Jurassic Sequel

Chiamiamolo Jurassic 7 e facciamo prima, come coi sequel vecchia scuola. Che tanto lì siamo.

Detta sinceramente, c’è un unico sequel di Jurassic Park che davvero mi è parso volersi prendere le responsabilità narrative di essere un sequel di Jurassic Park. Ed è stato il sesto. Prima del sesto avevamo avuto film poco convincenti, che parevano alla peggio delle sidestory, alla meglio dei more of the same. Sì, insomma, dei disaster movie più o meno riusciti, non certo dei tasselli di una grande saga organica. Eppure, col sesto avevo avvertito uno spirito tutto diverso: riuniva il cast delle due trilogie dando un finale ad ogni personaggio, e soprattutto portava la serie verso un nuovo coraggioso e visionario status quo. Poi si poteva questionare sul cosa, il come e trovarci magagne, ma a conti fatti avevo visto per la prima volta la voglia di costruire un qualcosa che in qualche modo nobilitava retroattivamente tutto. Ne ero uscito in pace.

Ora invece siamo tornati come prima. Il nuovo Jurassic è anticlimatico: oltre ad essere arrivato fin troppo presto, oltre a sfoggiare nel titolo la parola “world” che secondo me andava lasciata appannaggio della seconda trilogia, difatto si rimangia pure il nuovo e coraggioso status quo. Il risultato è una nuova avventurina in un’isola-ghetto, con un nuovo gruppo di personaggi probabilmente one shot, e un’aria da filmetto autoconclusivo che lo fa somigliare un sacco al terzo. Anzi peggio, pare la serie tv con le storielline verticali prodotta dopo l’uscita di un grande film. E’ divertente, fila che è un piacere, ma è di uno scolastico da far paura, tanto che ogni singolo sviluppo o decesso lo senti arrivare da un quarto d’ora. L’unica sorpresa è quella scena dei titanosauri in amore, che è in effetti qualcosa che fin qui mancava.

E’ un film ben fatto, ma che sembra volerci ricordare che non stiamo più parlando di Storie, ma di franchise. E che il lusso di un finale è qualcosa che la Hollywood delle IP non si può più permettere.