Maccio 1999

Un Maccio minore, probabilmente.

Poi dipende molto da quello che ti aspetti da Maccio e soprattutto da un suo film. I primi due erano espressione totale del suo genio, prendevano il suo stile, il suo team e soprattutto la sua “voce” e sparavano a tutto volume. Erano indiscutibilmente roba sua, che poteva fare solo lui, con la sua poetica. E vale anche per la serie The Generi.

Qui lui è protagonista, ma è un protagonista sradicato. Dirige lui, ma con altri. Recita e pure bene, ma del suo gruppo ho riconosciuto un tizio e a fatica. Non gliene faccio una colpa, dopo vent’anni è normale che un team si sfaldi, che si perdano pezzi, e che il fulcro di tutto, se davvero ne era motore (e Maccio lo era) continui con altro e con altri, portandosi dietro il suo valore. Andare avanti è anche questo, smontare il giocattolo, provare a fare una cernita delle costanti e delle variabili, tenere le prime e spogliarsi delle seconde. Maccio di recente sembra essersi interrogato molto, entrando in una fase crepuscolare.

Questo è un film un po’ crepuscolare. Secondo me parte da un presupposto molto bello, c’è un’idea forte dietro e a tratti la sviluppa anche. A tratti però no. Verso la fine la trama mette il turbo e punta verso un simpatico colpo di scena, che trasforma il film in una sorta di omaggio ad una nota personalità del mondo tecnologico. Ma ci si arriva un po’ a balzelloni, con qualche salto logico e alcuni bruschi passaggi. E anche il finale è un po’ a cazzo e non sazia abbastanza. Si poteva fare meglio, ma anche molto peggio. C’è comunque intelligenza e qualità, quel che manca è quella convinzione di portare il proprio paradigma nel settore e piegare tutto alle proprie regole. Forse sono fasi, cicli, o forse è il tempo che passa e che pialla tutto quanto.

Grandissimo Sermonti, in ogni caso.

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