The Book of Boba Fett

Dai a un bambino in mano una mela, lui rimarrà sorpreso e se la mangerà con gusto. Dagliene un’altra, magari di un’altra varietà ma coltivata nello stesso frutteto e la prima cosa che farà sarà di paragonarla alla mela precedente, facendole “vincere” o “perdere” il confronto. Siamo dicotomici per natura, tendiamo sempre a cercare contrapposizioni, a individuare un punto dove proiettare quella “spaccatura” che inconsciamente ricerchiamo. E questo vale con le mele e con le opere di fantasia. Certo, a volte facciamo centro, e riusciamo ad azzeccare il momento in cui in un’opera “cambia”, in cui un autore perde la bussola o uno studio muta le proprie politiche. Altre volte invece quelle che crediamo cesure sono solo sfumature che carichiamo noi di significati e intenzioni.

Star Wars è un franchise intrinsecamente divisivo, perché costruito in modo particolare. Prequel contro Sequel, purismo contro revisionismo, Rogue One contro Solo, J. J. Abrams contro Rian Johnson, carta contro celluloide, Lucas contro tutti. A volte è stata colpa degli stessi autori, ma in generale non c’è stato un solo “pezzo” di Star Wars che non sia stato posto in contrapposizione con un altro nel tempo.

The Book of Boba Fett – 1×02 Le tribù di Tatooine, Guida all'Episodio ⋆ Star  Wars Addicted

The Book of Boba Fett ne ha fatto le spese in modo quasi drammatico. The Mandalorian era stato in tutto questo “la prima mela”, quella giunta a sorpresa in un momento di sfiducia, Boba Fett è stato la seconda. Dunque, non un’opera prodotta nella stessa vena della serie tanto amata, ma “la serie rivale” da accogliere con un filo di scetticismo e vissuta quasi con rigetto e aria di sufficienza. La cosa che mi ha stupito di tutto questo è stata la velocità con cui il suo destino è stato deciso: nei pochi minuti successivi alla sua messa online, il web si era espresso in modo praticamente uniforme su quali fossero le sue pecche e ovunque mi girassi trovavo più o meno lo stesso kit di difetti: la regia di Robert Rodriguez, l’interpretazione di Temuera Morrison, l’idea che Boba potesse essere buono o stare senza casco. Poi col passare delle settimane a queste magagne se ne sono aggiunte altre, mentre tutte le cose positive che invece emergevano… venivano comunque lette sotto la sinistra luce iniziale.

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Onestamente? Mi sento agli antipodi di tutto questo. The Book of Boba Fett è forse la serie di Star Wars che ho preferito, alla quale devo sette meravigliosi mercoledì. Non so cosa ci sia di oggettivo in quel kit di difetti ma il sospetto che un fronte tanto compatto sia un po’ la conseguenza della viralità odierna fatta di social network, influencer e looping assortito un po’ mi viene. Ed è innegabile che questo clima influisca anche su quella che è la nostra percezione al momento di fruire, in una catena infinita: se per due mesi ti ripetono che Boba Fett è un coglione poi quando ti siedi a guardare l’episodio stai per un’ora a controllare che non faccia il coglione.

E quindi voglio portare un po’ di positività, ripercorrendo ciò che invece a me hanno offerto di bello questi sette episodi.

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1. Partiamo dal primo, che mi ha lasciato praticamente subito con un sorrisone a 360°. Per quel che mi riguarda il tutto è partito davvero molto bene. L’idea di un padrino in salsa Star Wars, il Boba boss, i flashback nel bacta e un tema musicale di rara epicità. Questione Rodriguez: quel che in passato ho visto di lui mi è piaciuto. E penso che la sua innata “tamarraggine” ben si sposasse al tema. Perché Tatooine è grottesco, brutale e in parte comico. Il maggiordomo Ezio Greggio con la sua mimica ridicola e affettata coglie in pieno tutto l’umorismo paradossale della situazione. Nota di merito per il mostro del deserto e il suo disturbante design: quel tocco di Harryhausen che non ti aspetti.

Is Boba Fett the Tusken Raider in 'The Book of Boba Fett'? - The Hiu

2. Entrano in scena gli Hutt e, direttamente dai fumetti, Black Krrsantan, dettaglio non da poco in ottica “crossmediale”. Ma il grosso dell’episodio è il flashback di Boba tra i Tusken, uno dei momenti più belli di tutto Star Wars. Non manca l’umorismo e il senso del grottesco: la scuola guida, la lucertola su per il naso e l’assalto al treno. Ma è la parte finale in cui vediamo l’investitura di Boba, la vestizione e il suo ingresso a pieno titolo nella società Tusken che rimane nel cuore. Un momento mistico, potente, epico, lirico, con una musica assurda. Sensazioni “altissime” che nessuno avrebbe mai pensato di associare ai sabbipodi. Cinema televisivo di altissimo livello.

Book of Boba Fett review: The desperate side of Star Wars - Polygon

3. Di nuovo Rodriguez e di nuovo l’allegro carrozzone politico di Mos Espa: Ezio Greggio, i ragazzi di American Graffiti, Danny Trejo, Krrsantan e il rancor. Tanto, tantissimo folle materiale che descrive benissimo l’atmosfera sordida di questo gangster movie desertico. Un minuto di silenzio per il triste flashback con il massacro dei Tusken, momento che ho trovato a dir poco straziante e che traccia un bel parallelismo con Episodio II. Per il resto continuo a pensare che la “visione” che ha Rodriguez di Star Wars non sia assolutamente da buttare: lore e mitologia sono tenute ben presenti (il riferimento alle Sorelle della Notte), unite a un certo gusto per il bizzarro che per questa storyline di pupazzi è oro colato. So che ha acceso gli animi la querelle sulla sua regia. Ma personalmente di discutere di regia in senso stretto ho poca voglia, perché regia significa occuparsi un po’ di tutto ciò che arriva su schermo ed è un aspetto davvero difficile da valutare e inquadrare se non sei sul set o se il regista fa comunque parte di un team più grande.

Book of Boba Fett Chapter 4 Concept Art Shows The Sanctuary & Fennec Shand

4. L’episodio di Fennec. Di presente ce n’è poco, giusto una straordinaria interazione tra la carismatica Twi’lek Garsa e Black Krrsantan e poi la famosa scena al tavolo con le famiglie, già vista nel trailer. Importante è il flashback in cui si ripercorre il rapporto tra Boba e l’assassina, e in cui l’ex cacciatore di taglie ha modo di parlare a cuore aperto del perché ha scelto di darsi una ripulita. Momento che difatto ci voleva e serve a rispondere al pubblico perplesso sulla svolta “buona” di Boba. Il Sarlacc distrutto da una bomba sonica è uno di quei momenti visivamente molto iconici e Fennec che accetta di diventare la sua partner con quel “andiamo a fare un giro” si conferma uno dei personaggi più interessanti del nuovo corso.

The Book of Boba Fett': A Surprise to Be Sure… But a Welcome One? (RECAP)

5. E tutto questo ci riporta al ritorno di Din Djarin, con l’episodio senza Boba. Episodio incredibile, tralaltro, quasi un “colpo di scena strutturale”, con tutta la lore e il cast della serie madre che prendono per una settimana il posto di Boba e soci. Ci sono due modi di vivere la cosa. La si può prendere bene, godendo di questa variazione, divertendosi a veder rompere lo schema e godendosi il ritorno di facce note che rendono il progetto via via più organico. Oppure puoi prenderla male, con sconcerto, senza capire che questo sconcerto fa effettivamente parte del loro gioco e trasformando quindi la felicità per aver rivisto Din in carburante per dare contro a Boba, come se i due personaggi fossero in competizione. Vedere quanto in rete sia stato strumentalizzato questo episodio parlandone come di un canarino in cattività, prigioniero di una serie brutta e sgangherata quando invece ne fa parte, mi ha fatto riflettere su quanto questo istinto divisivo faccia parte di noi e ci porti inconsciamente a voler maciullare i giocattoli.

Why Luke Skywalker and Ahsoka Tano's Scene in Book of Boba Fett Is Such an  Epic Star Wars Moment - Yours Headline

6. Il sesto è l’episodio di Filoni e rappresenta il picco. L’uomo della lore riesce a proseguire il discorso dell’episodio precedente, stavolta integrandolo a pieno titolo nella struttura della serie di Boba. E non rappresenta solo una sintesi del “mandoverse”, ma di tutto Star Wars, spingendosi oltre ogni limite, infrangendo dei tabù con una grazia e una naturalezza che anni fa sarebbero sembrati impensabili. Nell’ordine troviamo Cobb Vanth, R2, Luke, Grogu, Ahsoka e per la prima volta in live action Cad Bane. E come se non bastasse ecco un po’ di riferimenti ai prequel e la costruzione del tempio visto nei sequel. Lo spettatore vede finalmente dal vero cose che prima gli sembravano impossibili e potevano essere immaginate solo attraverso fanfiction: Ahsoka che interagisce con Luke parlando di Anakin, un giovane Mark Hammill che sgambetta sullo schermo. Tutte cose che fino a quel momento erano state vere solo in linea teorica, qui lo diventano veramente. Con uno spessore e una messa in scena sempre inaspettati. C’è sicuramente un pizzico di autocompiacimento da parte di Filoni nel congiungere finalmente tutti quei fili, ma avercene. Forse il miglior Star Wars televisivo di sempre, quello che finalmente ci comunica il compiersi di una visione.

The Book of Boba Fett, la recensione del season finale - Multiplayer.it

7. Un’ora di azione per la battaglia finale. Non il mio preferito del lotto, anche perché personalmente ho qualche difficoltà a seguire combattimenti così lunghi. Ma trattandosi di “film a pezzettoni” era inevitabilmente che l’intero finale di serie fosse occupato dalla guerra. E qui forse per la prima volta ho avvertito il bisogno di un tocco diverso da quello di Rodriguez, se non altro perché l’episodio precedente aveva portato il tutto su un binario mistico/epico che l’approccio più terra terra di Rodriguez ha un po’ ridimensionato. Eppure tutto quello che doveva esserci c’è, le trame vengono chiuse e praticamente ogni elemento visto negli episodi precedenti trova una sua ragion d’essere. Indicativo inoltre il duello con Cad Bane, nel quale il nemico di Boba gli chiede conto della sua evoluzione, sposando un po’ la tesi del pubblico che non l’ha gradita e l’ha ritenuta poco convincente.

Ho amato The Book of Boba Fett dal primo all’ultimo episodio. Questo non significa che io non ci abbia trovato qualche sbavatura: penso che non sia stato molto chiaro il preciso momento in cui Boba sceglie i Tusken come famiglia, iniziando il suo percorso. Penso non ci sia stata sufficiente chiarezza su quanti anni abbia trascorso con loro. Né sui motivi del suo odio per Bib. Mi è un po’ dispiaciuto che Luke non abbia riaccompagnato personalmente Grogu, privandosi di un ruolo anche piccolo nell’episodio finale. E non ho trovato affatto chiara la post credit con Cobb sopravvissuto nel bacta, che poteva essere girata decisamente meglio.

Ma al di là di tutto, sono forse uno dei pochi ad aver avuto una quasi totale affinità con la serie e il suo protagonista, che ho trovato caratterizzato in modo sfumato e tutt’altro che banale, mite e duro nel contempo, misterioso ma anche molto diretto. E adesso che so che Temuera è disponibile non vedo l’ora di vederlo in futuro, per interpretare Rex, Cody, Jango o Omega (!) con quella sua buffissima faccia da maori incazzato.

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