Avengers: Age of Ultron

Joss Whedon ha fatto un buonissimo lavoro con Avengers: Age of Ultron.

Il secondo film dedicato ai Vendicatori non è esente da pecche, sia chiaro, ma l’abilità del regista si rivela osservando la caratterizzazione dei protagonisti e i rapporti che sussistono tra di loro.

The Avengers ci mostrava degli individui che, a dispetto dei propri poteri, erano fondamentalmente dei disadattati e che in virtù di ciò non erano in grado di formare un team realmente coeso. Coerentemente con la conclusione della prima pellicola, invece, vediamo fin dallo spettacolare prologo iniziale come i supereroi più potenti della Terra siano ora capaci ci collaborare e di formare un gruppo veramente funzionale, in cui ciascuno ha un ruolo ben preciso nelle missioni… ma restando comunque dei disadattati, con i propri scazzi e le varie problematiche personali, che non mancano di cozzare con gli interessi della squadra.

In quest’ottica spiccano senza dubbio Tony Stark e Bruce Banner, i due scienziati che, pur con connotazioni diverse, sono senz’altro i membri più individualisti dei Vendicatori. Non a caso portano avanti in gran segreto il progetto che si ritorcerà loro contro, con l’involontaria creazione di Ultron, un programma senziente che assume forma robotica e che ha un distorto senso di “pace”, intendendola come estinzione della razza umana.

Questo avversario parte da un presupposto molto interessante, e viene caratterizzato con un misto di infantile crudeltà e sagace ironia: il mix, che porta sullo schermo un cattivo fortemente ironico ma comunque approfondito, si colloca molto bene all’interno del mood narrativo della pellicola ed è comunque giustificato dal suo essersi formato dalla moltitudine di istanze provenienti da Internet. L’unico difetto è che forse non è stato sfruttato tanto quanto il personaggio avrebbe necessitato, sacrificato dalle molte altre situazioni di cui il film è ricolmo, ma alla fine non risulta eccessivamente sacrificato.

Molto interessanti le figure dei due gemelli, sia come nemici che come alleati successivamente: purtroppo appare troppo brusco il cambio di fazione, che per quanto giustificato arriva in modo un po’ improvviso e quasi tardivo, considerando le azioni già compiute da Ultron. Dei due fratelli è sicuramente Wanda la più interessante, mentre Pietro, per quanto abbia una buona presenza scenica, non riesce a bucare lo schermo e a spiccare in un cast così numeroso e ricco di personaggi forti.

L’introduzione di Visione è un twist narrativo di rilievo: permette l’inserimento nel Marvel Cinematic Universe di una figura che finora era assente, in tutto questo circo di fenomeni, e cioè di un essere quasi etereo, che guarda e agisce con flemma e distacco e che proprio grazie a queste doti riesce ad essere riflessivo e “giusto”.

Sempre a proposito dei personaggi, apprezzo molto l’importanza data a Occhio di Falco e a Vedova Nera, necessariamente sacrificati (soprattutto il primo) nella precedente pellicola, ma che ora hanno l’opportunità di giustificare maggiormente il proprio ruolo all’interno degli Avengers. Mostrare il loro mondo, il loro passato, i loro dolori li rende umani, come effettivamente sono soprattutto rispetto a tanti altri “superumani”, e non ho trovato fuori luogo la tensione emotiva e sentimentale che Natasha prova per Banner, macredo anzi che sia stata una mossa azzeccata per come ci vengono descritte le emozioni dei due.

Ad un lavoro decisamente soddisfacente sui personaggi – vecchi e nuovi – e sulle loro interazioni non corrisponde un’attenzione equivalente per quanto riguarda la trama del film. Non che sia una brutta storia, ma di originale si trova ben poco come andamento, sia rispetto al primo Avengers sia confrontato con la media dei cinecomics supereroistici. Stringi stringi, si tratta sempre del solito pericolo mondiale da sventare. Inoltre, la durata delle pellicola e il consistente numero di elementi da inserire può rendere poco chiari alcuni passaggi della vicenda allo spettatore, che potrebbe smarrirsi un momento.

A questi difetti si risponde con alcune scene eccellenti come lo scontro tra Hulk e Iron-Man in una giga-armatura creata per l’occasione, l’inizio del film con l’attacco al castello dell’Hydra e i momenti di dialogo che tra comicità tagliente e dialoghi più approfonditi riescono sempre a tenere alta l’attenzione: i dialoghi godono di una certa cura, all’interno della sceneggiatura.

Il 3D appare perlopiù inutile: si contano sulle dita di una mano i momenti in cui la terza dimensione viene sfruttata appieno, e per il resto l’unico vantaggio rimane quello di vedere personaggi e sfondo su due piani diversi. La tecnologia IMAX consente invece di aumentare sensibilmente la spettacolarità delle scenegrazie alla grandezza dello schermo, e in quel caso il 3D può concorrere al senso di ampiezza. In sostanza, il poter utilizzare effetti di profondita è servito di più nei 2 minuti di teaser trailer del nuovo Star Wars che in Age of Ultron!

Tirando le somme, il nuovo Avengers è effettivamente un film di passaggio, come spesso accade coi secondi capitoli e come in molti sulla Rete hanno già rilevato.

Vengono introdotti personaggi nuovi che avranno una loro importanza nelle prossime pellicole Marvel, si fa un passo in avanti sul discorso delle Gemme dell’Infinito e si pongono le basi per il futuro. Il tutto viene però fatto in una girandola di azione, combattimenti e divertimento che dà comunque dignità al film in sé, che appare nel complesso più solido del precedente film sui Vendicatori.

Whedon cede la regia del terzo capitolo ai fratelli Russo, che hanno già dimostrato il loro valore con il secondo Captain America e che si occuperanno del terzo film del Capitano, che tanta importanza avrà nell’universo cinematografico Marvel… mani capaci, che godranno comunque di un lavoro di alto livello da cui partire.