3 all’Auditorium del Suffragio, fatta in compagnia di Bertani e Sciarrone proprio per presentare Pk Omnibus. Non è la prima volta che parlo in pubblico, ma è la prima volta che lo faccio in merito a qualcosa a cui tengo così tanto, con così tanti vecchi amici tra il pubblico. Sono momenti, quelli della conferenza che mi accompagneranno per tutta la giornata, anche perché non mi aspettavo di rivedere tutta questa gente: Francesco Guerrini, Anna Colella, Max Monteduro e persino Andrea Bramini. A tratti sembra una grande festa, a tratti pare una cosa tipo il funerale finale di Big Fish, con me che ritrovo tutti e me ne pescio via.

E invece no, non me ne pescio via perché ho anche i successivi volumi da fare. Così porto a termine la giornata facendo cose sicuramente meno rilevanti tipo andare con Vito, Massimo, Zuti e i Golden al bar a mangiarmi un maritozzo, sporcandomi tutta la faccia. Poi, proseguendo nell’irrilevante, la sera in villa ci mangiamo una pasta un po’ asciutta, e ci vediamo il nuovo episodio di Loki. Infine tiriamo tardi, raccontandocela, che è un po’ quello il vero bello di Lucca. Il dopo, quando sei a casa con gli altri a organizzare la tua piramide di fumetti, bevendo birra e ricordando le Lucche che furono. Ed è in questa condivisione di esperienze che trovo con Zuti il mio punto d’incontro, vedendo finalmente in lui il bravo ragazzo che è. Grazie Lucca, che mi scavi dentro e mi porti a far progetti con Zuti.

Quarto Giorno: Che Umida Reunion!

Il quarto giorno sarà ricordato come il momento delle grandi reunion. La giornata inizia al telefono con il buon Sisti, che sebbene non a Lucca ci saluta e benedice da lontano. Prosegue poi con l’arrivo nella nostra casa di due imbucati, facenti parte della mia real life. Ci raggiungono infatti il Buon Davide, detto anche la buona pasta di Padova, un tipo tranquillo, bonario, mite e paziente, e oltre a lui la piccola Elena che altri non è che la mia compagna. L’obiettivo è contrabbandarli sotto il naso del vecchio guardiano della villa, e così li posizioniamo in due punti strategici della casa: Davide finisce a dormire in branda nel corridoio che porta in bagno, mentre Elena verrà da me avvolta in un fagottino di stracci e messa a dormire sopra il soppalco che fa da ripostiglio, celata fra coperte e materassi.

Allestito il tutto tocca mostrare loro la fiera, dal momento che è la loro prima volta nel caos lucchese. Ma più che la fiera, quello che passa sotto il naso è una lunga sfilza di miei interlocutori: Mightypirate, Soffitta, Esposto, Markeno, Bozzetto, Radice, Turconi, Tito, Silvia e ovviamente l’afflitto Manuzzi, che tra un impaccio e l’altro riesce a farci un salutino, prima di venir inghiottito dalle responsabilità nei confronti dei suoi accompagnatori. Nessuno lo vedrà mai più. In compenso quello che gli ospiti avranno modo di conoscere bene è il clima piovoso: per l’occasione Lucca dà loro il battesimo del fuoco, anzi dell’acqua. Folla, umidità, manrovesci di pioggia, ombrellate in faccia, mutande bagnate, l’orrore. Finiamo addirittura rifugiati dentro un ristorante a metà pomeriggio, costretti a mangiare contro voglia pur di avere un attimo di sollievo. Avete presente quando volete far vedere qualcosa a qualcuno e proprio in quel momento si inceppa la connessione e voi morite di imbarazzo? Ecco, mi sono sentito più o meno così.

E’ a casa che le cose cambiano. L’ultima sera lucchese si porta sempre dietro euforia e malinconia, ma prima di tutto euforia, e questa non è da meno. La bimba porta infatti un po’ di cibo di sua nonna, a cui accompagniamo una pasta molto meno asciutta del giorno prima, poi apriamo il tavolo e di colpo è Natale. Il tinello diventa un salottino, e l’atmosfera diventa calda, festosa e nel contempo intima: il momento ideale per procedere alla tradizionale narrazione annuale della traumatica Lucca 2005 che diede origine al Sollazzo. Avete presente quelle cose rituali che fanno i vecchi, modificando però anno dopo anno qualche dettaglio, fino a trasformare tutto in aberranti tall tales? Eppure quelli mi ascoltano, così mentre racconto, guardo in faccia i miei compagni di viaggio e penso che tutto sommato sono una persona fortunata.

Nel dopocena, proiezione di The Skeleton Dance (1929) e The Wise Little Hen (1934). Zuti quel giorno si rade completamente, e affronta così a viso nudo l’ultimo step del suo reboot formativo, abbracciando a tutti gli effetti il lato chiaro del Donaldismo, quello fatto bene, che parte dalle basi. Non è l’unico ricordo che quella serata ha lasciato. Impossibile dimenticare la lettura sincronica a capella con voce sussurrante da parte di Massimo, Zuti, Golden e Davide di una pubblicità progresso a fumetti che uno di noi tira fuori dalla borsa, una delle cose più inquietanti, insensate e divertenti della vacanza. Ma anche una di quelle cose che per trovare divertente, mio caro lettore, devi esserci stato, con buona pace di chi si legge questi resoconti per compensare l’incompensabile.

Infine la melassa: intorno alle tre di notte Zuti decide di fare il suo discorso d’addio strappalacrime, dato che dovrà partire alle prime luci dell’alba. Mi sento molto Fergus, pronto a congedarmi dal ragazzo con raccomandazioni, salutandolo poi alla finestra insieme a qualcuno che lui crederà essere Piva, ma qualcosa va storto. Mentre Zuti inizia il suo monologo la tempesta all’esterno distrugge il quadro elettrico mandandoci in blackout. A poco serve il nostro aggirarci per le stanze alla ricerca del quadro interno, e pure l’avventurarsi nella burrasca di Massimo alla ricerca di una soluzione. Solo una stanza rimane inspiegabilmente illuminata, proprio quel ghetto in cui all’inizio di tutto avevo confinato il russar di Massimo, che ora diventa un’ancora di salvezza per ricaricare i nostri cellulari fino al mattino. Poi a tentoni cerco e trovo il mio letto, confortato dal fatto che nel solaietto sopra di me la piccola Elena sta già ronfando ignara di tutto. Presto spunterà il sole e per allora sarà come se il blackout non fosse mai avvenuto.

Quinto Giorno: Lucca Non è un Fumetto

La prima cosa che sento non appena apro gli occhi è il giovane Zuti che mestamente saluta tutti quanti, riuscendo finalmente a pronunciare il suo discorso d’addio. Faccio il duro e fingo di star dormendo, perché a me i quinti giorni lucchesi piacciono sempre poco. C’è ancora la fiera da visitare, sì, ma l’approccio è crepuscolare e uno alla volta i compagni di viaggio svaniscono. Ciao, amico Zuti, e che il rientro ti sia lieve.

Poi salutiamo la casa e ci dirigiamo verso le mura, stavolta però con l’auto di Davide, cosa che elimina di colpo il problema del bagaglio. E mentre cerchiamo parcheggio qualcuno mi linka una cosa che mi devasta internamente: la nuova canzoncina di Massimiliano Poggi su Lucca. Ecco, parliamone. Negli anni ne ho sentite di ogni sul povero Poggi, “reo” di aver realizzato la canzoncina tormentone del Lucca Comics and Games. C’è chi la trova cringe, chi non ne può più, per altri è solo una cosa vecchia e logora. Per quel che mi riguarda, Poggi nel 2007 intercettò un “sentire”, indovinando l’esatta atmosfera che animava la città in quelle edizioni di tanti anni fa. Ad oggi quella prima canzoncina mette malinconia anche a me, spettatore di eventi che hanno cambiato molto la manifestazione e le persone con cui la frequentavo. Quella di quest’anno è la terza, e se possibile mi distrugge ancor di più: perché intercetta un altro sentire, quello di quando la fiera finisce e saluti tutti quanti. Sarò melodrammatico, ma le note di Poggi questa volta mi scavano nell’anima, facendo riaffiorare roba, pure troppa.

E’ il momento di congedarmi da molte persone. Alla Panini vado in cerca di Serena, Silvia e Margherita per dare loro un saluto e un grazie per il supporto di queste giornate. Scambio due chiacchiere con Pastro e Giada, ritrovo Francesca Fagioli, Freccero e la Braglia. Concludo con Alex Bertani: l’Omnibus gli è piaciuto e questo è per me molto importante. Mentre faccio i miei saluti qualcuno mi chiama da dietro e mi saluta con la mano: è Massimo “Zotnam” Sestili. Ridendo e scherzando è giunta anche la sua ora e mi sento di ringraziare anche lui: le serate passate insieme a bere birra nel tinello mentre lo vedevo passare in rassegna ogni brandello del mio libro non le scorderò. Massimo: sei stato il luccacomicsandgamer per eccellenza. Anzi, dirò di più. Massimo: sei la Lucca di Poggi.

Quando il primo giorno avevo fatto lo spesone a tema Urasawa mi ero perso lo spinoff sul nonno di Yawara. Rimedio e questo sarà a tutti gli effetti l’ultimo fumetto che prenderò a Lucca 2023. Non l’ultimo acquisto però: mi manca l’amiibo di rito, ma per trovarne uno devo lasciare la zona di comfort e dirigermi verso quelle aree che in cinque giorni di fiera non mi sono minimamente filato. Eccoci quindi a passeggiare sulle mura, tra le bancarelle di gadgettistica, in quel bello scenario autunnale che mi sono negato per troppo tempo. E infine al games, dove trovo la statuina di Bowser (serie Mario, non Smash Bros) che ancora mi mancava. Il pranzo avviene in quel bar libreria dove ci siamo alimentati l’anno scorso svariate volte, e al termine del panino ecco che anche i fratelli Goldensun annunciano di essere arrivati al capolinea. E così ne perdiamo due in un colpo.

Il Sollazzo propriamente detto è sciolto. Rimangono Elena e Davide e poco tempo ancora prima di dare l’addio alla fiera. Con la macchina sotto il fondoschiena viene da indugiare, e lo faccio visto che becco un’amica di famiglia in visita solo quel giorno (la Betta) e ci scambio quattro chiacchiere. Vengo punito da Cristo, perché in quella il tempo si rompe di nuovo e in men che non si dica esplode l’ultimo e definitivo acquazzone, che ci insegue mentre cerchiamo di abbandonare la fiera e raggiungere l’auto. Noi corriamo, un ombrello in tre, ma l’acqua ci insegue tra schizzi e fanghiglia e quando ormai siamo quasi arrivati ecco l’ultimo sfregio: inizia a piovere in orizzontale, così ce la becchiamo tutta.

Poi di colpo l’auto, il viaggio, la coda e un improvviso cambio di ritmo. Davide guida, Elena gioca col telefono e io di botto mi addormento. Arriviamo a Padova per cena, appoggio sul tavolo la mia enorme pila di fumetti e aspetto l’arrivo di Bordy, l’amico che non c’era e a cui presto narrerò tutto: Pimpa io, Armando lui.

Questa è stata la mia diciannovesima Lucca, e il mio diciottesimo resoconto. Iniziano ad essere tantine per poter tirare le somme in modo netto e senza tema di errori. Probabilmente una delle più importanti e grosse della mia vita, non facciamo finta che no. La Lucca che ha chiuso un cerchio, senza dubbio. Fra due anni è il ventennale del Sollazzo e io non so cosa mai potrò raccontarvi di più, di meglio o di diverso da qui in poi. Ma chissà, qualcosa comunque m’inventerò, ingegnandomi e pensando lateralmente.

Sono un Pker, dopotutto.

FINE