The History of Middle-earth – La Grande Visione Si Inceppa

10. Morgoth’s Ring (The Later Silmarillion Vol. 1) (1993)
11. The War of the Jewels (The Later Silmarillion Vol. 2) (1994)
12. The Peoples of Middle-earth (1996)

Primi anni ‘50: il Signore degli Anelli è finalmente finito, ma ancora non è stato pubblicato. L’editore infatti non ne vuole sapere di abbinare l’opera al Silmarillion, come vorrebbe Tolkien, e inoltre lo scrittore non ha ancora terminato la stesura delle Appendici.
Tolkien decide quindi di tornare ad occuparsi della Prima Era, messa da parte nel 1937, in modo da riuscire a presentare all’editore una versione compiuta e aggiornata del Silmarillion. Il lavoro si dimostra però più difficile del previsto, anche alla luce delle nuove concezioni emerse durante la stesura del Signore degli Anelli: conoscendo la cronica incapacità organizzativa di Tolkien, non c’è da stupirsi di come lo scrittore inglese non sia riuscito a raggiungere il suo obiettivo.
Ricordiamo che risalgono a questo periodo (1951) lavori di cui abbiamo già parlato nel secondo articolo, come il Narn i Hîn Húrin, modifiche ai poemi degli anni ’20 e una riscrittura parziale della Caduta di Gondolin.

La revisione del Quenta Silmarillion

Tolkien si imbarca in una completa revisione del Quenta Silmarillion e degli annali del 1937, oltre a una riscrittura dell’Ainulindale e a una miriade di frammenti di testi metafisici e linguistici. Queste opere vengono realizzate in due ondate: 1950-1951 e 1956-1959, in quanto in mezzo Tolkien si dedica alla stesura delle Appendici del Signore degli Anelli, dopo aver abbandonato l’idea di pubblicarlo insieme al Silmarillion.
Alla fine degli anni ‘50 nuove idee emergono prepotentemente, in particolar modo riguardo al concetto di immortalità degli elfi e alla loro reincarnazione, alla venuta degli Uomini, e alla natura del Male. L’impossibilità di armonizzare queste nuove idee con la mole di lavoro già realizzata nel passato è il motivo ultimo della mancata conclusione del Silmarillion, la cui versione pubblicata riflette in pratica la situazione “cristallizzata” agli anni ‘50, ignorando le ultime idee maturate in seguito da Tolkien ma mai concretizzate in forma coerente.

The Annals of Aman. Nel 1951 gli Annali di Valinor realizzati negli anni ‘30 vengono revisionati (inserendo ad esempio elementi geografici dal Signore degli Anelli e personaggi come Galadriel), rititolati e largamente ampliati, tanto da diventare in pratica una narrazione a sé stante rispetto al Quenta Silmarillion e non più solo una compilazione cronologica. Ciò deriva probabilmente da un nuovo cambiamento nell’idea di come doveva essere realizzato il Silmarillion: se negli anni ’30 Tolkien intendeva realizzare un breve compendio a cui affiancare gli annali e le tre storie maggiori, adesso lo scrittore inglese pare nuovamente tendere ad un formato più espanso (come effettivamente poi è stato pubblicato).
The Grey Annals. Gli Annali del Beleriand, parallelamente agli Annali di Valinor, subirono negli anni ‘50 un’evoluzione a una forma più narrativa, pur sempre divisa in anni, tanto che molte parti sono state incluse da Christopher Tolkien nel Silmarillion pubblicato. Oltre a rendere omogenea la storia con gli elementi emersi dal Signore degli Anelli, viene sostanzialmente rivista la storia della nascita degli Uomini, si amplia la storia di Eol e abbiamo qui l’ultima versione della storia di Turin dove purtroppo i Grey Annals si interrompono.
Quenta Silmarillion. La revisione del Quenta Silmarillion del 1937 avviene in due fasi distinte, nel 1951 e negli anni precedenti al 1958. Numerosi capitoli vengono ampliati, nell’ottica di arrivare ad una narrazione molto più completa. In pratica è da questa revisione, opportunamente resa omogenea e integrata dagli Annali di Aman e dai Grey Annals, che Christopher Tolkien ricava il suo Silmarillion. Tra le cose più interessanti da segnalare abbiamo la nascita del Valaquenta e l’emergere della storia di Finwe e Miriel, madre di Feanor, che porterà ad una serie lunghissima di ragionamenti da parte di Tolkien sul significato dell’immortalità degli Elfi. Per quanto riguarda lo stile, il testo raggiunge quel tono serioso ed epico che conosciamo dalla versione pubblicata.
La versione del ‘37 si interrompeva a metà della storia di Turin, e anche in questo caso Tolkien non va avanti. Ricordiamo quindi che le parti relative alla caduta di Gondolin, alla rovina del Doriath e a tutta la storia di Earendil esistono solo nelle versioni già incomplete degli anni ‘30, e che Christopher Tolkien abbia dovuto sostanzialmente riscriverle per poterle adattare nel testo edito.

Mappa annotata da Tolkien in persona, insolitamente in modo comprensibile

Nuovi irrisolti problemi mitologici e metafisici

Verso la fine degli anni ‘50 lo sviluppo del Silmarillion verso una forma compiuta si interrompe dunque per sempre a causa di nuovi dubbi e perplessità su vari temi filosofici e mitologici di basilare importanza per la mitologia tolkieniana. Per tutti gli anni ’60 e fino alla morte Tolkien realizza una miriade di scritti e appunti su svariati temi, sia sotto forma di brani “in universe” (ad esempio dialoghi tra personaggi) sia sotto forma di commenti scritti quale osservatore esterno.
– “Laws and Customs among the Eldar”. Si tratta di un lungo testo in cui l’autore si interroga su temi quali il matrimonio e la morte tra gli Elfi, dilungandosi sulla differenza tra il corpo incarnato e lo spirito (Fea), che è destinato da Iluvatar a rimanere presente in Arda fino alla fine del mondo (a differenza di quello degli uomini), con la possibilità di essere nuovamente incarnato in una vera e propria rinascita.
– “Of re-birth and other dooms of those that go to Mandos”. Una delle più grandi questioni su cui Tolkien si interroga nell’ultima parte della sua vita è quella appunto relativa alla reincarnazione degli elfi. Tale concetto era presente fin dagli scritti giovanili, poi era un po’ passato in secondo piano (e Christopher in pratica decide di eliminarlo dal Silmarillion) per essere ripreso successivamente. Cosa succede agli elfi quando “muoiono”? Possono ritornare nel mondo incarnato? Come per altri questioni coeve, Tolkien affronta la questione sotto forma di disputa filosofica, senza dare risposte concrete. Peccato però che tale importante questione sia trapelata solo marginalmente nei libri editi, attraverso le figure di Miriel e Glorfindel.
– “Athrabet Finrod Ah Andreth”. Uno dei maggiori lavori dell’ultimo Tolkien è questo dibattito metafisico tra l’elfo Finrod e l’umana Andreth, riguardo alla mortalità degli uomini, alla corruzione di Arda e al destino dell’Umanità secondo il volere di Iluvatar. Qui potete trovare una traduzione italiana del testo.
–  Altri testi relativi alla Prima Era. Numerosi appunti sparsi riguardano questioni tipo la creazione del Sole, l’origine e la natura del male in Melkor e Sauron, l’origine degli Orchi (dagli elfi o dagli uomini? L’ultimo Tolkien sembra propendere per la seconda ipotesi, al contrario di come sarà poi nei testi pubblicati). Tra le altre opere da segnalare abbiamo “The Wanderings of Hurin”, una sorta di lunga ma incompleta appendice ai Grey Annals con i fatti relativi alla vita di Hurin dopo essere stato liberato da Morgoth. Si tratta di un esempio delle scelte a cui è dovuto andare incontro Christopher Tolkien nella realizzazione del Silmarillion: questa parte è stata ad esempio ampiamente trascurata, in quanto troppo lunga e senza chiare indicazioni sulle intenzioni del padre.
Tra gli altri brevi testi, i più interessanti riguardano appunti su Maeglin, sull’origine degli Ent e delle Aquile e una bozza di cronologia degli ultimi anni della Prima Era, nel quale vengono introdotti nuovi elementi, in particolare riguardo alla rovina del Doriath, che Christopher ammette di aver volutamente ignorato in quanto incompatibili con il testo sviluppato fino a quel momento. Abbiamo poi infine un lungo saggio, intitolato “Quendi and Eldar”, di natura essenzialmente filologica, riguardante spiegazioni sull’etimologia delle parole nelle varie lingue elfiche. Sono proprio le questioni filologiche e linguistiche ad interessare maggiormente Tolkien negli ultimi anni di vita, quando ormai ha abbandonato del tutto la speranza di vedere pubblicata la sua prima e più amata opera.

“Questi benedetti elfi si potranno o no reincarnare?”

Oltre la Prima Era

Quando Tolkien lascia da parte Il Silmarillion alla fine degli anni ‘30 per scrivere Il Signore degli Anelli, praticamente nulla è emerso della storia della Terra di Mezzo successiva alla Prima Era, a parte alcuni abozzi della storia di Numenor. Molti elementi delle ere successive nascono dunque proprio durante la scrittura del romanzo, e vengono citati spesso senza particolare contesto o completezza.
Per dare ordine e coerenza al lungo periodo tra la fine del Beleriand e la Guerra dell’Anello, Tolkien decide quindi di imbarcarsi nella realizzazione delle Appendici, la cui stesura occuperà molti anni e sarà causa di discussioni e tensioni con l’editore e ritardi nella pubblicazione dell’opera. Nel penultimo volume della History of Middle-earth (l’ultimo volume sarà solo di indici), Christopher Tolkien raccoglie le versioni intermedie delle Appendici, con le varie versioni delle genealogie e delle cronologie, e gli ultimissimi scritti del padre. Con estrema dovizia di particolari Christopher mostra quindi la travagliata scrittura del Prologo, avvenuta alla conclusione del libro, e le varie versioni delle Appendici. Non si tratta di materiale particolarmente interessante, in quanto sono versioni che differiscono da quella finale soprattutto per quanto riguarda i nomi e le date.
Nell’ultima parte della sua vita, in Tolkien si acuisce ancora di più la tendenza a scrivere in modo disordinato e inconcludente. Il figlio ha quindi trovato un elevatissimo numero di fogli praticamente illeggibili, data la rapidità e la trascuratezza con cui sono stati scritti, riguardanti svariati argomenti che interessavano momentaneamente Tolkien come il rapporto tra uomini e nani, problemi etimologici e minuzie linguistiche. Ad esempio, Tolkien dedicò molto tempo a creare spiegazioni storiche ed etimologiche riguardo a nomi che aveva inventato tanti anni prima e che evidentemente ora non lo soddisfacevano più, non riuscendo a trovarne una precisa origine linguistica.

The New Shadow. Notoriamente, Tolkien iniziò a scrivere un seguito del Signore degli Anelli, ambientato a Gondor nella quarta era, un centinaio di anni dopo la morte di Aragorn, durante il regno del figlio Eldarion. In una famosa lettera del 1964 Tolkien dice che la storia si è dimostrata essere “triste e tenebrosa. Riguarda gli uomini, ed è inevitabile che si abbia a che fare con la peggiore loro caratteristica: si stancano velocemente del bene”. Tolkien immagina che a Gondor nasca una specie di religione satanica, mentre gli adolescenti giocano a travestirsi da orchi.
Tolkien abbandona ben presto la stesura del romanzo, giudicandolo noioso e poco interessante. Il testo è riportato in questo volume per la prima volta, e personalmente non posso che concordare con il giudizio dell’autore.


Termina con: The History of Middle-earth – I Dubbi Di Christopher