The History of Middle-earth – I Dubbi Di Christopher

Dopo dodici volumi e venti anni di lavoro, Christopher Tolkien aveva un dubbio. L’incredibile pubblicazione delle History of Middle Earth, dove era riuscito nell’impresa di ricostruire e di analizzare nel dettaglio gli scritti del padre, aveva fatto nascere una questione fondamentale.
Cosa fare del Silmarillion? Cosa fare di quel libro che Christopher era riuscito a comporre in una forma pubblicabile venticinque anni prima, alla luce di quello era venuto fuori analizzando le History? Lui stesso esprime dubbi su quello che è stato fatto: “The Silmarillion, again in the widest sense, is very evidently a literary entity of a singular nature. I would say that it can only be defined in terms of its history; and that history is with this book largely completed. It is indeed the only ‘completion’ possible, because it was always ‘in progress’; the published work is not in any way a completion, but a construction devised out of the existing materials. Those materials are now made available, and with them a criticism of the ‘constructed’ Silmarillion becomes possible. I shall not enter into that question; although it will be apparent in this book that there are aspects of the work that I view with regret.”

Cosa fare dunque? Non sappiamo quali siano state le reali motivazioni dietro alla scelta di non realizzare una seconda edizione aggiornata del Silmarillion. La paura di andare a toccare un testo già comunque cristallizzato nell’immaginario dei lettori? Il rischio di andare a modificare, peggiorandolo, un testo che comunque ha una sufficiente chiarezza e completezza?

Alla fine sappiamo che non se ne fece di niente, ed è difficile dire se sia stata una scelta giusta oppure no.
Inizia quindi la seconda fase dell’opera di Christopher Tolkien curatore, quella della pubblicazione delle singole storie della Prima Era, sfruttando la riscoperta di Tolkien grazie alla trilogia cinematografica, spacciandole come praticamente inedite per colpa di campagne pubblicitarie al limite del truffaldino.

Le intenzioni di Christopher erano probabilmente oneste. Come abbiamo già visto negli articoli precedenti, J.R.R. Tolkien stesso più volte (pur con i suoi consueti ripensamenti) aveva sottolineato di considerare il Silmarillion come un compendio della storia antica, da cui estrarre e narrare in forma più estesa i grandi miti della Prima Era, in particolare “Beren e Luthien”, “I Figli di Hurin”, “La caduta di Gondolin”.
Dal punto di vista filologico tale operazione è stata dunque legittima. Il problema è nato a causa della reticenza da parte degli editori nel mostrare chiaramente che tali storie non erano completamente inedite ma già pubblicate varie volte in versioni differenti. Tutto ciò ha causato una grande confusione nel lettore, in particolar modo nel nostro paese, già disorientato dalla criticabile gestione delle opere tolkeniane da parte della Bompiani.

Cosa ci riserverà il futuro dopo la morte di Christopher, avvenuta agli inizi del 2020? Gli infiniti cassetti tolkeniani sforneranno altri inediti, a questo punto dal dubbio valore e interesse?
Personalmente ritengo che sia il caso, almeno in Italia, di procedere finalmente a una nuova ristampa coerente di tutto il materiale di Tolkien.
Sicuramente si può discutere del fatto se abbia senso pubblicare in lingua italiana un’opera monumentale ed ermetica come le History of Middle Earth; a noi non resta che ringraziare comunque Christopher Tolkien per aver passato infiniti giorni a decifrare gli incomprensibili scarabocchi del padre, aprendo meravigliosi squarci su quella fantastica epopea mitologica ambientata nella Terra di Mezzo.