L’Affaire Lupo Alberto

Lupo Alberto, un grande fumetto. Un grande fumetto di cui si parla poco, troppo poco. E il motivo è abbastanza semplice da individuare: il Lupo è legato ad un contesto editoriale che non è più. Attenzione, ho detto editoriale non culturale. Perché culturalmente il Lupo è ancora potentissimo, con un cast di personaggi in grado di adattarsi perfettamente ai mutamenti della società, facendone una satira intelligente. E una manciata di autori formatisi alla scuola di Silver ancora fertili: il mordace Michelon, il sofisticato Cannucciari e il potente Piero Lusso, capace di centrare perfettamente lo spirito più autentico del Lupo e traslarlo ovunque.

Però il contesto editoriale, mamma mia. In un momento in cui il fumetto sta salutando le edicole per presentarsi nelle librerie con una nuova veste, un nuovo nome, la erre moscia e il baffo arricciato, la redazione del Lupo sembra ostinarsi a voler mandare in edicola un prodotto confuso e sorpassato. Se tralasciamo l’esperimento Magazine (fallito a dispetto della validità dei suoi contenuti) il mensile da ben dieci anni si ostina ad tornare ogni trenta giorni in una versione sciatta, randomica, e scarsamente rispondente alle esigenze del pubblico di lettori di oggi. Pubblico che esiste, ha fame e va raggiunto. E questa cosa fa rabbia, accidenti.

Un monito.

Quest’anno il Lupo ha rischiato di salutarci per sempre. Siamo arrivati ad un punto di rottura, come è ovvio che fosse, ma ne siamo usciti al prezzo di qualche trasformazione che ritengo positiva. Adesso il Lupo è bimestrale, innanzitutto, cosa che si spera possa aiutare ad aumentare la qualità dei suoi contenuti. Nel decennio che ci siamo lasciati alle spalle il mensile era strutturato così: lo spazio delle tradizionali 13 tavole autoconclusive era l’unico settore del mensile a conservare la sua natura inedita, e infatti spesso e volentieri veniva “preso in prestito” per proporre qualche storia un po’ più lunga in bianco e nero, scritta spesso da Lusso. Oltre quelle 13 tavole, il nulla. Rubriche di scarso interesse e una sistematica riproposizione di storie d’archivio priva di alcun criterio sensato e spesso senza nemmeno un riferimento cronologico alla data di prima pubblicazione. Un prodotto ibrido, costoso e ridondante per l’appassionato storico che si trovava a dover pagare parecchio una decina di pagine nuove al mese e sostanzialmente inutile per un lettore casuale per il quale non può far realmente differenza la presenza di materiale inedito. Un ibrido brutto e insensato, che rimaneva in edicola per inerzia in attesa della fine dei tempi.

Il numero 423 che ha inaugurato la bimestralità ha però una foliazione maggiore e qualche motivo di interesse in più. L’impressione è che ci si sia resi conto che forse era il caso di cambiare qualcosa.

Amaro, sferzante, ficcante. Il Lupo di Lusso è Fumetto vero.

Le tavole sono completamente sparite e al loro posto c’è una lunga in b/n di dodici pagine, Cercasi Mostri di Lusso e Michelon, divertente, macabra, cruda e d’atmosfera, in cui si osa veramente tanto nel dare una versione cinica e malvagia di personaggi in genere positivi. Personaggi che però a dispetto di tutto rimangono riconoscibili. Un lavoro davvero notevole, che però non è l’unica cosa inedita dell’albo, dato che dagli stessi autori arriva una storia di Cattivik, Muro Contro Muro, di otto tavole.

Tutto quello che diciamo sul Lupo, ovviamente vale anche per Cattivik!

A questo si somma Domani, di Silver, altre otto pagine inedite, che costituiscono un po’ il contenuto che nessuno si aspettava. Lupo Alberto (in forma abbozzata) si ritrova a dialogare con il suo creatore, il quale afferma di essere stanco e di voler mollare tutto. Sono pagine piene di poesia e di malinconia, emozionano e fanno male, ma tradiscono tutta la confusione e l’indecisione di Silver sul futuro da dare alla baracca. Silver dice di essere stanco, ma se lo è come autore… non sarebbe la fine, dato che il testimone mi pare egregiamente passato. Se lo è come editore allora è diverso, ma alla fine tutto si risolve con un nulla di fatto. Un rimandare, un promettere di farlo domani. Un messaggio strano, vago, ambiguo, non quello che in un momento del genere ci si aspetterebbe. Ma forse c’è bellezza anche in questa sensazione di “strano”, in questa vaghezza. A tutto questo si aggiungono – altra novità – un paio di rubriche a tema, ovvero l’approfondimento sul Lupo tradotto in inglese e l’intervista doppia a Michelon e Cannucciari.

Una delle cose più spontanee mai lette su queste pagine…

Buone vibrazioni. Ma ovviamente non basta perché il prodotto stia a galla, questo può essere un punto di partenza ma c’è ancora molto da lavorare. Ci sono ancora molti elementi che stonano o hanno poco senso, retaggi del vecchio lupo. Una storia d’archivio di quattro pagine e due tavole scelte randomicamente, l’insistere su Kika che io mi domando chi mai possa volerselo leggere, pur con tutta la buona volontà, data la sua oggettiva pochezza. Un editoriale paternalistico che esorta i giovani a cambiare il mondo e poi l’oroscopo. Nel 2020 il personaggio di rottura noto come Lupo Alberto propone l’oroscopo. Sono dettagli che uno non se ne accorge ma spiegano come mai la situazione è diventata questa. Spiegano come mai quando parlo del Lupo ad altri appassionati di fumetto mi chiedono “ahaha lol ma esce ancora?”.

La proprietà intellettuale “Lupo Alberto” di Silver è importante, ha ancora qualcosa di dire e da dare e va tutelata. Ma perché questo accada serve un cambio di mentalità, drastico e repentino. Serve a fare quel passo indietro utile a prendere la rincorsa. Perché Lupo Alberto può essere tante, tantissime cose, ma assolutamente non uno a cui rispondere “ok boomer!”.

Dai, no.