The History of Middle-earth – La Storia del Signore degli Anelli

6. The Return of the Shadow – The History of LOTR, pt. 1 (1988)
7. The Treason of Isengard – The History of LOTR, pt. 2 (1989)
8. The War of the Ring – The History of LOTR, pt. 3 (1990)
9. Sauron Defeated – The History of LOTR, pt. 4 (1991)

La lunga e soffertissima genesi del Signore degli Anelli è minuziosamente documentata da Christopher Tolkien in quattro lunghi volumi, nei quali raggiunge forse l’apice del nozionismo, riportando ogni piccola variazione apportata dal padre durante la stesura dell’opera. Tranne il primo, sono forse anche i volumi meno interessanti del ciclo delle History of Middle Earth; proveremo a mostrare le tappe più significative dello sviluppo del romanzo, soffermandoci sulle maggiori difficoltà incontrate da Tolkien in particolare nella stesura della Compagnia dell’Anello.

Nessuna pianificazione

“When Bilbo, son of Bungo of the family of Baggins, prepared to celebrate his seventieth birthday there was for a day or two some talk in the neighbourhood.”
Quando alla fine del 1937 Tolkien butta giù questa frase, in seguito alle pressanti richieste da parte dell’editore di scrivere una nuova storia riguardanti gli hobbit, non ha nessuna idea di come proseguire la storia. Tolkien ha sempre rivendicato di scrivere abbastanza di getto, con poca o nessuna programmazione: ne risulta un lavoro molto stratificato, con numerose correzioni e riscritture causate dall’arrivo di nuovi elementi narrativi e con continue incertezze anche su particolari di scarsa importanza che paralizzano la storia per mesi e mesi.
Christopher Tolkien ha individuato varie “fasi” creative di scrittura del Signore degli Anelli, in particolare per quanto riguarda la parte iniziale del romanzo (più o meno quella corrispondente alla Compagnia dell’Anello), che è stata la più laboriosa da realizzare: ogni fase prevedeva una scrittura abbastanza di getto fino ad un certo punto morto, al che Tolkien iniziava da capo modificando e aggiornando i capitoli già scritti a seconda dei nuovi elementi inseriti nella storia.

Il primo capitolo ad esempio ha avuto in tutto sette riscritture, e la prima fase termina quando Tolkien arriva a scrivere il Consiglio di Elrond: è evidente come l’autore si sia accorto che quella che doveva essere una semplice avventura di un gruppetto di hobbit si fosse trasformata in qualcosa di molto più ampio. Tolkien riparte di nuovo (seconda fase) ma si arena ancora prima, a Brea; nella terza fase si arriva alla tomba di Balin a Moria, e qui Tolkien si blocca addirittura per un paio di anni; infine la quarta fase riesce a superare Moria, e i capitoli scritti fino a lì avranno solo piccoli aggiustamenti di nomi e di elementi cronologici.

Prima fase. Tolkien decide di riutilizzare la componente geografica già sviluppata e programma quindi il viaggio di un gruppetto di hobbit verso Gran Burrone portando l’anello trovato da Bilbo, elementi già presenti nello Hobbit. Fin dall’inizio sono evidenti numerose incertezze sul numero degli hobbit, sul protagonista (Bilbo stesso oppure il suo erede Bingo, quello che diventerà poi Frodo), sul ruolo di Gandalf, sulla cronologia. Tolkien riscrive quattro volte il primo capitolo (“A long expected party”) prima che gli hobbit si muovano da Hobbiville. L’anello per ora non ha acquisito nessuna particolare importanza, tanto che il capitolo con lo “spiegone” di Gandalf arriverà solo in un momento successivo. L’improvviso arrivo dei Cavalieri Neri è forse il primo segno che la storia sta prendendo una piega diversa e più ampia e che l’anello abbia un’importanza ben maggiore di quella mostrata nello Hobbit (cosa che porterà alla seconda edizione del libro con la famosa modifica del capitolo di Gollum). La scansione dei capitoli ricorda già quella definitiva, e dopo l’incontro con Maggot (originariamente un personaggio negativo) e quello con Bombadil, l’arrivo a Brea rappresenta un punto di svolta. “I have no idea what to do with it”, scrive Tolkien agli editori. Siamo alla fine del 1938 e lo scrittore si blocca su due questioni fondamentali: cosa ha causato il ritardo di Gandalf? Chi è il misterioso Trotter (ovviamente il futuro Strider = Aragorn) che gli hobbit incontrano? La prima domanda resterà causa di continue riscritture per molto tempo, fino a che non nascerà il personaggio di Saruman proprio per rispondere a questo problema narrativo. Per quanto riguarda il personaggio di Trotter, questo è forse uno degli elementi più curiosi ed esemplari di come Tolkien non abbia pianificato in alcun modo la storia: per svariati anni e numerose riscritture infatti Trotter sarà un hobbit, senza quindi tutta la decisiva storia personale di Aragorn che è uno degli elementi centrali del Signore degli Anelli.
Arrivato al Consiglio di Elrond, Tolkien si accorge che la storia si è espansa ben oltre le iniziali intenzioni e decide quindi di ricominciare da capo.

Seconda fase. Nelle prime versioni la festa di compleanno era data a volte da Bilbo a volte da Bingo (= Frodo), ed è solo dalla seconda fase e dalla quinta riscrittura del primo capitolo che ci si avvicina alla versione definitiva. La grande novità di questa fase è l’introduzione del secondo capitolo, “Ancient History”, nel quale appare Sam Gamgee e l’anello diventa quello dominante. Il gruppo di hobbit è in questa fase composto da cinque elementi: Bingo Baggins, Sam, Merry, Frodo Took e Odo Bolger (il futuro Pippin Took nascerà dall’unione di questi ultimi personaggi). Faticosamente Tolkien scrive il viaggio fino a Brea, ma non è soddisfatto del numero degli hobbit (”too much hobbit talk”) e non riesce a venire a capo dei motivi dell’assenza di Gandalf. Decide quindi di ripartire da capo di nuovo.

Terza fase. La terza fase di scrittura è formata da una serie omogenea di manoscritti che arrivano fino a Gran Burrone, realizzati nella prima metà del 1939. Appare per la prima volta l’abbozzo di quello che sarà il prologo, e Bingo diventa finalmente Frodo, ma i problemi narrativi relativi al capitolo di Brea sembrano insolubili, tanto che Tolkien pensa seriamente di abbandonare tutto e di scrivere una nuova storia con Bilbo molto più collegata allo Hobbit. Improvvisamente, una nuova fase creativa permette di superare lo scoglio di Gran Burrone: per la prima volta abbiamo la formazione della Compagnia, in questa fase formata dai quattro hobbit della contea, dall’hobbit-Ranger Trotter, da Gandalf, da Boromir, Glorfindel e Gimli. La Compagnia parte e Tolkien scrive i capitoli fino a Moria, fino alla scoperta della tomba di Balin dove l’impulso creativo (siamo alla fine del 1939) si ferma per lungo tempo: solo nel 1941 la Compagnia arriverà a Lorien. È evidente come Tolkien si accorga che manchi qualcosa, che sia necessaria una figura che unisca la storia antica a quella attuale, e che possa creare una tensione tra i membri della compagnia. Quella figura sarà ovviamente Aragorn, che emergerà nella quarta fase, quando finalmente lo hobbit Trotter diventerà un uomo.

Un seguito per Lo Hobbit

Intuizioni decisive

Abbiamo visto come Tolkien, nella stesura di quello che diventerà il libro I della Compagnia dell’Anello, si sia scontrato con due problemi fondamentali: il ruolo del personaggio di Trotter (il futuro Aragorn) e i movimenti di Gandalf. Per motivi narrativi era fondamentale che lo stregone non fosse a Brea con gli Hobbit: ma cosa poteva mai aver causato la sua assenza? Per molto tempo, mentre continua a scrivere i capitoli successivi, Tolkien cerca di trovare una soluzione. Negli appunti dell’autore Trotter passa vorticosamente da essere hobbit a essere un uomo, o persino un elfo di Gran Burrone; Gandalf sparisce perché inseguito da Sauron, catturato dal Gigante Barbalbero (che nei primi appunti di Tolkien era da considerarsi nemico!) oppure perché semplicemente Frodo parte dalla Contea di sua iniziativa. Finalmente, in un appunto della fine del 1939, Tolkien fissa il numero degli hobbit e decide che “Trotter is a men descendent of the ancient men of the North, and one of Erlond’s household. He was a hunter and wanderer. He became a friend of Bilbo and Gandalf. Real name: Aragorn. But how could Trotter miss Gandalf?”.

Quarta fase. Alla fine, nell’attesa di capire lo sviluppo della storia e dopo aver completamente coperto di correzioni i manoscritti della terza fase, nel 1940 Tolkien si vede costretto a iniziare da capo per la quarta e ultima volta, arrivando finalmente a una versione pressoché definitiva. In un appunto eccezionalmente datato 26 agosto 1940 (Tolkien non datava mai i suoi lavori), dal nulla appare la frase: New Plot. The wizard Saruman The White or The Grey send word to Gandalf, who leaves Hobbiton. (…) Saruman betrays him and send him to Treebeard to guard him etc. etc.. Questo è un esempio estremamente caratteristico del lavoro di Tolkien: un’idea improvvisa che arriva senza nessuna pianificazione e va a stravolgere profondamente la narrazione.
Non senza fatica, Tolkien riesce a sincronizzare la cronologia degli spostamenti dei vari personaggi e con la quinta versione del Consiglio di Elrond, nella quale la storia di Gandalf e Saruman è ormai definita e la presenza chiave di Aragorn-erede di Isildur è ormai stabilizzata, la Compagnia parte da Gran Burrone nella sua composizione definitiva.

Ricordiamo che Tolkien era arrivato durante la “terza fase” fino alla Tomba di Balin a Moria; nel 1941, in un periodo particolarmente prolifico, la storia raggiunge praticamente senza intoppi lo scioglimento della Compagnia. Il Ponte di Khazad-Dum, Galadriel e il suo specchio, il viaggio lungo l’Anduin nascono tutti in questo fortunato periodo in cui Tolkien riesce a sfornare in continuazioni elementi dal grande impatto narrativo, per quelli che sono tra i capitoli migliori dell’intero Signore degli Anelli.
La magia si interrompe però poco dopo la morte di Boromir. Tolkien crede che la storia si debba avviare alla conclusione, ma è indeciso sul viaggio di Frodo e Sam verso Mordor. Si concentra dunque sugli altri personaggi, ma anche qui nascono problemi narrativi. Quando riapparirà Gandalf? Questo Barbalbero alla fine è buono o cattivo? Chi diavolo sono questi cavalieri di Rohan che si imbattono per caso in Aragorn, Gimli e Legolas? E Saruman? Siamo nel 1942 e con qualche breve appunto riguardo Edoras e Theoden questa prolifica fase creativa si interrompe.

La fatica di Frodo e i travagli di Tolkien

Nel 1942 Tolkien è arrivato a scrivere poco più della metà del Signore degli Anelli, ma nei suoi piani la storia sta volgendo rapidamente al termine: con la sua consueta incapacità di analisi del suo lavoro, Tolkien scrive all’editore che in pochi mesi sarà tutto terminato. Inizia invece un periodo di estrema difficoltà: il flusso creativo che ha caratterizzato la prima parte si è ormai esaurito. Solo con grandi sforzi e con lunghe pause Tolkien riuscirà a portare il libro in fondo.

La maggiore difficoltà che si presenta a Tolkien in questa fase è quella di sincronizzare cronologicamente le avventure dei vari pezzetti della Compagnia ormai sciolta, in modo da incastrare tutto in modo coerente. Alla fine del 1942 Tolkien riesce ad arrivare alla cavalcata di Gandalf verso Minas Tirith dopo la sconfitta di Saruman, ma qui si ferma, non sapendo come andare avanti. Sarà una pausa di oltre un anno: è solo nell’aprile del 1944 che I forced myself to tackle the journey of Frodo to Mordor.
Sam e Frodo erano infatti stati abbandonati al momento dello scioglimento della Compagnia: il primo capitolo della seconda parte delle Due Torri si rivelerà essere uno dei più difficoltosi da scrivere, con Tolkien più volte sul punto di mollare tutto. C.S. Lewis, a cui Tolkien sottopone questi sofferti capitoli, è fondamentale nell’incoraggiare l’amico ad andare avanti. Interessante è notare come nelle primissime versioni il personaggio di Faramir è del tutto assente, e sarà uno degli ultimi ad essere concepiti. Alla fine dell’estate del 1944, Frodo viene imprigionato nella Torre di Kirith Ungol e a questo punto Tolkien si blocca nuovamente, incapace di sbrogliare la difficile situazione in cui sono finiti i protagonisti. Inoltre, accorgendosi di un grave errore nella cronologia degli spostamenti dei protagonisti, anche la parte relativa a Gondor e Rohan non riesce ad andare avanti: solo dopo due anni, nel 1946, Tolkien completerà i capitoli relativi a Minas Tirith e alle battaglie seguenti.

Frodo invece rimane intrappolato nella Torre di Kirith Ungol per ben quattro anni: dal 1944 al 1948 Tolkien non riesce a venire a capo di questa situazione e sono innumerevoli le riscritture e gli abbozzi abbandonati. Fortunatamente la conclusione del suo viaggio era stata (per una volta) pianificata da molto tempo, già all’epoca in cui il protagonista era ancora un certo Bingo: si legge nei più vecchi appunti che When Bingo at least reaches the Fiery Mountain he cannot make himself throw the ring away. At that moment Gollum etc. etc. . Così, gli ultimissimi capitoli dedicati al viaggio di Frodo a Mordor vengono scritti abbastanza in fretta, sotto le pressioni sempre maggiori dell’editore.
Nel frattempo, i capitoli di Minas Tirith (libro V) erano stati scritti con relativa velocità nel 1946, così come il finale con la partenza dai Porti Grigi: l’ultima parte ad essere completata è quella relativa alla lotta per la riconquista della Contea con la fine di Saruman.

Come sappiamo, passeranno ancora molti anni e numerose liti con l’editore prima che il Signore degli Anelli venga finalmente pubblicato.

Bonus: “The Drowning of Anadune” e “The Notion Club Papers”

Durante la lunga pausa del 1945-1946, Tolkien non era ovviamente rimasto inoperoso. Abbiamo visto nell’articolo precedente come a metà degli anni ‘30 era stata iniziata una “time-travel story” ambientata in varie epoche e collegata al mito di Numenor-Atlantide. Tolkien ci proverà nuovamente nel 1945, stimolato dal successo di Lewis e spinto dagli Inklings. Ne viene fuori una curiosa bozza di romanzo-diario (The Notion Club Papers”) ambientato nel 1986, in cui un curioso gruppo di studiosi (ispirati ovviamente agli Inklings) scopre e vive esperienze del passato, collegate anche in questo caso alla storia della Caduta di Numenor e al solito Ælfwine.
Da questa opera, che presto sfugge di mano a Tolkien e viene abbandonata dopo un centinaio di pagine, emerge poi una nuova versione indipendente della caduta di Numenor, intitolata “The Drowing of Anadune”, nella quale è centrale lo sviluppo di un nuovo linguaggio fittizio, l’Adunaico e dalla quale si svilupperà la versione finale dell’Akallabeth. Con la fine dei Notion Club Papers, si interrompe definitivamente il tentativo di Tolkien di tenere insieme la storia della Terra di Mezzo e dell’Inghilterra moderna (tramite la figura di Eriol-Ælfwine): tentativo che come abbiamo già visto è fondamentalmente la causa della scrittura delle Lost Tales e quindi di tutta l’opera di Tolkien.

Dal prossimo articolo torneremo ad occuparci degli “Elder Days”: Tolkien dopo la fine del Signore degli Anelli prova con rinnovato entusiasmo a dare una forma definitiva al Silmarillion, anche in vista di una possibile pubblicazione insieme al romanzo appena terminato. Come sappiamo non sarà così, ma ci saranno da scoprire cose molto interessanti.

Continua l’8 febbraio con: The History of Middle-Earth – La Grande Visione Si Inceppa.