Alienazione Pixar

Il 29° film Pixar è finalmente arrivato.

Dico finalmente perché Elio non doveva uscire quest’anno, ma un bel po’ prima. Come ben sappiamo, ci sono stati sconquassi: in Disney, in Pixar, in USA, ovunque e questo ha fatto slittare il film. E così, quello che sembrava il perfetto esponente del discorso che Pixar stava portando avanti a inizio decennio – film piccoli, personali, con bambini pupazzini in stile CalArts e tematiche di alienazione – si è trovato ad uscire adesso, in un mondo cambiato e con una sensibilità diversa.

Che sia fuori tempo massimo è però una considerazione esterna all’opera. Se andiamo a guardare il film per quel che davvero è… ci si trova di fronte a una cosina deliziosa. Niente di originale, ma il tutto è condotto con grazia e intelligenza. Le due registe, quella del corto La Tana, e quella di Bao e Turning Red, hanno preso in mano il progetto in un secondo momento, ma quel loro tocco leggero e sbarazzino si sente tutto. Tempi comici azzeccati, ritmo impeccabile, zero sbavature. Bravissime, e i prodromi del disastro c’erano tutti.

Rimane un film che difficilmente sopravviverà alla carneficina. Sembra che a furia di profetizzarne il flop, si sia sancito il suo destino. D’altra parte un film d’animazione spaziale con gli alienazzi blobbosi oggi non sembra essere particolarmente in grado di sedurre il pubblico, né possono far molto gli umani pixariani che anche se stilizzati soffrono troppo il confronto con la complessità di design a cui invece ci hanno abituato i WDAS.

Tuttavia lo consiglio. Film come questi sono ormai merce rara e coraggiosa, anche solo per il fatto di non essere sequel/remake. Siamo diventati incapaci di gustarci una cosina nuova che non sia una IP collaudata e il messaggio che stiamo dando al mercato è a dir poco devastante. Sosteniamo Elio anche se non ha il numero 2 appiccicato al titolo. Sosteniamolo, perché altrimenti ci aspetta un futuro di roba derivativa.

Non ultimo, sosteniamolo perché è un buon film.