Alla Scoperta della Casa Senza Nord
Nel 2005 si celebra il matrimonio fra Teresa Radice e Stefano Turconi. Non si tratta solamente dell’unione di due persone, bensì di un connubio artistico che ben presto regalerà allo scenario fumettistico qualcosa di indimenticabile. Lei è una sceneggiatrice disneyana attiva soprattutto sulle pagine di W.i.t.c.h., lui uno dei migliori disegnatori usciti dall’Accademia Disney, coinvolto in un gran numero di progetti innovativi, fra i quali spicca PK. Entrambi hanno Walt Disney nel proprio DNA, e come tutti i grandi artisti, sono ansiosi di declinarne i principi estetici esplorando nuove direzioni. L’epoca degli spillati e della sperimentazione editoriale viene loro incontro, cullandone i talenti per diversi anni. Dopo il matrimonio i due si trasferiscono in un personalissimo covo creativo, la “Casa Senza Nord”, che diventerà ben presto il marchio ufficiale per le loro opere.
La coppia intraprende infatti una collaborazione esclusiva, finendo per portare sulle pagine di Topolino una serie di storie fortemente autoriali. Capolavori come Topolino e il Grande Mare di Sabbia, Zio Paperone e l’Isola Senza Prezzo, Topinadh Tandoori e la Rosa del Rajasthan oppure il divertente ciclo di Pippo Reporter raccontano molto dei due artisti, dei loro viaggi in luoghi esotici e del loro amore per la vita. È del tutto naturale che il loro affiatamento personale e artistico finisca per travalicare le pagine del settimanale disneyano, lanciandosi in quello del fumetto d’autore e producendo così la loro prima graphic novel, Viola Giramondo, uscita sotto il marchio di Tunuè. È la BAO invece a pubblicare la loro opera seconda, Il Porto Proibito, un romanzo a fumetti di ben trecento pagine, vero e proprio manifesto artistico dei titolari della Casa Senza Nord.
Il Cocktail Letterario
La vicenda del Porto Proibito si dipana in quattro atti di lunghezze differenti. Ad essere presa in esame è la storia di Abel, giovane naufrago senza memoria, che sbarca in Inghilterra desideroso di far luce sui misteri del proprio passato. E dato che nessun uomo è un’isola, in questa sua ricerca finirà per intrecciare inconsapevolmente i fili delle altrui esistenze, lasciando dietro di sé qualcosa di cui la stessa autrice sembra essere innamorata: la vita. Fra burberi (e adorabili) capitani scozzesi e giovani ragazze in età da marito, spicca decisamente il personaggio di Rebecca, la misteriosa tenutaria di un bordello. Contrariamente ad ogni aspettativa, sarà proprio questa donna a rappresentare per Abel un “porto sicuro”, accompagnandolo nella scoperta della verità, con tutte le sue implicazioni dolci e amare. Il romanzo preso di per sé offre al lettore un pasto completo. Alla base di tutto c’è una solida componente mistery, a cui si accompagna un lato avventuroso. Le avventure di Abel ricordano infatti la miglior letteratura marinaresca, e non è un caso che il nome “Stevenson” ricorra così tanto nella vicenda.
È presente una buona dose di romanticismo, dato che la tematica amorosa è una componente fondamentale dell’avventura di Abel, e soprattutto non manca nemmeno quel pizzico di paranormale, in grado di dare alla storia una marcia in più. Si può dire, dunque, che Il Porto Proibito rappresenti per Teresa un approdo narrativo. Tutto ciò che fino ad oggi ha caratterizzato la poetica dell’autrice viene compattato e riversato fra le pagine di questa evocativa graphic novel. E lei non fa niente per nasconderlo, affidando proprio a Rebecca il ruolo di custode della propria formazione letteraria. Che si tratti di Wordsworth, Coleridge o Shakespeare, l’affascinante e malinconica proprietaria del “Pillar to Post” si ritroverà spesso e volentieri a declamare i loro versi, in una tempesta di citazioni. Non si tratta però di sfoggio fine a sé stesso, ma di riferimenti con un ruolo ben preciso all’interno della narrazione. È attraverso le parole dei poeti infatti che Rebecca aiuta Abel a scoprire la verità su di sé, lanciando un messaggio importante e inedito: la buona letteratura è capace di scrutarti dentro, portandoti a scoprire lati di te che non conoscevi. “Farsi leggere da un libro” come mezzo per conoscere meglio sé stessi, insomma.
L’Arte del Grigio
È difficile guardare una pagina del Porto Proibito senza rimanere rapiti dalla linea grigia che Stefano Turconi ha usato per raccontare la sua storia. Sin dagli albori della sua carriera, il tratto di Stefano si è sempre mosso in una direzione precisa: la sintesi. Che non è affatto sinonimo di povertà grafica, tutt’altro. Riuscire a descrivere una figura, un’emozione o un carattere usando un solo rapido movimento della mano non è cosa da tutti. Non sono molti gli artisti realmente in grado di farlo (si ricordano Al Hirschfeld, Eric Goldberg e pochi altri). Riuscire a racchiudere così tante cose in poche linee significa che lo stesso sinuoso tratto di matita deve includere la testa, il collo, la schiena di un personaggio, definendone la fisicità in un ininterrotto fluire di grafite. E questo ci porta all’altra grande peculiarità dello stile turconiano: la fluidità, quella cosa capace di rendere dinamico ogni suo disegno, fino a farlo somigliare ad un bellissimo cartone animato.
Nel Porto Proibito Stefano rinuncia al colore e all’inchiostro, e preferisce affidare alle sue matite le trecento pagine della storia. Sebbene questo valorizzi non poco il suo tratto, è sicuramente una scelta coraggiosa e in grado di dare al romanzo un look completamente diverso da quello del vibrante Viola Giramondo, i cui toni erano più fanciulleschi e giocosi. La tenue colorazione in scala di grigi che accompagna la lettura comunica sensazioni diverse e particolarissime, come la malinconia di una memoria che sbiadisce o l’indefinitezza del ricordo di un sogno al risveglio. C’è poi da rimanere a bocca aperta di fronte ai paesaggi, alla rappresentazioni dei velieri che navigano in piena tempesta e alle scene più spettacolari, in cui la matita di Turconi riesce a “graffiare” lo scenario, creando sfumature, ombreggiature e effetti speciali in grado di essere realmente percepiti dal lettore.
Uomini e Topi
Il Porto Proibito è sicuramente l’opera della maturità per la coppia, in cui non viene messo alcun freno alla loro volontà artistica. La forma volutamente retrò del volume, la presenza nella storia di un gran numero di reali canti marinareschi imparati dai due autori nel corso dei loro numerosissimi viaggi di documentazione, e persino la lunghissima carrellata di credits e dediche inserite alla fine – fra le quali noi di questo sito siamo orgogliosi di poterci riconoscere – rendono chiara la volontà da parte dell’editore di non creare alcuna interferenza, consegnando nelle mani dei lettori l’opera così come Teresa e Stefano l’hanno pensata. Critica e pubblico sembrano aver dato ragione all’operazione compiuta da BAO, dato che i risultati sono stati davvero buoni sia per quanto riguarda le vendite che le recensioni.
È straordinario che a questi due artisti sia stata data la possibilità di esprimersi appieno, specie dopo aver militato per anni all’interno del mondo Disney, universo narrativo stimolante per certi versi ma limitante per altri. Ed è assolutamente positivo che i loro talenti siano riusciti ad emergere anche all’infuori del tradizionale circuito commerciale, facendo accorgere di sé anche l’altro lato del “fumettomondo”, quello più snob, più vicino alle graphic novel che alle logiche imperfette della narrazione seriale. Questo non significa che Mickey Mouse sia stato in alcun modo trascurato dai due autori. Le ricerche e la documentazione svolti dalla coppia per narrare il viaggio di Abel hanno finito per ispirare L’Isola del Tesoro, adattamento a fumetti del romanzo di Robert Louis Stevenson pubblicato nello stesso anno in tre parti sul settimanale Topolino. Per mare e per terra, che si tratti di esseri umani, topi o paperi, la rotta artistica della “Casa Senza Nord” punta verso una direzione ben precisa: quella del Fumetto fatto a regola d’Arte.