
Dunque: Nel Nido dei Serpenti. Poco da dire che già non sia stato rilevato in precedenza nell’analisi dell’opera di Zerocalcare, in realtà. Il nuovo volume non spalanca nuove prospettive rispetto a quelle che già si sapevano esser parte dell’immaginario calcareo, e per certi versi arriva pure un po’ tardi dato che vuole essere un reportage attuale di fatti che sono in costante mutamento.
I temi li conosciamo, lo stile anche. Sebbene valga sempre la pena ammirare l’onestà intellettuale di una persona come lui, che prende posizioni, spesso pure scomode, e poi te le spiega. E poi le mette in dubbio, per rispiegarle ancora una volta, creando un batti e ribatti genuino che non puzza mai di propaganda e quindi convince: insomma, poca retorica, molta dialettica. Ma queste sono cose che di lui si sanno, le abbiamo notate mille volte, e ne hanno giustamente decretato il successo.
Di inedite mi vengono due riflessioni.
La prima riguarda i serpenti. Stanno nel titolo, nella cover, e in alcune sequenze davvero d’impatto. Al di là di quello che vogliono simboleggiare, e che simboleggiano benissimo, ovvero quel “male quieto” che credevamo sconfitto e che invece sta là ad allignare senza farsi notare subito… cavolo che bene che li ha disegnati! Per chiunque prenda sotto gamba la potenza del suo tratto, quei serpenti stanno là a dimostrare che Michele Rech non crea “solo” potenti suggestioni, ma sa disegnare proprio bene.
La seconda cosa è quasi paradossale da dire, ma Zerocalcare è ordinato. In genere i suoi libri si sono sempre divisi in tre macrogeneri: le graphic novel biografiche, le antologie di cose brevi preesistenti e i reportage politici. Ma a conti fatti gli ultimi due tronconi sono ormai la stessa cosa: i materiali per Internazionale vengono puntualmente raccolti in modo ordinato nei volumi antologici e spesso arricchiti di una corposa parte inedita. Alla fine sono tutti contenti: il materiale non va perso, viene pubblicato nel giusto ordine e c’è sempre qualcosa di nuovo che rende il volume appetibile. E in questo caso… tematicamente sensato. Dopo una prima parte incentrata sulle brevi già edite che narravano il caso Salis, ne comincia una seconda tutta nuova, narrativamente affine che ne riprende e potenzia le tesi.
E insomma, per uno che come me si occupa di far da curatore/collettore di materiali, vedere le cose raccolte per benino e il caos farsi ordine un po’ commuove. Sarà un kink mio…
