Si è conclusa ieri la serie di albi, in vendita col Corriere della Sera, che ripercorre, anno per anno, il meglio del noto settimanale.
Perchè ho aperto questo thread mi chiederanno dunque i miei 25 lettori. Bè la risposta è molto semplice: siccome nei mesi scorsi ho avuto modo di recensirli uno per uno per svariati forum ho ben pensato di propinare anche qui gli scritti.
Recensire una serie finita? e a che pro? Bè i numeri sono ancora tutti reperibili o ordinabili. Qui c'è l'elenco completo delle storie, se doveste individuare un albo sufficientemente ghiotto ricordate che manca poco a Lucca...
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Vol. 1 - 1949
L'impressione è buonissima.
Già dal primo volume è chiaro il piano dell'opera: scegliere il meglio di ogni anno, pescandolo però da ambiti disneyani assai differenti per poter dare un idea "totale" di ciò che la disney produceva in quegli anni.
L'inferno di Topolino (Martina/Bioletto): un vero gioiello. la sua presenza era scontata. Una storia da imparare a memoria e l'unica storia italiana del periodo (se escludiamo l'appena conclusa Topolino e il cobra bianco, e la tutt'altro che memorabile Topolino e i grilli atomici). Può forse sembrare discutibile la scelta di pubblicarne solo la prima metà ma le motivazioni sono scritte a chiare lettere nell'articolo introduttivo.
Paperino e i buoni propositi (Barks): esilarante commediola domestica barksiana
Paperino e l'eco magica (Barks): Altra divertentissima scaramuccia zeppa di gag memorabili
Il piccolo Rimorchiatore (Eisenberg): altra rarità, tratta dall'episodio Little Toot dello scrigno delle sette perle. Topolino ai tempi offriva anche trasposizioni fumettate dei cartoni che contemporaneamente passavano sugli schermi e mi è sembrato giusto che abbiano voluto "testimoniarlo" con questo gioiellino.
Coniglietto e l'erba dorindoro (Craig/Murry): Divertentissimo e gradevole, Fratel Coniglietto, così come Buci e Ezechiele Lupo, era una presenza fissa. Sebbene molti possano storcere il naso di fronte alla scelta di pubblicare tra il meglio anche storie di altri personaggi non propriamente avventurose, ritengo che le brevi a quel tempo "marcassero" la differenza e dessero modo alle lunghe di occupare un proprio ambito. Questo in controtendenza con la linea editoriale odierna in cui tutte le storie hanno la stessa lunghezza e nessuna prevale sulle altre.
Eta Beta l'uomo del 2000 (Walsh/Gottfredson): Strisce giornaliere rimontate. Sebbene questa scelta non sia il massimo delle filologia le storie qui presenti vengono presentate tali e quali a come apparvero quando furono pubblicate sulle pagine del topo, con tutte le magagne dell'epoca (tagli, omissioni, traduzioni sballate). Un "problema" che cesserà di esistere quando Topolino pubblicherà solo materiale italiano e quindi presentato senza alterazioni. La storia è stupenda, e anche se si tratta di gag legate da un esile filo, resta uno dei must dell'albo.
Chiudono l'albo alcuni articoli sul panorama dell'epoca, una galleria di copertine topolinesche e un lungo articolo sul personaggio di Topolino da Stemboat Willie ad MM.
in conclusione: pienamente soddisfatto.
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Vol. 2 - 1950
Altro grande numero.
La forza scorre potente in quest'iniziativa che ci propone un altro bel numero.
Come annotato nell'introduzione al fascicolo il 1950 è l'anno di Cenerentola. L'opera si ripropone di dare uno sguardo all'intero panorama disneyano annotando eventi che esulano dall'argomento principale e cioè la storia del settimanale.
E uno sguardo a cosa parallelamente accade nel mondo dell'animazione non può fare che bene specialmente in un periodo in cui i due ambiti erano molto vicini.
Paperino e il tesoro dei vichinghi (Barks): Si comincia con una stupenda lunga di Barks, incentrata sul rapporto Paperino-Gastone. La scena dei rimorsi di Paperino è uno dei vertici dell'umorismo barksiano e il finale commovente da cui Paperino e nipoti escono "vincenti" è uno dei più belli del maestro. Inutile dire che da sola vale l'albo.
Paperino e le rane (Barks): Divertente tenpages ma non certo esilarante quanto le due pubblicate nel primo fascicolo.
Fratel Coniglietto e lo sciroppo d'oro (Stallings/Moores): Trattasi di tavole domenicali rimontate. la storia non è frizzante come quella sul numero scorso, nata per i comic book.
Non vi compaiono Compare Orso e Comare Volpe bensì un insieme di insipidi comprimari. Debole.
Topolino e le sansoformiche (Wright): La storia è preceduta da un articolo che presenta Bill Wright. Non indimenticabile ma gradevole. E'un esempio di storia topolinesca da Comic Book, non spettacolare ma assai gradevole.
Buci e il faro (Buettner): La serie di Buci è un altro dei capisaldi del topolino d'altri tempi. Il personaggio nato dalle Silly Simphonies potrebbe essere utilizzato ancora. Tuttavia non è una dele sue storie migliori. Per quanto mi piaccia il mondo di Buci, non ho mai trovato troppo coinvolgenti le sue storie.
Il Lupo Mannaro fa il pittore (Craig/Murry): Le storie di Ezechiele sono oro colato. trasudano umorismo da tutti i pori e il personaggio di Ezechiele è sempre caratterizzato benissimo. L'intreccio di queste vicende boscose non è mai il massimo ma sa intrattenere alla grande. Spero tanto in una sua ripresa anche occasionale.
Il Lupo Mannaro e il nipote impertinente (Craig/Murry): Idem come sopra, le due storie sono LOL e si equivalgono alla grande.
L'inferno di Topolino (Martina/Bioletto): Si conclude in questo numero questo capolavoro. Per un bel po' (grilli atomici a parte) non ci saranno altre storie italiane.
In appendice un articolo sul calcio, uno sulla guerra fredda e uno sulla pubblicità, la solita carrellata di copertine e una scheda su Paperino.
Numero di pochissimo inferiore al primo, tutto sommato. Ma si tratta di sottigliezze.
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Vol. 3 - 1951
Sempre meglio. Questa volta ci rimette la quantità ma il risultato è ammirevole.
Tre storie lunghe fra le migliori della produzione disney più una breve dimenticabile. Ma andiamo con ordine:
Introduzione su Alice nel paese delle meraviglie il classico Disney del 1951.
Topolino in Gran Tassonia (Gottfredson/Wright) : é la versione ridisegnata da Bill Wright per i comic book di Topolino sosia di Re Sorcio, storia a strisce del 1937. Io preferisco la versione originale, il tratto di Floyd Gottfredson lo trovo inimitabile, tuttavia apprezzo il lavoro di Wright. Avrei preferito avessero pubblicato l'originale piuttosto che il remake, ma mi rendo conto che la cosa sarebbe stata impossibile in una collana che si ripropone di ristampare le storie così come sono apparse sul topo. Considerando poi che l'originale era stato pubblicato a suo tempo su Topolino giornale...
La vicenda è la stessa, ed è una delle migliori storie disney in assoluto.
Il compleanno di Nonna Papera (Thomson): Il primo incontro di Nonna Papera con Gas & Jack, una storiella breve che ha come unico punto notevole lo svelamento del nome di Nonna Papera: Elvira. Il resto è dimenticabilissimo.
Paperino e la clessidra magica (Barks): Uno dei tanti capolavori di Barks. Storia lunga e avventurosa fondamentale nel percorso che porterà l'artista ad affinare il personaggio di Paperone. Memorabili le facce deluse dei nipoti al vedersi affibbiare regali-patacca e la morale finale sulla vera ricchezza. Una delle storie in cui Barks maggiormente si diverte a interpretare la parte del Dio Beffardo che disinteressato alle vicende papere ne sa essere spettatore compiaciuto.
Topolino tra le stelle (Walsh/Gottfredson): Incredibile storia a strisce di Topolino che prende in giro alla grande lo Star System e il vacuo mondo di Hollywood. Questa storia contiene alcune delle scene più divertenti del fumetto disney di sempre. Pippo che esige la controfigura per schioccare le dita, che caccia via il vecchio zio dal set, che parla coi pupazzi, topolino e la sue cotta per la diva che è già nonna. Pura satira sociale ciò che il fumetto disney sarebbe in teoria nato per essere.
In appendice alcuni articoli che trattano della radio, dei giochi a premi e della moda dell'epoca, la carrellata di copertine questa volta monca delle quarte di copertina (punto a sfavore)e la scheda di Pippo.
In conclusione forse il numero migliore per chi ha intrapreso questa serie alla ricerca di grandi storie più che di piccole chicche
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Vol. 4 - 1952
Piccolo passo indietro questa volta. Alcune storie molto belle condite da altre decisamente dimenticabili.
Bell'articolo sulla campagna elettorale di Eisenhower e sui cartoni disney del periodo, come Lambert the sheepish lion e Donald Applecore.
Ma veniamo alle storie:
Topolino e lo spettro fallito (Walsh/Gottfredson) : La perla del numero è una delirosissima storia puramente Walshiana. E' una storia a strisce e, come si evince dalla prima vignetta, viene esattamente dopo Topolino tra le stelle, pubblicata, guarda caso, nel numero precedente.
La storia è divertentissima, e la caratterizzazione di Brian è eccelsa. Forse un po' mancante di coerenza interna ma davvero divertente. Puro spirito disney.
Paperino e le forze occulte (Barks) : Questa come le due che seguno è introdotta da un articolo sulle origini cinematografiche di Nocciola & co. é' la versione fumettata del lollosissimo "Trick or Treat". Purtroppo all'epoca uscì tagliata di alcune sue parti e come tale è stata riproposta qui. Io avrei evitato di ripubblicarla e avrei ripiegato su altre storie Barksiane intatte.
I sette nani e le monellerie di Pinocchio (Bradbury) : Questa schifezza se la potevano tenere. Capisco il fascino vintage del riproporre un lato disneyano che oggi si tende (giustamente) a dimenticare, ma trovo molto più accettabile un'ingenua storia di Buci piuttosto che questo.
Messer Bianconiglio e l'orologio magico (Hubbard) : Già meglio. Quantomeno le caratterizzazioni di Capitan Libeccio & co sono decenti e fanno respirare la stessa aria che si respira nel film. Ma cmq io non l'avrei mai ripescata.
Paperino e il maragià del Verdestan (Barks) : Questo è un capolavoro. una perla di umorismo che delinea alla grande la contraddittoria personalità dello zione. E, come al solito, Barks dietro la macchina da presa si burla delle ridicolaggini dell'umanità. Prima apparizione di Cornelius Coot. Gioiello. Questa e quella di Gottfredson da sole valgono l'albo.
Topolino e la meravigliosa Vussei (Moores) : Un misconosciuto topolino da comic book. Sinceramente lo spunto di questa storia è intrigante assai, ma non viene più di tanto sviluppato e la storiella finisce per non rimanere più di tanto impressa nella memoria. Graziosa, non eccezionale.
In appendice articoli sulla comicità di allora, sulla pubblicità e sui regnanti. Le copertine (sempre mutile per metà) e la scheda di Minni.
Nettamente inferiore ai primi tre soprattutto per la presenza di quelle brevi e per la pubblicazione delle forze occulte, necessariamente tagliato. Ma cmq consigliato.
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Vol. 5 - 1953
Altro numero tutto da comprare (per quanto durerà la manna?)
L'introduzione parla di Peter Pan.
ma veniamo alle storie
Per presentare Paperino si ha una quartetto di Tenpages di Barks
Paperino allevatore di polli (Barks): Divertente e catastrofica.
Paperino e il pranzo dei poveri [Barks): Rotflosissima e incentrata sulle schermaglie Paperino/Gastone.
Paperino e la filosofia flippista (Barks): Dissacrante presa in giro dei ciarlatani e delle loro filosofie da quattro soldi. Prima apparizione di Emy Ely Evy.
Paperino e l'arcobaleno (Barks): Zio Paperone confronta i metodi speculativi del nipotame. Sghizzante il modo in cui paperino scglie di far fruttare i propri soldi...indebitandosi ulteriormente!
Topolino e il deserto del nulla (Walsh/Gottfredson): Tocca alle strisce di Floyd. Questa è una delle ultimissime storie del ciclo a strisce che nel '55 si interromperà. Le situazioni immaginate da Walsh sono come al solito delirose, anche se non mancano le scene "forti". Commovente l'addio del piccolo Magneto e la morte della folle dynamina commentata da Pippo con "Povera Dynamina! Aveva la brutta mania di ammazzare la gente...ma è stata l'unica ragazza che mi abbia trovato bello!"
Zirlino, il leone pecorino (Moores): Bè il cortometraggio è ultrafamoso ed è interessante che gli abbiano dedicato ben due versioni a fumetti diverse (la seconda è stata pubblicata sulle tavole domenicali ed è opera di Gottfredson). Una chicca che impreziosisce l'albo.
Paperone e la Banda Bassotti (Barks): Inserita per presentare il personaggio della banda bassotti, questa storia, a dispetto del titolo non ne è la prima apparizione. Ma compare per la prima volta la numero uno. Molto carina.
Il come eravamo tratta questa volta di orologi, scuola e alloggi. Le copertine di topolino nel 53 cessano di essere doppie e quindi non pesa più tanto la scelta di pubblicare solo la prima di copertina.
Scheda di Paperone in appendice.
Altro numero da avere. Per adesso l'iniziativa si mantiene su livelli molto alti.
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Vol. 6 - 1954
dunque dunque.
in apertura si fa riferimento al successo disney di quell'anno: 20.000 leghe sotto i mari. Interessante come riescano a non far apparire per niente forzato il passaggio, nello stesso articolo, da una prospettiva storica generale a l'infitesimale realtà cinematografica degli studi di Walt. un *clap* ad Annamaria semprevivo.
Per la serie grandi autori si parla questa volta di Carpi, all'interno della rubrica grandi personaggi invece tocca a Pluto.
Paperino e il muro del riso (Martina/Carpi): Ed ecco che arrivano i nostri. che deludono fortemente. Prima o poi le storie italiane sarebbero dovute arrivare, non si poteva continuare ad ignorare l'arrivo dei grandi maestri italici sulle pagine del topo. Da un punto di vista storico dunque la scelta è azzeccatissima. Ma francamente non sono riuscito ad apprezzare. Dirò un'eresia ma ho trovato le caratterizzazioni Martiniane di questa storia alquanto piatte; Paperino è un totale scriteriato, QQQ sono insopportabilmente antipatici, Paperone è meschino.
Alcune trovate inoltre sono alquanto grossolane (Paperino che mangia la colla e diventa elastico), quello che doveva essere il colpo di scena finale si autospoilera all'inizio, e il titolo della storia se confrontato col suo effettivo svolgimento è alquanto inadeguato.
Il primo Carpi è ancora troppo Taliaferresco e i disegni non eccellono. Deludente.
Pluto e il dinosauro (Murry): Storiellina in cui Pluto cerca di donare un osso al museo. Simpatica, ma nulla più.
Pluto si guadagna la casa (Christensen/Murry): Brevissima. come l'altra. Semplice e gradevole.
Topolino e la scarpa magica (Walsh/Gottfredson): Allora. la scelta di pubblicare una storia priva di finale mi è sembrata alquanto discutibile, avreppero potuto riscattarsi pubblicandolo nell'introduzione. Giudicando la storia per quel che ne rimane non posso far altro che applaudire. Geniale, surreale, d'atmosfera. a tratti inquietante. In questa storia c'è tutto Walsh e il suo disincantato sense of Wonder (ellosò che è un ossimoro). Interessante il fatto che Topolino sia da solo. senza Pippo, senza Eta Beta. La cavalcata finale col Puka è spettacolo.
Da sola vale l'albo.
Paperone pesca lo skirillione (Barks): I paperi ad Atlantide! altra storia che da sola vale l'albo. Vero e proprio capolavoro del paradosso che come chiave d'accensione ha un'assurda disputa numismatica tra Paperino e suo Zio.
La storia di come gli uomini hanno cominciato a respirare sott'acqua mi ha sempre affascinato.
Assurdo e Affascinante.
Il come eravamo questa volta tratta della televisione e della conquista del K2.
Scheda su Qui, Quo e Qua.
In definitiva: Un numero che parte incerto ma si riscatta ampiamente grazie a Barks e Floyd. Ancora consigliato.
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Vol. 7 - 1955
Per adesso è il peggior numero.
Poche storie e bruttocce.
Paperino e il misterioso Mister Moster (Martina/Carpi): Buone premesse, finale orrendo. Ma c'è un abisso che la separa dal muro del riso. LA coppia fa progressi e ciò è bene. Perdibilissima cmq.
I Paperini e la caccia al tesoro (Connel/Strobl): Interessante per vedere lo stile di Strobl non castrato dalla cattiva inchiostrazione con cui siamo abituati a vederlo. Storiella minimalista.
Lilli e la foresta incantata (Connel/Hubbard): In questa storia compaiono Lilli, il Bianconiglio, Grimilde, i Sette Nani, Bongo, Dumbo e Bambi. Puro Pattume.
Topolino e Pippo cosmico (Walsh/Gottfredson): Unica storia per cui vale effettivamente la pena di comprare l'albo. Genialità assoluta nella caratterizzazione di Pippo. Penultima storia del ciclo a strisce e ultima che troveremo in Topolino Story. Ciao Ciao papà Floyd...
Come eravamo più lungo del solito: quasi il doppio. si parla di Disneyland, della fiat 600 e di b'zzeffe di altre cose.
Scheda su Paperina
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Vol. 8 - 1956
Dopo due numeri un po' scialbi ecco una buona ripresa, tanto Barks, e soprattutto Scarpa.
Paperino e il Vello d'oro (Barks): Stupenda avventura. Paperone novello giasone, una gara culinaria tra arpie, il drago insonne. Millemila momenti topici in uno dei migliori Barks.
Topolino e il segno di Squid (Murry): Preceduta da un articolo introduttivo su Paul Murry. Tipica storia Murryana, il topolino dei comic book a me non entusiasma per nulla. Svolgimento banale e prevedibile. Bei disegni, ma assai noiosa.
Paperino e la prove olimpiche (Barks): Tenpage capolavoro. Umorismo a mille, ma soprattutto un finale commovente. C'è tutto Paperino in questa storia. Tanto di cappello.
Paperino e la gara del ponte (Barks): Graffiante presa in giro dei Boy Scout. Peccato che in futuro questo spirito originario verrà travisato, e le GM verranno dipinte come una suqadra di supereroi. Ad ogni modo la mogolessa invasata è quanto di più Barksiano si possa immaginare. Prima apparizione delle gioiette.
Paperino e i gamberi in salmì (Scarpa): Primissima storia del maestro in qualità di autore completo. La stoffa c'è già tutta. Un intreccio interessantissimo, una soluzione mai banale, un occhio di riguardo per l'umorismo. Prima apparizione di Gedeone, fratello di ZP. Stupenderrima.
Il come eravamo questa volta tratta del'autostrada del sole, di Cortina e del Rock. Scheda su Pluto.
In conclusione: a parte la storia di Murry, tutto il resto è oro colato.
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Vol. 9 - 1957
Ma che numero eccezionale!
Paperino e la leggenda dello scozzese volante (Scarpa): Spettacolo! Capolavoro! Giubilo! una storia coi fiocchi, che centra l'essenza della disneyanità con una dissacrante parodia dell'animalismo. Il kaibì che mangia mezza sardina fresca tagliata longitudinalmente una volta a settimana è una delle più grandi genialate della storia del topo. Le scene infantili dello zione che si fa imprigionare pur di non buttare a mare le sardine marce, poi è da oscar. Il tutto poi si conclude con un paperone trasognato...
L'arte del fumetto Disney, da tramandare ai posteri. Clap.
Giovannino Semedimela (Hubbard): Gradevolissima trasposizione dell'omonima sequenza dello scrigno delle sette perle.
Una chicca gradevolissima. Peccato che non racconti il finale del cartoon, a mio avviso una delle scene più poetiche della storia della disney.
Topolino e il pupo rapito (Martina/Carpi): Divertente quanto basta. Non eccelsa, viste alcune trovate un po' troppo bizzarre e fuori luogo ma si lascia leggere. Il duo fa ulteriori progressi, anche se non è ancora ciò che sarà (concetto pleonastico).
Paperone e il Tesoro Sotto Zero (Barks): Si chiude in bellezza col Bombastium e i Brutopiani. Genialata. Leggere per credere.
Carosello, spazio e giocattoli sono i temi del come eravamo, la scheda è su archimede.
Scarpa e Barks in gran forma rendono il numero assai ghiotto. Da Avere.
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Vol. 10 - 1958
Siamo giunti al decimo numero. secondo l'attuale piano dell'opera dovremmo essere a metà.
Un numero in larga parte dominato dai disney italiani, con un Barks relegato alle brevi.
Il Dottor Paperus (Chendi/Bottaro): Una grande parodia. Grande in tutti i sensi. Un Bottaro al massimo della forma, divertente e inquietante. Gli spiritelli sono stupendi, il tratto poi mostra parecchie influenze Barksiane (paperi), Taliaferresche (Paperina), Biolettiane (diavoli) e DeVitapadresche (cavalli).
Uno spettacolo per gli occhi retto da una trama intrigante cosparsa di gag spettacolose (lo scudo falso che provoca 10 anni di guerra, le prime mattaglie). Un capolavoro del fumetto Disney.
Bongo e il letargo forzato (Lockman/Alvarado): Debole e poco credibile vicenda che però ha il pregio di far sorridere sul finale.
Archimede Pitagorico e il picnic (Barks): Scoprire che per risolvere i problemi di un picnic basta starsene a casa. Poche tavole che narrano una parabola geniale.
Archimede Pitagorico cerca l'oro (Barks): Simpatica, da notare il fatto che Archimede per tutta la storia ceda la scena ad Edi, standosene bellamente sullo sfondo.
Archimede e il muro di piuma (Barks): Nella media della serie. che è alta.
Il Grillo Saggio e il Ratto Baratto (Fallberg/Strobl): Vicenducola del grillo. c'è anche Paperino.
Topolino e l'incantesimo di Fonte Argento (Martina/Carpi): Il duo migliora a vista d'occhio. Una fiaba fascinosa. devo ammettere che mi sono preoccupato mentre la fatina era in fin di vita. il Gambadilegno di Carpi è bellissimo, peccato che tutta la sequenza in cui appare non sia minimamente intrecciata col resto della storia. Stesso problema che aveva la storia della settimana scorsa coi poteri di pippo-marea IMHO abbastanza inutili per l'economia della storia. Vabbè, piacevole comunqe.
Il come eravamo parla di Papa Giovanni, della rapina di Milano e di "Nel blu dipinto di blu".
Proseguono le copertine e la scheda è su Clarabella.
In definitiva, un altro buon numero il cui piatto forte è il dottor Paperus.
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Vol. 11 - 1959
Un numerone, stupendo.
Topolino e la dimensione delta (Scarpa): Il Capolavoro da cui ebbe inizio la saga di Atomino. La ripresa di un personaggio classico come il dottor Enigm. Il puffoso Atomino Bep Bep.
Ma soprattutto una delle più belle lotte fisiche tra Topolino e Pietro.
Stupenda la battuta di Basettoni "Ma sì Manetta! Arrestami pure! Solo questo ti mancava di combinarmi, nella tua carriera!"
Divertente, avventurosa e anche di più. Da sola vale due albi.
Cip e Ciop e lo scoiattolo forestiero (Bradbury): Premettendo che adoro a priori i due chipmunk, non ho invece adorato troppo questa storia. Ritmo discontinuo e gag poco verosimili (quella dei fagioli saltanti direi che è abusata).
Ma tanto è una breve, che scorre via in fretta.
Paperino e i buoni esploratori (De Lara): Già meglio, mi ha ricordato molto i cortometraggi anni 50, con protagonista il leone di montagna. e vedere Cip & Ciop andare d'accordo con Paperino destereotipizza il tutto, dando maggior profondita al rapporto tra i tre. Decisamente diverso dal rapporto Daffy/Speedy Gonzales...
Paperino e il vascello fantasma (Barks): Se due numeri fa avevamo visto Scarpa cimentarsi con la leggenda dell'olandese volante, ecco che questa volta tocca a Barks. Come al solito un fuoriclasse. Lollosissime le continue gag su Paperino che pesca di nascosto.
Topolino e l'anno di un solo giorno (Martina/Carpi): Ecco, questa era risparmiabilissima. Una storia tutta basata su una scaramuccia tra Pippo e Zio Paperone. Caratterizzazione assai stereotipata di Zio Paperone che si dimostra un bel po' infantile nel voler a tutti i costi fregare la casa a Pippo, sempre più stupido, solo perchè l'ha letto nell'oroscopo. Basettoni poi che dubita così facilmente di Topolino, e il titolo così inappropriato...bah. Non ci siamo proprio.
Il come eravamo parla di boom economico e di jeans. la scheda è sul buon Orazio.
In conclusione: un numero quasi perfetto, dove stona solo la storia di Martina.
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Vol. 12 - 1960
Recensisco con un filo di ritardo, dovuto a *ehm* impegni cosmici...
Un grande numero per un grande anno che fa parte di un grande periodo. Mille belle storie avrebbero dovuto essere inserite nel 1960 ma purtroppo la selezione è stata fatta, e così ci scordiamo lenticche, balabù, rebo e compagnia bella. Poco male perchè c'è:
Topolino e la collana Chirikawa (Scarpa): Sempre un Capolavoro. Le vertigini Hitchcocchiane, il trauma infantile, e soprattutto la genialata dei disegni approssimativi. Ma sono cose dette e ridette. Notevole l'esordio di Trudy ma soprattutto della Zia Topolinda, caratterizzata divinamente. Nota: Non esiste vignetta in cui Pietro non sia disegnato da Dio.
Paperino dà un ricevimento (Lockman/Barks): Very Simpatica. Ne deriva un immagine un po' frivola dei personaggi disney ma è pur sempre mediato dal punto di vista di Paperina.
Miss Paperopoli (Lockman/Barks): Deliziosa. La Paperina assonnata dell'ultima vignetta è a dir poco affascinante.
I Sette Nani e l'anello di Betulla (Scarpa): Esempio di buon uso di personaggi non standard. La chiave è Zenzero, personaggio del tutto nuovo e con qualcosa da dire. La storia infatti ruota su di lui, sulla sua "ansia da prestazione".
Veramente interessante, peccato che come Codino non sia più stato ripescato (o forse è meglio)...
Pippo e la fattucchiera (Chendi/Bottaro): Pazzesco e Irreale, l'inizio dell'accoppiata. WoW.
Come eravamo sule olimpiadi e la dolce vita, scheda su amelia.
Straconsigliato.
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Vol. 13 - 1961
L'inizio degli anni 60 è senza dubbio il miglior periodo in assoluto per Topolino. Me ne sto accorgendo sempre di più.
In questo numero ben due Scarpa e un Barks, nel dettaglio:
Paperino e il colosso del Nilo (Scarpa): Lo Scarpa archeologico per eccellenza. Una storia profetica.
Scarpa matura il tratto, espressivissimi Archimede e i Bassotti.
Una storia divertentissima e geniale che si conclude con una vignetta che mostra i paperi trionfanti e, sì, anche Paperino che in tutta la faccenda svolge un ruolo chiave.
Bellissima. Punti notevoli: Il comitato per la conservazione dei monumenti d'arte che gioca coi modellini è lollosissimo.
I progetti di Archimede pure.
Topolino e il gigante della pubblicità (Scarpa): Assurda questa storia. Topolino che sogna i soldoni e vuole fare il pubblicitario può apparire atipico, ma se tutto questo poi si traduce in intraprendenza e inventiva ecco che salta fuori il Topolino di Gottfredson. quello giusto.
E Gottfredsoniano è anche Orazio che qui ingenuamente gioca a far l'intenditore, caratteristica che sfoggiava nei primi anni 30.
Mette angoscia invece il personaggio di Max Factor, donna costretta a vestirsi da uomo perchè orribile. Sinceramente non avevo mai visto una storia in cui il fattore estetico giocasse un ruolo così fondamentale. Il travestitismo poi è trattato con una naturalezza quasi eccessiva, nell'ultima vignetta Mickey chiama Max Factor SIGNORE, e il lieto fine coincide con il mantenimento del segreto, come se per il povero personaggio di Factor questa condizione fosse piacevole. Una piccola sconfitta per il buon senso che impreziosisce tuttavia una storia a suo modo trasgressiva.
Cip & Ciop e la Pelican Airlines (Murry): Devo dire che il tardo Murry non mi piace quanto quello di dieci anni prima che tratteggiava i volti di Ezechiele o Compare Orso in modo del tutto originale e con un espressività grandiosa. Graficamente sottotono e anche la storia non è delle migliori per una breve.
I Tre Porcellini lavoratori controvoglia(Fallberg/Bradbury): Gradevole Facezia, ma non arriva agli splendori del ciclo di Lupetto, che a suo tempo seppe essere di una genialità portentosa.
I Tre Porcellini e il bagno pericoloso (Murry): Il discorso fatto prima con Murry vale anche qua, a maggior ragione del fatto che un semplice confronto coi porcellini di Murry nel secondo numero della collana ne mette in luce la differenza. Per la trama vale lo stesso discorso fatto prima.
Paperino e la fonte dela giovinezza (Barks): Poteva mancare Barks? Eccolo con una storia come al solito moto gradevole. Non una delle sue migliori ma non ci si può certo lamentare. Nonna Papera narrataria, una volta tanto, spiazza non poco.
Ora che Topolino è settimanale le copertina hanno ormai mangiato spazio al come eravamo che questa volta parla del centenario dell'italia e del secondo canale. Scheda su Eta Beta.
In conclusione: altro signor numero che fa il paio col precendente per contendersi il titolo di miglior numero sinora.
Ovviamente a parere mio.
Peccato per Codino però...io l'avrei messo al posto di Barks così per fare un volume only Scarpa
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Vol. 14 - 1962
Un numero nella media (alta).
Paperino e la farfalla di Colombo (Scarpa): Senza dubbio una bella storia anche se non mi ha del tutto convinto.
Innanzitutto il ruolo di Brigitta, che all'inizio della storia sembra dover figurare tra i protagonisti e poi invece viene bellamente messa da parte, venendo frettolosamente nominata nel finale. Per il resto è proprio la struttura a non convincere: una scarsa armonia tra la prima e la seconda parte, come se la storia fosse stata articolata in due tempi quasi forzatamente. Un ottima vignetta finale però.
Noto anche che lo stile è in una fase di passaggio, e i paperi in molte vignette appaiono macrocefali. Sebbene non priva di difetti è comunque divertente assai.
Pippo e il fantasma migratore (Chendi/Bottaro): Classica storia surreale Nocciolesca. Simpaticissima e con un Pippo in gran forma.
Paperino Demolitore (Barks): inaugura la nuova rubrica Capolavori in miniatura, e capolavoro lo è davvero. Classica storia in cui Paperino è abilissimo in qualcosa ma poi per tendenza allo strafare corre dritto verso l'autodistruzione.
Uno dei generi che ho sempre preferito. Geniale in ogni sua gag.
Penna Bianca e il presagio del Totem (Eisemberg): Uhmm una breve abbastanza infantile. Peccato visto che amo il personaggio.
Paperino barbiere di Siviglia (Dalmasso/De Vita senior): Una splendida grande parodia. Un gioiellino di comicità con bizzeffe di rimandi alle principali arie dell'opera di Rossini.
Come eravamo sulla mondovisione e la scuola media, scheda su Nonna Papera.
Un altro bel numero, senza dubbio.
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Vol. 15 - 1963
Ok, un numero medio-alto. Sento zilioni di persone lamentarsi del fatto che questa serie trascuri alcuni autori per privilegiarne altri. Questo numero dovrebbe mettere d'accordo un po' tutti.
Topolino e l'uomo di Altacraz (Scarpa): Ecco, questo è un capolavoro. Scarpa caratterizza eccellentemente Geronimo, personaggio intorno a cui ruota la vicenda. Uno dei pochissimi autori capaci di rendere giustizia a personaggi destinati a non comparire mai più. Niente è scontato, come spiegato nell'articolo che introduce la storia, e Geronimo si accattiva nell'arco di una sola storia le simpatie dei lettori. Simpatie messe frequentemente in discussione dallo svolgersi frenetico degli eventi, che portano lo stesso lettore a dubitare di lui.
Inquietante la sequenza dei sabotaggi durante la passeggiata di Topolino.
Paperon de' Paperoni novello Ulisse (Barks): Il Barks degli ultimi anni è un Barks minimalista. La storia si svolge prevalentemente in un'unica locazione e Paperone ci fa una figura del credulone. Sembra che l'umorismo prevalga sull'avventura. Cmq oro colato, come al solito.
I Tre Caballeros e la guerra dei Juke-Boxes (Barosso/Carpi): Carina questa. Rivedere il trio all'opera è sempre piacevole anche se la trama non è 'sto granchè. Divertentissima la caratterizzazione grafica dei gangster, trovo che questo Carpi sia già a livelli altissimi.
Il Grillo Saggio e la vita monotona (Hubbard): Mah. Semplice. Non saprei come giudicarla. Aspetto qualche storiella di Lillo, piuttosto.
Paperino e la gara del vischio (Barks): Il Barks di questi anni eccelle nelle brevi ancor più che nelle lunghe. Stupenda, il finale soprattutto. Anche se, rimanendo sullo stesso filone, preferisco di gran lunga Paperino eroe del foro.
I Beatles e il Vajont sul come eravamo, scheda su Gastone.
Direi che è promosso anche questo.
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Vol. 16 - 1964
Un numero incredibilmente vario, forse non bellissimo ma variegato al massimo.
Zio Paperone e il trenino della felicità (Barks): Altro non è che il ventino fatale. Questa storia non è del '64 ma del '52, il fatto che fosse stata ripubblicata ha fornito il pretesto per poterla includere nel volume, e questo a molti non è andato giù.
Appartiene al periodo d'oro di Barks, il cui stile nei primissimi anni 50 raggiunse il massimo storico. Personaggi espressivissimi e situazioni esilaranti si susseguono vignetta dopo vignetta. Il comportamento di Paperino poi è realistico e al tempo stesso comico, mi riferisco a ciò che prova quando si sente chiedere da Paperina i 50 dollari, o quando decide di mettere alle strette Paperone. Un capolavoro insomma, chi non l'ha mai letto provveda o peste lo colga.
Maga Magò e la mela d'oro (Lockman/Strobl): Veramente pessima questa. é presentata insieme alle due successive come a formare un terzetto di storie con protagonisti personaggi minori.
Estremamente infantile e semplicistica. Unica nota positiva: Alcune espressioni di Magò sembrano provenire dritte dritte dal lungometraggio d'origine, caratteristica che in seguito si perderà. In compenso ho trovato orribili i bassotti di Strobl. gusti.
Lillo arrampicatore di sesto...ramo (Hubbard): Gradita assai. é semplice ma ben costruita, e con una morale. Complice il tratto di Hubbard, mi ha ricordato molto i libri illustrati che leggevo da piccolo. Adoro Lillo come personaggio, e vederlo confrontarsi con la figura paterna, cosa che accadrà poi anche in Lilli e il vagabondo 2: il cucciolo ribelle, mi ha molto divertito.
Bongo e il tallone d'achille (Hubbard): Ennesima scaramuccia tra Bongo e Zanna Gialla, non mi è piaciuta troppo. Trovo che a differenza del microcosmo di Lillo, che con le sue scaramucce da cortile ha un suo perchè, quello di Bongo non abbia poi molto da offrire. Semplicistico e repentino il cambiamento d'idea del leone.
Paperino fornaretto di Venezia (Pavese/Carpi): Una parodia. Carina, non fa certo urlare al capolavoro però è leggibile. Il tratto di Carpi si avvicina sempre di più alla sua fase matura, e le espressioni giocherellone sui volti dei Bassotti ne sono la spia.
Gancio il dritto alla riscossa (Scarpa): In realtà questa storia è composta da quattro microepisodi. Scapra rilancia il personaggio di Gancio e lo fa mostrandolo alle prese con tante realtà differenti, una per ogni personaggio che lo ospita. La più bella per me rimane la seconda, quella con Minni...
Bella storia.
Zio Paperone e l'arcipelago dei piumati (Barks): Il Barks degli ultimi anni contrapposto a quello dell'epoca d'oro di inizio albo. Non sfigura ovviamente, ma non impressiona neanche troppo. é sempre Barks però, il suo peggio è cmq oro colato.
Come eravamo sul topless e lo sport. Scheda, molto esauriente, su Paperoga.
In conclusione: un numero di compromesso che accontenta tutti e non scontenta nessuno. Forse però non il miglior numero da cui iniziare...
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Vol. 17 - 1965
Altro numero del periodo vario. Di quelli che accontentano un po' tutti mancando in questo periodo storie titaniche che possano contendersi il poco spazio a disposizione.
Zio Paperone e il diritto di successione (Cimino/Scarpa): Arriva finalmente Cimino con una storia che però non spicca per coerenza. Il problema è proprio la costruzione della storia con una prima e una seconda parte fin troppo slegate tra loro. La caratterizzazione dei personaggi è però ai massimi livelli già dagli esordi. Il Paperone di Cimino è a dir poco perfetto: scorbutico al punto giusto ma con un lato comico/buontempone che sarà poi mostrato anche dopo.
Topolino nei panni di Robin Hood (Murry): Fa parte di un anomala serie di parodie made in USA. Del tutto priva del mordente italiano è però una storiella leggibile. Niente di che, certo trovo meno banale il topo di Murry in queste vesti piuttosto che nella sua legittima dimensione urbana.
Paperino e le inchieste di mercato (Gatto): Anche Luciano Gatto approda su TS con una storia di cui non si conosce lo sceneggiatore. Asciutta, dice quello che ha da dire in poche pagine. L'ho gradita anche se ho trovato alcuni comportamenti un po' anomali tipo Paperino che si annota di dover bere per non dimenticarsene, o il fin troppo brusco scambio di pugni in faccia tra Paperino e il sondaggista. Chissà di chi era...
Zio Paperone e la palude senza ritorno (Barks): C'è anche Barks, ormai alla fine della sua carriera. Ironica e delirosa, questa storia segna il ritorno di Brutopia sulle scene paperopolesi. Molto divertente, traspare quasi del tutto il solito disincanto di un autore oramai molto meno visionario e con un maggior senso del ridicolo.
Paperoga debella la siccità (Kinney/Hubbard) : Approda anche il Paperoga degli esordi. Lo stile è cortometraggistico e i disegni di Hubbard spettacolari.
Malachia e l'idrofobia (Kinney/Hubbard): Idem come sopra. Un finale un po' buttato lì, ma resta sempre una gioia per gli occhi.
Pippo e lo spirito della tristezza (Murry): Banalozza, certo non meritava il titolo di Capolavoro in miniatura.
Paperino eroe del foro (Barks): Questa invece sì. Al termine della lettura si prova un senso di affetto verso il personaggio di Paperino. E anche Gastone esce dal clichè dello stronzetto menefreghista e prova per la prima volta dei sensi di colpa.
Il come eravamo parla di musica (ancora??) e della metro di milano. La scheda è su Tip e Tap.
Un buonissimo numero.
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Vol. 18 - 1966
Tornano le grandi storie. I must che finiscono per riempire l'albo facendo strage di spazio per le brevi.
Dopo un introduzione in cui si piange la morte di Walt abbiamo:
Paperino missione Bob Fingher (Chendi/Carpi): L'articolo introduttivo è assai esauriente, la storia è stupenda. Inaugura il ciclo della PIA che tanto annoia ai giorni nostri. L'agente Qu-Qu 7 anticipa di tre anni il personaggio di Paperinik, e le atmosfere si fanno "importanti". Un ritmo frenetico e un respiro assai ampio completano il quadro. Un Carpi in gande forma. Stupenda.
Il novello Gulliver (Murry): Altra parodia americana. Il cast è ampio e comprende anche fratel coniglietto. Molto carina.
Zio Paperone e il privilegio regale (Bradbury): Una breve di poche pretese che ripercorre la vicenda di Mida. Gradevole e ricorda molto The Golden Touch, il cortometraggio del 35. Peccato per l'errore di impaginazione che sballa il finale. Mi auguro non sia stato riportato pari pari dalla versione originale pubblicata sul topo, perchè un conto è far filologia, un altro lasciar ottusamente come sono gli errori.
Gancio e l'oro del west (Scarpa): Uno Scarpa minore. Simpatica ma non memorabile.
Arriva Paperetta Yè-Yè (Scarpa): Una storia che scorre su due binari distinti: la memoria di ZP e l'arrivo di questo nuovo personaggio. Paperetta è un personaggio simpatico, ma ho sempre trovato parecchio forzato l'entusiasmo con cui viene accolta a Paperopoli. In fondo è un'estranea, tutto questo fervore è eccessivo. Molto bello invece il modo in cui Paperone e Doretta interagiscono. Scarpa rende bene l'idea di una storia d'amore latente, implicita che a dispetto delle apparenze prosegue ancor più intensamente che in passato. Paperone che si preoccupa del fatto che Paperetta non telefoni a sua nonna e l'acquisto dell'ospizio sono i gesti attraverso cui la storia tra Paperone e Doretta si rinnova eternamente. Un affetto maturo, che va oltre la fisicità. Chiude il tutto l'incontro con Brigitta, poesia pura. Una storia che un certo qualcuno, perso ormai nel culto di sè stesso, farebbe bene a leggersi.
Come eravamo incentrato su gonne corte e ora legale. Molto interessante. Scheda su José Carioca.
Altro numero imperdibile. per chi non avesse le storie d'apertura e chiusrua, s'intende...
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Vol. 19 - 1967
Altro numero di must. Eppure si poteva fare molto meglio.
Tap e il violino da poco (Chendi/Cavazzano): Non so quanto se ne sentisse il bisogno. O meglio, la storia in sè è molto carina, sebbene le prime quattro tavole siano quasi superflue per l'economia della vicenda. La verità è che mi aspettavo l'Ultraghiaccio di Scarpa e qualsiasi altra storia breve tende ad addossarsi buona parte della colpa di questa assenza.
Paperino e il singhiozzo a martello (Barosso/Cavazzano): Bastava questa a celebrare Cavazzano. La sua prima storia è per certi versi affine al ciclo di Kinney/Hubbard eppur si sente che la caratterizzazione di Paperoga è già sulla strada della semplificazione.
Zio Paperone e lo zoccolo di fuoco (Barks): Forse l'ultimo Barks che leggiamo su Topolino Story. Storia godibilissima sebbene non spieghi perchè TUTTI i cavalli iscritti erano robot...
Il relax di Super Pippo (Lockman/Strobl): Altra storiella banalotta. Sebbene il personaggio di Super Pippo abbia una sua genialità, trovo che abbiano cominciato ad utilizzarlo correttamente solo in questo periodo. Le storielline anni 60 erano IMHO parecchio scontate e quelle italiane della fine anni 90 marciavano troppo sui soliti alieni e pianeti ostili. Nella recentissima storia sul topo in cui prima sconfiggeva il mostro dei congiuntivi e poi faceva ruotare al contrario la terra per tornare indietro nel tempo l'alter-ego di Pippo ha mostrato tutta la demenzialità per cui è stato creato.
Quando Pippo è davvero Super (Lockman/Strobl): Il crossover con Super Ezechiele Lupo a un primo impatto mi ha fatto sorridere (se non si è capito sono un fan di Ezechiele). Ma come al solito lo svolgimento è parecchio scontato e il finale, come nella storia precedente, del tutto improvviso e buttato lì.
Paperin Fracassa (Martina/Scarpa): Una grande parodia che mi ha sempre divertito molto. Memorabilissimi i discorsi in versi dello stregatto. La storia ha quel che di onirico che serve a legittimare la presenza di personaggi come i sette nani o il gatto e la volpe. Ciò che mi lascia perplesso è invece l'inserirsi del tutto improvviso nella vicenda di Qui Quo Qua e del miliardario Baltimora, che portano la narrazione d'improvviso su un binario più "reale". Bellissimo il nome "Ca'Babele" e le prove che nel finale deve affrontare Paperino, più altruista che mai. La caratterizzazione di Paperino, così umano e intraprendente, è insolita nella produzione Martiniana, che lo vede uscire dall'accidia solo nel ciclo di Paperinik. Le spressioni di Scarpa sono adorabili.
Il come eravamo questa volta parla di trapianto di cuore (un articolo che mi ha lasciato un po' freddino), della plastica e del suicidio di Tenco. Scheda su Gambadilegno.
Peccato per l'Ultraghiaccio, però...
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Vol. 20 - 1968
Caschi proprio a fagiolo
Un numero così così il 1968. Non sono anni di grandi must e quindi si può tranquillamente ingannare il tempo colmando le lacune formatesi negli numeri scorsi.
Topolino e i ladri d'ombre (Martina/Carpi): A dispetto di quanto sostiene molta gente, questa storia non mi è sembrata affatto un capolavoro. Non apprezzo forse a sufficenza il Martina dei topi. L'estremizzazione delle personalità è una cosa che mi diverte molto nel contesto paperopolese, non così a Topolinia. Un Pippo che è quasi del tutto sciocco e un Topolino disumanamente intelligente non fanno altro che acuire l'astio di certi lettori verso la dimensione topolinese. La storia non è male, peccato che la soluzione del mistero avvenga prima di metà storia e tutto il resto consista in una affannosa e travagliata fuga verso la libertà. Il tutto parecchio fine a sè stesso...
Il ritorno di 01 Paperbond (Kinney/Hubbard): Viene presentato un personaggio delizioso ma purtroppo dimenticato. I ritmi sono i soliti del duo Kinney/Hubbard, e lo stile cortometraggistico pure.
Topolino e l'Atlantide sommersa (Murry): Assai scarsa e banale questa storia, e del tutto indegna di comparire in Topolino Story. Ennesima riproposizione della scoperta di Atlantide, trattata in modo fin troppo semplicistico. Bah.
Paperino pilota di linea (Barks/Strobl): Ora che Barks è pennsionato hanno pensato bene di riproporci le sue storie disegnate da Strobl. Scelta che approvo, visto che sono meno conosciute. Innanzitutto per quanto riguarda i disegni di Strobl la penso come Jippes: sfigurano alquanto. Sarà per l'inchiostrazione pesante, come sostenevano nel numero in cui lo presentavano, fattostà che l'eccessiva spigolosità nuoce non poco al dinamismo della storia. Bello però il lupo, questo glielo concedo...
Topolino e il colpo perfetto (Chendi/Cavazzano): Gradevole, nulla più. Peccato per il titolo che con Topolino ci azzecca poco...
Fantascienza e Olimpiadi sul come eravamo, scheda sui Bassotti.
In definitiva, un numero non memorabile, ma abbastanza rappresentativo del periodo.
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Vol. 21 - 1969
Un numero a dir poco stupendo.
Paperinik il diabolico vendicatore (Martina/Carpi): Ecco il Martina che mi piace. nella storia che ha dato i natali a un personaggio che mi piace. E sono proprio i dialoghi il punto di forza di questa storia, frasi entrate nel mito come "non saresti capace di rubare a un paralitico" (censurata!)"lo senti? ti chiama Caino!"""Dentro, spazzatura! Fuori iettatura" per non parlare poi delle "disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera" e di "Paperino il perseguitato muore e dalle sue ceneri...". Insomma, immancabile. Il clima pesante che si respira, la rabbia e il fastidio che prova Paperino nei confronti del parentame, una rabbia che nasce anche dalla consapevolezza di non avere del tutto ragione, accrescono l'identificazione del lettore.
Una delle più belle storie stronze di sempre. Un clap anche all'articolo introduttivo, veamente esauriente.
Cenerentola e il party di natale (Reilly/Gottfredson): Ritroviamo inaspettatamente Gottfredson in questa serie di strisce natalizie. Niente da dire sui disegni, molto accattivanti (E poi Gott aveva già disegnato Gas & Jack in passato), passiamo alla storia in sè. Assai ridicolo il fatto che Cenerentola vada in vacanza al sud, come ridicole sono in generale queste storie celebrative con un cast insolito. Nota di merito alle atmosfere e al ritmo della storia (sarà che è a strisce).
Ezechiele Lupo e la vigilia movimentata (Reilly/Gottfredson): Idem come sopra, la storia manca di un po' di coerenza interna, ma bisogna dire che il lupo di Gottfredson è una gioia per gli occhi. Collocandosi perfettamente a metà strada tra lo stile dei comic book e quello dei cortometraggi, è un Ezechiele espressivissimo. Notevole pur eil lupetto di Gott, che sfoggia le fattezze dei suoi antichi fratellini malvagi pur mantendendo la personalità che ben conosciamo...
Topolino e l'incredibile imbroglio (Pavese/Asteriti): Breve, ma veramente niente male. Serve per introdurre Asteriti. Mi è molto piaciuta l'idea di far saltare fuori il vero Mickey solo alla fine.
Paperino e la sposa promessa (Scarpa): Irresistibile commedia degli equivoci, con Brigitta, Paperino e Paperone e i loro mille voltafaccia. Forse un po' immorale il tradimento finale di Brigitta da parte di Paperino ma l'ultima tavole, con "l'ubriacone redento", è oro puro.
Il come eravamo parla della luna e di Woodstock, la scheda è su Super Pippo.
Un numero eccezionale con due grandi storie e qualche breve gradevole.
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Vol. 22 - 1970
Numero un po' bof, anche solo per la presenza di una storia-anacronismo.
Tip e Tap e il rapinatore solitario (Barosso/Asteriti): Storia da poco. Ed è un peccato perchè l'articolo introduttivo sui Barosso non fa che vantare la ripresa dei personaggi delle strisce di Gottfredson per poi propinare una storia assolutamente minore. Mah, sarà dovuto a problemi di spazio...
Zio Paperone e il tunnel sotto la Manica (Martina/Scarpa): La storia più bella del numero. Tuttavia non esente da difetti. Ad esempio il tunnel stesso che dà il titolo alla storia non salta fuori che alla fine di tutto, e la storia tratta di ben altro, ovvero dei disperati tentativi di paperone di non pagare la bolletta a Rockerduck. Godibilissima però.
Mowgli e la saggezza da pantera (Beard/Hubbard): Un sequel del libro della Giungla, perfettamente disegnato da Hubbard. Storia ridicolmenne banale, ma suppongo non ci si possa aspettare di più da questo genere di storie (considerando anche che il sequel animato del libro della giungla non vanterà una gran trama).
Paperino e i chiodi della verità (Cimino/Cavazzano): Una breve moooolto barksiana.
Zio paperone e la corona di Gengis Khan (Barks): NOn sono d'accordo sul ristampare storie anni 50 nel 1970 di in una pubblicazione annalistica come Topolino Story. Oltre a rubare spazio a storie più legittime confonde le idee a chi legge frettolosamente le introduzioni. La storia cmq è un capolavoro.
Rischiatutto e Calcio nel come eravamo, e scheda su Macchia Nera.
Un numero sottotono, sembra quasi che si stiano alternando a numeri d'eccezione.
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Vol. 23 - 1971
Un numero dominato da Strobl.
Zio Paperone e le montagne trasparenti (Cimino/Cavazzano): Finalmente IL Cimino per eccellenza. Una storia con tutti i topos propri dell'autore: la supermacchina con cui si parte all'avventura, i personaggi che descrivono ciò che vedono con fare ironico/rassegnato, i nipotini che osservano il deposito pensierosi e preoccupati, il popolo straniero, il luogo di fantasia e tutta la baracca. Cavazzano si comincia a distaccare da Scarpa. Degno di nota è il Paperone di Cimino, l'opposto di quello martiniano: bambinone e sognatore, tutt'altro che arido, si preoccupa della salute del nipote (anche sentimentale, ricordate il ciclo di Reginella?). Tutti pregi che si rifletteranno nel ciclo dei racconti intorno al fuoco con un Paperone che ascolta con gli occhi luccicanti le fiabe della nonna...
Zio Paperone e la speculazione edilizia (Kinney/Strobl): Il mito del buon selvaggio, del duro ma puro rivisitato in chiave disneyana. Un Dinamite Bla che mostra tutto il suo potenziale come personaggio, burbero ma profondamente umano. Molto gradevole.
Dinamite Bla e le ville dei divi del cinema (Kinney/Strobl): Questa, con Paperoga, mi è parsa invece decisamente stupidina. Soprattutto per il finale improvviso e buttato là...
Zio Paperone e la favola di Mamma Oca (Strobl): Storiella dimenticabile, non malaccio ma neanche benissimo.
Gli Aristogatti (Fallberg/Hubbard): Finalmente! le trasposizioni dei film animati le aspettavo da un po', le trovo l'unico modo intelligente per riproporre sulle pagine del TopoStory i personaggi dell'animazione. Questa trasposizione poi è assai ben fatta. Hubbard è il disegnatore ideale dei personaggi dei film Xerox. Altra nota di merito: la battaglia finale, tipica scena d'azione difficilmente rappresentabile su carta, è invece raccontata gran bene. Una sorpresa deliziosa. Unica nota negativa sono i colori del tutto sballati dei personaggi.
I tre nipotini e la battaglia in bottiglia (Barks/Strobl): Viene presentato il ciclo delle GM del Barks pensionato. Divertentemente e barksiana, una vera e propria chicca. Disegnata da Jippes poi diverrà ancora più bella.
Topolino e la macchina talassaurigena (Pavese/Gatto): La storia di per sè non è granchè, ma serve a introdurre Gatto come si deve. Molto gradevoli le particolarità enigmistiche della villa...
Rimane poco spazio per il come eravamo che parla solo di Sci, la scheda è su Paperinik, molto esauriente visto che parla anche della sua fase Pk.
Un gran bel numero, non c'è che dire.
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Vol. 24 - 1972
Finalmente un numero di grandi storie, di quelli che piacciono a me.
Zio Paperone e la capra degli incas (Pavese/De Vita): Oltre al fatto che trovo opinabile la scelta di dedicare la rubrica Grandi Autori a Massimo de Vita senza averlo fatto prima per il padre Pier Lorenzo, avrebbero potuto scegliere una storia migliore.
Non che sia brutta ma è terribilmente mediocre, tantevvero che al momento di recensirla...me la sono già dimenticata!
Zio Paperone e il ritratto a olio (Chendi/Scarpa): Breve e frizzante. Ironizza alla grande sull'arte moderna. Direi proprio che il titolo di capolavoro in miniatura se lo merita tutto.
Paperino e il tesoro di Papero Magno (Bottaro): Una grande parodia. Ma proprio grande visto che è in due tempi e presenta un grande Bottaro. Terzo episodio della quadrilogia paperingia, molto ben strutturato. Ottima la partecipazione di Nocciola. Wow.
Pierino e il lupo (Reilly/Gonzales): Trasposizione fumettata del segmento di Musica Maestro. Trattansi di tavole domenicali del '54, tratte da un film del '46 e pubblicate sul topo nel '72. Un ritardo notevole. La storia è molto ben gestita e non fa pesare troppo la mancanza del commento musicale.
Paperino e l'avventura sottomarina (Cimino/Cavazzano): "Anche se la nostra primavera non è diventata estate, ti ricorderò e ripetterò il tuo segreto per sempre!" Struggente, il Cimino che preferisco, senza dubbio. L'inizio di una delle saghe più poetiche della storia della Disney. Commovente.
Come eravamo sulla TV a colori e scheda esauriente assai su Nocciola.
Un numero gagliardo, con ben due grandi storie, una breve eccezionale e una chicca godibile.
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Vol. 25 - 1973
Cmq, veniamo al 73. altro numero con dentro un po' di tutto.
Topolino e lo strano caso del furgone scomparso (Martina/Scarpa): Niente affatto male questo giallo. Martina costruisce un intreccio non poco interessante e Scarpa lo illustra perfettamente. Notevole la prima tavola.
Zio Paperone e il tesoro di Marco Polo (Fallberg/Strobl): Questa era risparmiabilissima. Una storiella poco memorabile.
Serafino e l'occupazione...piacevole (Disney Studio Program/Strobl) Il personaggio dell'orso Gelsomino o Onofrio che dir si voglia mi è sempre piaciuto un sacco. Peccato che Strobl lo renda irriconoscibile, e che la storia non sia minimamente divertente. Nota di merito per il ranger che almeno è disegnato bene...
Paperino e il festival della musical pop (Chendi/Bordini): Simpatica storiella breve.
Topolino e il volo del dragone (Murry): Vedere il Topolino di Murry calato in un contesto fantastico non può che far piacere. Niente di eccezionale, ma l'articolo introduttivo sui draghi disney è davvero interessante. Qualcuno sa nulla delle tavole di Winnie Pooh?
Zio Paperone e la legge del taglione (Dalmasso/Chierchini): Serve a introdurre Chierchini nei grandi autori. Godibile.
Il come eravamo tratta dell'austerity e della tv libera. La scheda è su Rockerduck.
Non un brutto numero, peccato non contenga alcun must...
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Vol. 26 - 1974
Non mi sembra faccia particolarmente acqua questo anno, nè che i precedenti ne facessero meno, piuttosto mi stupisce il vedere solo quattro storie. Nessuna breve americana, e la cosa non pò che farmi contento.
Topolino Kid e Pippo Sei-Colpi (Martina/Carpi): A dispetto delle aspettative questa storia mi è piaciuta molto. L'atmosfera bastarda che si respira sembra voler trasporre la cattiveria martiniana, tanto usata nel ciclo di Paperinik, in ambito topoliniano. E l'espirimento IMHO riesce anche se fa un certo effetto veder comportarsi Topolino così da duro, seppure per finta. Non mi sembra una forzatura della personalità di Topolino, che nelle strisce era solito andare anche contro la legge compromettendosi non poco se questo poteva giovare ala riuscita dei suoi piani, salvo poi dare tutte le spiegazioni dovute. Piuttosto ho preferito di gran lunga la prima parte alla seconda, mi è dispiaciuta la mancanza della suddivisione in capitoletti che facevano tanto "leggenda del West". Non ho letto molte storie del duo e quindi non so se nelle successive l'atmosfera cattiva ci sia ancora, ma per adesso posso dire di esserne rimasto piacevolmente impressionato.
Strabello l'ampio articolo introduttivo.
Zio Paperone e la battaglia monumentale (Gazzarri/Scarpa): Meno geniale del maraja del Verdestan ma sempre molto divertente. Alcune gag prevedibili, ma un finale è di tutto rispetto.
Paperino e la visita distruttiva (Pezzin/Cavazzano): Il Cavazzano contorsionista è a dir poco spettacolare, ma nel complesso la storia non mi ha convinto forse anche a causa di un linguaggio un po' astruso e di alcune insicurezze nella sceneggiatura. Ma è la prima prova di Pezzin, che viene analizzato in lungo e in largo nell'articolo introduttivo. Ho gradito il fatto che la biografia venisse relegata in un piccolo box e che si sia dato invece spazio al suo lavoro in Disney. Mette intelligentemente in relazione C'era una volta in America con la Saga di Don Rosa ma ignora le Cronache della Frontiera, una delle piccole rivoluzioni portate avanti da Pezzin negli ultimi anni in Disney. Peccato...
Qui Quo Qua e la guerra dei manuali (Cimino/Scarpa): Non mi è piaciuta granchè, troppo incentrata sui tentativi improbabili dei Bassottini di approfittare delle GM. Molte gag non stanno in piedi, come non sta in piedi neanche la gran mobilitazione della malavita planetarie per redigere il Manuale dei Giovani Marioli,tra le due scuole di pensiero emerge purtroppo solo alla fine qando QQQ insegnano ai Bassottini a cavarsela da soli. Poteva venirne una bella storia. Ho piuttosto notato una cosa inquietante: nell'articolo sui Bassottini svettano due immagini di loro e di Emy Ely & Evy che sembrerebbero provenire dritte dritte da Disney Parade. Rimasugli di uscite cancellate o imminente uscita di una nuova serie?
Fantozzi e tecnologia nel Come Eravamo, Scheda strabella su Brigitta.
Un numero buono, anche se non eccezionale.
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Vol. 27 - 1975
Numero valido, ma questa decade non mi esalta troppo. Sarà che faccio parte dell'orrida schiera degli ignobili sostenitori del meglio del meglio ma mi sembra che alcune storie sprechino spazio. Non mi riferisco nello specifico a questo numero che con un bello Scarpa e una parodia si difende bene ma a questi ultimi fascicoli che speravo un po' più corposi.
Paperino e le 20 mila beghe sotto i mari (Marconi/Gatto): L'introduzione su Massimo Marconi è esauriente, io poi ho una mezza venerazione per lui essendo nato nell'era del Topolino "impegnato". Di lui viene proposta una Grande Parodia, a cui però questa definizione sta larghina. L'ho trovata una bella storia, senza dubbio, ma cortina e i riferimenti a Verne assai risicati. Molto divertente per i rimandi martiniani nei comportamenti dei personaggi.
Robin Hood e la campana di Fra Tac (Moore): Vabbè. Insignificante, ma almeno non ha grosse pretese poichè mette in scena personaggi secondari. Interessante che pubblichino massimo una storia a lungometraggio man mano che vengono ripercorse le uscite dei classici.
Topolino e la Magnon 777 (Scarpa): Ritorna il grande Scarpa, quello avventuroso e in due tempi. E lo fa pian pianino. Infatti l'inizio della storia non cattura quanto la parte finale. Bella l'idea del far interagire umani con cani antropomorfi, sghignazzevole il Pippo innamorato, da Oscar Topolino alle prese con gli insaccati. Una storia ottima.
Moby Duck e Barbetta Nera (Evanier/Wright): Orripilante. Per fortuna che il buon Savini ha recuperato degnamente il personaggio, perchè non è certo questo il modo migliore per ricordarselo. Creare un personaggio per farlo interagire di volta in volta con un paperopolese diverso è sblorgh.
Moby Duck e la balena delle bolle (Evanier/Wright): Idem come sopra. Con in più l'insopportabile femminismo di Paperina. E i disegni di Wright non aiutano certo a rendere il tutto più gradevole.
Paperino e il balzano da tre (Capelli/Scala): Storia onesta, di un tempo in cui il direttore era anche sceneggiatore. Simpatica la prima tavola, d'effetto.
Maggiorenni sul come eravamo, scheda su Ciccio. Numero buono.
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Vol. 28 - 1976
Questo numero mi è piaciuto. Anche solo per la parodia che mi mancava. Questo cerco io, lettore medio di Topolino Story, grandi storie che mi mancano.
Topolino e il blitz beffardo (Siegel/Asteriti): Storia bruttina e parecchio semplicistica. Serve a introdurre Siegel, autore senza dubbio importante e assai discusso. L'autore non mi dispace ma il tutto convince molto poco. Per nulla credibile.
[Allegati RCS] Topolino Story (Prima e Seconda Serie)
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Ultima modifica di Valerio il giovedì 02 febbraio 2006, 22:20, modificato 1 volta in totale.
Zio Paperone e la terra di luna (Pezzin/De Vita): Carina, fresca, dinamica, allegra e divertente. Pezziniana insomma. Non un must ma per nulla sgradita.
Moby Duck e lo specchio magico (Evanier/Wright): Era proprio necessaria? Moby Duck c'era gia apparso nel numero precedente, perchè riproporlo. La storia è migliore delle due già proposte, non che ci volesse molto. L'unica cosa che si salva sono le risposte dello specchio, mi hanno fatto sorridere.
Sandopaper e la perla di Labuan (Gazzarri/Carpi): Ecco il must che mancava e che tira su notevolmente l'albo. Non avevo mai avuto il piacere di leggerla. L'intreccio non sarà chissà cosa ma le gag sono una migliore dell'altra. Da Paperino che si fa sparare dal cannone (scena poi ripresa da Boschi in Topolino 60 anni insieme) alla dea Kalì che sculaccia i Bassotthugs, passando per una Paperanna assai loquace. Parodia fino al midollo. Peccato che l'introduzione con Yanez non sia stata ripresa nel finale. E peccato anche che TS non vivrà tanto a lungo da pubblicarne il seguito: Le due Tigri.
Com'eravamo su Seveso e scheda su Basettoni.
Non approvo del tutto l'idea del compromesso in questi ultimi numeri tra pubblicazione equa e pubblicazione di must. Ma penso che sia un problema mio. Il numero è valido.
<hr>
Vol. 29 - 1977
A un passo dalla fine questo numero ci propone solo 4 storie di cui una lunga, una breve una media e una di Scarpa.
Zio Paperone e la nuova glaciazione (Pezzin/Cavazzano): Carina. Ma siamo sicuri che meritasse due episodi? Vabbè meglio un tempo , in cui erano più generosi, che oggi. Curioso il fatto che i bassotti appaiano solo in una piccola parentesi...
Pippo Fulton e il battello a vapore (Howard/Urtiàga): Simpatica ma risparmiabile. Ma la serie Goofy Classics non comprendeva anche storie più lunghe?
Zio Paperone e il dollaro crescente (Martina/Scapa): Inserita solo come pretesto per presentare Scala (l'avessero fatto decentemente nell'articolo introduttivo, poi...) mette in luce uno dei princpiali difetti di Martina. La storia infatti vira a destra e a manca continuando a cambiare argomento prima di trovare il tema definitivo, come in un episodio delle ultime stagioni dei simpson. Come altre sue storie ha quindi il difetto di non essere del tutto compatta.
Topolino e il Pippo-Lupo (Scarpa): Un gradevolissimo Scarpa recente, e la prima apparizione di Plottigat. Esauriente l'articolo imntroduttivo sugli scenziati pazzi Disney. La storia non si può dire una delle migliori del maestro ma rimane sempre gradevole e divertente.
Il come eravamo su Chaplin mi ha colpito. Un artista in un certo qual modo collegato a Walt. Ho molto apprezzato l'aver riportato le vignette conclusive di Topolino e la fabbrica dei sogni di Mezzavilla/Cavazzano in cui Topolino lo incontra. Ottimo.
La Scheda è su Edi.
Un numero buono, non eccezionale ma buono.
<hr>
Vol. 30 - 1978
Ultimo numero di Topolino Story. Non lo definirei però un gran finale.
Ma veniamo al dettaglio:
Eta Beta e il fiuto ultrafenomenale (Dalmasso/Cavazzano): C'è chi dice che Dalmasso non meritasse. Io dico, magari non merita più di tanti altri, ma se lo volevano mettere potevano inserirlo in qualche numero più antico. Inserirlo adesso ha un che di anacronitico. E lo sarebbe stato inserire ADESSO anche Pier Lorenzo de Vita (che pure meritava un po' di più).
La storia in sè è carina, anche se il soggetto non brilla certo per originalità. Ma la sceneggiatura è scorrevole, e i ritmi sono da cortometraggio. Eta Beta è un alieno -.-, ma i suoi atteggiamenti sono flemmatici come nella tradizione Gottfredsoniana. Se a questo aggiungiamo un Cavazzano iperdinamico si ottiene una lettura piacevole.
Paperino e l'iniquo equo canone (Martina/Del Conte): Trovo che Martina invecchiando migliori. I rapporti tra i suoi personaggi sono sempre nagativi ma il linguaggio usato è prezioso. La storia in questione poi ha del geniale. Ed è divertentissima. Peccato per l'introduzione spoilerante.
Topolino e Clarapatra (Howard/Strobl): NON fa parte della serie Goofy Classic. é una breve gradevolissima, con un senso del ritmo che raramente avevo visto in questo tipo di produzione. Più che una breve americana sembra una storia brasiliana. Imprevedibilmente apprezzata.
Paperin Tarzan e il formidabile "siero-per": Ancora Martina. Questa volta è un Martina atipico perchè legato da una continuity. La storia poi è la terza di una saga. Altro punto notevole, è un Martina bonario, non c'è astio tra i personaggi e il finale è felice. Stranezza: ma alla fine Malachia e King non tornano normali?
Cmq Cavazzano è un Dio nel tratteggiare i Coccodrilli schifati dalla trippa di Zio Paperone.
Zio Paperone e i dollari surgelati (Pezzin/Carpi): Simpatica & divertente. Fa un po' strano che i dollari di ZP diminuiscano a piacimento delle esigenze di sceneggiatura ma non è poi così grave.
Tony Manero nel come eravamo e scheda su Trudy.
Conclusione: nessuna brutta storia, manca però un grande classico che possa dare l'addio al lettore.
Ecco qua, con quest'ultima rece si considero un uomo libero.
Topolino Story è stata un bella iniziativa, che i più pignoli potrebbero criticare. Ma penso che sia una questione di punti di vista. Chi vuole i must ha preferito i primi numeri, chi le rarità poco ristampate gli ultimi. Trovo che verso la fine abbiano cercato di raggiungere un compromesso scontentando un po' tutti, complici gli anni 70, decennio un po' sottotono. Ma in definitiva non posso che essere grato a Topolino Story, dal momento che mi ha permesso con queste striminzite recensioni di prendere una posizione definitiva nei confronti dei più disparati aspetti del disney tradizionale.
Moby Duck e lo specchio magico (Evanier/Wright): Era proprio necessaria? Moby Duck c'era gia apparso nel numero precedente, perchè riproporlo. La storia è migliore delle due già proposte, non che ci volesse molto. L'unica cosa che si salva sono le risposte dello specchio, mi hanno fatto sorridere.
Sandopaper e la perla di Labuan (Gazzarri/Carpi): Ecco il must che mancava e che tira su notevolmente l'albo. Non avevo mai avuto il piacere di leggerla. L'intreccio non sarà chissà cosa ma le gag sono una migliore dell'altra. Da Paperino che si fa sparare dal cannone (scena poi ripresa da Boschi in Topolino 60 anni insieme) alla dea Kalì che sculaccia i Bassotthugs, passando per una Paperanna assai loquace. Parodia fino al midollo. Peccato che l'introduzione con Yanez non sia stata ripresa nel finale. E peccato anche che TS non vivrà tanto a lungo da pubblicarne il seguito: Le due Tigri.
Com'eravamo su Seveso e scheda su Basettoni.
Non approvo del tutto l'idea del compromesso in questi ultimi numeri tra pubblicazione equa e pubblicazione di must. Ma penso che sia un problema mio. Il numero è valido.
<hr>
Vol. 29 - 1977
A un passo dalla fine questo numero ci propone solo 4 storie di cui una lunga, una breve una media e una di Scarpa.
Zio Paperone e la nuova glaciazione (Pezzin/Cavazzano): Carina. Ma siamo sicuri che meritasse due episodi? Vabbè meglio un tempo , in cui erano più generosi, che oggi. Curioso il fatto che i bassotti appaiano solo in una piccola parentesi...
Pippo Fulton e il battello a vapore (Howard/Urtiàga): Simpatica ma risparmiabile. Ma la serie Goofy Classics non comprendeva anche storie più lunghe?
Zio Paperone e il dollaro crescente (Martina/Scapa): Inserita solo come pretesto per presentare Scala (l'avessero fatto decentemente nell'articolo introduttivo, poi...) mette in luce uno dei princpiali difetti di Martina. La storia infatti vira a destra e a manca continuando a cambiare argomento prima di trovare il tema definitivo, come in un episodio delle ultime stagioni dei simpson. Come altre sue storie ha quindi il difetto di non essere del tutto compatta.
Topolino e il Pippo-Lupo (Scarpa): Un gradevolissimo Scarpa recente, e la prima apparizione di Plottigat. Esauriente l'articolo imntroduttivo sugli scenziati pazzi Disney. La storia non si può dire una delle migliori del maestro ma rimane sempre gradevole e divertente.
Il come eravamo su Chaplin mi ha colpito. Un artista in un certo qual modo collegato a Walt. Ho molto apprezzato l'aver riportato le vignette conclusive di Topolino e la fabbrica dei sogni di Mezzavilla/Cavazzano in cui Topolino lo incontra. Ottimo.
La Scheda è su Edi.
Un numero buono, non eccezionale ma buono.
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Vol. 30 - 1978
Ultimo numero di Topolino Story. Non lo definirei però un gran finale.
Ma veniamo al dettaglio:
Eta Beta e il fiuto ultrafenomenale (Dalmasso/Cavazzano): C'è chi dice che Dalmasso non meritasse. Io dico, magari non merita più di tanti altri, ma se lo volevano mettere potevano inserirlo in qualche numero più antico. Inserirlo adesso ha un che di anacronitico. E lo sarebbe stato inserire ADESSO anche Pier Lorenzo de Vita (che pure meritava un po' di più).
La storia in sè è carina, anche se il soggetto non brilla certo per originalità. Ma la sceneggiatura è scorrevole, e i ritmi sono da cortometraggio. Eta Beta è un alieno -.-, ma i suoi atteggiamenti sono flemmatici come nella tradizione Gottfredsoniana. Se a questo aggiungiamo un Cavazzano iperdinamico si ottiene una lettura piacevole.
Paperino e l'iniquo equo canone (Martina/Del Conte): Trovo che Martina invecchiando migliori. I rapporti tra i suoi personaggi sono sempre nagativi ma il linguaggio usato è prezioso. La storia in questione poi ha del geniale. Ed è divertentissima. Peccato per l'introduzione spoilerante.
Topolino e Clarapatra (Howard/Strobl): NON fa parte della serie Goofy Classic. é una breve gradevolissima, con un senso del ritmo che raramente avevo visto in questo tipo di produzione. Più che una breve americana sembra una storia brasiliana. Imprevedibilmente apprezzata.
Paperin Tarzan e il formidabile "siero-per": Ancora Martina. Questa volta è un Martina atipico perchè legato da una continuity. La storia poi è la terza di una saga. Altro punto notevole, è un Martina bonario, non c'è astio tra i personaggi e il finale è felice. Stranezza: ma alla fine Malachia e King non tornano normali?
Cmq Cavazzano è un Dio nel tratteggiare i Coccodrilli schifati dalla trippa di Zio Paperone.
Zio Paperone e i dollari surgelati (Pezzin/Carpi): Simpatica & divertente. Fa un po' strano che i dollari di ZP diminuiscano a piacimento delle esigenze di sceneggiatura ma non è poi così grave.
Tony Manero nel come eravamo e scheda su Trudy.
Conclusione: nessuna brutta storia, manca però un grande classico che possa dare l'addio al lettore.
Ecco qua, con quest'ultima rece si considero un uomo libero.
Topolino Story è stata un bella iniziativa, che i più pignoli potrebbero criticare. Ma penso che sia una questione di punti di vista. Chi vuole i must ha preferito i primi numeri, chi le rarità poco ristampate gli ultimi. Trovo che verso la fine abbiano cercato di raggiungere un compromesso scontentando un po' tutti, complici gli anni 70, decennio un po' sottotono. Ma in definitiva non posso che essere grato a Topolino Story, dal momento che mi ha permesso con queste striminzite recensioni di prendere una posizione definitiva nei confronti dei più disparati aspetti del disney tradizionale.
NON ho letto tutte le recensioni... ma ho tutta la serie...
allora...
bellissima idea quella di fare un'antologia cronoliga di topolino... ma davvero inarrivabile!!!insomma 7 euro a settimana sono stati un incubo!!!davvero!!!
se continuano così, a proporre serie interessanti a questo prezzo però... non credo che rifarò una follia del genere!!!!
allora...
bellissima idea quella di fare un'antologia cronoliga di topolino... ma davvero inarrivabile!!!insomma 7 euro a settimana sono stati un incubo!!!davvero!!!
se continuano così, a proporre serie interessanti a questo prezzo però... non credo che rifarò una follia del genere!!!!
Sinceramente penso che se fosse stato quindicinale ne avremmo beneficiato un po' tutti. E anche se non in tempi brevi, spero in una seconda serie che completi l'opera. In fondo il 1978 è tutto fuorchè un traguardo interessante...
si... però... NON SETTIMANALE!!!! o per me può rimanere lì dov'è!!!
Sigh! Tutti gli anni 80 e soprattutto i meravigliosi anni 90... devono troppo farli!!Grrodon ha scritto:Sinceramente penso che se fosse stato quindicinale ne avremmo beneficiato un po' tutti. E anche se non in tempi brevi, spero in una seconda serie che completi l'opera. In fondo il 1978 è tutto fuorchè un traguardo interessante...
Non ce l'avevi a morte col prezzo, tu? :roll:
Certo che sì! E quindi?Grrodon ha scritto:Non ce l'avevi a morte col prezzo, tu? :roll:
Vol. 1 - 1980
E' uscito il primo numero e si sono scatenate le polemiche. Pare che infatti la collana ricalchi la sua gemella di 10 anni fa più nella forma che nei contenuti. Il problema è essenzialmente che le storie scelte sono prive di articoli introduttivi. Ci sono quelli storici, il "come eravamo", lo sguardo alle cose più importanti successe in quell'anno sia nel mondo Disney che nel mondo reale, la galleria delle copertine, ma manca una trattazione critica che spieghi come mai siano state scelte proprio queste storie. L'impressione è che questa seconda tranche di volumi sia ricaduta nella giurisdizione delle collane più leggere, che tradizionalmente il Corsera alterna a quelle rivolte ad un pubblico di intenditori, come le integrali di Barks, Gottfredson, Pk, Scarpa e appunto la prima serie di Topolino Story.
L'esperienza di lettura rimane però piuttosto gradevole. L'idea alla base dei volumi, esattamente come dieci anni fa, è quella di fare una summa della produzione fumettistica Disney del periodo, mostrandone i picchi... e gli abissi. Sebbene io sia da sempre un sostenitore della politica "si tramandi solo il meglio", in questo caso penso che i presupposti dell'opera concedano comodamente di andare ad esplorare anche anfratti meno noti della produzione Disney. E se questi anfratti consistono in una manciata di storie brevi estere inserite tra due storie italiane di ben altra caratura, ben venga. E' esattamente come leggere un numero del Topo di un tempo. Un'esperienza discontinua ma estremamente varia.
Paperinik e la Banda dei Dodici (Martina/Da Vita): Ottima scelta. Erano gli anni del Paperinik di Martina quelli, che qui è in formissima. Sono infatti convinto che il Martina migliore sia proprio quello di questa tarda fase produttiva. Da notare che la storia non racconta niente di che e che occupa persino due tempi. Eppure la si beve, e scende in gola come un bicchiere di succo di frutta. Bello fresco, per giunta. Saranno i dialoghi brillanti, l'umorismo che pervade ogni situazione o il ritmo impeccabile della sceneggiatura. Buffo come pur nel 1980 Martina non conoscesse ancora concetti ormai diffusi come il Deposito e Nonno Bassotto, a cui si riferisce con un improbabile "padrino", lasciando al povero De Vita il compito di uniformarlo graficamente al personaggio che i lettori già conoscevano.
Ezechiele Lupo e la Giornata da Incubo (Nozfiger/Jaime Diaz Studio): E non poteva mancare una storiella di Ezechiele, addentrandoci negli abissi delle brevi estere. A differenza di tanti altri universi insipidi, ho sempre trovato quello di Ezechiele e Lupetto un mondo narrativo che qualcosina da dire ce l'aveva, data la grande simpatia del Lupo e la situazione che lo vuole come un frustrato padre, intento a dare lezioni di machismo ad un figlioletto fricchettone. Quindi per quel che mi riguarda queste storie sono fra le poche che ritengo realmente le benvenute, quando si tratta di brevi estere. La storia, specie sotto il lato grafico, non brilla di certo e la trama non è niente di nuovo. Ma un sorriso me l'ha strappato e penso che il suo lavoro fosse quello.
Pippo e l'Errore Provvidenziale (Murry): Ed ecco un altro bel pezzo di storia del fumetto Disney. L'Abisso, nella sua forma più beffarda. Macchietta Nera, un Pippo minorato, un Topolino simpatico come il puzzo dei piedi e un "caso" privo di alcun interesse e risolto tramite una gag che non fa ridere. E la media qualitativa era questa. Materiale che - se collocato in un contesto come questo - tramanderei volentieri perché, se realmente vogliamo progredire, certe cose non vanno dimenticate.
I Bassotti Spendaccioni della Costa (Manning): Non particolarmente interessante, di certo non ben disegnata, eppure una sua onestà penso che ce l'abbia. Non è un plot tanto meno elaborato di tante storie brevi sui Bassotti che al giorno d'oggi il Topo pubblica ancora.
Paperino e il Ballo a Rotelle (Nozfiger/Strobl): Ecco il perfetto esempio per capire come mai Barks era un genio. Questa storia attinge allo stesso campionario di situazioni, allo stesso set di personaggi delle sue tenpage di Walt Disney's Comics and Stories, eppure i risultati sono ben diversi e ogni vignetta che compone questa storia fa a gara con la successiva, quanto a dimenticabilità.
Topolino e la Banda del Black-Out (Salvagnini/Carpi): Ed ecco la seconda storia italiana e quindi "principale" dell'albo. Si tratta di un giallo di Salvagnini, autore che più tardi si distinguerà per cose molto più memorabili (I Mercoledì di Pippo). Cominciamo col dire che non sono mai, e ripeto mai, stato un fan del Topolino di Carpi, che ho sempre trovato piatto nella recitazione e non molto simpatico. Di Gibì ho sempre apprezzato invece il resto dei personaggi, paperi in primis, per tacer del suo stile "decorativo". Il gialletto in questione è semplice, scritto con mestiere, ma veramente poco incisivo. Apprezzabile il colpo di scena finale, ma nel complesso si tratta di una storia piuttosto dimenticabile, alla quale si sarebbe potuto sostituire qualcosa di migliore. Trovo giusto però che anche una storia del genere abbia trovato spazio nella collana, mostrando onestamente quali fossero gli stilemi della narrativa Disney dell'epoca.
Insomma, collana che penso continuerò a seguire con curiosità. La sua impostazione tende a farmi perdonare le brutte storie molto più che in altri casi. E in un certo senso la trovo una collana "di studio" molto più delle integrali che l'hanno preceduta, che invece proponevano esclusivamente il meglio (Scarpa a parte) del fumetto Disney.
E' uscito il primo numero e si sono scatenate le polemiche. Pare che infatti la collana ricalchi la sua gemella di 10 anni fa più nella forma che nei contenuti. Il problema è essenzialmente che le storie scelte sono prive di articoli introduttivi. Ci sono quelli storici, il "come eravamo", lo sguardo alle cose più importanti successe in quell'anno sia nel mondo Disney che nel mondo reale, la galleria delle copertine, ma manca una trattazione critica che spieghi come mai siano state scelte proprio queste storie. L'impressione è che questa seconda tranche di volumi sia ricaduta nella giurisdizione delle collane più leggere, che tradizionalmente il Corsera alterna a quelle rivolte ad un pubblico di intenditori, come le integrali di Barks, Gottfredson, Pk, Scarpa e appunto la prima serie di Topolino Story.
L'esperienza di lettura rimane però piuttosto gradevole. L'idea alla base dei volumi, esattamente come dieci anni fa, è quella di fare una summa della produzione fumettistica Disney del periodo, mostrandone i picchi... e gli abissi. Sebbene io sia da sempre un sostenitore della politica "si tramandi solo il meglio", in questo caso penso che i presupposti dell'opera concedano comodamente di andare ad esplorare anche anfratti meno noti della produzione Disney. E se questi anfratti consistono in una manciata di storie brevi estere inserite tra due storie italiane di ben altra caratura, ben venga. E' esattamente come leggere un numero del Topo di un tempo. Un'esperienza discontinua ma estremamente varia.
Paperinik e la Banda dei Dodici (Martina/Da Vita): Ottima scelta. Erano gli anni del Paperinik di Martina quelli, che qui è in formissima. Sono infatti convinto che il Martina migliore sia proprio quello di questa tarda fase produttiva. Da notare che la storia non racconta niente di che e che occupa persino due tempi. Eppure la si beve, e scende in gola come un bicchiere di succo di frutta. Bello fresco, per giunta. Saranno i dialoghi brillanti, l'umorismo che pervade ogni situazione o il ritmo impeccabile della sceneggiatura. Buffo come pur nel 1980 Martina non conoscesse ancora concetti ormai diffusi come il Deposito e Nonno Bassotto, a cui si riferisce con un improbabile "padrino", lasciando al povero De Vita il compito di uniformarlo graficamente al personaggio che i lettori già conoscevano.
Ezechiele Lupo e la Giornata da Incubo (Nozfiger/Jaime Diaz Studio): E non poteva mancare una storiella di Ezechiele, addentrandoci negli abissi delle brevi estere. A differenza di tanti altri universi insipidi, ho sempre trovato quello di Ezechiele e Lupetto un mondo narrativo che qualcosina da dire ce l'aveva, data la grande simpatia del Lupo e la situazione che lo vuole come un frustrato padre, intento a dare lezioni di machismo ad un figlioletto fricchettone. Quindi per quel che mi riguarda queste storie sono fra le poche che ritengo realmente le benvenute, quando si tratta di brevi estere. La storia, specie sotto il lato grafico, non brilla di certo e la trama non è niente di nuovo. Ma un sorriso me l'ha strappato e penso che il suo lavoro fosse quello.
Pippo e l'Errore Provvidenziale (Murry): Ed ecco un altro bel pezzo di storia del fumetto Disney. L'Abisso, nella sua forma più beffarda. Macchietta Nera, un Pippo minorato, un Topolino simpatico come il puzzo dei piedi e un "caso" privo di alcun interesse e risolto tramite una gag che non fa ridere. E la media qualitativa era questa. Materiale che - se collocato in un contesto come questo - tramanderei volentieri perché, se realmente vogliamo progredire, certe cose non vanno dimenticate.
I Bassotti Spendaccioni della Costa (Manning): Non particolarmente interessante, di certo non ben disegnata, eppure una sua onestà penso che ce l'abbia. Non è un plot tanto meno elaborato di tante storie brevi sui Bassotti che al giorno d'oggi il Topo pubblica ancora.
Paperino e il Ballo a Rotelle (Nozfiger/Strobl): Ecco il perfetto esempio per capire come mai Barks era un genio. Questa storia attinge allo stesso campionario di situazioni, allo stesso set di personaggi delle sue tenpage di Walt Disney's Comics and Stories, eppure i risultati sono ben diversi e ogni vignetta che compone questa storia fa a gara con la successiva, quanto a dimenticabilità.
Topolino e la Banda del Black-Out (Salvagnini/Carpi): Ed ecco la seconda storia italiana e quindi "principale" dell'albo. Si tratta di un giallo di Salvagnini, autore che più tardi si distinguerà per cose molto più memorabili (I Mercoledì di Pippo). Cominciamo col dire che non sono mai, e ripeto mai, stato un fan del Topolino di Carpi, che ho sempre trovato piatto nella recitazione e non molto simpatico. Di Gibì ho sempre apprezzato invece il resto dei personaggi, paperi in primis, per tacer del suo stile "decorativo". Il gialletto in questione è semplice, scritto con mestiere, ma veramente poco incisivo. Apprezzabile il colpo di scena finale, ma nel complesso si tratta di una storia piuttosto dimenticabile, alla quale si sarebbe potuto sostituire qualcosa di migliore. Trovo giusto però che anche una storia del genere abbia trovato spazio nella collana, mostrando onestamente quali fossero gli stilemi della narrativa Disney dell'epoca.
Insomma, collana che penso continuerò a seguire con curiosità. La sua impostazione tende a farmi perdonare le brutte storie molto più che in altri casi. E in un certo senso la trovo una collana "di studio" molto più delle integrali che l'hanno preceduta, che invece proponevano esclusivamente il meglio (Scarpa a parte) del fumetto Disney.
E' uscito il doppio numerone con i due volumi! E devo dire che l'esperienza rimane pregevole. Un cocktail Disney di storie belle e brutte che però collocate nel loro giusto contesto non stonano per niente. Anche perché strutturalmente il tutto si alterna molto bene.
Vol. 0 - 1979
Ecco il volume che fa da collante con la precedente collana. Come sempre ottimo l'articolo iniziale...anche se definire Peter Pan l'undicesimo film animato Disney quando ufficialmente è il quattordicesimo non so quanto possa giovare. Sicuramente un senso per questa "conta" differente c'è, ma non mi pare il caso di riproporla al giorno d'oggi, in cui finalmente si hanno certezze in questo campo.
Zio Paperone e la Guerra Culinaria (Salvagnini/Cavazzano). Sinceramente? Sono sempre stato un avversatore degli avversatori delle ricolorazioni tipo quelle di Paperino Mese, che a me sono sempre piaciute. Ma se 10 anni fa abbiamo dovuto patire Barks e Gottfredson massacrati e rimontati in virtù della filologia, visto che così erano apparsi sul libretto, non vedo perché qui debba andare diversamente. La storia comunque non l'ho apprezzata granché. I ritmi li ho trovati blandi e la vicenda piuttosto insipida, devo dire.
Paperin-Tarzan e il Sentiero degli Elefanti (Martina/Carpi). Bella! Martina è proprio in forma in questo periodo. La vicenda è trascurabile, ma si legge che è un piacere, dato che come sempre nelle storie di questa fase produttiva, il Professore è più frizzante che mai. Lascia un po' straniti pensare che sia stata inclusa la terza parte di una trilogia, quando forse c'era materiale decisamente più one shot, ma dopotutto si è fatta leggere molto bene.
Bambi e la Voce Incontrollata (Nofziger/Bradbury). LOL. Sempre trovate demenziali le storie di questo periodo ambientate nel bosco, in cui si incrociano personaggi provenienti dagli universi più disparati, con la scusa del "territorio neutro". Qui abbiamo la ghenga di Bambi, di Song of the South e persino Cip e Ciop. E la trama è ugualmente - e a questo punto credo pure volutamente - demenziale. Pretese zero, serietà zero, eppure un suo senso perverso una produzione del genere nell'insieme ce l'ha.
Cip & Ciop e il Cugino Invadente (Nofziger/Bradbury). Se si sorvola sui disegni a dir poco imbarazzanti, la storiella si lascia leggere. Sa un po' di parabola, e senza dubbio avrebbe aiutato se i due chipmunk non avessero avuto i colori invertiti, tuttavia ho trovato la sua presenza nell'albo azzeccata. Sì, credo che storielle del genere si giochino il ruolo di "riempitive" molto meglio di tanto materiale nostrano prodotto in mezzo all'albo. Se non altro sono oneste.
Topolino e l'Enigma di Mu (De Vita). Se Massimo De Vita non avesse fatto l'autore completo solo occasionalmente forse oggi il fumetto Disney avrebbe un maggior numero di perle da scoprire. Non c'è che dire, è proprio bravo. Una storia complessa, lunga, divertente e importante, per la sua introduzione del personaggio di Zapotec. Gli influssi gottfredsoniani (la caratterizzazione della new entry) e barksiani (la caccia al tesoro, l'epilogo simile al Cimiero Vichingo) dimostrano che De Vita conosce i capisaldi del fumetto Disney e come riprodurne il feeling. Intelligentissima come scelta.
Vol. 2 - 1981
Altro numero interessante.
Paperino e l'Eredita di Babe (De Vita). Ancora De Vita autore completo con una caccia al tesoro di Paperino. Più frammentaria e facilona dell'Enigma di Mu, dato che segue pedissequamente alcune tappe del viaggio dei paperi per saltarne invece altre, ma nel complesso gradevole e divertente.
L'Asinello (Alvarado). L'adattamento di questo straordinario mediometraggio. Non si tratterà di un adattamento disegnato benissimo, ma è scorrevole e "adattato" quanto basta da farsi leggere come un fumetto. Ma soprattutto è importante la sua presenza nella selezione, perché aiuta più di ogni altra cosa a gettare uno sguardo a quanto contemporaneamente usciva di Disney sul grande schermo.
Il Re degli Gnomi (Alvarado). Il prode cavaliere. Ma non un prode sceneggiatore, dato che la storiellina in questione è confusa e imbarazzante.
Topolino e il Violino Rapito (Fallberg/Jaime Diaz Studio). Ammetto che graficamente trovo la serie di Ser Lock veramente intrigante, con tutti i suoi simpaticissimi arzigogoli. Narrativamente questa storiellina si dimostra invece carente al massimo. Tutto avviene in modo forzato e senza la minima logica. E, no, non sembra voluto.
Paperino di Bergerac (Martina/Carpi). Non conoscevo questa parodia Disney, e in effetti non è molto conosciuta. L'ho trovata divertente e deliziosa, però. RIesce ad essere fedele alla vicenda, senza risparmiare di far ghignare il lettore in puro stile Martina. Il finale "pensoso" con Paperina invece l'ho trovato strampalato... e in un certo senso malinconico. Felicissimo di averla letta.
Topolino e la Trottola del Tempo (Martina/Asteriti). Il lato oscuro di Martina. Dopo averlo elogiato per le sue storie di paperi del periodo ecco piombare una storia degna della sua prima, sconclusionatissima fase. Pippo se ne salta fuori con una trottola che fa tornare il tempo al 1938. La aziona e l'abbigliamento e la casetta di Topolino si trasformano, ma i personaggi non sembrano accorgersene. Poi Topolino inizia ad indagare su un brutto caso insieme a Basettoni, come se nulla di tutto questo fosse successo. E il caso non c'entra assolutamente niente col presupposto di partenza. Al termine di tutto si spegne la trottola e casa di Topolino torna come prima e i personaggi realizzano la cosa. E finisce lì. Pare una storia scritta dormendo e sognando, oppure sotto una pesante sbronza.
Vol. 0 - 1979
Ecco il volume che fa da collante con la precedente collana. Come sempre ottimo l'articolo iniziale...anche se definire Peter Pan l'undicesimo film animato Disney quando ufficialmente è il quattordicesimo non so quanto possa giovare. Sicuramente un senso per questa "conta" differente c'è, ma non mi pare il caso di riproporla al giorno d'oggi, in cui finalmente si hanno certezze in questo campo.
Zio Paperone e la Guerra Culinaria (Salvagnini/Cavazzano). Sinceramente? Sono sempre stato un avversatore degli avversatori delle ricolorazioni tipo quelle di Paperino Mese, che a me sono sempre piaciute. Ma se 10 anni fa abbiamo dovuto patire Barks e Gottfredson massacrati e rimontati in virtù della filologia, visto che così erano apparsi sul libretto, non vedo perché qui debba andare diversamente. La storia comunque non l'ho apprezzata granché. I ritmi li ho trovati blandi e la vicenda piuttosto insipida, devo dire.
Paperin-Tarzan e il Sentiero degli Elefanti (Martina/Carpi). Bella! Martina è proprio in forma in questo periodo. La vicenda è trascurabile, ma si legge che è un piacere, dato che come sempre nelle storie di questa fase produttiva, il Professore è più frizzante che mai. Lascia un po' straniti pensare che sia stata inclusa la terza parte di una trilogia, quando forse c'era materiale decisamente più one shot, ma dopotutto si è fatta leggere molto bene.
Bambi e la Voce Incontrollata (Nofziger/Bradbury). LOL. Sempre trovate demenziali le storie di questo periodo ambientate nel bosco, in cui si incrociano personaggi provenienti dagli universi più disparati, con la scusa del "territorio neutro". Qui abbiamo la ghenga di Bambi, di Song of the South e persino Cip e Ciop. E la trama è ugualmente - e a questo punto credo pure volutamente - demenziale. Pretese zero, serietà zero, eppure un suo senso perverso una produzione del genere nell'insieme ce l'ha.
Cip & Ciop e il Cugino Invadente (Nofziger/Bradbury). Se si sorvola sui disegni a dir poco imbarazzanti, la storiella si lascia leggere. Sa un po' di parabola, e senza dubbio avrebbe aiutato se i due chipmunk non avessero avuto i colori invertiti, tuttavia ho trovato la sua presenza nell'albo azzeccata. Sì, credo che storielle del genere si giochino il ruolo di "riempitive" molto meglio di tanto materiale nostrano prodotto in mezzo all'albo. Se non altro sono oneste.
Topolino e l'Enigma di Mu (De Vita). Se Massimo De Vita non avesse fatto l'autore completo solo occasionalmente forse oggi il fumetto Disney avrebbe un maggior numero di perle da scoprire. Non c'è che dire, è proprio bravo. Una storia complessa, lunga, divertente e importante, per la sua introduzione del personaggio di Zapotec. Gli influssi gottfredsoniani (la caratterizzazione della new entry) e barksiani (la caccia al tesoro, l'epilogo simile al Cimiero Vichingo) dimostrano che De Vita conosce i capisaldi del fumetto Disney e come riprodurne il feeling. Intelligentissima come scelta.
Vol. 2 - 1981
Altro numero interessante.
Paperino e l'Eredita di Babe (De Vita). Ancora De Vita autore completo con una caccia al tesoro di Paperino. Più frammentaria e facilona dell'Enigma di Mu, dato che segue pedissequamente alcune tappe del viaggio dei paperi per saltarne invece altre, ma nel complesso gradevole e divertente.
L'Asinello (Alvarado). L'adattamento di questo straordinario mediometraggio. Non si tratterà di un adattamento disegnato benissimo, ma è scorrevole e "adattato" quanto basta da farsi leggere come un fumetto. Ma soprattutto è importante la sua presenza nella selezione, perché aiuta più di ogni altra cosa a gettare uno sguardo a quanto contemporaneamente usciva di Disney sul grande schermo.
Il Re degli Gnomi (Alvarado). Il prode cavaliere. Ma non un prode sceneggiatore, dato che la storiellina in questione è confusa e imbarazzante.
Topolino e il Violino Rapito (Fallberg/Jaime Diaz Studio). Ammetto che graficamente trovo la serie di Ser Lock veramente intrigante, con tutti i suoi simpaticissimi arzigogoli. Narrativamente questa storiellina si dimostra invece carente al massimo. Tutto avviene in modo forzato e senza la minima logica. E, no, non sembra voluto.
Paperino di Bergerac (Martina/Carpi). Non conoscevo questa parodia Disney, e in effetti non è molto conosciuta. L'ho trovata divertente e deliziosa, però. RIesce ad essere fedele alla vicenda, senza risparmiare di far ghignare il lettore in puro stile Martina. Il finale "pensoso" con Paperina invece l'ho trovato strampalato... e in un certo senso malinconico. Felicissimo di averla letta.
Topolino e la Trottola del Tempo (Martina/Asteriti). Il lato oscuro di Martina. Dopo averlo elogiato per le sue storie di paperi del periodo ecco piombare una storia degna della sua prima, sconclusionatissima fase. Pippo se ne salta fuori con una trottola che fa tornare il tempo al 1938. La aziona e l'abbigliamento e la casetta di Topolino si trasformano, ma i personaggi non sembrano accorgersene. Poi Topolino inizia ad indagare su un brutto caso insieme a Basettoni, come se nulla di tutto questo fosse successo. E il caso non c'entra assolutamente niente col presupposto di partenza. Al termine di tutto si spegne la trottola e casa di Topolino torna come prima e i personaggi realizzano la cosa. E finisce lì. Pare una storia scritta dormendo e sognando, oppure sotto una pesante sbronza.
Vol 3. - 1982
Un ottimo volume questo. Belle storie, ben scelte e ben miscelate.
Topolino e la Città di Psathura (De Vita). Ancora un altro De Vita autore completo. Pochi se ne ricordano di questa sua fase, per cui Topolino Story ha il grandissimo merito di aver pubblicato in modo quasi sequenziale una bella percentuale della sua opera da solista. E cosa scopriamo nel leggere queste storie tutte di seguito? Un autore con la A maiuscola, attento all'archeologia, all'avventura, al mistero e all'umorismo. E persino alla continuity, visto che insieme a MU questa storia costituisce un "ciclo di Zapotec" molto omogeneo. Perché non ha continuato? L'avesse fatto oggi avremmo un altro nome di tutto rispetto da aggiungere all'olimpo dei grandi continuatori di un certo tipo di fumetto Disney.
Paperino e la Contesa della Casa (Pezzin/Chierchini). Zomma. Un Pezzin parecchio minore, dai presupposti un po' zoppicanti e gli sviluppi dispersivi. Non l'avrei scelta, complice anche la colorazione moderna, una sorta di "falso storico", come già detto avrei di gran lunga preferito vedere ai tempi dei rimontaggi di Barks/Gottfredson.
Le Nuove Avventure di Red e Toby: La Grande Fuga (Alvarado). Approvo. Questo giro hanno infilato una sola storiellina estera, ma l'hanno scelta bene, prendendola da un corpus poco noto, ma assolutamente inerente al periodo, dato che era il Classico Disney dell'anno precedente. E se si esclude la colorazione delirante, ho trovato buona anche la storiella in sé, semplice, di poche pretese e dal sapore prettamente naturalistico.
Topolino e il Mistero dei Satelliti (Sisti/Asteriti). Mi ha fatto una certa tenerezza vedere la storia d'esordio del buon Sisti, disegnata da un Asteriti in ottima forma. Non sarà uno degli intrecci migliori di Sisti, ma mi ha trasmesso tanto amore per il fumetto Disney, ed è interessante notare quel germe di filologia nella compresenza di Setter, Orango e dell'"Artiglio", caratteristica che non abbandonerà mai l'autore. Inserimento apprezzatissimo.
Zio Paperone e il Ponte di Messina (Pezzin/Cavazzano). Tutt'altro Pezzin, quello di cui tutti ci ricordiamo. Quello degli affaroni di Paperone, dell'attenzione all'attualità e delle idee ficcanti. Ottima storia, divertente e intrattenevole, con quella punta di genialità che fa proprio piacere leggere. Degna conclusione di un ottimo numero.
Un ottimo volume questo. Belle storie, ben scelte e ben miscelate.
Topolino e la Città di Psathura (De Vita). Ancora un altro De Vita autore completo. Pochi se ne ricordano di questa sua fase, per cui Topolino Story ha il grandissimo merito di aver pubblicato in modo quasi sequenziale una bella percentuale della sua opera da solista. E cosa scopriamo nel leggere queste storie tutte di seguito? Un autore con la A maiuscola, attento all'archeologia, all'avventura, al mistero e all'umorismo. E persino alla continuity, visto che insieme a MU questa storia costituisce un "ciclo di Zapotec" molto omogeneo. Perché non ha continuato? L'avesse fatto oggi avremmo un altro nome di tutto rispetto da aggiungere all'olimpo dei grandi continuatori di un certo tipo di fumetto Disney.
Paperino e la Contesa della Casa (Pezzin/Chierchini). Zomma. Un Pezzin parecchio minore, dai presupposti un po' zoppicanti e gli sviluppi dispersivi. Non l'avrei scelta, complice anche la colorazione moderna, una sorta di "falso storico", come già detto avrei di gran lunga preferito vedere ai tempi dei rimontaggi di Barks/Gottfredson.
Le Nuove Avventure di Red e Toby: La Grande Fuga (Alvarado). Approvo. Questo giro hanno infilato una sola storiellina estera, ma l'hanno scelta bene, prendendola da un corpus poco noto, ma assolutamente inerente al periodo, dato che era il Classico Disney dell'anno precedente. E se si esclude la colorazione delirante, ho trovato buona anche la storiella in sé, semplice, di poche pretese e dal sapore prettamente naturalistico.
Topolino e il Mistero dei Satelliti (Sisti/Asteriti). Mi ha fatto una certa tenerezza vedere la storia d'esordio del buon Sisti, disegnata da un Asteriti in ottima forma. Non sarà uno degli intrecci migliori di Sisti, ma mi ha trasmesso tanto amore per il fumetto Disney, ed è interessante notare quel germe di filologia nella compresenza di Setter, Orango e dell'"Artiglio", caratteristica che non abbandonerà mai l'autore. Inserimento apprezzatissimo.
Zio Paperone e il Ponte di Messina (Pezzin/Cavazzano). Tutt'altro Pezzin, quello di cui tutti ci ricordiamo. Quello degli affaroni di Paperone, dell'attenzione all'attualità e delle idee ficcanti. Ottima storia, divertente e intrattenevole, con quella punta di genialità che fa proprio piacere leggere. Degna conclusione di un ottimo numero.
Niente da dire sulla selezione delle storie, ma l'assenza delle introduzioni e delle cornicette nelle quali erano inserite (seppur forzate) mi ha indisposto e ho preso solo i primi tre volumi. Con rimpianto, perché il primo Topolino Story è stato una pietra miliare.
Assurancetourix
Questa è una bomba, anche se non è affatto perfetta. Innanzitutto, la "pila di Citera" menzionata nella prima puntata non esiste. Esistono la "pila di Baghdad" e il "meccanismo di Antikythera (Anticitera)": probabilmente De Vita ha frullato le due. Inoltre il finale non è propriamente il Massimo: [spoiler]Zapotec che torna negli USA per spaventare T. e P. mascherato[/spoiler] è una cosa un po' buttata lì, e poi zac! [spoiler]d'improvviso scatta il countdown[/spoiler]... tutto abbastanza frettoloso. A parte questo, la storia conserva ancora un'atmosfera pazzesca, con un mix fra la regia di De Vita, l'inchiostratura e il colore (semisbiadito) del Topo dell'epoca degno delle migliori storie di Gottfredson (o della ligné claire franco-belga).Valerio ha scritto:Topolino e la Città di Psathura (De Vita). Ancora un altro De Vita autore completo. Pochi se ne ricordano di questa sua fase, per cui Topolino Story ha il grandissimo merito di aver pubblicato in modo quasi sequenziale una bella percentuale della sua opera da solista. E cosa scopriamo nel leggere queste storie tutte di seguito? Un autore con la A maiuscola, attento all'archeologia, all'avventura, al mistero e all'umorismo. E persino alla continuity, visto che insieme a MU questa storia costituisce un "ciclo di Zapotec" molto omogeneo. Perché non ha continuato? L'avesse fatto oggi avremmo un altro nome di tutto rispetto da aggiungere all'olimpo dei grandi continuatori di un certo tipo di fumetto Disney.
Perché non ha continuato? Forse perché nello stesso anno è iniziato Martin Mystère (e alcune delle sue primissime storie sono simili a questa), e l'anno prima era uscito Indy (e in libreria c'erano Von Daeniken, Hagen, Berlitz, Kolosimo), etc. e il rischio inflazione era alto (anche se detto oggi che sta roba la trovi ad ogni angolo fa sorridere). E/o forse temeva di essere messo a paragone con tutto questo (le storie di Castelli e i film di Spielberg sono comunque materiale più elaborato di quello proposto da De Vita).
EDIT:
ROFTL per questo tema scolastico in cui l'autore ha plagiato De Vita.
Detto fra noi, l'ho fatto anch'io (parzialmente): in seconda media plagiai spudoratamente Il flauto di Omar, uscita poche settimane prima, nella seconda puntata del mio tema a puntate.
Ottimo lavoro.
Vol 4 - 1983
Bel volume questo. Almeno concettualmente, perché se andiamo a guardare l'effettiva qualità delle storie è un po' meh. Però l''indice è bilanciatissimo e dà il giusto spazio a tutto e tutti.
Zio Paperone e l'Operazione Foglia (Michelini/Cavazzano). Concettualmente grandiosa, emozionante, graficamente stupefacente. Ma a conti fatti è un po' deludente. Dialoghi didascalici, scambi semplicini, una risoluzione incoerente e "comoda", insomma ne esce come una storia... ingenua, ecco.
Topolino in... E.B. l'extraterrestre (Payne/Asteriti). Anche questa concettualmente era interessante, se non altro perché viene considerata una "grande parodia", e sono contento del suo inserimento, anche perché è sicuramente una storia atipica, col suo rendere protagonisti personaggi "nuovi". Ma anche qui le aspettative sono falsate, e si tratta di una storiellina fiacca e priva di mordente. Manca pure un finale degno.
Super Pippo e il Cavallone Gigante (Alvarado). Ricordate quando qui era tutta magagna? Ecco, lol, tempi del genere speriamo non giungano più, perché oggi penso sarebbe illegale concepire una storia così mal disegnata, mal sceneggiata e poco comprensibile. Ritmi sballati, passaggi poco chiari, semplicionate assortite. C'è tutto.
Archimede e i Fagioli Giganti (Nozfiger/Strobl). Idem come sopra. Brutta da paura. E con una caratterizzazione dei personaggi così curata che Archimede è il villain. Mi convinco sempre di più che le brevi americane che realmente si salvano sono quelle ambientate nel bosco, semplici e tenerelle. Qualsiasi altra cosa è da buttare.
Topolino e il Diabolico Dottor Talos (Chierchini). Mai stato un fan di Chierchini. Adoravo le atmosfere lugubri e gli scenari delle sue storie, accettavo di buon grado il suo stile quando di tratta di paperi ma coi topi non c'è niente da fare, troppo antipatici e legnosi. Qui però Chierchini fa l'autore completo e ci consegna una storia le cui intenzioni sono nobili. Una due tempi che richiama un po' certe storie di Gottfredson. Il livello non è quello e lo spunto banalotto, ma il tutto scorre comunque molto bene.
Bel volume questo. Almeno concettualmente, perché se andiamo a guardare l'effettiva qualità delle storie è un po' meh. Però l''indice è bilanciatissimo e dà il giusto spazio a tutto e tutti.
Zio Paperone e l'Operazione Foglia (Michelini/Cavazzano). Concettualmente grandiosa, emozionante, graficamente stupefacente. Ma a conti fatti è un po' deludente. Dialoghi didascalici, scambi semplicini, una risoluzione incoerente e "comoda", insomma ne esce come una storia... ingenua, ecco.
Topolino in... E.B. l'extraterrestre (Payne/Asteriti). Anche questa concettualmente era interessante, se non altro perché viene considerata una "grande parodia", e sono contento del suo inserimento, anche perché è sicuramente una storia atipica, col suo rendere protagonisti personaggi "nuovi". Ma anche qui le aspettative sono falsate, e si tratta di una storiellina fiacca e priva di mordente. Manca pure un finale degno.
Super Pippo e il Cavallone Gigante (Alvarado). Ricordate quando qui era tutta magagna? Ecco, lol, tempi del genere speriamo non giungano più, perché oggi penso sarebbe illegale concepire una storia così mal disegnata, mal sceneggiata e poco comprensibile. Ritmi sballati, passaggi poco chiari, semplicionate assortite. C'è tutto.
Archimede e i Fagioli Giganti (Nozfiger/Strobl). Idem come sopra. Brutta da paura. E con una caratterizzazione dei personaggi così curata che Archimede è il villain. Mi convinco sempre di più che le brevi americane che realmente si salvano sono quelle ambientate nel bosco, semplici e tenerelle. Qualsiasi altra cosa è da buttare.
Topolino e il Diabolico Dottor Talos (Chierchini). Mai stato un fan di Chierchini. Adoravo le atmosfere lugubri e gli scenari delle sue storie, accettavo di buon grado il suo stile quando di tratta di paperi ma coi topi non c'è niente da fare, troppo antipatici e legnosi. Qui però Chierchini fa l'autore completo e ci consegna una storia le cui intenzioni sono nobili. Una due tempi che richiama un po' certe storie di Gottfredson. Il livello non è quello e lo spunto banalotto, ma il tutto scorre comunque molto bene.
Vol. 5 - 1984
Sì, la selezione continua ad essere buona, bilanciata, esauriente. Questo è l'anno della mia nascita, comunque
Il Matrimonio di Zio Paperone (De Vita). Che bello che abbiano considerato come apripista dell'anno questo capolavoro di De Vita, ennesima riprova di quanto dietro il disegnatore ci fosse un autore completo, e che autore completo! La lezione dei grandi maestri viene rielaborata con profitto, tanto a Topolinia quanto a Paperopoli, ed ecco che De Vita imbastisce una commedia frizzante, animata, lunga e senza cali di ritmo. Una lezione sull'uso dei personaggi e di come gestire queste nuove maschere della commedia dell'arte. Da manuale, proprio.
Le GM e i Pony Selvaggi (Nozfiger/Jaime Diaz Studio). E' una breve, estera, centrale e questo già dice molto, se non tutto. Eppure, eppure una venatura di tenerezza c'è. Prontamente azzerata dagli sviluppi bassotteschi banaloni, diciamolo. Eppure qualcosa mi rimane.
Paperoga e i Dinosauri Nani (Irineu Soares Rodrigues). Arriva il Brasile! Queste brevi estere centrali costituiscono una variante a quelle più ordinarie prodotte in USA. Tra Paperoga superstar, il Papersera e quel retrogusto demenziale lo stile si respira già tutto. Ma il Brasile ha prodotto demenza migliore, e questa rientra nella demenza ordinaria.
Dal Diario di Paperina: La Spilla di Smeraldi (Chendi/Motta). Per variare il menu infilano pure questa storia italiana così minore ma così minore che mentre la si legge si nota l'inconsitenza della trama, che altro non è che una schidionata poco ispirata. No.
Topolino e lo Stendardo Perduto (Marconi/Carpi). Bella l'idea, bello il contesto, bella l'atmosfera che riserva. La trama è poca cosa, tuttavia la sua presenza mi ha piacevolmente sorpreso. E' un bene assaporare anche il lato celebrativo del Topo di quegli anni.
Sì, la selezione continua ad essere buona, bilanciata, esauriente. Questo è l'anno della mia nascita, comunque
Il Matrimonio di Zio Paperone (De Vita). Che bello che abbiano considerato come apripista dell'anno questo capolavoro di De Vita, ennesima riprova di quanto dietro il disegnatore ci fosse un autore completo, e che autore completo! La lezione dei grandi maestri viene rielaborata con profitto, tanto a Topolinia quanto a Paperopoli, ed ecco che De Vita imbastisce una commedia frizzante, animata, lunga e senza cali di ritmo. Una lezione sull'uso dei personaggi e di come gestire queste nuove maschere della commedia dell'arte. Da manuale, proprio.
Le GM e i Pony Selvaggi (Nozfiger/Jaime Diaz Studio). E' una breve, estera, centrale e questo già dice molto, se non tutto. Eppure, eppure una venatura di tenerezza c'è. Prontamente azzerata dagli sviluppi bassotteschi banaloni, diciamolo. Eppure qualcosa mi rimane.
Paperoga e i Dinosauri Nani (Irineu Soares Rodrigues). Arriva il Brasile! Queste brevi estere centrali costituiscono una variante a quelle più ordinarie prodotte in USA. Tra Paperoga superstar, il Papersera e quel retrogusto demenziale lo stile si respira già tutto. Ma il Brasile ha prodotto demenza migliore, e questa rientra nella demenza ordinaria.
Dal Diario di Paperina: La Spilla di Smeraldi (Chendi/Motta). Per variare il menu infilano pure questa storia italiana così minore ma così minore che mentre la si legge si nota l'inconsitenza della trama, che altro non è che una schidionata poco ispirata. No.
Topolino e lo Stendardo Perduto (Marconi/Carpi). Bella l'idea, bello il contesto, bella l'atmosfera che riserva. La trama è poca cosa, tuttavia la sua presenza mi ha piacevolmente sorpreso. E' un bene assaporare anche il lato celebrativo del Topo di quegli anni.
Vol. 6 - 1985
Altro indice egregio. Veramente, la selezione di storie di questa collana si sta confermando intelligente, varia, esauriente, onesta.
Topolino e il Segreto del Castello (Concina/Cavazzano). Scelta intelligentissima aprire il volume con la prima storia di questo fortunato filone. Le premesse sono ottime... peccato che, vuoi per la tipologia di storia, vuoi per i suoi stessi contenuti, il tutto mostri un po' la corda. I bivi non sono particolarmente acuti (andare avanti o tornare indietro, ripetuti per mille volte), l'autonomia del lettore è scarsa (poco dopo le varie scelte di tornare indietro i personaggi cambiano di nuovo idea o vengono fermati), e anche i finali sono banalotti: fantasmi veri? lestofanti? attori? fotografi? operai? Mancava solo l'opzione aliena. E a parte il finale col fantasma vero è tutto molto semplicistico. Forse le memorie hanno indorato un po' un genere che non ha mai brillato? Aveva fatto di meglio Vito con la recente storia di Paperinik, in cui tutti i finali portavano a qualcosa di arguto e le scelte erano davvero tali.
Paperino Trovatore Trova Guai (Carpi). La prima storia dipinta. Un bel pezzo di arte fumettistica disneyana, devo dire. Bravo Carpi sul versante grafico (il drago col mandolino è quanto di più Disney possa esserci) e divertente anche la sceneggiatura. Peccato che verso la fine risenta di una certa compressione, ma posso capire che sia un esperimento.
Topolino Dietro il Sipario. In effetti era disonesto tagliare completamente fuori Scarpa da questa rassegna, solo per via della recente omnia. Questa è una tipica storia della sua fase tarda autoriale, in cui cercava di seguire una continuity sua personale, anche piuttosto stretta. Purtroppo però le ridondanze non mancano. La gestione del personaggio di Zenobia da parte di Scarpa non ha mai brillato, spiace dirlo. Inserita a forza, portata avanti a forza ed eliminata a forza. Si vede un po' di ingenuità anche nelle relazioni dei personaggi, e il caso in sé non è che brilli. Rimane godibile comunque. Non penso avremo altro Scarpa cmq.
Zio Paperone e la Consegna della Vigilia (Jacob-Avenell/Vicar). Via le estere USA ed ecco le danesi! Trama niente di che, e pure tirata per le lunghe. Però trasuda rispetto per Barks, dato il tratto di Vicar che ho sempre apprezzato. Yawn con stima.
Paperbat e la Vendetta di Apollo (Saidenberg/Rodrigues). Approvo mettere le brasiliane. Approvo Paper-Bat. Disapprovo però questo genere di storia semi-action. Non è in questo che erano bravi i brasiliani, ma nelle scemenze vere. La storia è per giunta un sequel. Non l'avrei certo scelta.
Zio Paperone e la Colonizzazione del Deserto (Pezzin/De Vita). Oh, wow! Pezzin non delude mai e sforna una storia lunga, complessa, avventurosa e piena di idee ingegnose, oltre che di trovate divertenti. Il caro vecchio fumetto Disney fatto come si deve, insomma. Bello, bello, bello. La migliore del numero.
Altro indice egregio. Veramente, la selezione di storie di questa collana si sta confermando intelligente, varia, esauriente, onesta.
Topolino e il Segreto del Castello (Concina/Cavazzano). Scelta intelligentissima aprire il volume con la prima storia di questo fortunato filone. Le premesse sono ottime... peccato che, vuoi per la tipologia di storia, vuoi per i suoi stessi contenuti, il tutto mostri un po' la corda. I bivi non sono particolarmente acuti (andare avanti o tornare indietro, ripetuti per mille volte), l'autonomia del lettore è scarsa (poco dopo le varie scelte di tornare indietro i personaggi cambiano di nuovo idea o vengono fermati), e anche i finali sono banalotti: fantasmi veri? lestofanti? attori? fotografi? operai? Mancava solo l'opzione aliena. E a parte il finale col fantasma vero è tutto molto semplicistico. Forse le memorie hanno indorato un po' un genere che non ha mai brillato? Aveva fatto di meglio Vito con la recente storia di Paperinik, in cui tutti i finali portavano a qualcosa di arguto e le scelte erano davvero tali.
Paperino Trovatore Trova Guai (Carpi). La prima storia dipinta. Un bel pezzo di arte fumettistica disneyana, devo dire. Bravo Carpi sul versante grafico (il drago col mandolino è quanto di più Disney possa esserci) e divertente anche la sceneggiatura. Peccato che verso la fine risenta di una certa compressione, ma posso capire che sia un esperimento.
Topolino Dietro il Sipario. In effetti era disonesto tagliare completamente fuori Scarpa da questa rassegna, solo per via della recente omnia. Questa è una tipica storia della sua fase tarda autoriale, in cui cercava di seguire una continuity sua personale, anche piuttosto stretta. Purtroppo però le ridondanze non mancano. La gestione del personaggio di Zenobia da parte di Scarpa non ha mai brillato, spiace dirlo. Inserita a forza, portata avanti a forza ed eliminata a forza. Si vede un po' di ingenuità anche nelle relazioni dei personaggi, e il caso in sé non è che brilli. Rimane godibile comunque. Non penso avremo altro Scarpa cmq.
Zio Paperone e la Consegna della Vigilia (Jacob-Avenell/Vicar). Via le estere USA ed ecco le danesi! Trama niente di che, e pure tirata per le lunghe. Però trasuda rispetto per Barks, dato il tratto di Vicar che ho sempre apprezzato. Yawn con stima.
Paperbat e la Vendetta di Apollo (Saidenberg/Rodrigues). Approvo mettere le brasiliane. Approvo Paper-Bat. Disapprovo però questo genere di storia semi-action. Non è in questo che erano bravi i brasiliani, ma nelle scemenze vere. La storia è per giunta un sequel. Non l'avrei certo scelta.
Zio Paperone e la Colonizzazione del Deserto (Pezzin/De Vita). Oh, wow! Pezzin non delude mai e sforna una storia lunga, complessa, avventurosa e piena di idee ingegnose, oltre che di trovate divertenti. Il caro vecchio fumetto Disney fatto come si deve, insomma. Bello, bello, bello. La migliore del numero.
Vol. 7 - 1986
Altro numero validissimo, a mio parere. Non il migliore, ma intrigante.
Zio Paperone e l'Incognita Spaziale (Cavazzano): Ed ecco Cavazzano autore completo! La storia è simpatica, e molto gagliarda nel suo essere classica. Certo, magari non brilla quanto le storie dell'altro grande autore completo pubblicato in queste settimane, De Vita, né è fantasiosa come quelle di Pezzin. Ma si legge con piacere, e apre egregiamente il numero.
Pippo e il Mistero della Mummia Raffreddata (Saio-Repetti/Valussi): Ecco, qui non concordo. Storia insulsa, di autori non rappresentativi del periodo. E' pure poco credibile, Gambadilegno si traveste da mummia per farla in barba a Pippo e poi arrivano altri criminali con la stessa idea. Che bof. Probabilmente il peggior inserimento fin qui (e non parlo di bruttezza assoluta, ma di inserimento inappropriato).
Zio Paperone e la Moda "Usa e Getta" (Pezzin/Gottardo): Un Pezzin minore, ma pur sempre un Pezzin. E quindi ci sono le idee, anche bislacche, le trovate comiche e i finali inaspettati. Bene!
Wuzzles: Storie di Eleguri, Moscapi e Tordellini (Disney Studio): Ottimo! Nel senso, è ottimo che si esplori in modo intelligente ogni filone produttivo delle brevi estere, e che qui tocchi in pompa magna ai primi tie-in televisivi. La storia in questione è lunga 4 tavole, è disegnata ottimamente e i contenuti sono così dementi da fare il giro completo e funzionare.
L'Altra Faccia del Pianeta Wuz (Disney Studio): Questa è un po' più lunga ma demente uguale, e con implicazioni narrative così assurde che fa ridere siano state concepite tanto alla leggera (Conippa dovrebbe risultare sposata adesso). Graficamente cmq è un bel vedere, e si apprezza ancora di più lo "stacco" e la varietà dal resto del volume.
Paperino e la Gara di Pattinaggio (Kipka-Lilley/Vicar): E adesso una danese del buon Vicar, che male non fa. La formula che si cerca di ricalcare è ovviamente quella delle tenpage di Barks, in cui Paperino faceva lo sbruffoncello. La mosciezza umoristica si sente tutta in confronto a quelle di Barks, ma nel complesso non stona affatto.
Topolino e gli Enigmi del Tempo (Pezzin/De Vita): E si chiude in bellezza! Il primo episodio della serie della Macchina del Tempo, in cui fa il suo esordio Marlin (e SORVOLIAMO sull'inversione della pubblicazione delle prime storie) nonché le dinamiche che conosceremo molto bene in seguito. Ben presentate, ben descritte, e anche il primo paradosso "a tempo fisso" del fumetto Disney. Inserimento doveroso!
Altro numero validissimo, a mio parere. Non il migliore, ma intrigante.
Zio Paperone e l'Incognita Spaziale (Cavazzano): Ed ecco Cavazzano autore completo! La storia è simpatica, e molto gagliarda nel suo essere classica. Certo, magari non brilla quanto le storie dell'altro grande autore completo pubblicato in queste settimane, De Vita, né è fantasiosa come quelle di Pezzin. Ma si legge con piacere, e apre egregiamente il numero.
Pippo e il Mistero della Mummia Raffreddata (Saio-Repetti/Valussi): Ecco, qui non concordo. Storia insulsa, di autori non rappresentativi del periodo. E' pure poco credibile, Gambadilegno si traveste da mummia per farla in barba a Pippo e poi arrivano altri criminali con la stessa idea. Che bof. Probabilmente il peggior inserimento fin qui (e non parlo di bruttezza assoluta, ma di inserimento inappropriato).
Zio Paperone e la Moda "Usa e Getta" (Pezzin/Gottardo): Un Pezzin minore, ma pur sempre un Pezzin. E quindi ci sono le idee, anche bislacche, le trovate comiche e i finali inaspettati. Bene!
Wuzzles: Storie di Eleguri, Moscapi e Tordellini (Disney Studio): Ottimo! Nel senso, è ottimo che si esplori in modo intelligente ogni filone produttivo delle brevi estere, e che qui tocchi in pompa magna ai primi tie-in televisivi. La storia in questione è lunga 4 tavole, è disegnata ottimamente e i contenuti sono così dementi da fare il giro completo e funzionare.
L'Altra Faccia del Pianeta Wuz (Disney Studio): Questa è un po' più lunga ma demente uguale, e con implicazioni narrative così assurde che fa ridere siano state concepite tanto alla leggera (Conippa dovrebbe risultare sposata adesso). Graficamente cmq è un bel vedere, e si apprezza ancora di più lo "stacco" e la varietà dal resto del volume.
Paperino e la Gara di Pattinaggio (Kipka-Lilley/Vicar): E adesso una danese del buon Vicar, che male non fa. La formula che si cerca di ricalcare è ovviamente quella delle tenpage di Barks, in cui Paperino faceva lo sbruffoncello. La mosciezza umoristica si sente tutta in confronto a quelle di Barks, ma nel complesso non stona affatto.
Topolino e gli Enigmi del Tempo (Pezzin/De Vita): E si chiude in bellezza! Il primo episodio della serie della Macchina del Tempo, in cui fa il suo esordio Marlin (e SORVOLIAMO sull'inversione della pubblicazione delle prime storie) nonché le dinamiche che conosceremo molto bene in seguito. Ben presentate, ben descritte, e anche il primo paradosso "a tempo fisso" del fumetto Disney. Inserimento doveroso!
Vol. 8 - 1987
Volumone! Poche storie ma che selezione!
Casablanca (Cavazzano). Ed ecco di nuovo Cavazzano autore completo! E che bello! A ben vedere storie come questa anticipano parecchio le "nuove parodie" che escono sul Topo, in cui l'aspetto grafico è curatissimo, l'aura di evento rispettata e anche l'atmosfera dell'opera originale. Ok, qualche passaggio della trama è un po' buttato lì, ma in genere si respira tanta aria buona, voglia di portare il fumetto Disney oltre determinati confini. Un'irrequietezza tutta anni 80, uno humor sferzante e disneyano, e un uso del cast molto azzeccato e... moderno! Certe cose mi hanno ricordato il miglior Faraci noir dei bei tempi. Meglio di come la ricordassi.
Zio Paperone e il Letto di Morfeo (Sarda/Ongaro). Storia trascurabile e convenzionale, ma certamente leggibile. Di certo non l'avrei mai selezionata, ma nell'insieme non rovina nulla.
Pennino Clandestino "Peste" (Teixeira/Miyaura). Storiella brasiliana in cui si ha il team-up tra i due maggiori feticci della Abril: José e Pennino. Il primo torna a Rio in aereo, dopo aver visitato Paperopoli, ma non si accorge che Pennino si è infilato come clandestino. Una volta arrivati Pennino metterà a soqquadro la città, incontrando uno alla volta tutti gli amici di José. Tutte le carte in regola per essere una storia sbagliata, sempliciona, autocompiacente. E invece no, fa ridere. Ben ritmata, battute simpatiche e cattivelle, poche pretese. E scorre via liscia, trollando tutti. Ma 'sti brasiliani che roba erano?
Topolino e l'Atlantide Continente Perduto (Pezzin/De Vita). Altra bomba! Mai l'avevo letta, e mi ha veramente stupito. Il miglior Pezzin, epico, inventivo, intelligente, alle prese con un super filone di tutto rispetto e coadiuvato dai disegni di un super De Vita. Che kolossal. Gli si perdona uno spiegone iniziale che ho trovato poco scorrevole e i dinosauri insieme ai mammuth e gli umani, che vabbè. Cmq non è per fare il nazi della continuity, ma Topolino e soci hanno trovato miliardi di atlantidi diversi. C'è quella di Barks, quella di Pezzin, quella di Artibani e per finire quella di Casty che arriverà molto presto. E sono tutti Autori incommensurabili, per cui che si contraddicano tutte un po' mi dispiace. A quando una bella storia che spieghi la moltiplicazione selvaggia delle Atlantidi Disney?
Volumone! Poche storie ma che selezione!
Casablanca (Cavazzano). Ed ecco di nuovo Cavazzano autore completo! E che bello! A ben vedere storie come questa anticipano parecchio le "nuove parodie" che escono sul Topo, in cui l'aspetto grafico è curatissimo, l'aura di evento rispettata e anche l'atmosfera dell'opera originale. Ok, qualche passaggio della trama è un po' buttato lì, ma in genere si respira tanta aria buona, voglia di portare il fumetto Disney oltre determinati confini. Un'irrequietezza tutta anni 80, uno humor sferzante e disneyano, e un uso del cast molto azzeccato e... moderno! Certe cose mi hanno ricordato il miglior Faraci noir dei bei tempi. Meglio di come la ricordassi.
Zio Paperone e il Letto di Morfeo (Sarda/Ongaro). Storia trascurabile e convenzionale, ma certamente leggibile. Di certo non l'avrei mai selezionata, ma nell'insieme non rovina nulla.
Pennino Clandestino "Peste" (Teixeira/Miyaura). Storiella brasiliana in cui si ha il team-up tra i due maggiori feticci della Abril: José e Pennino. Il primo torna a Rio in aereo, dopo aver visitato Paperopoli, ma non si accorge che Pennino si è infilato come clandestino. Una volta arrivati Pennino metterà a soqquadro la città, incontrando uno alla volta tutti gli amici di José. Tutte le carte in regola per essere una storia sbagliata, sempliciona, autocompiacente. E invece no, fa ridere. Ben ritmata, battute simpatiche e cattivelle, poche pretese. E scorre via liscia, trollando tutti. Ma 'sti brasiliani che roba erano?
Topolino e l'Atlantide Continente Perduto (Pezzin/De Vita). Altra bomba! Mai l'avevo letta, e mi ha veramente stupito. Il miglior Pezzin, epico, inventivo, intelligente, alle prese con un super filone di tutto rispetto e coadiuvato dai disegni di un super De Vita. Che kolossal. Gli si perdona uno spiegone iniziale che ho trovato poco scorrevole e i dinosauri insieme ai mammuth e gli umani, che vabbè. Cmq non è per fare il nazi della continuity, ma Topolino e soci hanno trovato miliardi di atlantidi diversi. C'è quella di Barks, quella di Pezzin, quella di Artibani e per finire quella di Casty che arriverà molto presto. E sono tutti Autori incommensurabili, per cui che si contraddicano tutte un po' mi dispiace. A quando una bella storia che spieghi la moltiplicazione selvaggia delle Atlantidi Disney?
Vol. 9 - 1988
Questo numero è un po' diverso. Mancano le brevi estere, e nell'editoriale è specificato che il motivo è che con il passaggio da Mondadori a Disney Italia progressivamente queste scompaiono, per far spazio a storie italiane "medie". La cosa è un po' uhm, perché dopotutto ricordo che la loro totale sparizione era parecchio successiva, inoltre le storie italiane né carne né pesce non è che mi garbino troppo. Riconosco che siano in media di qualità superiore al materiale estero, ma hanno anche molti lati negativi. Innanzitutto tolgono varietà, di stili, ambientazioni e personaggi. E dunque finiscono per essere una sorta di "fratellini minori sfigatini" del materiale italiano di pregio. In secondo luogo questo aver spezzato la dicotomia tra lunghe e brevi, confondendo le acque, portò sul lungo andare alla rottura di ogni gerarchia e quindi al periodo Muci, con le sette storie ad albo, e nessuna che spiccava su nessun'altra.
Le Due Tigri (Carpi). Sulle prime ho pensato: "che senso ha un sequel senza il primo?" e poi mi sono accorto che la prima storia l'avevano piazzata nella vecchia collana e ho visto invece tanta cura e intelligenza. La storia è bella, la trama ovviamente niente di che ma Carpi è un drago dell'humor e del dinamismo, e si legge con raro piacere. Inoltre è l'ennesima riprova dell'attenzione della collana per le brevi carriere da autori completi dei big del passato. Insieme a De Vita e Cavazzano mancava Carpi, infatti. Ottimo!
La Tragica Avventura di Paperon de' Paperozzi (Marconi/Cavazzano). Le marchette di Marconi dell'epoca, tanto frizzanti, simpatiche, ricche di verve... eppure diciamocelo, una storia del genere al giorno d'oggi verrebbe massacrata. Un bagno di sangue, proprio. Pretesto debole, spottone sfacciato, citazioni ridondanti, out of character a manetta, sceneggiatura col pilota automatico. Senza contare il fatto che quella che nelle intenzioni doveva essere una storia sul rovesciamento del "potere" finisce per essere composta al 90% da gag slapstick dovute alla semplice sfortuna, come mille storie del normale Paperino. L'ho letta con piacere, tuttavia, e sono contento del suo inserimento. Più ritratto dell'epoca di questa, direi che non se ne trovano.
Zio Paperone e il Condono Edilizio (Monti/Amendola). Ecco la prima italiana minore. Che dice e lascia poco, anche se non la si può nemmeno definire brutta. Qualche trovata c'è, ma anche alcuni passaggi dubbi, come la gag finale che bof. Di certo non l'avrei inserita.
Zio Paperone e l'Orto delle Meraviglie (Panaro/Dossi). Come sopra, ma peggio. Una storia minore scritta da un Panaro minore, ingenuo e tenerello ma inconsistente. Altra storia trascurabile.
Topolino e i "Tam-Tam" Preistorici (Cimino/De Vita). E si torna ai pezzi forti! Un raro Cimino coi Topi e un De Vita in stato di grazia! Wow! La vicenda in sé è risibile, ma che bella narrazione, che ritmo, che gag, che disegni! Si legge che è un piacere, e trasuda verve e bravura da parte di entrambi. Good!
Questo numero è un po' diverso. Mancano le brevi estere, e nell'editoriale è specificato che il motivo è che con il passaggio da Mondadori a Disney Italia progressivamente queste scompaiono, per far spazio a storie italiane "medie". La cosa è un po' uhm, perché dopotutto ricordo che la loro totale sparizione era parecchio successiva, inoltre le storie italiane né carne né pesce non è che mi garbino troppo. Riconosco che siano in media di qualità superiore al materiale estero, ma hanno anche molti lati negativi. Innanzitutto tolgono varietà, di stili, ambientazioni e personaggi. E dunque finiscono per essere una sorta di "fratellini minori sfigatini" del materiale italiano di pregio. In secondo luogo questo aver spezzato la dicotomia tra lunghe e brevi, confondendo le acque, portò sul lungo andare alla rottura di ogni gerarchia e quindi al periodo Muci, con le sette storie ad albo, e nessuna che spiccava su nessun'altra.
Le Due Tigri (Carpi). Sulle prime ho pensato: "che senso ha un sequel senza il primo?" e poi mi sono accorto che la prima storia l'avevano piazzata nella vecchia collana e ho visto invece tanta cura e intelligenza. La storia è bella, la trama ovviamente niente di che ma Carpi è un drago dell'humor e del dinamismo, e si legge con raro piacere. Inoltre è l'ennesima riprova dell'attenzione della collana per le brevi carriere da autori completi dei big del passato. Insieme a De Vita e Cavazzano mancava Carpi, infatti. Ottimo!
La Tragica Avventura di Paperon de' Paperozzi (Marconi/Cavazzano). Le marchette di Marconi dell'epoca, tanto frizzanti, simpatiche, ricche di verve... eppure diciamocelo, una storia del genere al giorno d'oggi verrebbe massacrata. Un bagno di sangue, proprio. Pretesto debole, spottone sfacciato, citazioni ridondanti, out of character a manetta, sceneggiatura col pilota automatico. Senza contare il fatto che quella che nelle intenzioni doveva essere una storia sul rovesciamento del "potere" finisce per essere composta al 90% da gag slapstick dovute alla semplice sfortuna, come mille storie del normale Paperino. L'ho letta con piacere, tuttavia, e sono contento del suo inserimento. Più ritratto dell'epoca di questa, direi che non se ne trovano.
Zio Paperone e il Condono Edilizio (Monti/Amendola). Ecco la prima italiana minore. Che dice e lascia poco, anche se non la si può nemmeno definire brutta. Qualche trovata c'è, ma anche alcuni passaggi dubbi, come la gag finale che bof. Di certo non l'avrei inserita.
Zio Paperone e l'Orto delle Meraviglie (Panaro/Dossi). Come sopra, ma peggio. Una storia minore scritta da un Panaro minore, ingenuo e tenerello ma inconsistente. Altra storia trascurabile.
Topolino e i "Tam-Tam" Preistorici (Cimino/De Vita). E si torna ai pezzi forti! Un raro Cimino coi Topi e un De Vita in stato di grazia! Wow! La vicenda in sé è risibile, ma che bella narrazione, che ritmo, che gag, che disegni! Si legge che è un piacere, e trasuda verve e bravura da parte di entrambi. Good!